Alfabeta - anno III - n. 31 - dicembre 1981

dico, disse seccata. La donna disse che si oppongono quell'uomo là e il dollore. Non la vogliono capire. Disse anche che il dottore minaccia il tribunale. La santa fece sorrisi di superiorità. - Quell'uomo sarà contento quando gli sarà morto il figlio eh... Allora si che piangerà e gli verranno i tormenti della dannazione... Gli dica chiaro e netto al suo uomo, che se non me lo vuol portare tuJtoquello che accadrà,tutta colpasua. In quanto al medico gli dica che io non ho paura. Mi fa ridere, vabene? Gli dica che ilmio capo è Cristo. Questo è il mio capo... Nessuno mi fa paura a me. La donna costernatadepone sulla tavola una borsapiena di roba, promette chefarà di tutto, bastacheglielo guarisca.Domani quando verrò a riprendere la borsa, glielo saprò dire. Ora tocca alla Lena. Chi si rivede?, disse la santa. La Lena le conta tutta la roba che l'è successo. Povera anima, ma davvero povera anima? Ah, quest'occhio qui che mi scarnebbia! La santa l'abbraccia,le dà tre colpi sullaschiena -recili tre Gloria, disse alla Lena - e poi altri tre colpi. Adesso va meglio, disse la Lena. Altri colpi, altri Gloria. A posto neanche più un fravui di niente. Proprio come prima. Quindi tira fuori le maglie del suo Amedeo, della sua Francesca, della sua Erisca, della Marietta e del suo uomo, della sorella, della nipote. La santa ci fa sopra le croci. Poi prega la santa -già che c'è-di darmi un'occhiata. L'ho visto nascere e crescere e venir grande. La santami fa accomodare sulla sedia, mi sorride, mi abbraccia. - Giovanotto, troppo nervoso, eh! - - Già, già - fa la Lena. - Beva tant'acqua e sucher. Vedrà. Acqua e zucchero e prenda questa che vedrà che... Va allo stipile, tirafuori da una scatola una dozzina di «fotografie> di Gesù Cristo (un Gesù cheguarda severo, col dito in alto) e me la porge. &co, mi spiega, quando ha qualcosa da fare di difficile, quando si sente giù, lo guardi e lo baci e vedrà... Me lo saprà dire... Vede io sono unapovera ignorante, ma c'è Lui, ilmio capo, chemi fa vedere lontano lontano lontano. • La Lena misemille lirenella scatola;io sta_voper mett~;necinquecento ma la santa mi fermò la mano, é mi strizzò l'occhio. Quando ce ne andammo era arrivataaltragente. Do_nrieq, ualche uomo, tutti avanti d'età, tutta grama gente 10·si vedeva. • Sul treno la Lena seguitava a ripetere: - Ca~a·/amia caradonna! M'ha fatto guarire l'occhio. Cara la mia caradonna ... E l'immagine ce l'hai, eh! Conserva/a e fa come ha detto. Una santa. Ah la mia vista... Momenti vedopiù bene da quest'occhio che da quest'altro... Usciti dalla stazione mi disse che le cominciava a scarnebbiare ancora,ma eh'eraper via del fumo del treno. Domani passerà tutto. Da allora l'occhio non le scarnebbiò più. zeppa di gente all'una e alle otto di sera. I tre altoparlanti, davanti ai trecaffè, davano il segnaleorario e il Giornale Radio e il bollellino e i commenti di Mario Appelius e le canzoni del tempo di guerra. Mezz'ora scarsa e tutto tornava normale. E le partenze dei soldati. Ragazzi, uomini, con il codazzo dei parenti, per andare allastazione, le mani piene di pacchi, le orecchie piene di raccomandazioni. E i soldati chepassavano e le adunate e ipezzi grossi imbraghettonati in divise d'alto ammiragliato. E le sfilate dei balillae i discorsi. Du-ce du-ce du-ce. E i canti: Giovinezza, Vincere, Giarabub. Poi mi venne confuso; ricordifrastagliatiuno dopo l'altro. Immagini rapide, tante fotografie di un'unica pellicola apparisconoscompariscono riappariscono. Gl'inverni, la neve sulla torre. (Bella la torre sotto la neve, più bella che sotto la luna.) Le incursioni l'oscuramento la lampada azzurra di crocicchi, la nebbia. Le lunghe vacanzeascuola. Piccoloallarmegrande allarmecessato allarme. Bombardavano Milano. Ronzavano quei macchinoni del diavolo e si sentiva odor di morte. Di notte erapiù bruJto. Come se lamorte fosse peggio di notte. E ì rifugi. La gente che correva giù cosl come si trovava in casa in quei momenti. E la borsa dei valoristrettaaddosso. 