' soprattutto con l'azione del proprio corpo. I lunghi corni oscillano sulla punta dei loro nasi e i compagni cadono in una sorta di compassione imbarazzata, come se qualcuno fosse venuto a pavoneggiarsi davanti ai banchi con un braccio amputato. Soltanto Madame Raphael è colpita dalla trovata delle sue giovani favorite e risponde ai loro suoni acuti e spezzati con un analogo A, chioccìo. '1/::;::3 Le ragazze scuotono i lunghi nasi con aria soddisfatta e Michèle ~ comincia a leggere la sua parte di relazione. , ~ Fra gli allievi del corso c'è una ragazza ebrea di nome Sarah. Qualche giorno fa ha chiesto alle due americane di lasciarle dare un'occhiata ai loro appunti (tutti sanno che non si lasciano scappare fL.., una sola parola di Madame Raphaiil), ma loro hanno rifiutato: r Basterebbe che tu non saltassi le lezioni per andare alla spiaggia! Da quel giorno, Sarah le detesta cordialmente, e adesso si compiace dello spettacolo della loro idiozia. Michèle e Gabrielle leggono alternandosi la loro analisi del Rinoceronte, e i lunghi corni di cartone sembrano uscire dai loro volti come una vana preghiera. Sarah ha capito che sarebbe un peccato non approfittare dell'occasione che le si offre. Quando Michèle fa una pausa e si volge verso Gabrielle per indicarle che adesso tocca a lei, Sarah si alza dal banco e si dirige verso le due ragazze. Gabrielle, anziché prendere la parola, punta sulla compagna che si avvicina l'orifizio del suo falso naso stupefatto e restaa bocca aperta. Arrivata a/l'altezza delle due colleghe, Sarah le evita (e le americane, come se il naso posticcio fosse troppo pesante per la testa, non riescono a girarla per vedere cosa succede alle loro spalle), prende lo slancio, assesta a Michèle unapedata nel sedere, prende di nuovo lo slancio e colpisce ancora, stavolta il sedere di Gabriel/e. Fatto questo, torna al suo banco con calma, e persino con dignità. Dapprima c'è un silenzio assoluto. Poi le lacrime cominciano a scorrere dagli occhi di Michèle e, subito dopo, da quelli di Gabrielle. Poi tutti i compagni scoppiano in un'immensa risata. Poi Sarah si risiede al suo banco. Poi Madame Raphael, in un primo tempo presa alla sprovvista e sconcertata, capisce che l'invenzione di Sarah è un epi,wdio di una. farsa studentesca accuratamente preparata, il cui scopo è quello di illuminare l'oggetto dell'analisi (l'interpretazione dell'opera d'arte non può limitarsi ali'approccio teorico tradizionale: occorre un approccio moderno, una lettura attraverso la prassi, l'azione, lo happening), e non vedendo le lacrime delle sue favorite (che guardano verso i banchi e le voltano dunque la schiena) china la testa e esprime la sua approvazione con uno scoppio di risa. Michèle e Gabriel/e, sentono dietro di loro che la loro adorata insegnante ride, si semono tradite. Le lacrime, adesso, scorrono dai loro occhi come da un rubinetto. L'umiliazione è così dolorosa che si torcono come se avessero i crampi allo stomaco. Madame Raphael pensa che le convulsioni dellesue allieve favorite siano un movimemo di danza, e una forza più pote/Ile della sua gravità professorale la fa ba/zare dalla sedia. Ride fino alle lacrime, spalanca le braccia e il suo corpo è scosso da un tremito così pieno e violento che la testa oscilla sul collo, avanti e indietro, come la campanella suonata a tutto spiano dal sacrestano. Si avvicina alle due ragazze che si torcono in modo convulso e prende Michèle per la mano. Ed ecco che tutte e tresi torcono in modo convulso davanti ai banchi e tutte e tre sono in lacrime. Madame Raphael fa due passi di fianco, alza la gamba sinistra da un lato, poi la gamba destra dall'altro, e le due ragazze piangenti cominciano timidamente ad imitarla. Le lacrime scorrono lungo i loro nasi di cartone mentre si torcono e saltellano in modo convulso. Poi la signora professoressa afferra anche la mano di Gabrielle, ora formano un cerchio davanti ai banchi, si tengono tulle e treper mano, si muovono avanti e indietro e di fianco e girano in tondo su/l'impiantito dell'aula. Lanciano una gamba in avanti, 9ra la destra, ora la sinistra, e sul viso di Gabriel/e e di Michèle la smorfia del pianto trapassa impercettibilmente nella smorfia del riso. • Le tre donne danzano e ridono, e tutti i ragazzi tacciono e guardano con muto spavento. Ma le tre donne, ormai, non si curano più di loro, sono concentrate unicamente su se