Alfabeta - anno III - n. 29 - ottobre 1981

manifesta un certo fastidio), ma pressoché esclusivamente per quello che essi sono. Basta leggere gli ordini di cattura emessi nell'ap_rile1979 contro la dirigenza della Autonomia per rendersene conto2 . Essi sono quasi interamente basati su dichiarazioni politiche degli imputati, tratte dai loro scritti, alcuni dei quali, per di più, risalenti a molti anni prima. Al sillogismogiudiziario penale tradizionale «tu hai tenuto un comportamento concreto vietato dalla legge, io giudice ho le prove (o gravi indizi) di questo tuo comportamento, perciò ti arresto o ti condanno», se ne è sostituito a questo punto un altro «tu sei un cittadino di natura speciale (un 'sovversivo' nel caso di specie) o, meglio, io giudice ritengo, sulla base della tua attività politica e delle tue dichiarazioni politiche, che tu sia un sovversivo, nel frattempo sono state commesse nel territorio affidato alla mia giurisprudenza dei reati politici di 'sovversione', per questo ti arresto e ti condanno». Non si tratta di una ricostruzione arbitraria, o malevola. Sono gli stessi inventori di questa nouvelle vague punitiva a rivelare come le cose realmente stanno dal loro punto di vista, anche se le loro affermazioni sono ovviamente avvolte da notevoli dosi di ambiguità (il metodo reale da loro introdotto è così pesantemente in contrasto con la tradizione e cosi pericoloso per le libertà dei cittadini che, professato in modo esplicito, e sfrondato da tutti i suoi veli, difficilmente sarebbe accettato anche da coloro che pure osannavano i suoi inventori). Cosi il sostituto Calogero in una intervista del luglio 1979 al Corrieredella Sera, alla domanda dei giornalisti «quali prove concrete ha raccolto contro i cosiddetti capi dell'organizzazione? Fatti specifici?» risponde: «Pretendere questo mi sempra ingenuo e sbagliato. L'accusa ritiene di aver individuato non i manovali del terrorismo, ma i loro dirigenti e mandanti. Un dirigente, per la natura stessa del ruolo e del tipo di organizzazione, certamente non va a fare attentati. Sarebbe una rinuncia alla sua funzione che è quella di dirigere e non eseguire. Non mi nascondo che il problema è sottile. Abbiamo infatti di fronte un terrorismo peculiare ed originale. Un operatore del terrore non può praticare terrorismo e, insieme, fare politica. Proprio perché in un partito, e questo è un partito, ci sono ruoli ben definiti che vanno rispettati: al dirigente il compito di dare direttiva, all'organizzatore il compito di organizzare, all'esecutore il compito di eseguire. Per ciò non ci si possono attendere in questo caso prove di fatti terroristici specifici. Noi abbiamo cercato e crediamo di aver scoperto le prove che accusano i dirigenti del partito armato»3 . In una precedente intervista-inchiesta, apparsa su la Repubblica del 6-7 maggio 1979 lo stesso sostituto si era espresso in modo anche più chiaro: «'Noi riteniamo che il gruppo dirigente dell'autonomia organizzata ha programmato azioni contro il lavoro nero, contro la selezione, e così avanti. È accaduto poi che queste azioni, in quegli esatti termini, siano stati effettivamente compiute e rivendicate con volantini delle sigle più diverse; ma tutti contenenti frammenti del programma, le motivazioni indicate nel programma, le tappe future previste dal programma'. Per Calogero questi Lavoce Racconto di Ant nio Porta sono 'segmenti di una strategia che trascende il fatto', l'attentato o il sabotaggio; dunque 'confrontiamo ogni . segmento e vediamo che esso potrebbe rientrare in un deliberato della direzione di Autonomia', anche se è stato rivendicato da una organizzazione terroristica[ ...]