1bambini che dormivano in grembo alle madri. Le bambine chepiangevano. Le donne che urlavano. Gli uomini che fumavano contegnosi. La luce tenue del rifugio cheproiettava ombre chepareano mostri in agguato. E le processioni, le donne che pregano. La voce 4uerula del Vescovo Bargiggia.Il volto stanco, diafano, ancor più opaco sotto la viva il Re. Otto seuembre. Uomini che correvano che cercavano abiti civili, protezione. Tutto vien,jJUono. L'assalto all'impero. (La vecchietta che portava una potente collana di scarponi al collo. Strisciava avdnti, s'aggrappavaai muri ma andava avanti:Unpeso che avrebbe fatto crollareun uomo forte. Ce la fece la vecchiaaportarselo a casa sua.) E le stradepiene di gente con gli scarponi al collo, allebraccia, sulla testae le coperte e le canape e lepezze di lenzuola. E i triciclie i camioncini tutti pieni di quella roba militare e la gente stravolta e straèciatae sanguinolenta. Gente senza Cristo. E le scarpegiallevenute di moda aiprimi tempi dellarepubblichetta. E i tedeschi venuti d'improvviso. Faccebionde slavate lentigginose. Alla larga che sono tedeschi. ' E la fucilazione di Leone. E la decima. Armati fino ai denti, giovinetti con le bombe a mano in tascae fucili e pistole. Cantavano sempre'. Cantavano: re Vittorio è un gran... Juppelì juppe/à. E Badoglio un gran... Juppefì Juppelà oilì oilà. Piccolo allarme grande allarme cessatoallarme. Le voci che correvano e gli arrestie le deportazioni e il terrore. Bollettino n. 1640. Bollettino n. 2000. E i bomba;damenti al ponte. Quel mitragliamento al treno quella sera di settembre. Alla sera andai a vedere, non mi fecero passare. C'era gente che piangeva. I liberatori eh! Ecco i liberatori, gridava quel capataz là. E la CroceRossa che andava veniva andava veniva andava veniva. Largo alla Croce Rossa. Parlarono di testemozzate rotolatene~'acqua, di bracciae gambe lontano dai corpi, di corpi sventrati, di interiora penzolanti dal ponte. Di morti e quasi morti e feriti. ' Di gente eh'era meglio morisse. Piccolo allarme grande aflarme cessato allarme. Le petacci taccheggiavanoelegantiesicure, un tantino ariose.Alta protezione. E i camion militari e i fantasmi. C'erano i fantasmi e operavano e gli facevano paura e rabbfa. Il morto alponte di Gambolò, traverso la strada, coperto da un sacco. L'ho visto e lo conoscevo da vivo. Morto come un cane,'néprimo né ultimo. Lo diceva anche la gente. .Aveva le calze bianche· e le scarpe rotte. I piedi gli uscivano di sotto il sacco. La sera e lepile e le ombre. Piccolo allarme grande allarme cessato allarme. Arrivano deiun momento all'altro. I liberatori e i partigiani. L'ha detto radio Londra. Sta per finire il tragico bordello. Evviva i partigiani. Viva viva viva. È finita laguerra. La gente per le stradeche aspettaipartigiani che fa festa aipartigiani. Fuochi e falò e lapiazza sempre piena. È finita. Unaltromo'!do non sentirepiù lasirena. All'una e alle otto asentire la radio in piazza. Aveva cambiato voce la radio. Il giorno appresso il 25 aprile sulla torre. Ci andai anch'io sulla Riferimenti storici torre. In alto,proprio dove c'è il campanone. Degli esaltatifacevano Ricordi di tempi andati suonare il campanone. Lo scotevano che pareva dovesse precipitare La mia vita ha due riferimenti storici: guerra e dopoguerra. Sono sfondare il tetto sotto. Don don don don don faceva il campanone. passati dieci anni