Ci sarà dunque, nei termini di questa nuova legge, un trasferimento di poteri che comporta due aspetti: da u.na parte, la scomparsa della tutela statale sinora esercitata dai prefetti; così, gli eletti iocali dei comuni, dipartimenti e regioni saranno 'liberi nelle loro deliberazioni e decisioni, senza che possa esservi un intervento centrale; ma, d'altro canto, la contropartita di questa libertà sarà la responsabilità di questi stessi eletti locali di fronte· a qualsiasi controllo a posteriori, e, di qui, la possibilità di sanzioni per gli errori commessi. Fine della Francia giacobina, si è detto più volte a questo riguard9. Certo, ma al di là di questa salutare frammentazione amministrativa attraverso l'autonomizzazione delle· collettività locali, sembra importante sottolineare ciò che, ormai, implica la legge: tutte le decisioni amministrative importanti saranno prese in seno ad assemblee elette, da eletti, dunque in base a convenzioni, a contratti che potranno essere elaborati tra i diversi membri delle varie assemblee, dato che questi membri eletti sono essi stessi responsabili di fronte ai loro elettori. In questo senso, la politica di decentramento inaugurata da questa legge è e ronic~, ricorrente, sempre più agitato il problema della rovina e del saccheggio del nostro patrimonio artistico, sia di quello alla luce del sole che di quell'altro ancora sepolto tra le voragini e le tombe di epoche trapassate. Da ultimo, il sette novembre scorso, il dossier di Repubblica: i predatori dell'arte perduta. Tutto giusto e ben detto, con qualche rivelazione nuova e anche con la giusta misura internazionale; ma in fondo piuttosto incerte le proposte di «alcuni rimedi per far fronte allo sfascio». O più che incerte, inerti, interne e quindi già masticate dal principio e dalla sua incarnazione politica e istituzionale di intendere da noi J' opera d'arte. Frutto del genio individuale, sempre e comunque sopra e altrove, lontana dalle contingenze del reale, anzi per concezione e fine proprio a questa opposta: come divinità giudicante, somma inattingibile ma soggiogante, perpetua luce ma molto indagante tra le povere ombre dei piccoli uomini in movimento. Alla sua altezza possono giungere solo gli altri vertici della storia (idealistica), la nazione lo stato gli organici loro principi ed istituti, anche culturali e anche sempre con strumenti sia pure della comprensione e della criticasempre ben articolati e mobili verso l'alto, distinti e sottratti. Cos'è infatti la produzione dell'arte per il nostro Stato (anche per la nostra democratica repubblica che pure volle dichiararsi basatasul lavoro) se non un individuale estraniamento e sacrificio? Unaesigenza e un modo, quasi sempre al limite delle civili norme, di agitare e menare convulsamente testa e mani per colloquiare con l'eterno? Come questi colloqui ricadano e si frantumino tra i gruppi e i movimenti degli uomini è davvero poco rilevante. E poi si sa che da quelle schegge può risultare ed emergere, tuttavia attraverso una serie di riflessi e di convergenze con i punti fissi dei poteri dominanti, la figura del grande artista che è pur sempre un nobile ornamento e un grande spettacolo per la contemporaneità, testimone sicuro del suo corrente anelito di eternità, così come l'opera di questi diventa documento unico e totale da celebrare assumere bloccare nella celebrazione e mostrarne I' estaticitàin quegli zoo appartati ed esterrefatti che non hanno bisogno di grandi cure né di vettovagliamenti, foraggi, carni fresche pur mostrando con quelli animali molti punti in comune, primo fra tutti la grande bocca sempre spalancata quasi sradicata sotto l'occhio socchiuso e sonnolento, dell'immenso, continuo sbadigliq. E cos'altro sarebbe se non un ~Il IVUI forse innanzitutto l'espressione della messa in opera, sul piano della amministrazione locale interna, di ciò che chiamo «la democrazia del contratto», cioè di quella forma di organizzazione politica in cui la contrattualizzazione è la forma privilegiata dei rapporti di potere. Democrazia e contrattualizzazione a strati, certo, dal governo ai comuni, ma nella quale il principio motore