D ue tra le piìl importanti riviste degli anni trenta, Minotaure e Acéphale, sono state di recente ristampate in tac-simile in Francia. Sono assai diverse tra loro, sia per lo spirito che per la veste tipografica. Minotaure, fondata nel '33 da Albert Skira, e diretta da E. Tériade, con collaboratori quali Breton, Révèrdy, Eluard, Heine, Lacan, Leiris, Crevel, si presenta come una lussuosa rivista d'arte. Si propone di «pubblicare la produzione di artisti la cui opera è d'interesse universale», accompagnata da studi di scrittori, poeti e filosofi sulle tendenze artistiche. Accanto alle arti plastiche Minotaure pubblica però anche testi di carattere esclusivamente letterario, studi di etnografia e archeologia, rubriche di musica, di spettacoli e di architettura, con il medesimo intento, cioè con quello «spirito del movimento moderno» che vuole ridare all'arte lo «slancio universale». Acéphale, che nasce tre anni piìl tardi, nel '36, e avrà soltanto cinque numeri (giugno '36-giugno '39), è animata da Georges Bataille e tra i collaboratori ha Michel Leiris e André Masson, due surrealisti dissidenti. Bataille chiarisce subito: «Questa impresa non deve essere confusa con niente altro, non può essere limitata all'espressione di un pensiero, ancor meno a ciò che è propriamente considerato come arte».Acéphale insiste su certi riferimenti: la psicanalisi e il materialismo dialettico, Hegel e Nietzsche. Al filosofo Bataille dedica un famoso articolo, Niet:z,sche t les fascistes, in cui si scaglia contro la lettura «fascista» di Nietzsche, a suo parere deformante. Torniamo a Minotaure. Recensendo il primo numero su La critique sociale (n. 9 settembre '33), Bataille ne sottolineava «le tendenze disparate», lamentava la disinvoltura di gran parte dei collaboratori che pure «avevano affermato convinzioni politiche rivoluzionarie», «l'incomprensione dei comunisti in proposito», e insomma che ci rappresentanti dell'attività artistica e letteraria non si fossero mostrati intellettualmente all'altezza di una situazione difficile». Qual'era, e perché era difficile questa situazione? Bataille metteva, e giustamente, il dito nella piaga. Ma bisogna risalire un po' indietro. Dopo la crisi del '29, culminata con la diserzione di Prévert, Desnos, Leiris, Vitrac, Ribemont Dessaignes, che firmarono il pamphlet contro Breton Un Cadavre, nel Movimento Surrealista c'era stata una svolta importante, o meglio la ripresa di un vecchio amore: la politica. La révolution surréaliste diventa Le su"ealisme au service de la révoluJion. Il carattere rivoluzionario del movimento viene rilanciato in senso politico tanto che nel primo numero della nuova rivista è pubblicato il testo del telegramma inviato all'Ufficio Internazionale della letteratura rivoluzionaria di Mosca che aveva chiesto «Quale sarà vostra posizione se impe- _rialismo dichiara guerra ai sovietici». La risposta è decisa: «Compagni se imperialismo dichiara guerra ai sovietici nostra posizione sarà conforme alle direttive Terza Internazionale posizione dei membri partito comunista francese». Però, non essendo in guerra - proseguiva il telegramma - «riteniamo inutile stare in attesa per sottomettere al servizio della rivoluBreton '33 zione gli strumenti che sono piìl specificamente i nostri». Se Breton resta in attesa, e intanto non rinuncia ad usa(e i suoi strumenti poetici, Aragon e Sadoul vanno di persona nell'Unione Sovietica. Aragon dal congresso di Kharkov torna con idee assai chiare. Per il suo Fronton rouge che fa scandalo viene arrestato e la situazione appare assai difficile. I surrealisti si danno un gran daffare per difenderlo con la giustificazione che il Paola Decina Lombardi movimento ed