dalla fine della guerra. Dieci anni sono pochi Anch'io ci scrissi il mio nome su un muro, all'interno della torre, oppure sono tanti, secondo il momento psicologico che si passa come facevano tutti. Nella loggiasotto l'orologio si vedeva Milano e quando si pensa al tempo che passa. (Si diventa sempre un po' si vedeva bene. La piazza di lì sopra pareva una corte d'oratorio. malinconici, quando si pensano 'ste cose. Meglio lasciar perdere, Tutti bambini sotto, bambini buffi nei loro atteggiamentidi uomini. pensare ad altro.) E l'orologio sopra la testa. Quei due massi di ferro pesantissùrw, due In questi dieci anni di pace o quasipace, sporadicamente pensavo massi enormi. Starci sotto non e' erano tutti i gusti. Non si sa mai. a quel tempo di tragedia. E la battaglia del treno, l'ultimo atto, il definitivo. Mi venne in mente la piazza in tempo di guerra, una notte di E la domenica mattina piena di sole. Le /ili mar/ene che ,,i sono quest'estate. In piazza ero. Era l'una passata.Caffè chiusi, tutto fatte pescare, le sciocche, alla gogna. Pelate come tante tifoidee, silenzio. La piazza deserta.Solo qualcheguardianotturna di tanto in svergognatein piazza, lungo i corsiprincipali. La gente che scandiva tanto, traversava in bicicletta. du-ce du-ce Ba-do-glio Ba-do-glio una parolaccia che comincia per lo e alcuni deimiei amicistavamo seduti sullepoltroncine del caffè p. E altre parolacce ancora. (I camerieri si erano raccomandati, per carità, di rimetterlea posto. Charles Duits, inedito, 1981 Libertà democrazia Nenni Togliatti De Gasperi, costituente eleSopra al mucchio, vicino alla colonna.) zioni. Parole nuove. E i comizi e gli scioperi. Discorsi forse interessantiin altro momento: gli amici parlavano mitria e i paramenti, frammezzo ai diaconi in ermellino. Consolami Tutte 'ste cose mi sono passate davanti, a volte confuse a volte del card. Lercaro, e del sindaco Dozza e di La Pira, quel pazzac- consolami, dicit vester Deus. lineari. Quei quattro turisti hanno visto lapiazza desertae silenziosa chiane là, che tira fuori le leggi del 1865 per requisire le case ai I canti in Duomo, il Duomo buio, l'altare illuminato di lumini dei e illuminata dalla luna. Manco se l'immaginano cosa èpassato nella padroni e dargliele a sfrattati e senza tetto. poveri morti. piazza. Paghi del complesso artistico se ne sono andati. lo guardavo la luna, luna piena quella notte, che batteva sulla Elapiazzapienaa/l'unaealleottoe/avocedellaradioeilsilenzio Il campanone batté le due ore. Un giorno è passato, un altro è piazz.a, sulla torre. con cui venivaascoltata.Davafastidio il campanone quando batteva cominciato. L'orologio della torregira e il campanone batte le ore e Ombresghembreperterra. L'ombra dellapiazza e dellatorree del l'ora e la mezz'ora. le mezz'ore. E passano gli anni uno dietro l'altro così. duomo, e di San Giovanni Nepomuceno. lo pensavo che la luna Bollettino n. 112. Bollettino n. 216. Bollettino n. 320. Notte Le voci degliamici mi tornarono normali. Chiare lefacce. Avevaintristisce. (Intristisceperché è gialla, epoi magari non è la luna, è la calma. Niente da segnalaresu tutti i fronti. Avanzata. Ritiratastrate- no finito di discutere. La Piraè un grand'uomo. Lercaro un Vescovo notte. Oppuresiamonoichediamolacolpaallalunaeallanotte. C'è gica. Offensiva di primavera. Bombardamenti. Bollettino n. 420. moderno, Dozza una bella testa. Queste le conclusioni. la luna, pensavo, e non sono triste. E perché poi dovrei esseretriste: Bollettino n. 540. Bollettino n. 612. Un'altraconclusione: se Soliano facesse il La Pira lo manderebperché è notte, perché c'è la luna?). Piccolo allarme grande allarme cessato allarme. bero a spasso senza fare oh. Dalla viaRoma svoltarono