>. Nelle stesse dichiarazioni dell'inquirente - come si vede - è la «natura» degli inquisiti e della organizzazione politica da loro diretta, non la qualità e la quantità dei reati e le prove che essi li abbiano commessi (le quali mancano), a giustificare l'intervento duro da lui operato. Ma finché si tratta dei sostituti procuratori di Padova, se grande deve essere la preoccupazione, scarsa deve essere la meraviglia. A tutti sono infatti noti gli stretti legami che una parte di Magistratura Democratica ha con il partito comunista, dal quale l'inchiesta del 7 aprile è stata spalleggiata e difesa fino ai limiti del ridicolo. E questo partito aveva deciso, per ragioni sue sulle quali non è qui il caso di soffermarsi, che l'Autonomia andava comunque distrutta come soggetto politico organizzato. Non può non destare meraviglia, al contrario, il fatto, assai meno conosciuto, che una tendenza analoga si sia manifestata anche in alcuni giudici della sinistra di Magistratura Democratica, sia pure nell'ambito di situazioni assai lontane da quelle di cui si sono occupati i giudici padovani. U na delle piaghe della Sicilia occidentale e di alcune wne della Calabria è costituita dalla mafia in tutte le sue componenti ed in tutte le sue forme. Anche se lontanissima dalla criminalità politica (sono totalmente errate le tesi che assimilano reati politici e delinquenza mafiosa) la criminalità mafiosa presenta con la prima un elemento in comune: essere anche essa costituita su base associativa e operare in modo che, come accade per la criminalità politica, di fatto gli apparati coercitivi di stato non riescano, per varie ragioni, a venirne a capo. Ed allora si tenta nell'un caso come nell'altro, di «sollecitare dolcemente» il diritto penale, al fine di conseguire per questa via quei risultati che il modello tradizionale di intervento represL a voce. Una voce che mi perseguita articolando frasi che il continui a sottrarti a te stesso, vattene, entra nel bosco, non tornare combattere da valoroso in quelle file, ma egli sapeva che essa era comune senso del senso considera frutti di un delirio. Eppure più tra gli umani. «Non scappa. Il ribelle resta al centro della stata il punto di partenza e che ciò che contava era il punto di arrivo, non ho lafebbre. Non sono preda de~'alcool né di qualche altra macchina demoniaca, ma in silenzio, nella sua solitudine. È anche la vita buona». Se qualcuno non ci crede, ali'awenticità dello scritto droga leggera.Una voce che mi invade per costringermi aparlare, a pensando a lui, al ribelle, che io parlo di 'ricorso alla foresta', che ho trascritto,ci metto la data di pubblicazione: 7 agosto 1981. direquello chenon vogliodire, afare laspia. Sì, fare laspia. Si capirà beninteso che la foresta può essere il cuore della grande città». Escluso subito che questo fosse un invito a arruolarmi nell'Arma e subito perché spia e di che cosa. La voce mi dice: metti una lingua al Questa la voce di funger, sembra doppiare la mia, cioè quella che mi a smettere di scrivere e leggere (soprattutto poesie) per non fare posto della vagina e parla. Non sono mica una donna, balbetto. perseguita, che scricchiolanel mio cervello, invece dice il contrario. ghignaregli assassini,lamia Voceha subito trasformato il messaggio Ecco, risponde, parla e sarai come me, come un dio, come una C'è un'altra contraddizione: anche ]unger parla, anzi non ha mai nel senso voluto: vai eparla. Non è un disonore fare la spia di fronte donna, un corpo celeste. lo sono la mela. Sono la tentazione, parla e smesso diparlare;perché dovrei sceglierlosoltanto io il silenzio? C'è al/'orrore. Escluso anche il ricorso, poco eroico, alle lettere anonisarai libero. Tu sei il