Da parte loro, aggiunge il Fi11a11cial Times, i «banchieri occidentali sono anche attenti alle possibili implicazioni per il resto dei debiti del blocco orientale, che si dice superino i 73 miliardi di dollari•. Cosi descritto, lo scenario polacco costituisce un incubo sia per l'Est che per l'Ovest. Ciò può far comprendere perché anche da Ovest siguardi a Jaruzelski con una •benevolenza> che, talora, giunge al cinismo. Lo stesso Fi11a11ciaTlimes, in un grosso articolo in seconda pagina, ribadisce i timori della comunità bancaria occidentale circa i prestiti alla Polonia; l'artitolo si apre con queste riflessioni di un banchiere di Francoforte: cCiò che sto per dire può essere un po' brutale, ma penso che il governo polacco non era più nella condizione di governare il paese. La produzione di carbone era scesa in modo rilevante, le esportazioni erano ridotte al 20 per cento di quelle dello scorso anno nello stesso periodo, il pàese era a un punto morto. Ora vedo per la Polonia la possibilità di tornare a un ritmo di lavoro più normale e ciò potrebbe essere una buona cosa per le banche•. Mentre sui giornali si leggono i primi segnali di mobilitazione operaia (dalla fabbrica Ursus sono stati diffusi volanùni che invitano allo sciopero per lunedl) ci si chiede con quali mezzi Jaruzelski speri di convincere i polacchi a tornare cto a normai working schedule•. I 5 dicembre, martedl I titoli di testa dei giornali riflettono la incompletezza e la non controllabilità delle notizie dalla Polonia. Sfidando i decreti di militarizzazione di interi settori industriali, il cui elenco viene via via allungato dal governo di Jaruzelski, gli operai hanno avviato ieri aziorù di sciopero e occupazioni che sembrano investire soprattutto le grandi fabbriche. In effetti, non si sa ..,nulla di preciso sulla estensione del movimento, né sull'efficacia della reazione militare contro di esso. Secondo Il Tempo, La resistenza comincia con g~_s_ci',)pe'!1 .'!'e~tre Il Giomale titola Resistenza passiva in afcune (abbricbe; per l'Unità sono Segnalati episodi di «resistenza passiva» dei lavoratori. Ma la maggior parte dei quotidiani italiani è pessimista sull'esordio del movimento di sciopero. La Repubblica titola: Dopo l'autoinvasione., cupo si• len.zio in tutta la Polonia I/Resistenza operaia e scioperi stroncati dalla polizia. li Giorno è netto: on si va allo scontro/L'astensione generale dal lavoro, sollecitata da Solidamosc, non c'è stata. Il quotidiano della Confindustria, Il Solel4Ore, titola un po' curiosamente: Fabbricheoccupate, ma lo sciopero è fallito/Polonia in ginocchio. Per Il Resto del Carlino, Primi tentativi di resistenza, ma la Polonia pare rassegnata, mentre la seconda pagina del Corriere è intitolata Varsavia scossa, ma non rassegnata. Brian Mooney, corrispondente da Varsavia della Reuters, l'unica agenzia occidentale ancora in grado di trasmettere, fa sapere che, secondo Solidarnosc, sono in sciopero fabbriche e miniere in almeno sette aree del paese; le truppe avrebbero circondato le fabbriche occupate e si preparerebbero a sgomberarle durante le ore notturne del coprifuoco. I principali giornali inglesi e americani si attengono a queste notizie della Reuters. Sul piano ddle analisi, è rimarchevole un nuovo editoriale del Giorno in cui si legge: cli colpo di Stato militare di Varsavia, pur con la sua sostanza brutale, può avere il merito di bloccare se non di annullare il rischio di un nuovo confronto Est-Ovest. Cade infatti il Polonia un autoritarismo come quello militare, senza drappeggi democratici e popolari anziché l'ipocrita autoritarismo di un gruppo politico. D'altronde, l'imbarazzo di Mosca, anche se inconfessato, è ben maggiore di quello occidentale». Il fatto che da ieri sulla sede del Partito Comunista a Varsavia sia stata ammainata la bandiera rossa, sostitui• ta da quella nazionale, dà nuove ali a chi vede nel generale Jaruzelski l'espressione del nazionalismo