Giornale dei Giornali La democ,:1,1i1.d,,dJII' intrigo La loggia P2 e il «romanzo italiano» D all'affare Sindona al caso SirBanca d'Italia, dallo scandalo dei petroli allo scandalo Eni-Petromin, dalle trame nere alle trame politico-finanziarie: ben pochi dei «casi» saliti alla ribalta delle prime pagine negli scorsi anni non trovano una connessione, diretta o indiretta, con le attività della loggia massonica P2 quali stanno emergendo via via dalle inchieste della magistratura e dalle rivelazioni della stampa degli ultimi due mesi. I nostri le~tori sanno da tempo che consideriamo molti degli avvenimenti più oscuri della storia italiana dello scorso decennio come «capitoli» di un unico romanzo, la cui trama restava in gran parte da scoprire. Le recenti rivelazioni sulla loggia P2, l'ingresso del gruppo Calvi nella proprietà dell'editoriale Rizzoli-Corriere della Sera, il successivo arresto dello stesso Calvi e dei finanzieri a lui collegati confermano questa tesi al di là di ogni prudente previsione. li libro segreto del romanzo italia,no è stato dischiuso e ci è stato dato di leggerne qualche pagina. Il contenuto supera la più sbrigliata fantasia nel tratteggiare le strutture del «governo invisibile~ e le sue capacità di tessere complotti. Quanti da anni vanno deridendo i fautori della «dietrologia» e della «teoria della cospirazione» hanno ora di che riflettere. Abbiamo di fronte a noi i quotidiani del 21 aprile con l'elenco dei 953 affiliati alla loggia «coperta» di Licio Gelli; leggendolo è difficile sfuggire all'impressione che quanto ci è dato fin qui conoscere è, a sua volta, solo un lembo della «realtà sommersa» che da più di dieci anni stringe nella sua morsa la vita dell'intero paese. È ancora più difficile pensare che tutto si possa ridurre alle capacità di intrigo del signor Licio Gelli. Ciò che più colpisce l'opinione pubblica e sconvolge il mondo politico non è l'elenco in se stesso, ma quanto esso lascia intravvedere delle verità agghiaccianti scritte nelle parti del «romanzo italiano» che ancora restano da scoprire. La Repubblica del 22 maggio riporta un articolo di Franco Scottoni dal titolo Golpisti, bande nere, brigatisti c'è un filo che li collega alla P2. Si può ben comprendere come il mondo politico stia subendo in queste ore quella che si può chiamare la «sindrome spagnola», la stessa che colpi il ceto dirfgente di Madrid all'indomani del tentativo golpista: la paura di affondare il bisturi in un cancro cosi vasto, senza uccidere l'intero tessuto delle istituzioni democratiche. È evidentemente un ricatto inaccettabile per una democrazia che voglia rimanere tale. Le prossime settimane ci diranno se la democrazia italiana ha maggiori doti di vitalità e. di ricambio della fragile democrazia spagnola. Intanto possiamo leggere un documento quanto mai indicativo di quella che possiamo chiamare la democrazia dell'intrigo che si è sviluppata negli scorsi anni in Italia. È la dichiarazione dell'unico esponente politico che si è confessato iscritto alla loggia P2 e che ha avuto il coraggio di trame tutte le conseguenze, almeno ora. Si tratta della dichiarazione dell'esponente socialista Fabrizio Cicchitto, riportata dai quotidiani del 22 maggio: « La lotta politica in Italia rischia di diventare sempre più guerra di servizi, di dossier, di scandali, di settori di corpi separati a servizio di questo o di quello. Non avendo nulla da nascondere, ma tuttavia preso dalla psicosi di questa realtà, che può facilmente trasformare colpevoli in innocenti e innocenti in colpevoli, ho commesso l'errore di sottoscrivere una domanda di adesione alla massoneria attraverso la Loggia P2... Riconoscendo ilmio errore sento quindi il dovere di darne testimonianza, rompendo una sorta di catena del silenzio chè rischia di rafforzare una spirale che può rendere sempre più difficile la milizia politica senza dover ricorrere alla copertura di apparati, di l?rotezioni o di associazioni... » è, questa volta, sulle pagine di tutti i giornali. Il «paradigma della follia> non regge più. L'escalation di attentati «al vertice», in zone diverse del globo, è troppo intensa per essere ricondotta alla «follia» di singoli o all'esaltazione di gruppetti. Anche i più prudenti debbono ammettere il concreto sospetto che sia in atto una «guerra segreta». Madi chi contro chi? Uno spettro comincia ad aleggiare nelle dichiarazioni dei governanti e nella rappresentazione del mondo veicolata dai di mettere in scacco tutti i governi del globo. Possiamo misurare tutta la gravità della situazione in questa ricorrente tentazione di regredire a spiegazioni basate sulla follia o sulla stregoneria. I fatti italiani recenti dimostrano che non c'è bisogno di immaginarsi qualche SPECTRE, perché bastano organizzazioni ben più terrestri - come la P2- per