quattropersone. Turisti, almeno vesti- Gli sfollati da Milano che seguitavano arrivare. Il mercato nero, le Rimesse aposto le sedie e salutatigli amici me ne tornai a casa. Mi ti da turisti. tessere,i tagliandi, lefile ai negozi. La carnedi cavallo (alle cinque la fermai n momento, prima di uscire dalla piazza. Una guardia Si piazzarono sol/o i portici dei poveri aguardare la torre.A bocca mattina del sabato, in valleS. Martino. C'eranogià ledonne infila ad nottur a sbucò di sotto i portici in bicicletta. Chissàperché, mi dissi, apertaguardavano. Epoiguardaronolapiazzaeancoralatorre. Poi aspettare. Chi per terra, chi poggiato al muro). La provvista alla ho pensato a queste cose. Cattivopresagio pensare alle cosepassate fecero passare un po' di medaglioni sopra lecolonne. Il più vecchio li cascina, il litro di latte caldo, appena smamme/lato che andavo a segno che s'invecchia. li tempo di guerra è stato duro per tutti. Anche additava e parlava. prendere tutte lesere, quattr'anni di fila. Cinque liresette lireotto lire per me, naturalmente. Però... Forse fra dieci anni· ripenserò alla Venuti a sbatterequi a vedere la nostra meraviglia artistica.Gli fa dieci lire venti lire. Mia madre ci faceva il burro con quel latte. Un piazza con la luna e le ombre sghembre per terra. Proprio come in effetto, pensai. Senz'altro intenditori di arte. Poi se ne andarono per burro speciale. questo momento. E forse ricorderòle chiacchieresu La Pirae Dozza la via Roma. Cancellatesostituiteda imitazioni in cemento. Le truppe al Castel- e Lercaro. E i discorsi sulla Sisal, e le elezioni amministrative e le Han visto la piazz.a e la torre con l'occhio che non ha mai visto. lo. Le ombre con la pila in mano. E poi lo spezzone al/'impèro, la chiacchiere che si fanno tutti i giorni in piazza. Fra dieci anni, nel Come vedessipiazza e torree duomo per laprima volta. Uno sforzo donna morta, i funàali con le bandiere. Piccolo allarme grande sessantacinque. C'è del tempo. Quel/'orologio ne deve fare di giri. E che in parte riusci. allarme cessato allarme. pensai che dieci anni sono tanti per me, che ho riferimenti storici Un soggetto per quadro. Con la luna e le ombre e quei giochi di Lo sbarco in Sicilia. Vengono vengono vengono finalmente. Il 25 nella guerra e nel dopoguerra. Per la piazza per la torresono niente. luce, anche un pittore appena appena fa un capolavoro da esposizio- luglio Ba-do-glio Ba-do-glio Ba-do-glio. Viva il Re. Viva Badoglio. (Dato che quando si parla di tempo chepassa si diventa tristi,pensai ne. Ba-do-glio. ad altro.) Quel chiarore giallastromi fece ricordare il tempo di guerra. Mi Corteidiscorsi trionfi. Cartellibandiere urla. La cacciaa quellilà. Mentre mi avviavo verso casapensavo se è la luna che intristisce misi a pensare. f.,e donne scalmanate, la camicia bagnata di Riccardo. È finita è col suo coloregià/lo o se è la notte che non.ha co/ore,.ose sono tutte e Le voci degli amici mi venivano confuse frastornate. Anche le finita è finita. Basta guerra. due insieme. Poi vidi una delle finestre di casa mia illuminata, e ;;:; facce le vedevo confuse. il coprifuoco. Il passo cadenzato della ronda: tac pac tac pac, divenni triste davvero. Mio padre era ancora alzato. . .; Linee vibratili azzurre e bianche in un gioco d'intreccio, ci sono. s'avvicinava. ~ Sono io a quel tempo là, a dieci anni scarsi. Giornate di sole, belle Tacpactacpac tacpactacpac s'allontanava. La gente che fumava .e:, _giornatedi giugno, lunghe per via dell'ora legale. La piazza piena dalle finestre dietro i portoni. La guerra continua. Viva Badoglio -2, ._ ________________________________________________________________ .,,;

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