Alfabeta - anno III - n. 31 - dicembre 1981

molte delicatezze teoriche e critiche. Ora Luperini si protrae fino ai più giovani e fra loro tenta di criticare gli aspetti moderati ermetizzanti (pur col timbro pulito che hanno oggi). Va bene. Ma c'è altro da questionare. Sugli appiattimenti e sugli equivoci attuali (la diffusività e l'impiego della poesia, il linguaggio inteso come pulsione) non s'interviene a mio giudizio solo col porsi dopo il passaggio nell'«informità»: occorre una verifica puntigliosa sui percorsi stessi del decentramento del soggetto. Ora mi preme di dare alcune precisazioni minime utili, per contributo, sul rapporto fra l'Officina e il «Gruppo 63». Non è esatto dire che nel Menabò di Vittorini-Calvino, a cui ho dato pure a tratti un'attività redazionale, si sia giocata una certa aggiustatura dei due versanti o filoni, con mediazione puntata su Pagliarani e su me (cfr. p. 730). Ci si è trovati vicini, che è qualche cosa, in una rivista; ma Vittorini aveva riserve verso il culturalismo di Officina e verso lo «sporco tipografico» dell'avanguardia. E valgono fra noi rapporti, ancora, incandescenti e diversi, dopo tanti anni e slittamenti: secondo la posizione, la vicenda, il gusto, l'ambiente, la ripicca. Va inoltre rimisurata la lettura che qui risulta a tratti liquidatoria di Officina in senso di «storicismo consolatorio» (p. 728: Luperini, proveniente pure da Russo, vuol disfare la bellissima antologia rivale di Officina compiuta anni fa da Ferretti presso Einaudi). Contro Officina viene da Luperini usata una risposta redazionale da essa data a una polemica in versi di Sanguineti (d'allora) verso Pasolini. Tale risposta era mia in prima stesura, preciso, e contiene riserve verso Pasolini, accanto a un imbarazzo verso l'attacco •non motivato e il materialismo con informità di Sanguineti; si tratta certo di una pezza, che non rivela i tramiti; non c'è qui un'o scontro emergente di posizioni. E se il lavoro di Sanguineti già dal '56 e quello degli «specialisti del linguaggio» interessa assai più a Luperini, va bene così; non pare giusto semplificare però il nesso di contraddizione interna della sinistra leggendo Officina tutta conservativa e ritardataria. Oggi dovrebbe essere pacifico che ci sono stati due filoni: uno espressionista appunto, neo-sperimentale, con tensionesulla«coscienza»e concritica del continuismo. L'altro con una dominante fenomenologica, che vince sempre sulle prime, e che non è l'idea di «moderno»; in parte è divenuta auto-riflessiva, e in parte si è ristretta a · un principio di formalizzazione (e ha criticato anche a fondo il naturalismo, oltre la critica che è già presente nello stesso Lukàcs). Poi dal '67 ci sono state scelte di non essere istituzionalizzati, nell'area di nuova avanguardia (alcuni: Balestrini, Di Marco, Porta) mentre gli scrittoricritici di Officina, Pasol.ini e Roversi ed io, anche Fortini e Scalia, anche Romanò e anche Volponi, con politicismo in certuni e con rilievo della «invarianza strutturale» in altri, sono stati dei lottisti, incampo ...Tutto ciò è stato ripreso da Luperini come «nuovo impegno» nelle sue riviste e nelle sue scelte,oggi svolgendo fitto e acuto nel suo Novecento il vaglio delle riviste, come non mai: non è un merito secondario del libro. E dunque, fra i due gruppi che sono ancora in tensione fra loro, variamente, c'è stato un taglio piuttosto verticale,e anche processuale: non di schieramento. Un altro appunto, in parte, connesso pure alla preferenza di Luperini per la decostruzione nell'ultimo periodo. La narravita è ridotta, marginale; Calvino e Sciascia, Arbasino e Manganelli, non sono curati; altri peggio. Particolarmente si afferma che i generi vanno mischiati in alcuni autori, con interesse; non si rileva però l'esercizio articolato di narrativa, poesia, critica, come ricambio interno di consapevolezza, invenzione e struttura. Insomma la narrativa come nucleo della ricerca risulta in Luperini per l'ultimo periodo. metodologicamente secondaria. A riprendere lo spirito di scissione M'interessa ora lo sbocco nel nuovo dibattito. In contrasto con le risultanze del lavoro di Mengaldo e di altri lungo il 70, che conducono ad esercizi di moderatismo, occorre riproporre corni attuali. Ascoltavo di recente Luperini ad Urbino discorrere di una «linea Baudelaire-Benjamin» (avanguardie e marxismo, innovazione sociale e