ricondurre anche le trarne più «metafisiche» a un orizzonte razionale di eventi, a conérete operazioni ordite per il conseguimento di concreti inteAp1ellodal terremoto alla culturaitaliana Alla redazione di Alfabeta: appello dei comitati popolari dei terremotati agli intellettuali italiani Il terremoto del 23 novembre ha mostrato la vera natura delle strutture di potere in Italia. Gli edifici crollati perché costruiti ignorando i criteri antisismici o con la sabbia al posto del cemento, il ritardo dei soccorsi, che ha provocato tante vittime, hanno permesso di capiredove porta unagestione privatistica e clientelaredello Stato. Di questo tutto il Paeseha potuto rendersi conto grazie alla mobilitazione dei lavoratori, a/l'impegno di centinaia di giornalisti che hanno dato un'informazione precisa e non addomesticata, a/l'appello dello stesso presidente Pertini. La profondità della tragedia e l'ondata di sdegno e solidarietà hanno dato allepopolazioni della Campania e della Basilicata la forza di mobilitarsi, di darsi nuove strutture organizzative per esprimere la volontà di partecipazione e di controllo sul processo di ricostruzione e l'esigenza di rompere un sistema che ha impedito allapopolazione del Meridione di emergere dall'emarginazione politica, economica e culturale. I Comitati Popolari che sono nati nei comuni colpiti dal terremoto hanno espresso importanti lotte; le manifestazioni di Laviano, di Eboli e tante altre Le conseguenze di queste vicende sulla gestione dell'informazione sono enormi: non solo per il futuro, ma anche e soprattutto per quella che ora sappiamo essere state nelpassato e che ancora agiscono nel presente. In attesa che l'evolversi della situazione consenta di tracciare un quadro più preciso e più completo di quella parte del «romanzo» che va emergendo, vogliamo dedicare questo numero alla valutazione di tali conseguenze, con la spregiudicatezza e con l'apertura angolare necessaria. Bisogna prendere atto che la «democrazia dell'intrigo» non è un fenomeno solo italiano, ma che investe tutte le democrazie occidentali (senza dire delle possibili manomissioni da parte di forze del campo avverso). L'attentato al Papa e la strategia della manipolazione Nel frattempo, dall'attentato a Reagan (vedi lo scorso numero di Alfabeta) siamo giunti all'attentato al Papa. La parola «complotto internazionale» sono esempi di una mobilitazione che non ha riscontro nella storia degli ultimi anni. Ma di queste cose il Paese non è informato : perché la grande stampa di informazione già a dicembre aveva ritirato i propri inviati e di questa mobilitazione non ha parlato quasi mai. Eppure la posta in gioco è alta: oggi non si trattasoltanto di distribuire i prefabbricati e di sceglierele areeper la ricostruzione. La scommessa è quella di dimostrare che è possibile cambiare, spezzare i vecchi metodi di gestione del potere. Ma bisogna cambiare anche il rapporto tra il movime1110che si va organizzando e gli intellettuali, i tecnici, gli operatori dell'informazione che, tranne qualche rara eccezione, da sei mesi non hanno più speso una parola sulla battaglia che si combatte nelle zone del terremoto. Anche se, qui, oggi la solidarietà a parole non basta più; non serve che gli intellettualimettano la forza del loro nome al servizio di un appello o di un manifesto: è necessario che diano un contributo fattivo, che si schierino senza ambiguità, che siano presenti nello scontro in atto per il mutamento. Questa non è solo una scommessa che riguarda soltanto le popolazioni delle zone terremotateo quelle del Meridione, è una questione nazionale, che riguarda lo sviluppo della democrazia in tutto il Paese. Le popolazioni, i Comitati Popolari non possono andare avanti da soli. media: un misterioso, diabolico e non meglio definito «terrorismo internazionale». Siamo dunque all'incarnazione della fantomatica SPECTRE di cui abbiamo letto nei romanzi di Fleming, una «organizzazione del male» capace Hanno bisogno della solidarietà di tutti: della mobilitazione dei lavoratori e degli intellenuali; dell'apporto scientifico di geologi, urbanisti, archiletti, economisti che permenano di sostenere il confronto con le amministrazioni sulle scelte della ricostruzione e per il rilancio di tutta la zona; del/'aiufo concreto di giornalisti che studino il modo più efficace per far circolare le informazioni. Senza questa solidcrietà, la volontà di lotta si spegnerà, ,wn cambierà nulla e il clientelismo e l'intrigo prevarranno sulla partecipazione e il controllo popolare. Perchéquesto non accada, i Comitati Popolari chiedono che intellettuali, tecnici e giornalisti democratici si facciano promotori di un incontro nelle wne terremotate per discutere su questi problemi e avviare la necessaria collaborazione per la battaglia in cui siamo