sembra ormai stabilito a ogni livello. Prendiamo ancora un altro esempio, tanto più importante in quanto concerne una delle principali funzioni dello Stato: la Giustizia. In un intervento abbastanza recente, il nuovo Ministro della Giustizia R. Badinter ha esposto la sua concezione delle modalità necessarie per condurre una riforma delle istituzioni giudiziarie (Le Monde del I 8/8/ l 981). Sarebbe difficile essere più chiari nella affermazione di una volontà di contrattualizzare al massimo un simile processo, e di conseguenza di far sì che le future riforme esprimano consensi più larghi.in seno alle professioni che vi competono. Così R. Badinter dichiara: «Tutte queste riforme saranno condotte in base al principio fondamentale della concertazione con le Marce/ Mariiin, «li sì nuziale», 1972 parti interessate. In campo giudiziario non si può fare nulla di duraturo senza l'accordo, e addirittura l'iniziativa, di coloro che vivono la realtà giudiziaria». Certo, la concertazione si limita alle professioni giudiziarie, e non potrebbe contenere, tra «coloro che vivono la realtà giudiziaria» chi è in attesa di giudizio e i condannati. Ma è significativo che anche in un campo nel quale la legittimità non pone alcun problema, dal momento che è quello della applicazione della legge, si invochi proprio questa contrattualizzazione dei rapporti tra i corpi della Giustizia e la loro amministrazione, per riaffermare la fiducia collettiva nella indipendenza dei magistrati, é''di conseguenza nella· imparzialità della Giustizia, cioè in una specie di legi!timità non più istituzionale, ma popolare, della Legge: «Perché la fede nella indipendenza dei magistrati sia ancorata nella opinione pubblica e divenga costantemente effettuale quale che sia il guardasigilli, conviene che si diano ad essa delle garanzie istituzionali. Le quali possono venire solo dalle iniziative del Ministero della Giustizia. Conviene che siano prima di tutto i magistrati a formulare i primi progetti. E che poi si raccolgano i pareri di tutti coloro che sono implicati dallo statuto della magistratura, ausiliari di giustizia e forze vive del Paese. A partire da ciò, i primi lavori saranno sottoposti alle Assemblee Generali dei tribunali, perché sia raccolto il parere di tutti. Poi, il governo elaborerà il progetto, e ovviamente la decisione spetterà al Parlamento» (Le Monde, cit.). Innegabilmente, ecco nuovamente in un campo nevralgico e a partire da una sensibilità politica un po' diversa da quella dei socialisti, una nuova diPredatordi'Italia ulteriore sterminato sbadiglio una immensa estensione territoriale recintata come pubblico parco archeologico in attesadi sistemazioni e di scavi e intanto a[fidata al controllo d;lla guardia di finanza? Quale sbadiglio la bocca del vaso di Eufronio insieme con tutte le altre di tanti altri vasi in fila o ammucchiati nei dispersi nemmeno ben repertati e reperibili musei del/' Etruria, della Puglia, della magna Grecia? Ma il vaso di Eufronio altrove poteva essere atteso senza noia e addirittura pagato un miliardo. Debbono essere ben selvaggi e «materiali» quelli che lo vogliono e che sanno dargli un prezzo. Ma perché non approfittarne del loro stato di arretratezza e di ingenuità e non venderglielo? Non scambiarono i grandi esploratori portatori della nostra civiltà collanine di vetro con oro? Ecco che nell'attesa e nell'inedia che ristagnano tra le grandi piazze immobili dell'eternità e dell'idealismo come tra quelle più piccole ma altrettanto immobili anche se frequentate dei paesi può insinuarsi il miraggio di scoprire e di guadagnare, di attivizzarsi nella cacciaal tesoro, algusto dellasua generosa beneficante provvidenzialità. Non c'è • un mercato al quale rivolgersi con la moneta o con laciotola e al quale anche chiedere istruzioni avvertenze e magari anche quali sono le cose chepreferisce? No non c'è e non ci può essere. li mercato no, ma i mercanti ci sono, come ci sono degli acquirenti detti collezionisti, gentiluomini irrequieti e continuamente allaricerca. E ci sono anche gli acquirenti stranieri, meno inquieti e stravaganti, spesso addirittura impersonali, precisi come una