00 .., «...gli altari sono di\lentati per lui un'occasione di peccato» (Osea) Si bagna il selciato del mio sangue il selciato delle strade che non amo. Trafitta e ferita dalla Chiesa di pietre dove a fatica mi trascino la sera. Estranea rimango tra gli uomini vestiti di nero di questa città ritorno ogni giorno nero: triste colore tra gente frettolosa che non ha mai Amo sostare in silenzio attendo che la Chiesa si svuoti Dio! Nessun conforto da Te mi viene Nessun conforto dai «cosiddetti» fratelli. Mi accosto al grande Altare di legno ricoperto di scura moquette lontano troppo lontano tempo il Tabernacolo ornato e pesante. Lì si posa il mio sguardo velato di pianto a Te Verbo Incarnato Parola fatta Carne e Sangue ripeto ogni sera Con Te mi rinchiudo con Te mi identifico con Te Verbo in adorazione al Padre in servizio di Amore ai compagni le stesse parole: del mondo Spalancata è la finestra del mio cuore sul dolore della terra tutti vi vedo e vi guardo: emarginati oppressi soli bambini L aNoche oscura del alma è un territorio che molti hanno attraversato o dovranno, un giorno, attraversare; non sembra, però, che ci si voglia pensare troppo e nemmeno, di conseguenza, prepararsi. La Noche oscura del alma fa dunque parte del nostro rimosso, ne abbiamo paura, cerchiamo di esorcizzarla, di individuare solo vie di fuga. Due o tre anni fa nella collanina bianca di poesia di Einaudi uscirono per merito di Giorgio Agamben le RenataSpinella del manicomio di Bisceglie - pomposamente lo chiamano centro ortofenico! - i già nati che non è peccato fare morire di morte che dura tutta una vita dei carceri minorili le donne violentate gli anziani abbandonati da «pietosi» parenti che generose rette pagano alle donne asessuate che Tue spose chiamano. Vi vedo fratelli e in simbiosi co11voi sono come con mia madre dolente. Il mio dolore e il vostro gravano sulla mia persona Sanguino mentre cammino verso la casa dove il cuore tenero di mia madre e le piccole cento cose che devo fare mi scavano di fatica e di pianto. Sofferta solitudine Sofferenza solitaria questo mio patire cosl nascosto cosl incompreso che mai tenera mano Lava il mio sangue le strade del mondo come il Tuo Cristo mentre salivi Gettata per terra come ostia mi immolo mi offro. piango. Ascolto Bach Mozart Vivaldi i ragazzi ferita mi attende solchi Mistero alleggerisce. al Calvario È notte La musica inonda la stanza e di carte vince il mio dolore l'estasi il «jlasch» calda di libri poesie di Juan de la Cruz (1542-1591) ma non mi sembra vi siano stati altri segnali, da parte laica, di una attenzione adeguata a questa zona del nostro cielo che rimane sterile per quasi tutti. (Mi pare giusto ricordare Nel tuo sangue di Giovanni Testori, poesie uscite nel 1973, di matrice mistico-barocca, con punte incandescenti, blasfeme, passaggi amorosamente omosessuali, falsi e veri nello stesso tempo, dove la lezione del grande manierismo lomcome quando Tu vieni e presente sensibilmente presente sei. Ma stanotte taci ti nascondi. Singhiozzi scuotono tremano la mia persona ferita. Sola del mondo. Crocefisso Notte del 2 ottobre 1979 La ballata del Perdono con i soli Con Te Glorioso. «Solo in Dio ba quiete l'anima mia, da Lui \/iene la mia sal\lezza» Incantata sono Signore in questo giorno di vento e di azzurro. Rapita di amore e di gioia Tempesta e tuoni sono passati. Miracolo di amore il Tuo «Ricevete lo Spirito Rimettete i peccati» Ecco: noi - tuoi discepoli - «schiavi» del perdono Perdono donato Perdono ricevuto Mistero di misericordia Se a Margherita visitandina dicevi: « Per te avrei pensato il Sacramento Per me Signore ogni giorno del