"' Racconti di fine anno Serata indimenticabile Annunciato dieci giorni avanti da manifesti lenzuolo - caratteri cub.italivariopinti, ad ogni cantone - finalmente il momento è venuto. Per una domenica -soltanto -l'impero (anche se oggi Lucciola, domani magari Lanterna, per me sempre Impero) avrebbe ospitato nientemeno che l'orchestra più seguita della radio, quella d'Angelini, con il divo del momento; il nazionale e internazionale Achille Togliani. Una serata indimenticabile. Tutto pronto nel salone. Riflettori agli angoli, in alto, con speciali gradazioni di luce; forte per il jazz, moderata per canzoni, opaca per tanghi e lenti. I leggiipùturati di fresco - chiarie leggeregrechenere all'intorno - e il pianoforte accordato e gli altoparlanti e il microfono e i tavolini in bella e comoda posizione. Al posto di lavoro, impeccabili in livrea bianca e nera e farfallino, baristi e camerieri. Per quella serata allacassa, oltre alle solite due donne, un uomo di rinforzo. Mansione controllo. Altri due a/l'entrata. Mansione maschere. Fra poco gli sarebbe cominciato il lavoro. La gente sosta da qualche ora nella piazzetta. Unafolla di ragazze e madri e spose fresche e non fresche - inghingherati tulli quanti - e giovani e uomini e ragazzi. Aspettavano l'arrivo degli artisti. Dargli il primo saluto, applauso di incondizionata ammirazione. Dalle strade dritte e mancine seguitavano ad arrivare emacchine e moto e motorini e bicicleue, talmente che il deposito pare un gran garage ali'aperto. • Nove e un quarto, nove e mezzo. La folla sobbalza a ogni rombo di motore -son qui son loro arrivano-ad ogni clacson. A gruppi si porta al principio del corso Torino e quindi allapiazzetta e ancora al corso Torino. Impazienza generalema gli artistisi sa che sono strambi. Gli piace farsi aspellare. Nove e mezza dieci meno un quarto dieci. Eccolo il pullman. Mai visto cosl bello. Un salone viaggiante. Da una parte sta scritto Radio Italiana, dall'altra parte sta scritto orchestra Angelini. La folla si porta tutta a ridosso del macchinane. Spinte urti alzate. Le portiere s'aprono e uno dopo l'altro scendono i suonatori, sotto al braccio le custodie degli strumenti. Confuso fra gli altri il maestro, subito riconosciuto alla fioca luce del neon e applaudito. Ma «lui» c'è o non c'è? Sì c'è. «Lui» scende ultimo e approfitta del largo che la folla ha aperto per il maestro e i suonatori e seguito dalla marea umana inneggiante, corre nel salone. Arrembaggio alla cassa. ...due uomini e tre donne. Sei ridotti Ena/. Quattro donne. Aspetto il resto. Unmomento. Due uomini due donne. Un ridotto. Non importa scambio io. Uno. Quattro donne ... La folla compressa sotto al palco guarda «lui», che se ne sta a guardare seduto di fianco ali'orchestra e sorride e si fa serio e torna a sorridere e a ridere e a farsi serio. Achille o Achille ... L'orchestra attacca. Un pezzo jazz e poi un altro e replica del primo. (Suona da padreterni). In fondo al salone quattro, cinque coppie ballano. All'americana, aderente allamusica. Il ballo dell'orso, come dicono i vecchi. • Il salone già zeppo seguita a riempirsi. Un cespuglio umano dal palco fin giù in fondo che seguita ad allungarsi infittirsi. Tocca ad Achille. Canta Achille. Canzone lenta, è naturale. La luce si fa opaca e il salone s'empie del suo alito. Volto e voce in languore diffuso d'un subito. Qualche coppia si stacca dal cespuglio e approfittadei pochi metri quadrati rimasti liberi ancora,per ballare. ... Signorina balla? Ssst. Canta Achille. Balla? Canta Achille. Balla? Passa via. Canta Achille ... Di nuovo ·1•orchestra.Una ragazza -ma che 10//a -sale sul palco, porge la propria foto a Achille che ci appone la firma. Mi scrive a Cicci