l-AOCt>OVRE&fASR(E Q.~"f.o.. LADC ~O~ t>f,VE FAK ~l)f.l,j.,O... MA CO~'E lADG 1 l.AStRVA? u, :::, e ■- a giorni in libreria seguire in ogni semestre (ad es. al primo semestre del primo anno Analisi Matematica I e Chimica e al secondo Geometria e Fisica I, mentre Disegno dura l'intero anno). Una siffatta organizzazione didattica permette un certo coordinamento fra i due corsi matematici del I anno, mentre la tradizione italiana prevede che essi procedano in parallelo sostanzialmente «ignorandosi», come se la matematica potesse essere concepita e soprattutto utilizzata in maniera parcellizzata! T uttavia il vero problema con il quale si scontrario gli allievi, e soprattutto i docenti, è quello dei prerequisiti, particolarmente acuto per la disparità della cultura di base scientifico-tecnica che forniscono le diverse scuole secondarie. Penso che di questo problema debba prendere coscienza l'intera comunità scientifica impegnandosi pertanto sia ad indicare i prerequisiti giudicati necessari (come sta facendo per quanto concerne la matematica una commissione dell'Unione Matematica Italiana), sia sforzandosi di indicare chiaramente quali dei testi in circolazione per le scuole elementari, media e secondaria sono più interessanti, cosa che ho fatto all'inizio delle lezioni, a partire, forse in modo provocatorio, 'da quello delle elementari. Spero che di quest'ultimo argomento dei prerequisiti e dei libri si possa parlare più ampiamente su queste pagine. Au11usto Oluminati Soc1ologia (Urbino) Sono incaricato di sociologia presso la facolt.àdi lettere e filosofia dell'Università di Urbino. Nell'ambito dell'Istituto di filosofia e della Scuola di perfezionamento in filosofia, ho lavorato a lungo collettivamente con altri colleghi e compagni dall'inizio degli anni Settanta, adesso un po' più individualmente, con le difficoltà e le cadute di tensione politica che suppongo alquanto generalizzate e per di più con gli inconvenienti di un'università «libera» (anche dai mezzi finanziari e·di sostegno didattico) e di un corpo studentesco pendolare. II numero dei frequentanti è basso non solo in rapporto agli iscritti, ma, date le dimensioni, in assoluto. Vi contribuisce anche l'assoluta mancanza di sbocchi all'interno dell'università, quindi l'impossibilità di passare da un lavoro di gruppo a una formazione retribuita post-laurea In queste condizioni l'interesse con cui alcuni studenti, generalmente privi di una formazione storico-filosofica di base, seguono i corsi è sorprendente, anche se ultimamente comincia a riaffacciarsi la figura, del resto non indegna, dell'allievo diligente e poco problematico pre-'68. D a un paio d'anni espongo e discuto le principali teorie sul potere sviluppate in concomitanza con l'ascesa e la stabilizzazione della società borghese. Hobbes, Rousseau, Kant e Hegel come introduzione; poi Max Weber, per un verso, l'elaborazione giuridica (Pafokanis, Schmitt, Kelsen) per l'altro. Si tratta innanzi tutto di leggere dei passi significativi di questi autori, di sollecitare mediante relazioni scritte degli studenti l'approfondimento dell'uno e dell'altro e, infine, di porre alcuni nessi e problemi. L'anno scorso tutta la seconda parte del corso è stata dedicata a Offe e alla Forma Stato di Negri. Non sono mancate le discussioni. Gli esami vertono su una selezione dei testi letti o su programmi alternativi liberamente scelti. Con i non frequentanti preferisco concordare questo secondo tipo di programma, perché mi sono accorto dell'estrema difficoltà di un lavoro «spontaneo» su nessi a volte ingarbugliati. Meglio allora seguire e articolare un interesse già dato. Ovviamente l'attiva partecipazione alle lezioni e ai seminari interdisciplinari che ancora riusciamo (faticosamente) a organizzare (l'anno scorso su socialismo e sviluppo negli anni Venti sovietici) rende pressoché formale il momento dell'esame. Quest'anno cerco di analizzare alcuni modelli di pluralismo sofisticato fondati su modelli diversi da quelli tradizionali (dominanti/dominati, Stato/cittadino, sistema giuridico/soggetto giuridico) e anche su opzioni epistemologiche alternative a quelle incentrate sul soggetto e sull'identificazione di una centralità del potere. Parleremo cioè del:a microfisica foucaultiana del potere e delle teorie sistemiche di Luhmann. Sono due modelli, appunto, di un nuovo e più raffinato pluralismo che sostituisce quello liberale ormai inagibile conservandone i valori di fondo: il primo, con un'estensione ambiguamente critica a illimitati soggetti, il secondo con un profilo più schiettamente conservatore ma anche con maggiore lucidità di impianto. Cerco infine di ricondurre queste teorie alla struttura del sistema capitalistico, dove potere e diritto scaturiRicontrollo e/eu,ico sul gambale scono allo stesso tempo dal meccanismo di fabbricazione del plus-valore e la riproduzione del rapporto di produzione è mediata necessariamente dalla frammentazione della sfera circolatoria e, nell'epoca monopolistica, dall'intervento politico dello Stato. L'irrilevanza del soggetto e l'apparenza della dissoluzione di un centro del potere sono prodotti reali della produzione di plus-valore mediata dalla circolazione monopolistica e dagli apparati politici. Luhmann e Foucault ci forniscono, entro un modello sviante, reali effetti di verità e anche