diavolo, mi è facile rispondere, e io ti taglio un'altra contraddizione ancora:se i brigatistidel Bambin Gesù (non me, non ho preso alcuna decisione e sono andato a parlare col mio l'uccello se non te ne vai. Provaci,provaci, mi irride, e taglieraiil tuo ho intenzioni blasfeme, si sono chiamati loro così, io prendo nota e amico scrittore e poeta di cui avevo accettato le motivazioni del uccello credendo di tagliare il mio. Provvedi in tempo, continua, basta) sono in realtàuomini di Stato, e non ho ragione di dubitarne, silenzio («non è il mio mestiere fare il poliziotto»). Gli ho detto: salvati. anzi sono sicuro che se potessero peggiorerebbero di molto anche «Ammetti che io sia venuto a sapere qualcosa di importante su un Questo il teatrino, divagatorio, depistante: la voce mi vuole dire questo Stato attuale (in parole volgari: meglio questo casino che il pi-esumo brigatista, rosso o nero non importa, al momento, o non altro e non ci riesce. Ma allora, sono io stesso la voce e subisco gli lager)perché un ribelle, come io mi sento d'essere, non si affretta a dovrebbe importare, tu chefaresti almio posto? Andresti all'Arma a inganni dell'inconscio quando si ostina a parlare d'altro, a mentire denunciarne qualcuno, se lo conosce? Proprio per questa ragione: dire quello che sai?» La sua risposta: «A parte il fatto, che il colore per lagola! Sì, lagola, che tuba come quella di una tortora in amore, perché un ribelledeve in ogni casopreferire uno Stato che è il minore rosso è comunque meglio di quello nero, anche quando è tradito, tuba nel desertodellamia stanza, e articolasuoni tubanti come questi dei mali a quello che è senza dubbio il peggiore dei mali, come i bagnato di sangue innocente, è grave quello che dico ma è quello che che descrivo: esci, vattene,sali sulla collina,nasconditi e n, dove non sempre vivi seguaci di Stalin stanno sognando di attuare. Dunque provo, tu, oltre che diventare una spia, faresti pure lafigura dell'imti può vedere più nessuno, prova a parlare a un cespuglio solitario, deve parlare, se sa. becil/e,come direbbe Totò. Sono certo di una cosa:quelli dell'Arma spinoso, ardente,prova a dirgli quello che non vuoi dire a nessuno e Vattene, insiste la voce, la foresta ti aiuterà. Vivrai in silenzio, ne sanno già sicuramentepiù di te, sul conto di chiunque, e agiscono tanto meno allaPolizia. La Polizia? Ma che c'entra?Ecco l'ipocrita, come un animale, ti esprimerai a ululati, asquittii, a fischi di merli, ti o non agiscono a seconda di ciò che ritengono convenga alle indagisepreferisci i Carabinieri,l'Arma, fa lo stesso, ma devi andarea dire basteràper sopravvivere. Quando tornerai tragli uomini non aprirai ni. lo preferisco dire: al controllo della società, attuale o futuro, ciò che sai. L'Arma, mi pare già meglio, un misto di maschile e più bocca, saraidefinitivamente convinto che leparole sono vane. È parziale o totale. Li metteresti in imbarazzo, in definitiva, scombifemminile, come l'Asta, la Freccia:tutti, tutte tentano di raggiungere chiaro che la voce fa dell'ironia, che tenta di aggirarmicon glisfottò, nando loro una parte del gioco che sanno condurre meglio di te e di il bersaglio. Bello. Vado dai rappresentanti della Freccia, Sezione puntando su un mio irrazionalemoto o impennata di ribellione. Ma me, perché ne conoscono tutte le componenti. Tu e io forse ne Azzurro, e dico quello cheso. In sogno. Fingo di sognare, di delirare non c'èpericolo, so che il silenzio è nemico, laprova eccolaqui, che intuiamo una centesima parte». eparlo. Loro prendono nota, verbalizzanoanche i sogni, conoscono sto scrivendo-parlando ai miei possibili lettori, che sto cercando di Sono rimastosenza parole, come