con affetto? Cicci con affetto Achille Togliani. La ragazza ringrazia - non sa più che faccia fare - e torna giù. Che t'ha detto? Come si chiama? m'ha detto, Ciccigli ho detto. A Cicci con affetto ha scritto. Guardate qui... Poi ne va un·a/tra sul palco e un'altra e un'altra... Lui appoggiato a un tamburello a firmare fotografie e pezzi di carta e biglietti da visita, uno dopo l'altro, soffocato da petti fatti, da sorrisi di prima seconda terzagioventù, da sguardi sognatori e tristie sfatti. E torna al microfono a cantare e ancora a firmare. .... Achille canta quella canzone. Achille firma qui. La terrò per sempre sul cuore. Achille o Achille. Grazie Achille ... A mezza serata consueto intervallo. Cantante maestro e suonatori vanno al bar e la folla si divide in tre parti. Una parte addosso al cantante; una parte addosso al maestro; una parte addosso ai suonatori. Passato il quarto d'ora riprende la festa. Nel salone entra un fotografo scarcagnato con macchina e blocchetti di scontrini. Scabra figura di leueratura dolciastra. Novecento umbertino. ~ Arriva ogni anno qui, anticipo di primavera, prima ancora che i .s bambini facciano inceua di biglie e se le giochino a tana - con un r aeroplano di cartone e dei treppiedi su cui appende scolorite foto tesseredi soldati e servette e compagnie di giovinastri che si fan corna l'un l'altro con le mani dietro la testa. Di solito si sistema alla fiera. Achille oltre a cantare e firmare deve posare e posare come gli chiedono. Mettendosi fra madri e figlie, sottobraccio, cingendo la spalla, posando la mano sulla testa,guardando occhi negli occhi. Le ammiratrici implorano. In due ore il fotografo ha esaurito tutti quanti i bloccheui di {i scontrini. -e La seratasta per finire. All'una spaccata, l'orchestra chiude con la .... ,., ~ sigla. ecag1nob1anco Il cantante si fa largo e corre a barricarsisul pullman. Lo seguono suonatori maestro e folla. Affacciati ai finestrini gli artisti rispondono ai saluti della folla. Agitano le mani. Il più salutato è «lui». Le ragazze di sotto il finestrino pregano «lui» dì cantareper radio-tutta per toro-la tale e tal'altra e tal'altra canzane. Solo a me devi pensare quando canti. E al cielo salgono sospiri drammatici, singhiozzi compressi e strazianti arrivederci. Tornate tornate tornate. E ancora «lui». Tutto tutto tutto tu. Il salone viaggiante lentamente si R0rta sul corso Torino, e si perde nella nebbia. Per un momento s'avverte il rombo del motore sempre più lontano. La folla si sparpaglia per le strade e i corsi e le traverse adiacenti. Movimenti e fragori di motori e d'automobili e moto e motorini. La piazza s'è fatta vuota. Al deposito rimane ancora un'automobile. Più tardi si spegne l'insegna al neon rosso e verde e dal/'lmpero escono tre persone. Portano pesanti borse nella millecento - la macchina ancora rimasta - e partono. Gl'impresari dell'indimenticabile serata. Dalla Santa Appena la Lena entra a casa mia, si bulla su una sedia, rossa stravolta, per via delle scale e dellapressione fiata d'una maniera che pare rantoli e il corpo grasso floscio pesante, sfatto dalle otto maternità e dal travaglio di cinquantasette anni, tanti quanti ne ha, le va su e giù su e giù su e giù. Per davvero. Gente già messa in pace dall'olio santo, più di là che di qua, resuscitata da lei. - Allora mi' compagni, che ci ho paura traversare? - mi disse. - Accompagnami che ne hai tanto bisogno anche tu... Ci andammo il giorno dopo. La Lena con un borsone pieno di magline e indumenti di figli e parenti e vicini. Roba da far benedire. Mi guarirà, diceva, sicuro come l'oro. La santa abita in una via dalleparti di porta Ticinese. Non ricordo il nome. Al fondo di via Vigevano, si