Intervento ad un dibattilo tenuto a New York sul Postmodernismo. 1. Orfeo il Cantore era un uomo che non sapeva attendere. Quando ebbe perduto la sua donna (a causa di un accoppiamento troppo precoce dopo il puerperio, oppure a causa dello sguardo vietato ne/l'ascesa dagli Inferi dove col suo canto l'aveva liberata dalla morte così che essa ricadde nella po/ve~ re prima di riprendere corpo) Orfeo inventò la pederastia che risparmia il. parto ed è più prossima alla morte del- !'amore per le donne. Rifiutate, esse gli diedero la caccia: con le armi dei loro corpi, con bastoni, pietre. li canro però salva il cantore: ciò che aveva calllato non poteva scalfire lasua pelle. Spaventati dallo strepito della caccia, i contadini abbandonano i loro aratri, per i quali il suo canto non aveva avuto spa- • zio alcuno. Così il suo posto fu fra gli aratri. La letteratura è una faccenda del popolo (Kafka) 2. Scrivere sotto condizioni nelle quali non si può più rimuovere la coscienza dell'asocialità dello scrivere. Già il talento è un privilegio; i privilegi si debbono pagare: rie11trafra i criteri del talento il contributo personale alla sua espropriazione. Con il libero mercato cade l'illusione dell'autonomia dell'arte, un presupposto del modernismo. L'economia pianificata non tras-;ura l'arte: essa viene ricompresa nella funzione sociale. Essa non può perciò venir congedata, prima che cessi di essere arte (ufl'attività otlusa, nel senso di Marx). Nel frauempo quesr'a.ttività vien(' esercitata, anche nel paese dal quale provengo, da specialisti più o meno qualificati. Non si può accrescere il livello culturale, se non /osi allarga. Nello smog dei media (che anche nel mio paese,sottrae alle masse la visione della condizione reale, estingue la loro memoria e rende sterile la loro immaginazione) questa difji,sione avviene a spese del livello. Nel regno della necessità realismo e carauere nazionale sono cose diverse. La frattura passa aura verso l'autore. Per ciò che concerne le condizioni del mio Lavoro, io mi colloco anzi ILlllo in una posizione obliqua. Il mio ruolo non è quello di Polonio, il primo comparatista della leueratura drammatica, sopratlulto nel suo dialogo con Amleto incontrare o meno degli amatori, l'accademismo politico conosce e impone dei criteri a priori del «bello», che selezionano di colpo e una volta per tutte opere e pubblico. L'uso delle categorie nel giudizio estetico sarebbe cosi della stessa natura di quello in atto nel giudizio conoscitivo. Per dirla con Kant, l'uno e l'altro sarebbero giudizi determinanti: l'espressione è «ben formata» nella conoscenza, e si ricavano dall'esperienza solo i «casi• che possono essere sussunti in tale espressione. Quando il potere si chiama capitale, e non partito, la soluzione «transavanguardista» o «post moderna» nel senso di Jenks si rivela più adatta della soluzione antimoderna. L'eclettismo è il grado zerQ della cultura generale contemporanea: si ascolta il reggae, si guardano i western, si pranza da McDonald e si cena con la cucina locale, si usano profumi francesi a Tokio, ci si veste rétro a Hong Kong, la conoscenza è oggetto di quiz televisivi. È facile trovare un pubblico per opere eclettiche. Diventande kitsch, l'arte lusinga il disordine che regna nel «gusto» dell'amatore. Artista, gallerista, critico e pubblico si compiacciono insieme per una cosa qualsiasi, e il rilassamento trionfa. Ma questo realismo del purchessia è quello dei soldi: in assenza di criteri estetici, resta possibile e utile misurare il valore delle opere in base al profitto che esse procurano. Questo realismo si Lecenerri ifiutate circa le sembianze di una certa nuvola, dialogo che nella miseria della comparazione dimostra la miseria effettiva delle strutture del potere. Neppure è purtroppo quello dello zingaro nell'atto unico di Loreo, che riduce un ufficiale della Guardia Civil ad uno stridulo fascio di nervi, a causa delle risposte assurde e surrealistiche ai questionari di polizia relativi a data, luogo di nascita, nome. cognome e così via. Heiner Mtiller da persona singolare, della quale sogna Leverkuhn prima che venga a prenderlo il diavolo, una nuova magia che risana la fra/tura fra uomo e natura. La