nel punto in cui ci si rende conto bene la coscienza inquieta delle spie. coinvolgerli nella persecuzione di cui sono vittima. Non solo: sto che quello che ci viene detto o consigliato lo sapevamo già. Quindi Ma qui conviene che io faccia un passo indietro. La vecchia cercando di capirechi ha ragione, quale è la sceltagiusta:fare laspia una doppia parte di imbecille: esterna e interna. Anzi tripla: anche questione se un cittadino debba o non debba fare la spia una volta contro i nemici-amici dello Stato o stare zitto e aspettare, che se la nei confronti della voce. Ora, aparte l'inutilità dellamia miliranza in• che sia a 'conoscenza di fatti che possono interessarela cosiddetta sbrighino loro, i militari opposti, quelli della Freccia,della_Fia_mma, qualità di spia, la parte dello sciocco che voglio evitare, non posso autorità giudiziaria, questa subdola questione retorica l'avevo da come preferite. accettarequesta motivazione del silenzio (ammesso e non concesso, tempo risolta, ricordando una frase di un mio amico scrittore:non Ma tu da che parte stai? Hanno il diritto di chiedermi a questo come si dice, che io sappia davvero qualcosa, ciò di cui dubito. ritengosia un mio compito né uno dei miei doveri fare il poliziotto. I punto i miei possibili /euori. Non vorrai darci ad intendere che la Sarebbe più giusto dire: immagino di sapere qualcosa...). Quella poliziotti facciano i poliziotti, non è questo il mio mestiere. Convin- Voce sia fuori di te, la Voce è tua, è uno dei cuoi duplicaci,delle tue vera, autentica,decisiva, è l'altra:non voglio, non posso fare la spia, cente, fino al momento in cui l'ennesima azione delle Brigate del proiezioni, stiamo assistendo a un teatrino interiore, a nienle altro. in ogni caso. Bambin Gesù, sì, proprio quelle, come uscite dal film di Buiiue/, ti Mi è facile replicare: interiore è una parola vuota, lo sapere, quali Temo che la mia impossibilità abbia radici araviche, irrazionali, mette in crisi:l'imperativo che così suona: occorrefermare gli assas- sono i confini tra dentro e fuori? Tra ciò che riceviamo dalla cultura da socierà primitiva, motivazioni moralistiche, basate sull'antica sini, ha una sua presa. Facciamo una prova immaginaria: se tu lo del nostro tempo e quello che vi opponiamo? Solo per quesra,agio- distinzione tra il bene e il male. Ebbene sì. La spia è il male. Sento la potessi, per un caso, lo consegneresti un assassino alla giustizia? ne, io credo, quello che vi sto raccondando ha un senso. Già, io da schiena chemi bruciasotto il ferro del marchio, della S impressaper Primadi rispondere bisognafare unapremessa: possono rispondere cheparte sto?A impedirmi di rispondereè arrivatoancheun articolo sempre. Fare la spia è tradire il fratello, ucciderlo, perché significa soltanto coloro che hanno visto morire un uomo ammazzato da un, che ho conservato e che tengo qui sottomano, di un illustre uomo di metterlo in bana del più forte, dell'Autorità. Pensiamoci un momenaltro uomo (o da una donna naturalmente). Io posso rispondere: ho cultura, di un fine letterato, come si suol dire. Ha detto cosi: «Dinan- tÒ,anche laleggedeipaesi ademocrazia liberaleèsempre dallaparte visto agonizzare un uomo sparato da_.una donna (che non voleva zi alla strage di Bologna Dante ci può insegnare una cosa sola, del più debole, almeno in teoria. 