Alfabeta - anno III - n. 25 - giugno 1981

dalla faccia ai vestiti. Il Cinabro - spiegano - serve per riparare le maiuscole (o i capilettera, i capipagina). Infatti, certi vermi golosi di maiuscole, cioè del vecchio rosso usato nei manoscritti per questi capilelfera, l'hanno divorato attraversando e bucando tortuosamente lepagine. Dunque bisogna tappare i fori con una sostanza inattaccabile; e quindi ricostruire le maiuscole, con i pennellini, e con il cinabro, appunto. Ma gli epigrafisti, fondati alla fine del secolo scorso e ormai vecchissimi, pochissimi, senza discepoli, hanno anche un'altra attività importante: riprodurre con certe loro guttaperche preparate le iscrizioni delle stele e lapidi che si sfaldano, sparse nelle campagne e sottoposte apolluzioni o bastonate vandaliche. Il foglio di guttaperca ricalca una specie di negativo tra ilgrigio chiaro e il grigio scuro. Per ora, da alcuni decenni, si accumulano. Poi si decifrerà. «Mala luce è poca.» Spiegano, infatti: sulle rive di questo lago le nebbie sono frequenti e la luminosità è scarsissima. «D'altronde, non si può certo introdurre la luce elettrica nelle biblioteche ...» «Come?» «Certo,» ribatte il bibliotecario. «Non è così? Quale biblioteca al mondo ha la luce elettrica, col pericolo di corti circuiti e di incendi?» «Chi ve lo ha detto?» «Si sa. Non è così?» «Certo. Ma allora, come illuminate? A candele?» «Siamo pazzi? Macché, quando si fa buio andiamo a casa.» E questa gradinata che sale accanto alla villa austriaca?... Ah, questa è una villa del Kuomintang: sono molti gradini. .. Ne saliremmo anche di piu: questa è la vera villa della «Cognizione del dolore». Tutto non tenuto, non curato: scale e pianori con erbacce selvatiche ai lati (manutenzione e soldi vanno tutti ai giardinetti termali del lungolago turistico); e in cima, questo salone fastoso e seppia e grisail/e di un generale di Chiang Kai-sheck finito malissimo prima di poterci abitare. Qui sono conservate le casse superstiti dell'Enciclopedia Imperiale, per proteggerle dall'umidità che sale fortissima dal lago, ma il pavimento già piu basso di almeno mezzo metro alcentro si incurva ognigiomo di piu. «Chissà cosa c'è sotto.» «Ma c'è ù la porta del seminte"ato, non siete mai andati a vedere?» «No, ma un giorno ci andremo ... » Piove sul lago, non c'è un museo? «Non interessante.» Vediamolo comunque. «Poco interessante» significa che siccome non ci sono pitture o ceramiche mirabolanti, ma solo vasellame domestico di sei-settemila anni fa, scavato in questi dintorni e sistemato amorosamente in bacheche perfette, allora secondo i letterati la quotidianità antica interessa scarsamente, importerebbe invece l'oggetto privilegiato e firmato. Il vasellame èmeraviglioso, la quotidianità preistorica è una delizia, con forme elegantissime... E in fondo al cortile? «Cose straordinarie: pappagalli impagliati! Interessantissimi!» ... E nell'altra casetta? «Niente.» Cos'è, niente? «Solo il catino che spula.» Un catino che sputa? Ma andiamo, subito! In fondo al «compound» del museo deserto (di tutti i turisti «interni», numerosissimi con la macchina fotografica ai giardinetti, qui non uno), ecco un ufficio chiuso, tipo segreteriadi vecchie scuole medie. Parecchie scrivanie e scaffali, un po' di bagnato per terra, la custode seduta al buio. Il catino è di bronzo e dell'anno Mille, di forma elegante e qualunque, sopra una sedia dei nostri giorni, con su una copertina. È pieno d'acqua, e la custode si anima subito. Incomincia, vispissima, con le dita bagnate, ad accarezzare e a far vibrare l'orlo, che subito risponde al tocco, e produce delle ondine concentrice. Poi le ondine aumentano e finalmente eruttano, aumentano il doppio tocco manuale fanno zampillo, fontanella, effettivamente sputano fuori di sé sul pavimento, anche un po' porcheria. Provano lutti gli altri cinesi. L'acqua, tetra, non si muove. E ora camminiamo al sole, in un quartiere sicuramente non diverso da un villaggio nel/'Anno Mil/e, alle spalle della Shanghai