Alfabeta - anno III - n. 25 - giugno 1981

URSS, il lavorocomesistema Jean-Paul de Gaudemar Cluoaiq11edes petites gem. Atti del Colloquio Internazionale di Marsiglia (8-9 novembre 1980) sulla situazione dei lavoratori in Urss, di prossima pubblicazione presso le edizioni Seuil Oiarles Bettelheim Le lotte di classe in Urss Milano, Etas Libri, '76-'78 pp. 860, lire 13.000 (2 voll.) «Les ouvriers en Urss: statut économique et social> in Counier des Pays de rEst, n. 234, novembre 1979 Gérard Duchène «L'Officiel et le parallèle dans l'économie soviétique>, in libre, n. 7, 1980 Marie Lavigne Les économies socialistes soviétiques et européennes Paris, A. Colin, 1971 Thomas Lowit Le syndialisme de type soviétique Paris, A. Colin, 1971 Thomas Lowit Autorité, encadrementet organisation du tranil dans les industriesdes pays de l'Est européen Rapporto Cnam/Cordes, 1980 Thomas Lowit «Y a-t-il des Etats en Europe de l'Est?>, in Revue françaisede sociologie, XX, Il. 2, 1979 Thomas Lowit «Le parti polymorphe en Europe de l'Est>, in Revue française de science politique, XXIX, n. 4-5, 1979 • L a gamma di pubblicazioni e testimonianze recenti sulla situazione dei lavoratori in Urss consente un notevole rinnovamento del dibattito sulla specificità del sistema sociale sovietico, in una direzione che sfugge alla classica ripetizione di categorie precostituite. Il Colloquio Internazionale recentemente tenutosi a Marsiglia ha permesso in particolare un confronto pieno di promesse tra le testimonianze dei dissidenti sovietici e le analisi svolte in Occidente. Vorrei sottolineare in particolare alcuni elementi comparsi in questi materiali, che permettono di designare il sistema sociale sovietico innanzitutto come fondato sul lavoro salariato. Indubbiamente, solo sistema costituito in tal modo, esso rappresenta una innovazione storica, suscettibile per ciò stesso di fornire un modello imitabile, un avvenire possibile per formazioni sociali che sembrano attualmente molto distanti da esso. Intendiamoci: non voglio parlare di un modello la cui funzione sarebbe principalmente ideologica, ma della progressiva costituzione di una struttura che avrebbe come rapporto sociale fondamentale il lavoro salariato. Questo problema permette insieme di chiarire il dibattito concettuale sulla natura deqa società sovietica e di modificare lo stesso dibattito ideologico. Autorità,comando, disciplina a) È nota la tesi ufficiale secondo la quale è lo Stato a dirigere l'economia. Lo Stato sarebbe - per esempio attraverso la nozione di «proprietà collettiva dei mezzi di produzione> - il referente centrale per la definizione di un regime di proprietà diverso da quello del sistema capitalista. Dallo Stato dipenderebbe inoltre una modalità di esercizio del potere di gestione caratterizzata da istanze (e da effetti a catena nell'articolazione di tali instanze) del tutto specifiche. A grandi linee, lo schema è il seguente: il nucleo di base dell'economia nazionale è l'impresa socialista di Stato (vedi il decreto dell'ottobre 1965 sullo statuto giuridico, le regole di funzionamento ed i rapporti di autorità in seno àlle imprese), nel senso che essa struttura le attività fondamentali, determinanti ai fini della pianificazione globale, e che le altre attività seguono il ritmo impresso da questo punto di riferimento di base. Lo stato sarebbe cioè la guida e l'ispiratore della vita economica, ruolo che il Partito gioca nella vita politica. Le analisi contemporanee più raffinate rimettono in discussione questa dicotomia fittizia nella divisione dei compiti. In effetti, sembra che il ruolo di gestione reale dell'economia spetti anche agli organismi del Partito. Cosi Lowit (cfr. T. Lowit, Autorité, encasioni a monte della loro «statizzazione», cioè prima che esse vengano ufficialmente ratificate dallo Stato e dai ministeri, ma anche guidando la realizzazione pratica degli obiettivi assegnati nelle unità produttive, attraverso il controllo della produzione e della gestione del personale a tutti i livelli di inquadramento. È questa ubiquità del Partito, presente in tutte le istanze del potere reale, che induce ancora Lowit a proporre la nozione di «Partito polimorfo» (cfr. Autorité ... cit.), per render conto dell'articolazione complessa fra questo sistema unitario di autorità e le numerose quanto metodiche ramificazioni che gli