abbraccia in modo ortodosso il comunismo. Breton non è riuscito a mediare. N el '32 Le surréalisme au service de la révolution non esce, i surrealisti pubblicano però Paillasse, un volantino che consacra la rottura con Aragon. Un anno dopo, in maggio, escono insieme i numeri 4 e 5 della rivista e vi si annuncia l'uscita prossima di Minotaure. Sono da segnalare AntonioPorta SoDa felicità è a"ivata l'era de/l'infelicità, oppure è a"ivata l'era della felicità (sarà poi un'era o un momento?) devo convincermene (almeno, se voglio avere successo, essere ascoltato come acqua che scorre su una pietra ben levigata: sono molti che vogliono solo sentire ripetere ciò che già sanno o gli hanno raccontato, c'è questa tendenza di servirsi di citazioni, motti, aforismi, vecchi graffiti stampati su carte argentate che avvolgono i famosi cioccolatini Perugina - un giorno Mussolini disse: il cioccolato Perugina è un o/limo cioccolato e vi autorizzo a ripeterlo, stava parlando agli operai della Perugina che ce l'avevano coi profumi «franciosi» e soprattuuo erano contro il cioccolato svizzero) e la prova sta anche qui, sotto i vostri occhi o dentro le vostre orecchie ben chiuse, che mi sono deciso a scrivere questi lunghissimi lettera di F. Alquier in cui si denuncia «il vento di cretinizzazione che soffia dall'Urss•, a proposito di certo conformismo di film quali Le chemin de la vie. Breton, Eluard e Crevel vengono, alla fine del '33, esclusi dal partito e l'asprezza di questo dissidio {l'incomprensione di cui parla Bataille) si manifesteranno in modo ancora piìl drammatico tre anni piìl tardi in occasione del Congresso Internazionale degliseri/loriper la difesa dellacultura. infelicissimi versi (ma spero che facciano sorridere piullosto che indurre altra infelicità...) dunque si riscopre che i greci l'avevano dello: miglior sorte per l'uomo sarebbe non essere mai nato e una volta nato morire al più presto; infelici erano gli etruschi tombali, i romani giuridici, i romantici (quanto si sbagliavano nel credere tanto in sé stessi!) perfino la costituzione americana non è più quella che credevano non pronuncia un «diritto alla felicità», ahimé!, ma solo il «diritto alla ricerca della felicità» come sta scritto chiaro e tondo: the persuit of happiness, come ci insegnano proprio così: devo vergognarmi di sentirmi felice «sei felice?» mi chiedono «sì, sono felice» rispondo, così come devo vergognarmi di sentirmi infelice? «sei infelice?» mi chiedono «sì, lo sono» sono costretto a rispondere (ma come mi sento in realtà, come devo essere?) disperdermi o non disperdermi nel docile vento di Aprile (indocile è il vento di Marzo, si sa) cantare o non cantare una canzone demenziale (mammaz, mammaz, io non ti amo!, per es.) cancellare o subire la tirannia del tempo, rifiutare o accettare una necrotica dimensione della storia, conquistare o fingere di non avere visto lo spazio che prepara l'apparizione di una foglia, un cespuglio fiorito, una rosa rampicante; bucare (o brucare?) lo scenario del verde e fì consistere, nel verde che si produce oltre il verde: questi i miei dubbi, teneteli per voi, per il momento, mentre mi affido a un invisibile servizio postale! (e questo, mi pare, è un segno molto forte d'infelicità, di speranza...) linguaggio poetico è una cosa e l'azione rivoluzionaria è un'altra. Gide li attacca su questa loro contraddizione, sul loro essere rivoluzionari A parole. L'affaire Aragon, che intanto ha provocato un lacerante dibattito all'interno del gruppo, va avanti per un anno. Alla fine del '31 Aragon abbandona il a questo punto due fatti: nel movimento ci sono state nuove adesioni (Dalì, Buiiuel, Char), e si è ritrovato l'antico spirito di