Alfabeta - anno IV - n. 32 - gennaio 1982

Giornale dei Giornali Polonia 13 dicembre A cura di lndex-Archivio Critico de~'Informazione ehi legge questo articolo sa già quale è stato l'esito del colpo di mano del generale Jaruzelski, almeno nei suoi effetti più immediati. Mentre terminiamo la stesura, mercoledl 16 dicembre, la situazione è del tutto incerta. Le notizie sono scarse e incontrollabili. La Polonia è diventata un paese di marmo. La prima preoccupazione dei militari è stata quella di scardinare il tessuto delle comunicazioni all'interno del paese, fra il paese e il resto del mondo. I militari polacchi sanno benissimo che il monopolio della comunicazione è altrettanto essenziale del monopolio della forza armata. La rete telefonica e telex è stata resa inagibile fin dalle prime ore, i collegamenti delle agenzie di stampa internazionali sono stati interrolli, ai cilladini è fatto obbligo di consegnare le radiotrasmittenti, è vietato diffondere pubblicazioni e informazioni di qualsiasi natura, è vietato porlare distintivi. Anche i trasporti fra una città e l'altra virtualmente non esistono, è vielato lasciare la propria ciltà senza un permesso speciale. La sola forma di riunione autorizzata: le funzioni religiose.Anche ai diplomatici è fatto divieto di lasciare Varsavia. Frontiere e spazio aereo sono chiusi. con pochissime eccezioni. Nessuna informazione può uscire dalla Polonia, nessuna informazione può entrarvi. nessuna informazione può circolare al di fuori dei canali controllati dal potere militare. Ovviamente, neppure questo apparato repressivo può garantire un perfello black-out. Le onde radio porla no notizia dall'esterno; ma le trasmissioni di emittenti come« Voice of America» sono sistematicamente disturbate. Le ambasciate possono trasmettere via radio ai rispettivi paesi; alcune ambasciate hanno però lamentato interferenze anche in questo tipo di comunicazioni. Naturalmente, non si può impedire agli operai di ritrovarsi nelle fabbriche. ca si apprende cha la Polonia è in stato di assedio e che il potere è stato assunto da un consiglio militare, presieduto da Jaruzelski che riunisce nelle sue mani anche le cariche di primo ministro e di segretario del Poup (partito • comunista). È stato lo stesso Jaruzelski a darne l'annuncio comparendo alla televisione alle 6 di mattina. Il testo del suo discorso si può leggere integralmente sull'Unirà o su Le Monde datato 15 dicembre. È una lellura interessante. Jaruzelski ha dello: «Noi non puntiamo a un colpo militare, a una dillatura militare ... Il Consiglio militare di salvezza non sostituisce gli organi di potere costituzionale» ma vuole creare «garanzie esecutive che anche in Occidente un credito molto più ampio di quanto si possa osservare superficialmente, nel clamore dei titoli, dell'indignazione e della propaganda. Da questo punto di vista è abbastanza singolare l'editoriale pubblicato dal Giorno, le cui posizioni non si discostano notevolmente da quelle ufficiali italiane e in particolare da quelle della Democrazia Cristiana. «In qualche modo - si legge - il potere militare dovrà venire a palli con la Chiesa e con la classe operaia ... In questo sen,o si può persino affermare che il regime militare polacco è' in condizioni di negoziare con gli avversari del sistema meglio di un n:gin1t.·ri, ih.· comunista. Da un altro punto di vista, questo stato di sostanziale assenza di informazioni attendibili rende più interessante l'analisi della stampa. In essa si può cogliere- con qualche fatica - l'azione sotterranea delle forze politiche, diplomatiche, economiche che condizionano gli eventi polacchi, via via che esse ne reg'strano la dinamica auraverso canali informativi certamente più «ricchi• di quelli destinati al pub- /Jopo Aspromo111e, Garibaldi in convalescenw. blico. Quello che segue è il diario ra- rendano possibile ristabilire l'ordine e gionato della stampa italiana e di alcu- la disciplina•. Parla dell'«internamenni quotidiani stranieri nei tre giorni to» di «attivisti estremisti di Solidarsuccessivi al 13 dicembre. nosc•, ma fa appello «alla parte sana Come è noto, la presa in mano del di Solidarnosc, specialmente la parte paese da parie dell'esercito si è svolta a operaia• e cerca di rassicurarla: «Così cavallo della mezzanolle fra il 12 e il come non si torna indietro dal sociali13 dicembre. La prima avvisaglia è sta- smo, nemmeno si torna ai metodi e alle ta data dalla interruzione delle comu- prassi errate di prima dell'agosto nicazioni telefoniche e telex intorno 1980... Tulle le riforme importanti alle 22 di sabato 12dicembre. Verso le saranno proseguite in condizioni di 23 la sede di Solidarnosc a Varsavia ordine, discussione concreta, discipliveniva circondata da reparti militari. na.