letteratura dell'America Latina potrebbe rappresemare questa speranza. La speranza non è garante di nulla: la leueratura di Arlt, di Cortazar, di Marquez, di Neruda, di Onetti non è un pliidoyer per le condizioni sul loro contù1ente. I testi migliori vengono su anIl rnlvtirio di Garibllldì. - l1110moa lui i pri11cipt11uìomini del governo italiano; in alto, "sinis1ra, Pio IX e Napoleone lii ballano dalla gioia. Non posso tener separato dalla politica ii problema del postmodernismo. La periodizzazione è politica coloniale, fintanto che la storia non è storia universale - ciò che presuppone eguaglianza di possibilità -. bensì dominio di élites tramite il denaro o il potere. In altre culture ritorna forse in modo diverso (arricchito questa volta dalle conquiste tecniche della modernità) ciò che ha preceduto il modernismo nelle culture che recano l'impronta del/' Europa: un realismo sociale che aiuta a superare l'abisso fra arte e realtà, /'arte senza sforzo, con l'umanità alla seconaccomoda con tutte le tendenze, come il capitale con tutti i «bisogni», a patto che tendenze e bisogni abbiano un potere d'acquisto. Quanto al gusto, non si ha bisogno di andare troppo per il sottile quando si specula o ci si distrae. La ricerca artistica e letterarìa è minacciata due volte, una volta dalla «politica culturale», e un'altra dal mercato dell'arte e del libro. Ciò che entrambi i canali le consigliano, è fornire opere che siano anzitutto relative a temi esistenti agli occhi del pubblico a cui sono destinate, e poi di essere fatte in modo tale («ben formate») che il pubblico riconosca ciò di cui si tratta, capisca ciò che significarlo, possa in piena coscienza di causa dare o rifiutare ad esse il proprio assenso, e, se possibile, trarre qualche conforto dalle opere accettate. Il sublime e l'avanguardia L'interpretazione che abbiamo dato del contatto tra arti meccaniche e industriali da una parte e belle arti e letteratura dall'altra è corretta sul suo piano, ma resta strettamente sociologizzante e storicizzante, cioè unilateraGaribaldi in vedeua, schiuo di G. Induno. (Museo del Risorgimento, Milano). cor sempre da un terreno oscuro; senza spargimellto di sangue non si potrà avere il mondo migliore; il duello fra industria e futuro non si decide con canti1 con i quali ci si possa adagiare. La sua musica è il grido di Marsia che fa saltare le corde della lira al suo divino scorticatore. 3.1 selle contrassegni del modernismo, ovvero la loro variazione post-modernistica nel mandato di cattura stilato da lhab Hassa11, descrivono New York non meno che il mito di Orfeo nella versione di Ovidio, oppure la prosa di le. Superando le reticenze di Benjamin e di Adorno, occorre ricordare che scienza e industria non sono protette dal sospetto circa la realtà più di quanto non lo siano arte e scrittura. Credere il contrario sarebbe farsi un'idea eccessivamente umanistica del funzionalismo mefistofelico delle scienze e delle tecnologie. Non si può negare l'esistenza, oggi predominante, della tecno-scienza, cioè la massiccia subordinazione degli enunciati cognitivi alle finalità della migliore performatività possibile, che è il criterio tecnico. Ma il meccanico e l'industriale, soprattutto quando non entrano nel campo tradizionalmente riservato all'artista, sono portatori di Beckeu. Una ciuà che si costituisce a partire dalla sua dissoluzione. Una configurazione che sussiste in forza della propria esplosione. La metropoli del dileuantismo: l'arte è ciò che si vuole, non ciò che si può. Una città elisabettiana: l'apparenza di scelta è un'apparizione della libertà. Warhol a Basilea, Rauschenberg a Colonia sono eventi; nel contesto di New York si riducono a sintomi. Il teatro di Robert Wilson, tanto ingenuo quanto elitario, infqntile danza sulle punte e matematico gioco di bambini, 1101f1a differenza alcuna fra profani e attori. Prospettiva su di un teatro epico quale Brecht ha concepito senza realizzarlo, mimando uno sforzo drammaturgico e al di là della perversità consistente nel trasformare un lusso in una professione. I graffiti murali delle minoranze e l'arte proletaria della subway, anonima efatta con colore rubato, occupano un campo al di là del