1patti leonini sono vietati. Fare la essereabbandonata) per più di una settimana. L'uomo è morto, la l'implacabile sforzo di lrovare gli assassini e di impedire concreta- spia è accettareun patto leonino, offrire inpasto l'animale, agnello o donna adesso è libera, fa quel che lepare, si è perfino risposata. La mente altricrimini, rimandando ad altraoccasione la letturadei suoi jena che sia, alle belve che comunque hanno la vittoria in tasca giustizia,contantodiprocesso,sièliberatafacilmentediquelmorto. versi». Questo perché: «Le giornate di Bologna (dove si è /erto (prima o dopo: anche i rivoluzionari vogliono lo Stato). lo non lo no. Dante ne~'anniversario dellaStragedel 1980) assumono, nonostan- posso indossare gli scivali neri lucidi e impugnare una pistola nera, A questo punto mi sro mettendo su un percorso obbligaro (e con te i loro nobili ma patetici intenti, una sinistra comicità: è facile lucida, impugnare la morte. Non stascrittoda nessunaparte che non me, temo, i miei lettori che possono sentirsi prevaricati), con una immaginpre il ghigno degli imputaci assassini e dei loro impuniti si deve ma sta scritto che è un diritto della difesa, del difendersi, il ,.. risposra unica. Ma non è così. La risposta rimane sospesa, e il complici e mandanti, dinanzi alla convinzione che un recital possa tacere.Èquellochechiamiamodemocrazia,cioèstaredal/apartede/ "' percorso bloccato, devialo, da un sentimento contrascante,che mi contribuire a sconfiggerli». popolo. Dall'altra parte ci sono pronte e ardenti le tenaglie della -~ nascesempre, ogni volta che ci penso, da una certezza:che l'appara- Penso che il furore sacro che animava lo scrivente doveva essere tortura: per farti parlare. È possibile, mi chiedo, questo paradosso: e,, to che chiamiamo Stato ci è nemico. Anzi: ilprimo nemico, l'unico in quasi accecanteperché di «imputati assassini»non ce n'è, in linea di chi sta dallaparte della veragiustizia deve srarezitto; deve difendergrado di annientarci. Cioè di annientare me come qualsiasi altro massima, almeno prima della condanna definitiva, e nel casoparti- si? Sempre? .... ~ cittadino, innocenie o colpevole. Qualunque apparato di potere colareproprio nessuno, neppure in attesadi condanna: non c'èpisla Anche la Voce sta zitta, ormai, ha smesso di delirare. È stara .... ~ statale si mette in moto con funzioni di sopraffazione. Sentimento valida, ci sono solo i morti, come sempre, entracinella viradi tutti e sconfitta su un punto, che io le ho obbedito parlando, scrivendo -e estremo? Anarchia? Qualunquismo? Eccetera, eccetera. Tutti i con i quali dobbiamo ogni giorno impararea convivere. lo credo che questo raccontosu di lei, non per dare risposre,solo per fare doman- ~ nomi che tentano di colpevolizzarmi. lo non ci casco, io sto con se una lettura di Dante fa ghignare gli assassini sia cosa buona e de. Le spie hanno so/cantocerrezze,salvo poi a pentirsene. Manca ~ Ernesl Jungerquando dice: « È necessarioche in ogni uomo cisia un giusta: è giusroche i nosrrinemici ghignino di quello che noi pensia- loro soltanto laprima certezza:quella dell'orrore di essereuna spia. s:: ribelle all'erta, perché può tornare il tempo di resistere ancora, e mo sia il culmine dell'umano, il linguaggio.Ma non è finita, manca Arriva dopo, a volle, ma è cardi,sempre troppo tardi, e non rimane s, resisterecome ribelli.Il rivoluzionario è un uomo di potere, di Stato. appunto la fine di quello scritto che così suona: «Eschilo, sulla sua che rinunciarealla vira.È quesro, in definitiva, il prezzo che si paga j Ricosrruiscelo Stato cheprima ha demolito. li ribelle è silenzioso». tomba, volle un epitaffio che ricordassesolo la sua milizia contro i per divemare una spia: tutla la vira,perché hai odialo un fratello. <l., È quello che mi ha detto anche la voce: se non hai coraggio, se Persiani, e non la sua operapoetica. La poesia gli aveva insegnatoa 22.23 agosto 1981 -;;._ _________________________________________________________________________ ,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==