stesse e sul proprio godimento. A un tratto, Madame Raphaiil batte più forte un piede al suolo, si alza di qualche centimetro sull'impiantito e al passo successivo già non toccapiù terra. Trascina con sé le due compagne, ancora un istante ed ecco che girano tutte e tre al di sopra del pavimento, salgono a spirale, lentamente. Già i loro cppelli sfiorano il soffitto che comincia a poco apoco a dischiudersi. Si infilano ne/l'apertura e salgono sempre più in alto, ormai i loro nasi di cartone non si vedono . più, si vedono solo trepaia di scarpe che stanno passando attraverso il buco nel so!fitto e che scompaiono a loro volta mentre dall'alto giunge alle orecchie degli allievi impietriti un riso che s'allontana, il ridere splendente dei tre arcangeli." 9. Il mio incontro con R. ne~'appartamento dell'amico sconosciuto è stato decisivo per mé. In quel momento ho capito definitivamente di essere diventato un messaggero di sventura, e che non potevo continuare a vivere fra persone che amavo se non volevo far loro del male. Non mi restava che andarmene dal mio paese. Ma c'è ancora un'.altraragione per la quale ho voluto evocare il mio ultimo incontro con R. Avevo voluto molto bene a quella giovane donna, nel modo più innocente, meno sensuale che si possa Tagliodellamutando.SequenzaA. Adottando come unità di misura il tempo del motore della macchina fotografica (due secondi tra uno scatto e l'altro) otteniamo che su 30 esposizioni Vania ripete la stessa operazione di taglio 14 volte, mediamente una volta ogni 4 secondi immaginare. Come se ilsuo corpo fosse rimasto sempre perfeuamente nascosto dietro la sua luminosa intelligenza, e anche dietro la modestia del suo modo di fare e laperfezione del suo modo di vestire. Non offriva il minimo interstizio attraverso il quale si potesse intuire la sua nudità. E ora, di colpo, la paura l'aveva sventrata come il coltello di un be_ccaioA. vevo l'impressi()ne di vederlaaperta davanti a me, come una carcassa mutilata di vitella appesa a un uncino di macelleria. Eravamo seduti uno accanto all'altra sul divano di quell'appartamento altrui, dal gabinetto giungeva il fischio sordo dell'acqua che entrava nel serbatoio, e all'improvviso avevo una voglia frenetica di fare l'amore con lei. Per essere più esatti: una voglia frenetica di violarla. Di gettarmi su di lei e stringerla in un solo abbraccio con tutte le sue contraddizioni intollerabilmente eccitanti, i suoi vestiti perfetti e il suo intestino in subbuglio, la sua ragione e la sua paura, lasua fierezza e la sua bontà. E mi sembrava che in queste contraddizioni si celasse la sua sostanza, il tesoro, la pepita d'oro, il diamante dissimulati in lei nel profondo. Volevo buttarmi su di lei estrapparglie/i. Volevo contener/a tutta, con la sua merda e la sua anima ineffabile. Ma vedevo due occhi angosciatifissi su di me (due occhi angosciati in un viso intelligente) epiù erano angosciati, più grande si facevo il mio disiderio di violarla, e insieme più assurdo, idiota, scandaloso, incomprensibile e irrealizzabile. Quando, quel giorno, sono uscito da/l'appartamento dell'amico sconosciuto e mi sono ritrovato nella via deserta di quel quartiere dellaperiferia praghese (lei era rimasta ancora un i.stantenell'appartamento, aveva paura di uscire insieme a me e che ci vedessero ·insieme), mi è stato a lungo impossibile pensare a qualcosa che non fosse l'immenso desiderio che avevo avuto di violare la mia simpatica amica. Quel desiderio è rimasto in me, prigioniero come un uccello in un sacco, un uccello che ogni tanto si sveglia e sbatu le ali. Può darsi che il desiderio insensato di violare R. fosse solo uno sforzo disperato per aggrapparmi a qualcosa nella mia caduta. Perché, da quando mi hanno escluso dal girotondo, io non ho mai finito di cadere, ancora adesso sto cadendo, e ancora mi spingono perché cada ancora più lontano, ancora più profondo, sempre più lontano dal mio paese, attraverso il vuoto spazio del mondo dove risuona l'orribile riso degli angeli e copre col suo carillon ogni mia parola. Da qualche pane, lo so, c'è la giovane ebrea Sarah, la mia sorella Sarah, ma dove la troverò? traduzione di Serena Vitale Le citazioni sono tratte dalle seguenti opere: - Annie Ledere, LA parole de [emme, 1976. - Paul f;luard, Le visage de la paix, 1951. - Eug~ne Jonesco, Le rhinodros, 1959.
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