gira a destra. Una strada di case vecchie che costeggia il Naviglio. Si entra in un portone che pare una galleria, tant'è basso e scuro; a destra c'è una scala a scalini alti e sconnessi, proprio delle case dei tempi andati. Si arriva alpianerottolo primo e unico. Un uscio a due ante semiaperto. Entrammo. Una stanza con le travi per soffiuo e un pavimento a mattoni rettangolariper dritto eper sbieco, color rosso cupo dato dal tempo e dall'umidità. Un tavolo in mezzo, una credenza allaparete di fronte. Più in là, per traverso, una branda, sul cui orlo stava sed14tala santa. Davanti al/a branda un tavolino con sopra una scatola di scarpe senza coperchio, piena di mille e cinquecento e cento lirealla rinfusa. Ali' angolo di destra, fra una parete e l'altra uno stipite di roba disparata, ammucchiata una roba sopra l'altra. Dappertuuo lepareti, una fila sotto l'altra quadri di Gesù Cristo. Cristo col Sacro Cuore in mano, Cristo che benedice, Cristo in croce, Cristo che guarda, Cristo di profilo. Tutti Cristi a capelli a onde e anelli che scendono: ammantati di rosso e celeste e bianco. Tutti addosso quadri e quadretti, che sui muri non c'è tanto spazio così da piantarci un chiodo. Dopo un momento le passa e si mette a contare tutto quel che l'è La stanza prende luce da una finestra sulla corte. Addosso alla ,---------------------------, parete della finestra una fila di sedie sgangherate, una fatta diversa Réne Magritte. c.Limprovvisatadi Versailles», 1933 successo dall'ultima volta ch'è venuta. Ce ne ha sempre da sfogarsi. O è una figlia che le diceparole da giudea-e i vicini sentono tulioo è il suo Francescoche lavorando s'è sacramentato qualche osso, o è l'altro figlio che va con le donne quelle là, col rischio di buscarsi il brutto male, o quel battoso del suo uomo, che campa di mestergnacchi e sta via dei mesi interi, che nessuno sa dove diavolo vada, e spende tutto quel che tirasu nei treni e nelle ca' rosse. O Maria quante ne ho in borsa... • Quella volta la Lenp ha contato che giorni prima, mentre arsentava i panni nella corte, sarà il freddo dell'acqua, sarà la digestione, sarà il sangue, saranno tutte 'ste cose insieme, fatto sta ch'è caduta come uno straccio, scoriandosi pelle e ossa, e se non fosse statoper la Mariella e il suo uomo, poteva crepare come un cane rognoso, che nessuno se ne accorgeva. Un colpo di paralisi, se Dio vuole, non grave. Ma quei giorni dopo «lo sappiamo io e il Signore il male che ho portato via». Ora sta cosi così, ché il peggio è passato. Fa fatica muovere il braccio sinistro e la gamba sinistra ha da strusarsela dietro e camminare un po' ciondoloni. Il peggio è l'occhio sinistro. Difatti l'occhio sinistro cel'aveva losco e contratto, come contratta era la faccia da quel lato. Mi dà un fastidio, disse la Lena, mi scarnebbia. Dal medico non ci era andata, che per lei medici e medicine e scienza tutt'un imbroglio. Mi disse che a Milano, sa lei dove, ci sta una santa,proprio una eh' a fatto più miracoli lei che tre santi da festa solenne messi ins_ieme. Da tutte le parti ci va·gente a casa sua. Ha fatto di quelle robe quella donna lì, ma di quelle robe, che contarle cosl così su due piedi, si _stentacrederle. dall'altra. Seduta inpiedi lagente. Unamezza douina di donne che spettano il turno con pazienza. Io pensavo che la santa fosse ,;,,a vecchia consunta, quattr' ossa in croce e un faccino sfatto dai tormenti mistici e dai travagli dei predestinati. Pensavo che avesse un vocino esile e la parlata tutta singhiozzi sospiri sfoni. Invece mi vedo davanti un donnone grasso, con un faccione tondo paffuto rosso e la voce bassa e calda e la parlata dialettale. Dietro a occhiali che paiono binocoli tanto spesse sono