banca, un ente pubblico potentissimo, generoso e rassicurante. Addirittura assicurato anche per il trasporto e l'espatrio degli oggetti: anche di una statua di marmo alta'due metri. Veri e propri stati più potenti della nostra Italia con tutti i suoi poliziotti e le sue guardie di finanza. Ma allora se tutta questa roba è viva e ancora capace di circolare, fervida e pregna come il denaro stesso, addirittura in dollari franchi sterline, perché tenerla inutilmente sotto terra o ancora più squallidamente sotto la cieca polvere dei musei cimiteri senza pietà né lumini? Mettiamoci al corrente del pensiero e dei· propositi di Paesi più civili del nost;o, 1 saggiamo e valutiamo finalmente le nostre dimenticate risorse, riprendiamo noi stessi a vivere e a circolare con loro, a riconoscerle a valutarle e servircene per il nostro bene. Giusto perché in realtà l'arte è lavoro. Lo stato sopra arriva tardi a capire e I lvV Paolo Volponi a vedere, ancora bloccato nella contemplazione, appesantito dalla abbondanza di quei calcoli dell'eterno che grava sui suoi organi, fermo sui confini cartacei dei suoi principi e dei suoi divieti con un vecchio fucile da gendarme. Quando si muove lo fa per continuare a negare la verità e la realtà del mercato dell'opera d'arte comprimendolo nella proibizione e nella clandestinità o lo fa davvero e soltanto come il vecchio guardiano di una corte conventuale invasa da un esercito. Quei frati alcuni si buttarono stravolti fuori via tra i _selvaticispini dei romitori più aspri, ma altri riconobbero e dialogarono intrecciarono rapporti e andarono anche dietro quegli eserciti ancora come credenti a fondare conventi più grandi e in luoghi più fertili e a costruire chiese metropolitane. I nostri bravissimi credenti devoti difendono ancora la loro ridotta burocratica clausura e predicano per estender/a a altri luoghi del mondo senza distinguere Molinicr. «Le innamorate». 1·965-1966 I bene campi da strade, scuole da tribunali, colonnati da officine. Il mercato delle opere d'arte esiste universalmente perché corrisponde ad una esigenza storica e sociale; quindi deve trovare legittimità e spazio nella civiltà come nella politica dei Paesi. Negare ed opporsi a questa verità sarebbe come allestire a cura del C.N.R. una spedizione che si rimetta alla caccia del vello d'oro. Quindi il nostro ministero dei beni culturali ambientali ha proprio davanti asé come compito prevalente quello del mercato: dello studio, delle scelte, della partecipazione e della manovra del mercato, in tutte le sue sedi sia nazionali che internazionali. Diventerebbe subito il più attivo e ricco dei nostri ministeri; più influente sulla nostra economia e quindi sulle nostre società e cultura dei confratelli delle partecipazioni statali dell'industria del commercio estero. I suoi programmi davanti a questa verità sarebbero semplicissimi, segnati e mossi dai requisiti e dalle urgenze prorompenti della medesima. Tale ministero dovrebbe assumere (nel modo e con gli impegni che vorrà e che saprà trattare con i rappresentanti sindacali dei gruppi dei possibili lavoratori) migliaia di giovani operai (manovali come muratori) diplomati (geometri come ragionieri) studenti universitari o laureati (in lettere come in ingegneria e in agraria) e inquadrarli in un grande apparato di ricerca catalogazione studio di opere d'arte di qualsiasi tipo, archeologiche come paesistiche. Di riaperture e di rianimazione dei musei. Di indagine e sondaggio in tutte le zane ca/~ dell'archeologia dello stivale avviando contemporaneamente decine di campi di scavo.sotto la guida e il controllo di esperti dello stesso ministero come dei nostri istituti universitari. Scavare tombe necropoli città ville e tirar fuori vasi bronzi monete marmi arredi, cippi ecc. ecc. Pensate che grandi, imponenti come infinite, scoperte e anche c!zecampo di lavoro e di studio per i giovani, che laboratori, che tesi, che preparazione alla scienza alle tecniche ali'organizzazione alla gestione. Gli oggetti così recuperati dovrebbero essere catalogati: quelli di prima scelta riservarli ai nostri musei mentre tutti gli altri immetterli sul mercato e