polacco, più che quella del partito comunista. Scrive nel suo editoriale, Il Sole 14 Ore: «çhe il genera.le Jaruzelski sia prima èomunista e poi nazionalista, oppure prima nazionalista e poi comunista può essere molto importante per l'evoluzione complessiva dell'Est europeo•. L'editoriale si intitola Jaruzelski fantoccio o dittatore? La conclusione dell'articolo chiarisce il senso della domanda: clmprovvisamente, un interrogativo scomodo, che avremmo preferito continuare ad ignorare, a rinviare, ci si presenta da• vanti e richiede uria soluzione in tempi brevi. I ministri degli Esteri della Cee riuniti a Londra hanno trovato un piatto molto spinoso per il loro menù di Natale: dare o non dare fiducia ad un militare golpista, che appartiene alla sfera comunista, che non può sopravvivere senza un qualche appoggio occidentale. che for-.c rnpprc,cnta la Al Vang1111110. 11c1 11111111,i:.1111111 ddl,, 1111gw111,1. prima vistosa crepa nel sistema dell'Est europeo•. Ecco riaffiorare nel giornale della Confindustria la stessa cinica realpolitik che avevamo notato ieri nel giornale della finanza londinese: se Jaruzelski è un fantoccio di Mosca occorre togliergli ogni sostegno, se è un dittatore nazionalista bisognerà soccorrerlo. Una logica non diversa ispira, sul Giomale, un articolo di fondo di Enzo. Bettiza dal titolo eloquente: Se Varsavia piange Mosca non ride ( e Se una parte robusta del popolo polacco si convincerà che Jaruzelski è l'ultimo scucfodi protezione contro l'invasione russa, il peggio verrà forse evitato ... In tal caso, i sovietici avranno evitato una seconda Cecoslovacchia solo per far nascere, alle loro frontiere, una secon• da Romania•). È interessante osservare che la dicopretesto per un intervento sovietico. I tomia cfantoccio comunista/dittatore generali e i colonnelli polacchi rispar- nazionalista• taglia in due anche le miano il lavoro delle forze del Patto di analisi della stampa americana più Varsavia. Cade ugualmente il pretesto autorevole. Nell'editoriale One Last per una reazione vigorosa del mondo O.ance for Oialogue? (L'ultima posoccidentale: la dittatura militare è un sibilità per il dialogo), il Washi11gto11 espediente sopportato da decenni in Post fa notare che Jaruzelski sta certe aree geografiche della sfera di agendo come capo dell'esercito, cistiinfluenza occidentale; non si contano i tuzione nazionale cara alla Polonia• e rospi militari inghiottiti dal mondo li- non come capo di un partito che si è bero (...) Tra due autoritarismi è più quasi dissolto; inoltre, insieme ai diriOclbilo\e l°aidelll Ob I aYfcoolidarnosc, egli ha «internato» molti ex-dirigenti del partito. • È concepibile- scrive il Washington Post - che il generale Jaruzelski fosse profondamente allarmato dalle recenti, radicali rivendicazioni politiche di Solidarnosc e che abbia deciso di usare l'esercito per sospendere una parte del processo politico e tentare un ultimo sforzo per allontanare la Polonia dallo scontro interno ed esterno. Egli ha invitato il principale leader di Solidarnosc, Leach Walesa, ad andare a Varsavia ed affiancarsi a lui in questo tentativo. Walesa ha accettato. L'arcivescovo Josef Glemp, capo della Chiesa cattolica po)acca, è cenamente disponibiie ad appoggiare qualsiasi tentativo di questo genere». ( 2) L'editoriale del New York Times sostiene fa tesi esattamente opposta: cNon dovrebbe esserci dubbio che il governo polacco è ora deciso a decapitare l'opposizione sindacale, a muovere con la forza contro gli scioperanti e a chiamare l'esercito polacco e, se esso fallisse, l'esercito sovietico per schiacciare l'insurrezione•. Secondo il New York Times, Jaruzelski non può che agire per conto di Mosca e qualunque distinzione fra soluzione «interna» ed intervento «esterno• è futile. Jaruzelski ha «sfidato» la Polonia a scegliere fra una resistenza sanguinosa e una pace «umiliante». Contro ogni asp.ettativa, le correnti di opinione rcg_i"-lrnhilinl'lla "-lampa occidentale sugli eventi polacchi mostra una polarizzazione piuttosto marcata. Oggi c'è la notizia che gli Stati Uniti hanno sospeso •per 48 ore• l'invio di aiuti alimentari alla Polonia. Ma nei prossimi giorni decisioni di ben altro peso, sul piano finanziario e politico, dovranno essere prese. Su di esse si rifletteranno le divergenze di valutazione che vanno emergendo sul ruolo e sui reali obiettivi di Jaruzelski. 