Alfabeta - anno II - n. 10 - febbraio 1980

sempre le stesse cose che pensa e dice lei, a non esserecon lei che un solo corpo e una sola anima in un unico cerchio, in un'unica danza. Adesso le sue allieve Gabrielle e Michèle sono nella loro stanza, al pensionato studentesco. Sono chine sul testo di Ionesco e Michèle sta leggendo ad alta voce: «Il logico, al signore anziano: Prendete un pezzo di carta, calcola• te. Se si tolgono due zampe ai due gatti, quante zampe resteranno a ciascun gatto? • Il signore anziano, al logico: Ci sono diverse soluzioni possibili. Ungattopotrebbe avere quattro zampe e l'altro due. Potrebbe esserci un gatto a cinque zampe e un altro gatto con una zampa sola. Se poi wgliessimo due zampe su otto, potremmo avere un gatto a sei zampe e uno completamente senza zampe». M ichèle interrompe la lettura: « Non capisco come sipossa tagliare le zampe a un gatto. Ne sarebbe capace, lui?» «Michèle!», esclama Gabrielle. «E non capisco nemmeno come un gatto possa avere sei zampe». «Michèle», esclama di nuovo Gabrielle. «Che c'è?», chiede Michèle. «Hai già dimenticato? Eppure, l'hai detto tu stessa!». «Che cosa?», chiede Michèle. «Questo dialogo è certamente tUStinato a creare un effetto comi• CO>. «Hai ragione», dice Michèle, e guarda allegramente Gabrielle. Le due ragazze si guardano negli occhi, e'è come un fremito di fierezza nelle loro labbra, ed ecco che dalla loro bocca escono suoni brevi e speuati negli intervalli superiori del loro registro vocale. E poi gli stessi suoni, e poi ancora. Un riso forzato. Un riso ridicolo. Un riso cosi ridicolo che non possono fare a meno di riderne. Dopo, viene il ridere vero. Un ridere zampillante, ripreso, incalzante, scatenato, esplosioni di risa magnifiche, sontuose e pazze. Ridono del loro ridere fino all'infinità del proprio ridere ... Oh ridere! Ridere del godimento, godimento del ridere ... Madame Raphaél, intanto, vaga da qua/eh!! parte per le strade della cittadina sulla costa mediterranea. E sola. Tutt'a un tratto alza la testa, come se da lontano le fosse giunto il frammento di una melodia fluttuante nell'aria leggera, o come se un remoto profumo avesse colpito il suo olfatto. Si è fermata, e sente nell'anima il grido del vuoto che si rivolta e vuol essere colmato. Le sembra che da qualche parte, non lontano da lei, si agiti la fiamma del gran ridere, che da qualche parte, forse, molto vicino, ci sia qualcuno che si tiene per mano e danza in cerchio... Rimane così per un istante, si guarda intorno nervosamente ed ecco che, di colpo, la musica misteriosa tace (Michèle e Gabrielle hanno smesso di ridere; tutt'a un tratto hanno un'aria stanca, davanti a loro si stende una lunga notte senza amore), e Madame Raphael, stranamente tormentata e insoddisfatta, torna a casa lungo le vie piene d{calore della cittadina sulla costa. 6. Anch'io ho danzato in girotondo. Era il I 948, i comunisti aveva• no vinto nel mio paese, i ministri socialisti e democristiani si erano rifugiati all'estero, e io tenevo per mano o per le spalle altri studenti comunisti, facevamo due passi di fianco, uno in avanti, alzavamo la gamba destra da un lato e poi la sinistra dall'altrp, e lo facevamo quasi tutti i mesi, perché avevamo sempre qualcosa da celebrare, qualche avvenimento o anniversario, le vecchie ingiustizie erano state sanate, nuove ingiustizie venivano commesse, le fabbriche pas• savano allo Stato, migliaia di persone finivano in prigione, !'assi• stenza medica era gratuita, i concessionari perdevano per confisca le loro tabaccherie, i vecchi operai andavano per la prima volta in vacanza nelle ville espropriate, e sui nostri volti aleggiava il sorriso della felicità. Poi, un giorno, ho detto qualcosa che non dovevo dire, sono stato espulso dal partito e ho dovuto uscire dal cerchio. È staJo allora che ho capito il significato magico del cerchio. Quando si è allontanati da una fila, è ancora possibile tornarci. È una formazione aperta. Ma il cerchio si richiude, e per questo quando lo si lascia, è per sempre. Non per caso i pianeti si muovono in cerchio, e la pietra che se ne stacca si allontana inesorabilmente, spinta dalla forza centrifuga. Simile a un meteorite staccatosi da un pianeta, io sono uscito dal cerchio e non ho finito, ancora oggi, di cadere. Ci sono persone ·alle quali è dato morire durante la traiettoria e altre che si schiantano alla fine della caduta. E queste ultime (delle quali faccio parte) serbano sempre dentro di loro una sorta di segreta nostalgia per il girotondo perduto, perché tutti siamo abitanti di un universo nel quale ogni cosa