autonomia da Mosca e dal Pcf. Nel n. 4 Le surréalisme au service de la révolution pubblica, e con tutta la solidarietà di Breton e compagni. una Brevi lettere 6 aprile 1981 {Il suicidio di Crevel è forse il prezzo pagato agli organizzatori stalinisti perché Eluard possa finalmente leggere l'intervento di Breton.) Quindi, che buona parte dei collaboratori della rivista surrealista, e Breton stesso, passasse d' emblée in una rivista diretta da Tériade, era un fatto che non poteva passare inosservato. Tanto piìl che all'inizio Minotaure non ha nessuna connotazione surrealista, o tanto meno un intento politico rivoluzionario. Il fatto è che, dopo le lacerazioni di cui s'è detto, Breton rinuncerà sempre piìl a mediare arte e politica. Il suicidio di Majakowskij, e quello di Crevel piìl tardi, erano forse la spia dell'insanabilità di tale dissidio. Quanto a Minotaure, i numeri che ora sono stati pubblicati in volume, i primi quattro (giugno '33°maggio '34) permettono di vedere uno sviluppo graduale in senso surrealista. Nel primo numero trionfa Picasso, per la copertina, per un suo «cahier di 18 disegni recenti», per l'articolo di Breton Picasso dans son e/ement. Ci sono poi Lacan con un articolo sul problema dello stile e delle forme paranoiche dell'esperienza, Kurt Weill con la partitura di un balletto inedito, Leiris con uno studio sulle danze funebri dei Dogons. E ancora Reverdy, Eluard, Crevel, Heine, Masson. Pace fatta dunque tra il gruppo di Kanwheiler, il mercante di Picasso, e i surrealisti, e tra i dissidenti, Leiris, Masson e Breton. Il secondo numero di Minotaure è interamente dedicato alla Missione Etnografica Dakar-Gibuti e, insieme alla interessantissima documentazione fotografica, riporta interventi di M. Griaule, capo della spedizione, di Leiris, di Lutter e di Shaeffner. È nei numeri 3 e 4 che _siavverte qualcosa di nuovo. Ritornano vecchie passioni di sempre, quella per l'automatismo e quella per le inchieste. Breton parla del «messaggio automatico», Tzara «di un certo automatismo del gusto», un certo XXX di «sculture involontarie» e Peret del «paradiso dei fantasmi», illustrato da trenta riproduzioni di automi antichi e moderni. È poi presente Lacan con Morivi del crimine paranoico, Eluard con un album di 125 cartoline postali, Man Ray con dei suggestivi ritratti di donne. Il vero revival è però « L'inchiesta sull'incontro». 140 risposte alle domande: « Può dire qual è stato l'incontro fondamentale della sua vita? Fino a che punto tale incontro le ha dato, le dà l'impressione del fortuito, del necessario?». Reverdy risponde «l'incontro che ho creduto di fare con me stesso, con cui non avrò mai finito di incontrarmi»; Man Ray «mia moglie»; Drieu la Rochelle «a cinque anni con mio padre e mia madre»; Marianne Oswald «con Bert Brecht che scriveva L'opera da tre soldi•; Heine «Le 120 giornate di Sodoma, ovvero La scuola del libertinaggio,.. Negli otto numeri che seguiranno, i surrealisti avranno un ruolo sempre più dominante. La direzione è intanto passata nelle mani di Skira, poi in un comitato di redazione con Breton in testa. M inotaure serve ai surrealisti da piattaforma in mancanza di una loro rivista e il periodo di vita della pubblicazione coincide con il momento di massima internazionalizzazione del movimento. Vi compaiono articoli e riproduzioni di opere di intellettuali e artisti dislocati in varie parti del mondo, da Magritte o Delvaux a Lionello Venturi a Brauner, Moore, Balthus, per citarne soltanto alcuni, e la rivista non verrà meno al progetto iniziale di massima apertura, lo dimostrano gli articoli di Kafka, di Posada, di Giono e di molti altri.
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