16 dicembre, mercoledl Le notizie si vanno ancora assottigliando e sembrano sempre meno affidabili. Anche l'agenzia Reuters ha ieri smesso di trasmettere da Varsavia. Il Corriere della Sera·titola a tutta pagina Sparatorie a.Varsavia e nelle miniere della Slesia. Le notizie arrivano da un esponente dell'Accademia svedese delle scienze, il quale le avrebbe avute, attraverso complicati peripli telefonici, da membri dell'Accademia polacca. Anche le agenzie di stampa polacca e sovietica ammettono incidenti attorn'o alle grandi fabbriche. Sembra certo che i cantieri navali di Danzica siano stati occupati dagli operai e che al suo interno si trovi il comitato nazionale di sciopero di Solidarnosc. Ma il quadro resta del tutto confuso. Nel complesso, anche i quotidiani che ieri parlavano di fallimento dello sciopero, ora riferiscono che «nelle fabbriche si allargano gli scioperi» (Il Sole 14 Ore). Secondo ilcorrispondente da Mosca del Corriere della Sera, Vittorio Zucconi, nella capitale sovietica si dice che l'Urss avrebbe preventivamente informato Washington su quanto si preparava in Polonia, così come fece nel '68 per la Cecoslovacchia. Intanto i governi occidentali continuano a prendere tempo. Il Consiglio dei Ministri Cee a Londra decide di non annullare i programmi di aiuto alimentare alla Polonia, pur minac• dandone ip1plic\tamente la sospensione nel caso di una più dura repressione. Reagan si· limita a rivolgere all'Urss un nuovo monito contro un pos• sibile intervento in Polonia, dopo che a Mosca erano circolate voci secondo cui i sovietici erano pronti a fornire aiuti economici e militari non appena la Polonia li avesse richiesti. Oggi la radio polacca non nasconde la sua soddisfazione per il «modo calmo e moderato» con cui i paesi occidentali hanno reagito alla proclamazione dello stato di assedio. La Repubblica, in una corrispondenza da Londra, intitolata Anche per la City lo stato di emergenza è un male necessario, riporta in termini crudi l'atteggiamento degli ambienti economici verso la situazione polacca: «I.a finan;,:i orcid<..·n1ak· e i pa<..',idd blocco comunista approvano la legge marziale in Polonia- scrive Piera Ferrante. Le banche occidentali vedono nello stato di emergenza l'antidoto al dissesto economico della Polonia e ad un crack finanziario mondiale. E i paesi d'oltre cortina, con la Jugoslavia in primo piano sperano in questo modo di essere presto riammessi nel mercato dei capitali. Per far brillare la scintilla di una devastante crisi finanziaria a livello mondiale, basterebbe che una sola delle 50 I banche creditrici dichiarasse la Polonia insolvente. Da qui precipiterebbe una valanga di 70 miliardi di dollari, l'equivalente dell'indebitamento del Comecon. La finanza internazionale ignora per il momento il pericolo di un intervento militare sovietico, perché sa benissimo che l'Urss non è in grado di addossarsi né il debito di 27 miliardi di dollari di Varsavia, né il crescente fabbisogno finanziario dei paesi satelliti ... In tali circostanze le banche occidentali, e in modo "particolare quelle tedesche, interpretano le 'misure forti' del regime militare come un 'necessario' prerequisito al rilancio economico della Polonia e ad una favorevole disponibilità verso un ulteriore dilazionamento delle scadenze dei prestiti e la concessione di altri. Il 'rischio Polonia' si è trasformato in dinamite. Ma, dicono i banchieri della City, se il governo di Jaruzelski riuscirà ad evitare la guerra civile, si potrebbe accelçrare