moderna della fine-secolo. Casette come armadietti, selciato pompeiano, verdure al sole, galline. Il sarto che taglia e cuce in strada, fra tanti piccoli mestieri adiacenti, interni piccolissimi di vecchi minuscoli possidenti che dispongono di un galletto e di un'anatra, bambine che rincasano con le treccine e recuperano il loro sgabello da una cassetta, una vecchina che rientra con due anguille secche e le sue amiche le vengono incontro. (Residui feudali da spazzare? Lunga Marcia per nazionalizzare il fornello, il panchetto? E se dall'ago al milione uno potesse ancora costruirsi una fortuna, come tanti nostri sarti e sartini attuali?) (Oppure se in mancanza di «incentivi» usasse solo il 5 per cento della propria efficienza - e non per produrre manufatti che valgono 50, ma per dissodare te"e improduttive che rendono 0,5?) Oggetti moderni, antichissimi: macchine da cucire d'aspetto etrusco, il gommista per biciclette con bacinelle forse Tang, il riparatore dei pallottolieri di bambù con retrobottega ingombro di pallottolieri rotti, che aspettano come dai riparatori di bambole. (E in caso di «joint ventures»; o di missili? Si forma una cnew class» con nuovo know-how per i relativi calcoli? E guadagna piu o meno del sartodesigner che incassa valuta vendendo il suo pret-à-porter nei grandi magazzini di tutto il mondo? O il designer lavorerà in risaia, e venderà ali'estero il suo riso?) Ci fermiamo incantati, noi due, davanti a una vecchietta che manovra uno straordinario ordigno rotante e fumante: un cilindro che gira orizzontale su braci, abbrustolendo o tostando, e lei seduta che muove un pedale avanti e indietro, e un altro da destra a sinistra con l'altro piede, mentre con una mano gira una manovella rotatoria, e aziona con l'altra una leva in su e in giù. Movimenti difficilissimi da coordinare. Facciamo poi pochi passi, e si sente un boato. Ci voltiamo, la macchina è esplosa, con un gran fumo nero. Non esiste proprio piu ed era certo una cosa unica. La vecchiettasiede sempre al suo posto, immobile, con niente davanti, mentre una sua. amica buttata per te"a sta raccattando delle croste biancastre, probabilmente da mangiare. Non riusciamo a trattenere un fou rire meccanico, villanissimo, completamente fuori posto, Rabelais al suo peggio. La poveraccia non ha piu il suo straordinario apparecchio, intanto. E se venissimo accusati di qualche colpa, dopo esserci fermati così a lungo con ammirazione e commenti? Alla fiera Usciamo a Canton, fra il Medio Evo e l'America Latina, vegetazwne tropicale in città, hibiscum e insalate giganti, alberoni, viali larghi erratici, autobus vecchi, folle notturne a piedi, negozi senza serramenti per il gran caldo, artigianato per strada sotto portici fatiscenti, fili tesi e penduli a grovigli e matasse, costruzioni cominciate e abbandonate, galline, polvere, bambini piccoli come scimBambini dell'Ulster miotti attoniti. Alla fiera, la famosa Fiera: ecco la sala riservata alle discussioni sui francobolli, le mandragore in vetrina fra le corna d'antilope in cofanetto. Antropomorfe, barbute, fetali, in astucci di velluto rosso profilati di comici metalliche, le radici di ginseng costano -in dollari - piu di molti prodotti di lusso a Fifth A venue. Venticinquemila radici e bacche tradizionali finora passate nel computer del/' Unesco. Però, comoda, lapreghiera buddista agitando bastoncini, e l'ultimo caduto indica il numero del rimedio che si può acquistare nella farmacia attigua al tempio (hanno moltissimi cassettini numerati). Scatole di fiatoni chiari e scuri nelle vaste farmacie popolari, ottime tutte quelle che associano sul coperchio le immagini di corna ramose e di radici umanoidi e caudate. Magari con la giunta del/' astragalo·: ci si sente corroborati come fringuelli. Anche bevendo i fialoni la sera, coricandosi. Sopori stupendi; e la mattina: un fiore! Ma taluni farmaci sono costosissimi, poiché non di rado occorrono scimmie addestrate per raccogliere talune radici sotto cascate perigliose. C'è qui