politicamente distruggono possibili illusioni «di sinistra»: basti pensare come il primo abbia demolito la democrazia etica di Habermas e il secondo smascheri ogni pretesa di ricostituzione garantistica del soggetto vecchio o nuovo, ogni ritorno dalla «governabilità» alla «sovranità». Come funziona con gli studenti? Francamente sono molto incerto. L'unica verifica positiva riesco ad averla con le tesi di laurea, quando dalla discussione collettiva esce finalmente un testo autonomo dello studente. Devo dire che, se sono stato sempre poco convinto dell'oralità della cultura, con gli anni Io sono diventato sempre meno. Temo proprio che iVerzo di ieri siano diventati le silenziose matricole di oggi. I tempi, almeno, tornano. Romano Luperini Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea (Siena) Insegno Storia della Letteratura italiana moderna e contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Siena. II corso di questo anno è intitolato: «Montale e l'identità della poesia». Consisterà nella lettura di Ossi di seppia con frequenti confronti con Satura. Mi propongo una spiegazione e interpretazione puntuale del testo, poesia per poesia, ma anche la verifica di un'ipotesi: Montale è poeta di un'opposta frontiera, nel senso che vive una doppia crisi di identità della poesia, scossa dalla corrosione crepuscolare e vociana, restaurata negli anni del fascismo, di nuovo incrinata tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta. La frontiera di cui si parla divide l'età espressionista dalla successiva (sono gli anni di Ossi di seppia) equest'ultima dalla stagione delle neoavanguardie e dello sperimentalismo (cui corrisponde Satura). Vista nel suo insieme, la produzione poetica montaliana fa registrare una perdita di cen-. tralità a opere come Le occasioni e La bufera, mentre si può forse tracciare una linea di continuità e di congiunzione fra gli Ossi e Satura, libri nei quali, con profondità crescente, s~ impone la consapevolezza della crisi della poesia nella società moderna. Ovviamente l'analisi storica della crisi dell'identità della poesia dovrebbe andare di pari passo con quella (non necessariamente convergente) dell'identità individuale, che la continua vocazione autoritrattistica di Montale frequentemente segnala. L a scelta del tema risponde a un'esigenza di studio personale (sulla questione ho scritto un saggio che uscirà su Nuovi argomenti). E tuttavia viene incontro a istanze di verifica presenti nella cultura giovanile. Mi riferisco al.tema della crisi della poesia e al suo posto nella società contemporanea. Questo sarà il filo da dipanare durante il corso. Col quale, però, vorrei raggiungere anche uno scopo modesto ma sostanziale: quello di aiutare gli studenti a leggere Montale, a partire dall'interpretazione letterale del testo. Accanto al corso, tre seminari. Il primo, che curo io stesso, consiste nell'analisi di un racconto del Verga,Rosso Malpelo. Si tratta di tentare - è un esperimento che quest'anno faccio per la prima volta, non senza titubanza - una lettura collettiva del testo, muovendo dalle reazioni degli studenti: tanto di quelle immediate, che nascono prevalentemente dal «vissuto> del lettore, quanto di quelle riflesse, messe in atto attraverso l'applicazione di tecniche d'approccio (strutturalistiche, psicanalitiche, sociologiche, ecc.) che dovrebbero essere successivamente verificate nella pratica interpretativa. L'elemento nuovo (di qui il carattere tutto sperimentale del seminario) dovrebbe consistere nel dare libero corso alle prime per poi saldarle alle seconde. Non mi nascondo i rischi di trasformare il seminario in una sorta di riunione di autocoscienza. Ma la necessità di un'impostazione diversa del lavoro seminariale è nata dalle discussioni dell'anno scorso, dalle quali sonbo scaturite, da parte degli studenti, proposte per un diverso svolgimento dell'attività di gruppo e per una sua diversa finalizzazione. I giovani cercano ostinatamente (non so se per ingenuità o per malizia, o per eccesso di speranza) una specie di valore d'uso dei testi e solo in tale prospettiva appaiono disposti ad impadronirsi delle moderne metodologie. Ovviamente il tentativo è quello di 'distruggere la «separatezza» - rispetto 31lavita, rispetto alla politica, rispetto alla propria quotidianità-dell'atto critico come atto «scientifico» - parcellizzato. Non mi faccio illusioni e non mi sfugge - anche se mi affascina - l'elemento utopico della proposta. È un tentativo. E lo è anche per quanto riguarda la forma dei lavori, che dovrebbero basarsi unicamente e interamente sulla diretta e attiva partecipazione degli studenti. Infatti le relazioni scritte, individuali o di gruppo, e la loro lettura e discussione collettive hanno sempre dato esiti poco buoni. Dato che la frequenza del seminario è ridotta a non più di venti studenti, è forse possibile tentare una via diversa. Gli altri due seminari (curati da Franco Petroni e da Anna Panicali) si collegano al primo nella verifica degli strume)lti metodologici della ricerca critica. Riguardano infatti il tema del rapporto fra psicanalisi e letteratura, affrontato in sede teorica (con l'analisi di testi di Freud e delle posizioni di Orlando) e esemplificato su alcuni autori (Montale, Svevo e, soprattutto, Saba).
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