il processo di ingresso della Polonia al Fondo Monetario Internazionale ... scopo principale di questa operazione, osservano i finanzieri occidentali, sarebbe di 'imporre' la disciplina e la tecnica finanziaria del Fondo in modo da impostare le direttive per il risanamento dell'economia polacca». La stessa Repubblica riferisce questa valutazione del Washi11gto11Post: fintanto che Jaruzelski sembra operare «per salvare la Polonia dalla vendetta sovietica, ç per salvare-per quanì;r~ possibile i frutti della lotta e del sac,ri'(i, cio del popolo polacco degli ultirni"se 0 dici mesi, egli merita il cauto rispetto che sta ricevendo dalla amministrazione Reagan e dagli altri governi occidentali». Paradossalmente, dunque, la dittatura militare di Jaruzelski sembra ottenere il crispetto• di molte forze, all'Est come all'Ovest. Ma tale «rispetto• è condizionato: a) dalla sua capacità di evitare la guerra civile, e b) di mettere i polacchi al lavoro, negoziando la fine dello stato d'assedio e della «sospensione» di Solidarnosc. E qui si torna al punto di partenza. Perché nessuna delle due condizioni sembra ottenibile senza l'assistenza della Chiesa. Come abbiamo visto, il primate di Polonia Glernp è sceso immediatamente in campo per scor1• giurare l'ipotesi di guerra civile. Ma la ,cconda condizione è molto più difficile da soddisfare. Fino a che punto la Chiesa è in grado di controllare la base operaia e convincerla a negoziare con Jaruzelski? E quali sono i reali margini di negoziato che Jaruzelski può ottenere dall'Unione Sovietica? ( 3) Sul Fi11a11ciaTlimes di lunedì, il corrispondente dall'Europa Orientale, Anthony Robinson, conclude co,.l la sua analisi delle condizioni che determinano l'atteggiamento sovietico: « L'ultima cosa che l'Unione Sovietica oggi desidera è l'intervento in Polonia» (in What Moscow fea.rs !11</~V fi_ò che Mosca teme di più). Se così fosse, i margini di Jaruzelski dovrebbero essere piuttosto ampi. Venerdì 18 i leaders del Patto di Varsavia-e forse lo stesso .laruzelski - si incontreranno a Mosca per il settantacinquesimo compleanno di Breznev. Secondo le ultime notizie giunte in Occidente, il direttivo , «sommerso» di Solidarnosc avrebbe lanciato un nuovo appello allo sciopero generale per sabato 19. Anche se forze gigantesche sostengono apertamente o discretamente il neo•naziona• lismo di Jaruzelski, non è chiaro se gli ingranaggi di un effettivo negoziato sono in grado di girare. L'ultima parola rimane ai lavoratori polacchi, ancora più isolati di quanto sembri. Di fronte ad essi stanno scelte agghiaccianti, le cui conseguenze sono imprevedibili. Esse rappresentano una sfida non solo al loro coraggio, ma anche alla loro intelligenza tattica e politica. Secondo le ultime notizie, il numero degli «in· ternati» sarebbe superiore a quarantamila. Note (I) Su questo argomento si veda anche Billions of debl and only Eastem block lo help now, in The Times, 14 dicembre, p. 4; Banks Wait lo See if Nation Pays Aboul $ 500 Million In lnterest Due This Year, in Wa/1 StreerJo,mwl, 15dicembre, p.3; Bank urged to proceed with debt rescheduling pian, in Financial Times, 15dicembre, p. 2; Le banche occidentali preoccupate per i crediti concessi ai polacchi, li Tempo del 15 dicembre, p. 2; Le banche occidentali OS· sessionate da ventisette miliardi di doUari, in Lo Stampa del 15 dicembre, pagina eco• nomica; Un'economia stroncata dai debiti con l'estero, in li Sole 24 Ore, p. 2. (2) Una diagnosi per molti versi simile è quella di André Fontaine, Le 18 brumaire du général Jaruzelski, in Le Monde del 15 dicembre .. Di segno opposto è l'editoriale del Wa/1Stree1Joumal dello stesso giorno, Poland's "Internal Affair". (3) Per una dettagliata analisi del ruolo svolto nella crisi della Chiesa polacca si veda Polish Catholic Church Assumes Uni• fying Role With Warsaw's Assent, in Wa/1 S1reetJoumal del 15 dicembre.
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