formale, immersione nel mondo) (se tale linea potesse darsi ancora) oppoJacques Brunius, « La mia mano», i 949 sta all'altra «linea Holderlin-Heidegger» (nominazione, profezia, ecc.). Si tratta di una questione interessantissima. E già Luperini ha cominciato a dibattere nel Quotidiano dei lavoratori,prima dell'estate, la «crisi del soggetto» (che richiede però una indagine epistemologica stretta). Io comincio a impuntarmi sull'obiettivo polemico, invece, di una ten- ~;)-, ,;,"':.' ,- ✓- ..... denza nominalistica: presente, certo nel nuovo irrazionalismo: ma non solo in essò né in modo da svuota.e i suoi caratteri corrosivi dei valori, che sono attivi. Anche in talune implicazioni della semiotica. E in certi usi di Lacan, oltre che negli usi della psicanalisi come normalizzazione, ovviamente. Sullo stesso tema si-collocano altre proposte: va letto e discusso il saggio collettivo iniziale della serie «Per una ipotesi di scrittura materialistica», che è il seguito e ripartenza del gruppo di «Quaderni di critica» (presso Savelli anni fa, con interruzione durante il corso recente d'interpretazione, in parte mistificatoria, di Benjamin: che per questi teorici nuovi sosteneva il nesso marxismo-avanguardie ed era l'unico testo nel Novecento opponibile in modo limpido con Lukàcs ). Il saggio pone fittamente la tesi già presente in Della Volpe che «l'essenza di materialità inerisce tanto alla struttura quanto alla sovrastruttura•, con una carica anche polemica, veramente rara. A mio giudizio una ripresa passa piuttosto per una verifica neo-marxista del motivo autentico originario del • rilievo della •struttura» (dove i parametri economici non sono determinanti ma trasmettono impulsi selettivi, costituendo, si potrebbe dir oggi, un sotto-sistema decisore). Ma vi è convergenza. E Della Volpe è un gran libro: nel '60 una rivelazione, ricordo. Il saggio di Bettini, Muzzioli e i loro compagni di lavoro, mi sembra un apporto di livello teorico valido, con cui misurarsi. Intanto Piemontese rivolge l'attenzione a un prolungamento di nuova avanguardia, con una sua cura limpida verso Porta e verso Balestrini, senza tagliare il duplice filone degli anni 50-70, col versante officinesco accanto a quello di nuova avanguardia.Ed esamina anche Manganelli e anche Vassalli. Ha un gusto di «ricerca della verità nella dismisura, nella sregolatezza, nell'insubordinazione, nell'eccesso» (come nei suoi versi): dicendo ciò col punto di riferimento di Biancho!. Nell'iniziativa continua di Roberto Roversi, a cui si riaccompagnia Gianni Scalia per Le porte ( edizione firmata direttamente dalla Libreria Palmaverd; che è quella già di Officina e di Rendiconti) c'è sempre una tensione di tendenza e di gruppo, e dei due modi, poetico e critico. Essa vale come criterio magistrale per lavorare nella •Contraddizione»: che è quella generale e insieme è quella verso il linguaggio poetico posto come un assoluto nominalistico. Si leggono subito due poeticritici di straordinaria qualità in tal senso, Massimo Raffaeli e Severino Cesari. Si potesse restare del tempo insieme. Trovarsi uno diverso dall'altro in un nuovo periodo caldo ... O almeno in un libro teorico letterario collettivo, con tutto lo spettro della sinistra. Le parole, le cose. li cane che desi- duce se stessa come Dio una volta e quelleammassate nel mio interno, dico, La bocca della verità. Inforna11do, gente dovrebbe andare a pregare in gna il cane che latra e quello che conti- sempre uguale, e qualcosa d'altro, più non psicologico, dico. dico. li mondo nelle mani dei panettie- chiesa se ognuno ci ha lapropria e non nua a latrareanche quando è stato desi- inquietante, i suoi lettori: distratti sor- Il dilemma. Pensare o informare, ri, prima c'erano i rigattieri i reagan gliene frega niente di quella del vicino gnato come cane che latra, questi èani nioni addormentati, ammutoliti o afa- questo il problema altro che tu bi o no adesso è la volta dei panettieri. Ci in- che è la stessa? Come le campane, che sono sempre gli stessi cani o un unico sici ma lettori sempre e...informati. turbare, tubare, forse, fottersi lepareti, fornerebbero il mondo se potessero nel suonano tutte allo stesso modo e nessucàne? O modificazioni della caninità La catalogazione. La cultura è il ca- ilpadreterno. Che sdiluvi tuoni lampi - loro forno, altro che panini, coglioni no si chiede più ma per chi cazzo