e lenti e montatura si muovono occhi inquieti fondi e neri che cambiano espressione a ogni battere di ciglia. Una capigliatura grigia scura né pettinata né speuinata. Capelli corti divisi dalla riga in meuo la testa e spioventi. Arrangiati comunque. La santa stava, come ho detto, seduta all'orlo della branda, vestita d'un saio francescano, con un crocifisso di legno in pugno. Seduta avami a lei, una vecchina che le contava le sue croci. La gente stava a sentire e a vedere. La vecchina comava della nuova sciagurata e del suo figlio deciso a ammazzarla. Io in galera, ma lei sottoterra. Me lo mandi qui quell'uomo, che ci penso io, disse la santa. E siccome la vecchina diceva che lui 11011 ci sarebbe andato, che ci ha la testa alla sua maniera quel figlio, la santa tagliò corto. Verrà e verrà presto, disse sicura del fatto suo. La vecchina tirò fuori dalla borsa delle maglie intime da uomo e la santa ci fece sopra a ciascuna la croce del crocifisso. La vecchina prima d'andarsene - verrà e verrà subito -tirò fuori dalla tasca un cinquecento lire che chissà le mani e le sacocce che ha passato tani' è lurido e lo mise nella scatola. Vada tranquilla che verrà, ripeté la santa per la terza volta. Tocca a una donna che se la sbriga subito e a un'altra e a un'altra. Intanto che le donne escono entra altra gente. Donne sempre. È la volta d'una povera ragaua sciancata, che da tempo aspetta il turno seduta fra due vecchie. La ragazza ha una gamba rigida e il piede storto, l'altra anchilosata. Una faccia devastata dal suo calvario e il corpo consunto. Le due vecchie-hanno lafaccia più devastata ancora -la sorreggono e la fanno accomodare davanti allasanta. La santa dice, rivolta alla gente, che quella è la creatura più cara al suo cuore. -Abbraccia la ragazza. Si parlano sottovoce. A un tratto la santa si rialza, la faccia congestionata, gli occhi esaltati, il respiro sibilante. Cammina! urla come fosse in delirio. Cammina ti dico. E rotea il crocifisso per aria. La poveretta si alza, fa un passo, s'aggrappa al tavolo. Le due vecchie, inchiodate sulle sedie, guardano diverso da come guardano gli altri. Avanti, senza!, incalza la santa. Cammina!Senza mani, cammina, insiste sempre in furore. La rdgaua esitante lasciaandare il tavolo i; come può, esitante, si trascina in uno sfono che ha dello spasimo. Fa un passo, due tre; sta p,errimettere le mani al tavolo, ma le rialza come toccasse il fuoco. A·vaiiti cammina! • • La ragazza si ferma e gira, un passo e un altro e un 1/tro e gira ancora. Tre passi si ferma e gira, altri due e si butta sfinita sulla sedia. Hai visto, dice lasanta tornata normale abbracciandola, hai visto? - Solo qui, che a casa non ce la fa - disse una delle dUf!vecchie. La santa guarda severa la ragazza. E perché?, grida. La ragazza si scusa, dice che non ci ha la fona. Da sola no, disse. Qui c'è lei!; Qui come là, Gesù è dappertutto, grida la santa. E la ragazza mormora che ha ragione. Ha ragione, ha ragione. Tutti i giorni fatela girare attorno al tavolo almeno quattro volte al giorno, disse la santa alle donne. Le donne e la ragtip;apromettono che faranno come vuole lei. Adesso fallo ~•altra volta il giro del tavolo. La santa ha l'aria tranquilla. La ragazza tenta d'alzarsi ma ricade più pesante. Tenta ancora e s'aggrappa al tavolo. Fa un passo e si ferma. Le due v,;cchieaccorrono a sostener/a. :.. Tornate fra quater di, disse la santa alle tre donne. Questt promettono e se ne vanno. Tocca a una donna che anche lei ci ha una croce grossa. li figlio a/l'ospedale che soffre e i medici che non sanno trovargli il male. La santa disse di portarglielo. È già la seconda volta che glielo
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