consentono di agire simultaneamente in luoghi diversi usando mezzi differenziati e generalmente adatti a qualsiasi circostanza. Tutti i testi ufficiali che si propongono di distinguere minuziosamente il ruolo del Partito, dello Stato, dei sindacati, ecc., possono essere interpretati in to archetipico del funzionamento economico come nel regime dei paesi occidentali, ma al contrario anello di una catena complessa la cui formalizzazione offre il contenuto e le forme della pianificazione. Tale dipendenza dall'insieme dell'apparato economico fa sì che i quadri delle imprese dipendano anch'essi dall'insieme degli organi dirigenti del paese. Di qui numerosi effetti perversi... perché le decisioni vengono prese assai meno in funzione di obiettivi economici razionali che in rapporto ad una quantità di calcoli sulle possibili decisioni future della gerarchia. Le interconnessioni del sistema di autorità producono una scala gerarchica infinita, o almeno indefinitamente estensibile, al punto che, volendosi conformare in anticipo ai criteri di giudizio della gerarchia, un quadro finisce inevitabilmente per assumere decisioni quasi necessariamente mediocri, se non addirittura per non Giovedì 7 maggio: Andersonstown. I funerali di Robert Sands, ilmilitante del/' I.R.A. morto nel carceredi Maze perollenere lo status di prigioniero politico drement et organisation du travai/, cit.) ha proposto il termine di «economia di Partito> per designare «una riappropriazione dei mezzi di produzione da parte di un apparato di potere di tipo nuovo>, diverso dallo Stato. Il Partito viene quindi collocato in un ruolo che esula ampiamente da quello di animatore della vita politica ed ideologica: anche se la responsabilità della gestione delle imprese appartiene giuridicamente all'apparato dello Stato, agli organismi di Partito non spetterebbe 'solo il ruolo di direzione complessiva dell'economia, ma anche responsabilità pratiche di importanza fondamentale lungo tutto il processo di produzione. Anche le statistiche ufficiali sono assai indicative a tale proposito: secondo il sociologo O. Skaratan, il 55% dei dirigenti di impresa appartiene al Partito, laddove la percentuale si riduce rispettivamente a meno del 20% e del 10% nel caso dei lavoratori qualificati e di quelli non qualificati (in «Courrier des Pays de l'Est>, n. 234, cit.). Riferendosi alla stessa realtà, C. Bettelheim proprone di definire questa particolare classe dirigente «borghesia di Partito» (cfr. il suo contributo in Chronique des petites gens, cit.). In quanto tale, essa assume le principali responsabilità nella gestione dell'economia, non solo prendendo le decibase a questa nozione, vale a dire in relazione alla preoccupazione del sistema unitario di autorità di evitare il «doppio impiego» dei suoi diversi organi. b) Per comprendere le forme della gerarchia interna alle imprese, occorre tener conto di quanto appena rammentato. In particolare, le analogie spesso rilevate con le imprese occidentali non riguardano probabilmente i fenomeni più importanti. È indubbiamente vero che si ritrovano gli stessi termini nella denominazione delle funzioni, le stesse prerogative dei dirigenti, e sicuramente gli stessi principi fondamentali di divisione del lavoro; tendenza che risulta rafforzata dall'importazione di tecnologie e procedure produttive occidentali. Né d'altro canto la sociologia ufficiale si preoccupa minimamente di nasconderlo: così Skaratan può enunciare ad un tempo la tesi secondo cui tutti i lavoratori sono «in egual misura partecipi della proprietà socialista» e distinguere le loro funzioni in lavoro esecutivo e lavoro direttivo in base ad una gerarchia piramidale con connotati assai classici ed articolata su sette livelli dall'operaio all'ingegnere (cfr. Les Ouvriers... cit.). Ma queste somiglianze scompaiono quando si consideri lo statuto fondamentale dell'impresa in Urss. Non unità autonoma, soggetprendere mai veramente alcuna decisione. A lasciarsi trarre in inganno, il sistema parrebbe analogo a quello, •ben noto, dell'esercito. Se l'essenziale consiste nell'assicurarsi anticipatamente una copertura, i livelli reali di decisione si dissolvono nella moltiplicazione dei livelli gerarchici. Al limite può sembrare che le decisioni siarlo _state prese da tutti e da nessuno: alla base ci si trincererà dietro l'autocità superiore che le ha ratificate, al vertice dietro la «volontà popolare». D'altronde vanno ancora sottolineati gli effetti del duplice controllo, dovuto al fatto che il Partito controlla le imprese contemporaneamente dall'interno e dall'esterno. Anche se esiste una certa distribuzione dei ruoli, il Partito si trova nondimeno sempre nella condizione di poter confrontare in ogni momento due tipi di rapporti sul funzionamento di una determinata impresa: quelli provenienti dalla gerarchia economicae quelli che provengono direttamente dall'apparàto di Partito. Ne deriva un sistema di inqua-.