suovisto che tutti abbaiano su tu/lo in que- talogo, la listadellaspesae bastachiede- e non sulla pelle in quel posto te la farei che siamo - io tu egli - e mica per nano a quest'ora? Sono impazzite? sto mondo cane, per Dio!.. re alla mia portinaia se vuoi sapere piovere la tempesta, o Bo/e/li, la stren- nutrimento, macché, per vomitarlo dal- Sono impazzite le campane e tutti a cor11 tutto e le parti. Piove. La pioggia come si chiama quella cosa che le man- na, dato che c'è Natale per di mezza, la la loro bocca sgangheratasempreaper- rere, ad accorrere,che vogliono l'orgaraschia alla mia finestra. Penso a te ca tra le gambe che subito te lo dice, e neve, il silenzio, l'inverno di questo ta, non si chiude mai quella bocca, la no, prenderselo in mano, afferrarlo, Paola, alla tua insonnia, alla mia, a precisa: quella che ci hanno tutti, i cani nostro scontento, a leggere 'sti giornali, verità... ça parie, in verità, in verità vi farlo stare zillo, schut, non disturbare i quella di Francesco, al terrore della e i preti (ayatollah, ora) i delegati le a scriverci, a non poter fare a meno di dico che gli è tu/lo sbagliato, tutto da cani che dormono, potrebbero incazbomba, allamarcia, la terza, la quarta, delegate i capi reparto i redattori capo e leggerli, di scriverci, perché: che biso- rifare. Proprio. zarsi inferocirsi, fair play ci vuole, dila retro, pure alla retromarcia. Leggo così via, salendo, discendendo. Però gno è quello di leggere e di scrivere? Lo spettacolo della cultura. Banali plomazia, raffinatezza, ingoiare il roSpinoza, della sostanza, di Dio, degli non leggono, si constata, «tutti scrivo- (punto di domanda). con Spinoza, e non Coppi, le coppe i spo, sputarlo sul vicino che a sua volta aÙributi, dei modi. Aveva pensato tu/- no e nessuno legge». Diamine, non è_ La catena. Tutto ciò che è informa- trofei la gloria. C'è tutto in questa ac- lo sputa.sul vicino del suo vicino... 10,lui. Ma chi può dire che era un tutto- mica possibile che tutti leggano senza zione ossia qualunque cosa che è in- coppiata: il tempo, la corsa contro il La palpebra rovesciata ovvero lo logo Spinoza? In fondo è una questione che nessuno scriva, o vuoi che tutti a formazione e non ha esiste11zadetermi- tempo, la discesa nel pensiero, del pen- sguardo dal di sotto. La cultura non ha di modi, della modificazione che causa leggere se stessi come un tempo, di ca- nata non può esistere né essere deter- siero, gli attributi la sostanza dio, la sesso, dicono e a cavai donato non si i modi, modalità non differenza. Modi- pire, adesso che non c'è più niente da minata ad informare se non è determi- fatica di dio, della sostanza degli attri- guarda in bocca. Morale della favola: ] ficazione della sostanza (delle cose)-o capire, tutto è chiaro, lo scherno è nataad esistereead informare da un'al- buti, la bicicletta, i ladri di bicic/eua bisogna guardarlo sotto la pancia, l'ali, sostanziale - se basta un attributo. dappertutto, ti porta il mondo i11casa, tra informazione che è anch'essa finita (che ci so110 ancora) il premio, che nimale - tra le gambe - sono certo ne ~ Le acque di Narciso. Ora non sipen- gratis, te lo tiene a distanza, a parte il e determinata e di nuovo questa i11for- dico, i premi, ce n'è per tutti: letterati vedremo proprio delle belle, anzi cer- -.. sa più, non è più di moda (ma quando mio vicino che gliela butterei nel navi- mazione non può esisterené essere de- giornalisti editorialisti memorialisti tissimo. "" lo è stato?), si informa. L'informazio- glio la sua telequando alza il volume e terminata ad informare se non è deter- umaniJti moralisti elzeviristi, oh l'e/ze- A proposito di informazione, cultura "' ne ha accelerato il passo, s'è fatto lesto, non mifa capire niente di quanto leggo, minata ad esistere ed informare da viro, di prima pagina di seconda di ter- e spettacolo di cui si pàrla, ora, vedi CorS ~ ansa, invade, confonde, martella, vo- quanto leggo-e non me stesso -che di un'altra informazione e così all'infini- za, ecc. riere della Sera del 6/8.X, e 8.XJ,1981, <!!, miraa geuo, continuo, produce e ripro- interiorità non ne ho, solo interiora, 10... infornando. La battaglia culturale. E perché la L'Espresso del I.Xl e Alrabeta n. 30 ~ ti~~-------------------------------------------------------------------------------~ u1u 1otecag1noo1ahco

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