attraverso trattative con i musei del mondo e attraverso pubblici incami, nazionali come internazionali. I soldi ricavati finanzierebbero l'impresa, consentirebbero anche di dare senso e dignità scientifica come burocratica ai musei e alle pubbliche raccolte e arricchirebbero il pubblico erario. A parte questi grandi solari civili come realizzabili vantaggi, del recupero dell'arte e della storia e della loro immissione energeticanella cultura e nel lavoro della Repubblica, si otterrebbe davvero anche lo scopo di sconfiggere il mercachiarazione a favore della democrazia del contratto. Non. sembra che il tono sia diverso tra i Ministri comunisti, senza che si tratti semplicemente di solidarietà di governo. Possiamo capirlo: la contrattualizzazione, cioè la ricerca permanente di consenso, sembra a priori la sola forma possibile di conciliazione tra l'appartenenza a un governo e l'adesione alle tesi difese dal partito comunista e dalle organizzazioni che gli sono legate. Le recenti prese di posizione di C. Fitermann, Ministro dei Trasporti - responsabile di conseguenza di un settore molto complesso in cui, per esempio, coabitano con difficoltà, sindacati potehti e associazioni industriali piÌì tradizionali - confermano ampiamente la volontà deliberata di regolamentare il proprio campo tramite il ricorso più vasto possibile alle convenzioni esplicite tra le parti. Uguaimente significativo è il comportamento del ministro comunista della amministrazione pubblica- settore sindacalizzato più di ogni altro - A. Le Pors: struttura di concertazione e negoziazione per la riduzione e la gestione del tempo di lavoro, procedura di concertazione per la definizione delle condizioni di to clandestino e di sgominare le bande dei predatori che oggi proprio nel buio dell'ignoranza e dell'incuria trovano l'occasione come l'impudenza e l'impunità. Affrontare quindi con i principi e le dotazioni di una politica pubblica, davvero collettivamente intesa e sostenuta, la dimensione e la gestione della nostra ricchezza d'arte. L'urgenza e la dimensione possibili di questo problema consentirebbe anche alla nostra stantia e sottomessa scienza della programmazione e dell'investimento pubblico un esperimento sicuro, fertile di risultati e di indicazioni, di tanti stimoli teorico-pratici utili anche al fine della più vasta programmazione di tutta I' economia. Questa è ormai necessaria e fondamentale come le stesse istituzioni democratiche intorno alle quali è stretta l'ultima volontà e capacità di fare storia del nostro popolo unito. Allargare con programmi e iniziative pubbliche (prima democratiche e collettive) le basi della nostra economia in sede industriale come agricola, ampliarle e rinnovar- /e secondo la portata e la capacità di tutto il nostro lavoro e secondo un concetto di bene riconoscibile nella sua diffusione ed efficacia sociali. Se uno resta un attimo a meditare si accorge che anche contro tutto il nostro bene collettivo funziona oggi proprio un mercato clandestino, succube di misure combinazioni intese come di interessi di mercati superiori ed alieni. E che funzionano anche sempre contro lo stesso bene vere e proprie bande di saccheggiatori fuorilegge; i soliti aggregati confederati storici agenti dei poteri dominanti, procacciatori di privilegi come di quadri, di protezioni come di statue, di facilitazioni parassitarie come di antichi bronzi, di posizioni di rendita come di vasi e soprattutto di complicità anche nella confezione e nello spaccio di falsi di ogni tipo: falsi prodotti falsa efficienza come false opere d'arte e tutti sostenuti da una dif fusione resa obbligatoria, affermata per pubblico principio anche contro qualsiasi contraria evidenza, come il bene stesso della repubblica, il sacro legno della barca comune, la salute pubblica cui tutto il resto debba essere favorevole, almeno compatibile. Il lieto giorno davvero in cui si cominciasse insieme a sgominare senza pregiudizi né timidezze i predatori del- /' arte perduta, si darebbe il via anche allagrande impresa di sconfiggere i più terribilipredatori dell'economia perduta.
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