impegnati. Coordinamento dei Comitati Popolari di: Aulelta- Bisaccia- Buccino - Calim - Campagna - Calabritto - Caposele - Castelgrande - Castelnuovo di Conza - Contursi - Guardia dei Lombardi - Laviano - Lioni: Monte/la - Nusco - Oliveto Cirro - Palomonte - Pescopagano - Romagnano al Monte -Sala ConsilinaS. Andrea di Conza - Senerchia - S. Gregorio Magno - Teora - Valva. ressi. Mai come in questo momento il sistema dell'informazione non deve essere abbandonato a se stesso, deve essere stimolato a reggere l'urto, a indagare, a formulare e discutere spiegazioni di ordine razionale. Il solo modo per combattere le trarne segrete che tendono a manipolare l'orizzonte stesso degli eventi è la pubblicità, il riportare alla luce del mondo tutto ciò che si vorrebbe far sprofondare sottoterra, lasciando in superficie solo qualche totem del pensiero coatto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che il vero obiettivo delle strategie attuate con mezzi terroristici non è tanto o soltanto la vittima designata, ma innanzitutto la possibilità di manipolare e controllare la percezione del mondo da parte delle masse (o, se si preferisce, l' «ambiente informativo» in cui le masse pensano e si orientano). Rappresentare l'attuale situazione come una lotta fra gli Stati, da una parte, e un imprecisato «terrorismo internazionale», dall'altra, (questa è infatti una delle tendenze emerse più nettamente dopo l'attentato al Papa) costituisce un obiettivo appoggio alle centrali del terrore e alle strategie di manipolazione. In un'ottica razionale e storicamente informata, il terrorismo non può che essere ilmezzo di una cguerrasegreta» condotta fra Stati e fra gruppi di potere; personificarlo ed elevarlo alla dignità di soggetto della storia è l'errore più grave e il più grave atto di connivenza - cosciente o incosciente- ron gli strateghi della manipolazione. In un articolo sulla Repubblica del 17 maggio dedicato al retroterra dell'attentato al Papa, Saverio Tutino ha scritto: cL'opera che forse più di ogni altra ha contribuito a chiarire il ruolo nuovo assunto dai militari nella creazione e nell'uso del terrorismo come strumento di guerra preventiva è quella del generale Frank Kitson, direttore della Scuola militare britannica di Camberley, intitolata Low lntensity Operations: Subversion, lnsurgency and Peacekeeping. In essa si tratta precisamente di come si possano creare artificialmente terroristi di destra e di sinistra per usarli allo scopo di cmantenere la pace>. Se alla parola «pace> si sostituisce la parola cordine stabilito> (o lo e status quo» sociale e politico) si capisce subito di che cosa si tratta. «La logica di Kitson è lineare: oggi non è più possibile lasciare che scoppino guerre mondiali e quindi il ruolo degli eserciti di una grande o media potenza è quello di controllare come un gendarme situazioni coloniali o semicoloniali anche lasciando o facendo scoppiare guerre limitate. L'esercito di una grande o di una media potenza deve allora addestrarsi e attrezzarsi per l'intervento tra la popolazione civile, non più per 'annientare' tecnica-amente un nemico militare, bensì per arontrollare e stabilizzare un dato assetto sociale e politico. cL'arma più importante diventa così l' lntelligence, concepita non solo come 'informazione' (una volta era cosl) quanto come iniziativa, come manipolazione. Intervenire contropossibili sviluppi eversivi, per evitare imprevisti che potrebbero portare, in una reazione a catena, a guerre mondiali inevitabili, significa intervenire non già contro l'eversione in atto (che significherebbe accettare a priori una parziale sconfitta); ma intervenire prima, pilotare l'eversione con propri agenti, regolarne lo sviluppo e definire gli sbocchi dell'operazione>. Tutino riferisce che le teorie dello stesso Kitson sono state messe in pratica in Kenya, Malaysia, Cipro e, soprattutto, in Irlanda del Nord; vengono citati alcuni casi esemplari di questo tipo di coperazioni a bassa intensità» e di assassini compiuti per evitare che esse diventas-- sero di pubblico dominio. La democrazia dell'intrigo È lo stesso Gelli, nel telegramma inviato al presidente del Consiglio Forlani alla vigilia del dibattito parlamentare (la notizia è sui giornali del 19 maggio), a mettere in chiaro che la P2 non è un fenomeno solo italiano. Nel telegramma il Gran Maestro avverte che la pubblicazione degli elenchi degli affiliati alla sua loggia «potrebbe determinare ripercussioni anche a livello internazionale». Una frase, scrive L'Unità, che «gli serve per far sapere ancora una volta che il giro delle sue amicizie è a livelli altissimi, dei maggiori vertici statali, e non solo in Italia». Scrive Paolo Guzzanti sulla Repubblica che «Licio Gelli è stato (se
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