mercato. Anticipazione, a partire dalla miseria dei sottoprivilegiati, del regno della cose diverse dai semplici effetti di potere. Gli oggetti e i pensieri sorti dalla conoscenza scientifica e dall'economia capitalista trasmettono una delle regole a cui è sottomessa la loro possibilità, quella per cui non vi è realtà se non quando essa sia attestata da un consenso tra partners su conoscenze e impegni. Questa regola non è di scarsa portata. È l'impronta lasciata sulla politica dello scienziato e su quella del gerente del capitale da una specie di evasione Bibliotecag1nob1ancp libertà che si trova al di là dei privilegi. Parodia della proiezione marxiana del superamento dell'arte in una società i cui membri sono fra l'altro anche artisti. 4. Fintanto che /a libertà è fondata sulla • violenza e l'esercizio dell'arte sui privilegi, le opere d'arte avranno la tendenza ad essere prigioni, i capolavori ad essere complici del potere. i grandi testi di questo secolo lavorano alla liquidazio11edella loro autonomia-prodotto della loro tresca con la proprietà privata-, lavorano all'espropriazione e in ultimo alla scomparsa dell'autore. Ciò che resta è il fuggevole. Rimane ciò che è i11 fuga. Rimbaud e la sua evasione in Africa: dalla letteratura nel deserto. Lautréamont, la catasrrofe anonima. Kafka che scrisse per il fuoco perché non voleva conservare la sua anima come il Faust di Marlowe: la cenere gli fu rifiutata. Joyce, una voce al di là della letteratura. Majakowski ed il suo volo i11picchiata dai cieli della poesia ne~arena delle lotte di classe, il suo poema l 50 Milioni reca il nome dell'autore: 150 Milioni // suicidio fu la sua risposta all'assenza della firma. Artaud, la lingua dello strazio sotto il sole della tortura, l'unico sole che conu,mporaneamente irraggi tuui i continenti di questo pianeta. Brecht che ha visto l'Animale Nuovo che darà il cambio all'uomo. Beckett, un tentativo durato una vita di portare al silenzio la propria voce. Due figure della poesia che si fondono in una nell'ora dell'incandescenza: Orfeo che canta fra gli aratri, Dedalo in volo attraverso i labirintici budelli del Minotauro. 5. La letteratura partecipa alla storia, partecipando al movimento del linguaggio, movimento che si realizza dapprima nei gerghi, nòn sulla carta. In questo senso essa I una faccenda del popolo egli analfabeti sono la speranza della letteratura. Lavorare alla sparizione de/l'autore è resistere alla sparizione dell'uomo. /I movimento del linguaggio conduce ad un'alternativa: il silenzio dell'entropia oppure il discorso universale che non omette nulla e non esclude nessuno. La prima figura della speranza è la paura, la prima manifestazione del nuovo è il terrore. (Traduzione di Gianni Carchia) della realtà al di fuori delle garanzie metafisiche, religiose, politiche che lo spirito credeva di detenere al proprio riguardo. Questo ritrarsi è indispensabile alla nascita della scienza e del capitalismo. Non c'è fisica senza il sospetto nei confronti della teoria aristotelica del movimento, industria senza rifiuto del corporativismo, del mercantilismo e della fisiocrazia. La modernità, comunque la si dati, non si dà mai senza la rimozione della creden7.3.e la scoperta della poca realtà della realtà, associata all'invenzione di altre realtà. Che cosa significa questa «poca realtà>, se si cerca di sbarauarla da una interpretazione solo storicista? L'espressione è chiaramente vicina a ciò che Nietzsche chiama nichilismo. Ma io ne vedo uria modulazione molto anteriore al prospettivismo nietzschiano nel tema kantiano del sublime. Penso in particolare che l'arte moderna (compresa la letteratura) tragga il proprio slancio, e la logica delle avanguardie i propri assiomi, dalla estetica del sublime. li sentimento sublime, che è anche il sentimento del sublime, è, secondo Kant, una affezione forte ed equivoca: comporta insieme piacere e pena. Meglio: il piacere vi procede dalla pena. Nella tradizione della filosofia del soggetto che deriva da Agostino e Descartes, e che Kant non ridiscute radicalmente, questa contraddizione che altri chiamerebbero nevrosi o masochismo, si sviluppa come un con-
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