Pane del Vino del Corpo del Sangue «inventi> il Sacramento del Perdono. Benedetto sia il fratello che con tanto delicato rispetto mi perdona. in Tuo Nome bardo è stata ben messa a frutto.) Ora le poesie di Renata Spinella che qui presentiamo sono interessanti per più di una ragione e almeno due vanno sottolineate: l'intervento della nevrosi, e della successiva analisi, nel corpo mistico, come miccia che innesca l'esplosione del sacrificio, e lo spostamento dell'amore per lo Sposo verso la cerchia dei fratelli e compagni sulla terra, dentro la materialità della vita. È la conferma, mi pare, che la Noche Eccomi ora ai Tuoi Piedi verso il nardo pistico come Maddalena. Le tuberose profumate fiori candidi della mia giovinezza nella perduta città del Sud - e qui vivo in esilio - offrono il profumo per i Tuoi Piedi che sulla terra hanno camminato che sulla croce sono stati inchiodati Nardo vorrei essere e insieme vaso di alabastro che Tu Solo infrangerai per legarmi a Te per sempre. Questa ballata del - che forse ballata non è - voglio dedicare ai miei fratelli di carne perché presenti erano nel mio cuore e nelle mie parole ieri nell'incontro Perdono di Perdono. I miei fratelli amati e amanti che non Ti riconoscono che non sono (o non sarebbero?!) dei «nostri» mi indicano la strada del rispetto dell'amore dell'attenzione. Benedicili Tu! Per loro Benedetti siano perché dalla violenta guerra tornassero vivi ho offerto a vent'anni la mia vita lasciali crescere dentro di me di me più Tuoi! Due sorelle disperate a me sconosciute hanno cercato la morte e il fratello - l'altro fratello che per Sposo di consolarle Non sa che mentre me ne parlava subito ti sceglie - ha cercato. nella mia vita le poneva. Sono in un solo giorno per un cuore sacerdotale troppe tre donne disperate che il peso della loro disperazione scaraventano sulla sua fragile sensibilità. Per questo io Tua Sposa ho accolto queste due sorelle oscura sta dentro di noi ma anche •immediatamente intorno a noi, nella sfera familiare, a partire dalla Madre. Sembra che sia la Madre a chiedere alla figlia di sacrificarsi allo Sposo mistico in nome della Salvezza, che è salvezza dai pericoli materiali, perché la vita possa, prima di tutto, continuare qui dove è nata. Colpisce in Renata Spinella il candore stridente dell'accettazione, il girotondo coatto della gioia, come se il cerchio ·non ·si volesse. nella mia vita e ora porto il peso del loro dolore. Mi chiedi e fiume di essere fontana di acqua zampillante partecipe e presente nel silenzio nell'assenza della fatica di questo fratello di cui sei Sposo. Questo fratello metto vicino ai miei due fratelli «cristiani anonùni> che come angeli vegliano la nostra vita l'uno si china pietoso su mia madre dolente l'altro ascolta l'urlo della mia nevrosi entrambi mi sostengono e cammino alle loro mani stretta e leggera. A loro vorrei somigliare. Come mia madre rendùni mite, tenera, piena di grazia mia madre di cui sono Signore, questa espressione ieri la felicità. ardeva nel mio cuore dono del fratello come i Tuoi doni di misericordia il Tuo Sangue versato sulla mia miseria il Tuo Costato spalancato. Vorrei danzare e cantare. Sei qui dentro di me me stessa. lo non sono. Raccolta e felice a Te canto questa ballata di gioia e di festa. 3 maggio 1979 spezzare. Ma è appunto questa la condizione del mistico: non uscire dal labirinto ma patirlo fino alla propria consunzione. Senza queste esperienze estreme, che non possono che produrre linguaggio poetico, non saremmo neppure in grado di cercare il nostro filo di Arianna. Antonio Porta -·
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