un racket. E non di rado sono farmaci velenosi, facilmente si muore per overdose di decotto. Al Palazzo d'Estate. Galleria, anzi lunghissimo porticato e pergolato ingiardino, fra padiglioni e montagnole e padiglioni e monticelli e padiglioni e disliveli e padiglioni e canali e padiglioni e isolette e padiglioni e grolle in riva al laghetto giallo. Centinaia di paesaggini imperiali ricoperti di rosso non propizio durante la Rivoluzione Culturale, nelle voltine degli archetti e nelle sopraporte dei portichetti. Dunque restauri modesti a centinaia, ripristino paziente dicentinaia di pitturine da cartolina, dentro una gigantografia della torta di nozze della bambolina smorfiosa. li ritiro della patente, che cosa orrenda. L'autista non ha fatto un'infrazione bestiale: solo un sorpasso di carriagricoli che andavano piano, in una strada principale dove il sorpasso è vietato perché è stretta, ma su un rettilineo con visibilità lunghissima. li poliziotto stradale è Osvaldo Valenti giovane, con gli occhiali, anche un po' prete, terribile. Se i processi della Banda dei Qudttro sono così... La voluttà della prepotenza virata in predica gelida, crudele, interminabile come una rieducazione. Gruppi di giovani contadini si radunano intorno, ma nel fosso, atterriti, senza osare metter piede sulla strada: non corali, ma scultorei, Rodin. Marchette a pochi centesimi? Oh, questa, poi. In un crocicchio fra i piu mondani, tutto lampioni e panchine e shopping, tre creature proprio da «_libidinecontrannaturale e prepostera, la quale né è proibita per legge, né tenuta per illecita, né anco per vergogna» (Padre Ricci), tipo snello coiffeur con martingala stretta e borsetta a tracolla; e fanno mille musini in cinese, altra lingua anche loro non sanno, neanche una parola; e sorridendo uno indica ilproprio dietro disponibile, poi una direzione dove addentrarsi prendendo un autobus, o forse piu; quindi perché non vi sia dubbio sulle motivazioni tira fuori dei soldi, per indicare compenso. La cosa commovente è che mostra come simbolo alcuni centesimi di yuan, circa due o tre nostre lire. (Ma per chi mi prendono?) Non si scorgono, invece, le «pubbliche meretrici, quaranta milia pubblicamente exposte», secondo il buon Padre. Al Varietà. Applauso alle scene, benché fin troppo semplici. Sbandieratori, fioraie, salti mortali. Uomini e donne in gruppo ciclistico epico, ma anche dopolavoristico, con bandiera rossa. Presentatrice gattina e micia, specialmente applaudita quando eccede nel birignao e nel miao. Le costruzioni equilibristiche, preferibilmente asimmetriche, con ritmi sfalsati: a caso? I giocolieri tendono a prendere qualche piallo e qualche palla, forse l'addestramento non è pitl di quelli. li comico, con valigiona da burlesque, sempre vestito da occidentale, con giacca a quadri e cravaua a farfalla: fa molto ridere non appena compare. Finale, con bicicleue a trespoli: tutti contenti. Televisione. Molte canzoncine, filastrocche, fiori, paesaggi, animaletti, farfalle, vegetazioni regionali tipiche ricostruite artificiali in studio. Fanciulle in costume che sorridono, agucchiano, sonnecchiano, e canticchiano in false/lo. Minatori canterini, mietitori felici. Il balleuo ha colpito assai di brutto, qui: gran morti del cigno e danze spagnole; la habanera continua a colpire e la silfide non perdona davvero. Molto Antonioni al cinema: lei passeggiaper la campagna, guarda lungamente un bufalo, entra in casa, indugia, appende lentamente la borsa, ci pensa su prima di accendere la luce, osserva intorno poco soddisfatta, le teiere e i thermos sono emblemi e simboli che le piacciono poco ... Ma anche melodrammi succulenti: un pianista che perde prima il tatto e poi la vista, sempre senza ragione, in una casa che è un continuo viavai di brutte notizie e telegrammi disastrosi; e la mamma si dà un gran daffare per aggravare con pianti e lamenti la sorella forte e disperata, e la fidanzata che vuol vivere la sua vita. Ne fanno molte: piangono per una «Traviata» in cinese, rompono