•. Jaruzelski afferma di puntare sulNelle ore successive migliaia di espo- l' «idea di accordo nazionale. Noi la nenti della strullura direlliva del sin- appoggiamo. Noi contiamo sulla mol- "" dacato e dell'opposizione sono stati teplicità di opinioni. Noi riconosciamo ';; presi e «internati», secondo il termine l'atteggiamento patriottico della Chiet: usato dai comunicati ufficiali. Già in sa•. In sostanza, Jaruzelski afferma -~ "- alcune edizioni dei quotidiani italiani che l'intervento dell'esercito si è reso "' di domenica 13 compariva una «ribat- necessario per prevenire una prova di ~ tuta» con le prime notizie dalla Polo- forza da parte di Solidarnosc e - lascia .si nia. Nella prima pagina della Repub- capire - un susseguente intervento g blica (edizione di Milano) si legge: So- sovietico. I militari dovrebbero quindi ~ lidamosc assediata dalla polizia a Var- garantire la cornice per la ripresa del "' savia. Le notizie sono del tutto fram- processo politico e della produzione. "> mentarie e insufficienti a comprendere Non è qui ilcaso di discutere la credibi-. :i la portata degli avvenimenti. lità di affermazioni falle sulla punta ~ delle baionelle. Ma il testo è importan- t 14 dicembre, lunec/l te, perché, come vedremo, le intenzio8 1bII òtrcaa gio,rlcrorain cochiarate da Jaruzelski troveranno costretto dalla sua ipocrisia ideologica a considerarsi l'incarnazione politica della classe operaia anche quando la classe operaia sta dalla parte opposta ... Pertanto il dialogo con i sindacati e con la Chiesa può avvenire su basi realistiche, senza finzioni ideologiche. Anche il problema spinoso della supervisione sovietica si semplifica: se i carri armati polacchi escono nelle strade di Varsavia, i carri armati sovietici debbono stare a casa loro•. L'editoriale conclude spingendosi a definire «geniale» la manovra di Jaruzelski: • «A Varsavia, nonostante il golpe, il gioco è ancora aperto. Jaruzelski può, con strategia geniale, trovare un'intesa con il clero e con i sindacati•. Lo stesso Giorno è uno dei pochissimi quotidiani a riferire subito, con ,ampiezza, dell'omelia pronunciata dal cardinale Glemp, primate di Polonia, domenica sera e, non a caso, trasmessa dalla radio polacca (non si capisce se integralmente o meno). Gli altri quotidiani torneranno sul discorso di Glemp il giorno successivo, dopo che durante la giornata di lunedl la radio polacca ripeterà più volte la registrazione del discorso. Fra l'altro, Glemp ha detto: '«Resta il compito più importante: salvare le vite ed evitare lo spargimento di sangue. Si può accusare la chiesa di temporeggiare, di voler abbassare la tensione. Io voglio proteggere ogni vita umana, e nello stato d'assedio la chiesa inviterà ovunque sia possibile alla calma, alla cessazione della violenza, all'arresto delle lolle fratricide se esse dovessero avere luo• go. È per questo che io mi rivolgo alla ragione anche a prezzo di insulti. Non offrite le vostre teste, fratelli operai e lavoratori delle grandi aziende, perché il prezzo della vita umana sarà molto basso. Ed ogni testa, ogni paio di mani saranno preziosi per la ricostruzione che seguirà la fine dello stato d'assedio•. E ancora: «Non ascoltare le decisioni delle autorità nelle condizioni dello stato d'assedio potrebbe provocare l'imposizione dell'obbedienza con la costrizione e con spargimenti di sangue, perché le autorità hànno le forze armate a loro disposizione. Possiamo indignarci e gridare contro l'ingiustizia di questo stato di cose, protestare contro la violazione dei diritti civilie dei diritti umani; ma ciò potrebbe non dare i risultati sperati. Infatti le autorità dello stato d'assedio non sono, almeno nella maggior parte, e lo so11olineo, autorità del dialogo•. Non sembra che - nella maggioranza dei casi - la stampa italiana ed occidentale abbia compreso la grande importanza del discorso di Glemp per la comprensione della dinamica degli avvenimenti. Da una pane, c'è l'esplicita condanna dello stato d'assedio, c'è la richiesta di rilascio degli arrestati. Dall'altra, però, sembra chiaro l'invito a non contrastare frontalmente le autorità militari (il discorso termina con un drammatico: «Che gli operai comprendano la gravità dell'ora•). Questo aspello politico è stato colto dal governo, sia pure strumentalmente per i suoi scopi, dec10endo la trasmissione del discorso. È anche possibile leggere nel discorso indicazioni sulla tattica da adottare: le autorità non sono ora, almeno nella maggior parte, «autorità del dialogo»; in altri termini, ogni negoziato è, al momento, impossibile. Ma anche lo scontro frontale è da evitare. Glemp sembra suggerire una tattica di resistenza passiva o di