· dramento molto originale, assai diverso da quello occidentale: non nel senso di una gerarchizzazion_epiù spinta, ma nel senso che il personale dirigente appare a sua volta· inquadrato a più livelli in un modo per cui ogni potere formale, ogni responsabilità ufficiale, sono, sempre e contemporaneamente, reali e illusori. Si tratta insomma di un ritorno al vecchio principio di Bentham: «Quis custodie/ ipsos custodes»? E quando Breznev, dalla tribuna del XXV Congresso, dichiara che il direttore di impresa deve «riunire in sé in modo organico lo spirito di Partito ed una profonda competenza», bisogna prenderlo indubbiamente alla letterai c) Da ciò deriva l'interesse di un'analisi della disciplina del lavoro come sistema globale di libertà e di obbliga-· zioni. È evidente che alla garanzia legale di impiego salariato, sancita dalla Costituzione, corrispondono implicitamente degli obblighi. È interessante interrogarsi sul significato di alcuni di essi. Così il libretto di lavoro (cfr. Thomas Lowit, Le syndicalisme de type soviétique, cit., p. 160 e sgg., e anche Chronique des petites gens, cit. Prima parte): istituito definitivamente nel 1938, è obbligatorio per ogni salariato, in base a· regolamenti stabiliti al livello più alto (Consiglio dei Ministri e Consiglio centrale dei Sindacati). ,-Esso comporta non solo delle informazioni sui vari impieghi svolti, ma anche sui motivi di tali cambiamenti; in breve, contiene una descrizione esaustiva del comportamento sul lavoro: un buon comportamento sarà attestato con ricompense e decorazioni, un comportamento cattivo da punizioni, da trasferimenti volontari, da licenziamenti. D'altra parte, questo libretto è in mano alla direzione della fabbrica, sotto controllo sindacale, durante tutta la durata dell'impiego. Beninteso, è difficile conoscere la prassi reale nell'uso di questi libretti, ma si può evidenziare il significato di una simile istituzione: quella di una mobilitazione generale sotto aspetti economici, quale l'Occidente ha conosciuto solo in periodi estremi, di crisi o di guerra. Da questo punto di vista, ricorda il sistema francese del libretto di lavoro nel XIX secolo (si veda anche J.P. de Gaudemar, La mobilisation générale, Ed. du Champ Urbain, p. 116 e sgg.). A causa del ruolo sociarmente fondante del lavoro salariato, il libretto di lavoro potrebbe essere interpretato insieme come carta di identità e come fedina penale, in breve come documento di identità giuridica, economica, sociale per eccellenza. Al modo di una nazione di funzionari. C'è qui una situazione perfettamente logica, che va riferita al ruolo del Partito e dello Stato come organizzatori collettivi del lavoro sociale. Che ne è della disciplina produttiva propriamente detta? Essa costituisce visibilmente uno dei maggiori problemi dei dirigenti sovietici: ne testimoniano i numerosi decreti che il Comitato Centrale del Pcus o il Consiglio dei Ministri emanano regolarmente in proposito; ma è anche uno dei maggiori problemi dei sindacati, i quali, attraverso la nozione di «disciplina socialista», tentano di concepire la loro azione in modo che risulti complementare a quella delle direzioni di impresa. Considerando le cose da un punto di vista più generale, la disciplina del lavoro si fonda su un dispositivo che riunisceclassicamenteincentivie repressioni, tanto sul piano materiale che su quello simbolico (cfr. Les ouvriers ... cit., e T. Lowit, Le syndicalisme de type soviétique, cit.). Gli incentivi materiali riguardano regali e premi, quelli simbolici ringraziamenti, diplomi, iscrizioni al Quadro d'Onore, ecc. La repressione materiale consiste in trasferimenti d'ufficio, in degradazioni se non addirittura nei licenziamenti;

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