una piccola Venere di Mi/o per dispetto, distruggono fotografie familiari carissime e altri cimeli. Finisce benissimo: la mamma dirige una Filarmonica - un Beethoven per piano e orchestra, altro che Jiang Qing - dando tutti gli attacchi al cieco alla tastiera. E trionfo: la ragazza è segretamente tornata, e si commuove moltissimo fra le quinte. I miei libri di non-fiction sono sempre stati organizzati secondo «generi» e «trame» di narratività saggistica. Parigi o cara era un Grand Tour di formazione e apprendimento in una Europa culturale degli Anni Cinquanta ancora ricchissima. Certi romanzi, un diario di innamoramenti critici e di scelte creative accanto alla composizione di Fratelli d'Italia. Grazie per le magnifiche rose, un itinerario attraverso le scene internazionali durante la transizione fra teatro vecchio e teatro nuovo. La maleducazione teatrale, un manualetto di drammaturgia formato di minisaggi e di citazioni didattiche. Offoff, un reportage pionieristico sulla nascita della cultura alternativa e sui suoi canali americani ed europei. Sessanta posizioni, una galleria di aassici Moderni, profili e busti letterari illustri, in ordine alfabetico. / Turchi, un album prezioso di viaggiatori occidentali noti e ignoti inTurcheria. Fantasmi italiani era una ricognizione di demenze e deliri fra le nostre costanti nazionali caratteristiche nel difficile snodo fra gli Anni Sessanta e i Settanta. In questo Stato, una testimonianza «a caldo> sui comportamenti nazionali «sotto stress> durante il Caso Moro, ordinati tematicamente. Un Paesesenza, uno sguardo indietro ai nostri Anni Settanta prima di abbandonarli sulla soglia del nuovo decennio: «libro di frammenti> molto ispirato allo Zibaldone, alle Note Azzurre, ai Quaderni dal Carcere, ma strutturato come conversazione, documentazione, epistolario, microstoria. Trans-Pacific Express, ora, sono dieci viaggi in dieci Paesi d'Oriente, lungo i percorsi che voltano le spalle alla Storia per scappare nella Geografia. Bali, Nepal, Giappone, Hawaii, Australia, Giava, Malesia, Siam, Macao, Cina ... Ecco le grandi tappe, e mete (e miti) di tanti viaggi e libri di viaggi nella Belle Époq ue, e in altre epoche (come la nostra) .quando il Viaggio, la riscoperta della Geografia, significa volentieri fuggir la Storia, lasciare a casa l'Ideologia, non dire né all'una né all'altra quando si torna e con chi. radici, modelli incorrotti di sapienza antica e di estasi psico-fisica. Ma tutta una educazione semiologica avvia adesso a una lettura per lo più «segnica» delle città e delle campagne, dei monumenti e della gente, dell'aperto e del chiuso, dell'alto e del basso. E tutta una formazione microstorica soprattutto sospinge a rinvenir tracce, annusare orme, sorprendere spie, tentar di scoprire l'Essenziale appiattato nel Marginale, magari fra gli agguati del Pittoresco e le trappole del Politico. rica» del Processo alla Banda dei Quattro, trionfo dell'Immaginario Ideologico, fra una Pechino e una Shanghai agitate e mondane, drammatiche, esasperate, fuori di sé. Le pagine qui presentate sono all'inizio dell'ultimo capitolo, sulla Cina, che mima e riproduce quale microstruttura l'intera macro-struttura del libro: partenze fra semiotica e Belle Époque, molto turismo, molta geografia, molta villeggiatura-e poi una botta inopinata: la Storia, che si credeva lasciata a casa, eccola qui affaccendatissima, e non si riesce a sfuggirle. Si ·può solo tentare di annetterla all'Immaginario, o al Desiderio ... Oggi i Viaggi in Oriente - benché più trafelati e costosi, carichi di documentazione e di Immaginario - tendono ancora una volta ad assaporare civiltà ferme e illustri: fonti, sorgenti, Non di rado il viaggiatore si imbatte nelle preoccupanti caricature asiatiche della Modernità, del Progresso, dello Sviluppo. Ma può addirittura finire per incappar nuovamente nella Storia: lei, sempre lei! E proprio nella madornale svolta assolutamente «macro-stoA.A.

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