logoramento, riservando le forze per la fine dello stato d'assedio che - si lascia intendere - non potrà durare per molto. L'interpretazione esatta è ovviamente difficile; resta il fatto che il discorso di Glemp (e quello quasi contemporaneo del Papa: • Il sangue polacco non deve • essere più versato•), rappresentano uno dei momenti-chiave per capire la posizione della Chiesa e la sua valutazione degli avvenimenti. Può darsi che, a sua volta, l'alleggiamento della Chiesa abbia influenzato l'orientamento dei governi occidentali. Sul Corriere della Sera, nella corrispondenza di Ugo Stille da Washington, si legge: «Altrettanto significativo è il rilievo dato alla notizia che il governo di Varsavia avrebbe confermato direttamente all'ambasciata americana che le misure 'dure' adottate costituiscono un provvedimento d'emergenza di durata temporanea e non hanno come obiettivo la 'liquidazione' del movimento sindacale di Solidarnosc. Washington si aggrappa quindi alla speranza che una soluzione della crisi attraverso negoziati tra il governo e Solidarnosc sia ancora possibile•. Se le prime reazioni ufficiali da parte occidentale sembrano ispirate dalla massima cautela e alla constatazione che non vi è segno di un intervento diretto da pane sovietica (si veda ad esempio la dichiarazione del Segretario di Stato americano Haig), ufficiosamente vi è chi si spinge ad accreditare l'operazione •d'ordine> di Jaruzelski. Nel suo editoriale, l'autorevole portavoce della City londinese, Finandal Times scrive: •Se gli obiettivi del generale Jaruzelski risulteranno realmente limitati alla restaurazione dell'ordine, la riprogrammazione delle scadenze del debito estero della Polonia dovrebbe proseguire, per evitare di spingere ancor più Jaruzelski fra le braccia di Mosca, economicamente e politicamente. Ciò sarebbe nell'interesse del popolo polacco, che deve affrontare un inverno terribile dopo il prolungato dissesto della produzione industriale. E sarebbe anche nell'interesse del sistema finanziario mondiale che dovrebbe far fronte ad acute difficoltà nel caso di grosse insolvenze da parie della Polonia•. L'editoriale si intitola significativamente Last chance in Poland (Uluma possibilità in Polonia). A fianco, un altro articolo è intitolato $ bn. or debt lo repay (24 miliardi di debiti da restituire). Questo è infalli l'ammontare complessivo dei prestiti che Varsavia ha contratto con i paesi occidentali, di cui 17-18 miliardi di dollari con le grandi banche private. La Polonia si trova nell'impossibilità di rispettare le scadenze di pagamento. L'arlicolo informa che da tempo erano in corso trallative fra il governo polacco e le banche occidentali per la «ristrutturazione• (rescheduling) del ·debito in scadenza nel 1981. Un accordo in questo senso doveva essere siglato a Varsavia il IO dicembre, ma l'accordo è stato rinviato. Le banche hanno posto la condizione preliminare che la Polonia paghi 450 milioni di interessi dovuti alle banche occidentali.(') Questo aspetto della questione polacca potrebbe difficilmente essere sopravvalutato, poiché si intreccia direttamente con gli aspetti sociali e diplomatici. La Polonia dipende fortemente dai prestiti occidentali per le importazioni necessarie alla sua economia. La capacità di restituire i prestiti e di ollenere nuovi crediti dipende a sua volta dalla produttività delle industrie orientate all'esporlazione. Oggi, la principale (quasi l'unica) merce esportabile è rappresentata, per la Polonia, dal carbone. Ma fra le conquiste di Solidarnosc c'era la soppressione del sabato e della domenica come giornate lavorative; ciò, assieme ad altri fallori, ha finito per ridurre for1emente nel 1981 il ritmo dell'estrazione nelle miniere di carbone. Il background economico e finanziario della questione polacca pesa sullo scenario diplomatico in maniera decisiva. Nel suo editoriale, il Financial Times scrive ancora: «A meno che i russi siano disposti a lasciare che le relazioni con l'Ovest raggiungano un livello simile a quello dei giorni più freddi della Guerra Fredda, anch'essi hanno interesse ad evitare il peggio. Essi sanno che, fra i loro alleati, non solo la Polonia è in spaventose difficoltà economiche. Sembra che i russi medesimi stiano cercando nuovi prestiti occidentali. È perlomeno plausibile che, indirettamente, questo denaro sia destinato a salvare la Polonia dalla totale bancarotta•. La stessa Germania Orientale è coinvolta in questo processo e nel salvataggio economico della Polonia: «deve perciò sperare anch'essa che la spaccatura che si è creata ieri non conduca ad una lotta senza quartiere fra il regime polacco e i membri di Solidarietà•.

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