gira in cerchio. Era Dio sa quale anniversario e ancora una volta, per le vie di Praga, c'erano giovani che danzavano in cerchio. lo vagavo traloro, vicinissimo a loro, ma non mi era consentito entrare in nessuno dei loro cerchi. Era il giugno del 1951, e il giorno.prima Milada Horli• kovli era stata impiccata. Era deputata del partito socialista, e il tribunale comunista l'aveva accusata di congiura contro lo Stato. Anche Zavis Kalandra, surrealista ceco, amico di André Bretone di Paul Éluard, era stato impiccato nella stessa occasione. E i giovani cechi danzavano e sapevano che il giorno-prima, nella loro città, una donna e un surrealista erano piombati nella botola appesi ad una corda, e danzavano ancor più freneticamente, perché la loro danza era l'espressione della loro innocenza che si stqgliava luminosa sulla nera colpevolezza dei due impiccati, traditori del popolo e della sua speranza. André Breton non credeva che Kalandra avesse tradito ilpopolo e la sua speranza e, a Parigi, aveva invitato Éluard (con una lettera aperta datala 13 giugno 1951) aprotestare contro l'accusa insensata e a tentare di salvare il loro vecchio amico. Ma Éluard stava danzan· do in un girotondo gigantesco fra Parigi, Mosca, Praga, Varsavia, Sofia e la Grecia, fra tutti i paesi socialisti e tutti i partiti comunisti del mondo, e recitava ovunque i suoi bei versi sulla gioia e la fraternità. Letta la letteradi Breton, aveva fatto due passi di fianco, poi un passo avanti, aveva scosso la testa rifiutandosi di difendere un traditore del popolo (nel settimanale Action del 19 giugno 1951) e, in cambio, si era messo a recitare con voce metallica: Nous allons combler l'innocence De la torce qui si longtemps Nous a manqué Nous ne serons plus jamais seuls. E io vagavo per le strade di Praga, intorno a me vorticavano i girotondidi cechiche ridevanodanzandoe sapevodi non essere dalla loro parte, ma dallaparte di Kalandra, che si erastaccato anche lui dalla traiettoria circolare ed era caduto, caduto, per finire la sua caduta in una bara da condannato, ma avevo un bel non esseredalla loro parte, era lo stesso con invidia che li guardavo danzare, e con nostalgia, e non potevo staccare gli occhi da loro. Ed è stato allora che l'ho visto, proprio davanti a me! Li teneva per le spalle, cantava con loro due o tre semplici note, • alzava la gamba sinistra da una parte, poi la gamba destra dall'altra. Sì, era lui, il figlio diletto di Praga, Éluard! E a un tratto quelli con i quali danzava hanno smesso di cantare, hanno continuato a muo• versi in un silenzio assoluto, mentre al ritmo delle scarpe_che percuo• tevano il suolo lui scandiva: Nous fuirons le repos, nous fuirons le sommeil Nous prendrons de vitesse l'aube et le printemps Et nous préparerons des jours et des saisons« A la mesure de nos r~ves. Poi, bruscamente, tutti si sono rimessi a cantare quelle tre o quattro semplici note, accelerando il ritmo della danza. Fuggivano il riposo e il sonno, superavano in velocità il tempo e esaudivano la propria innocenza. Sorridevano tutti, e Éluard si è chinato verso una fanciul• la che teneva per le spalle: L'homme en proie à la paix a toujours un sourire E la fanciulla si è messa a ridere e lui battuto più forte il piede sull'asfalto, e così facendo si è sollevata di qualche centimetro sul livello stradale, trascinando gli altri con sé verso l'alto, e un istante dopo non e'erapiù nessuno tra loro che toccasse terra, facevano due passi di fianco e uno in avanti senza toccare terra, sl, volavano al di sopra di piazza San Venceslao, il loro girotondo danzante era come una grande corona in volo, e io,.io correvo giù sulla terrae alzavo gli occhi per vederli e loro erano sempre più lontani, volavano alzando lagamba sinistra da un lato e poi lagamba destra da~'altro, e sotto di loro c'era Praga con i suoi caffè pieni di poeti e le sue prigioni piene di traditori del popolo, e nel crematorio dove stavano facendo cenere di una deputata socialista e di uno scrittore surrealista il fumo s'alzava verso il cielo come un presagio di felicità, e io sentivo la voce metallica di Éluard: L'amour est an travail il est infatigable. E rincorrevo quella voce lungo le strade per non perdere di vista la meravigliosa corona di corpi che si librava sulla città e sapevo, con l'angoscia nel cuore, che loro volavano come uccelli mentre io cadevo come una pietra, che loro avevano le ali e che io non le avrei avute mai più. 7. Diciassette anni dopo l'esecuzione, Kalandra è stato completa• mente riabilitato, ma sono passati pochi mesi e i carri armati russi La tintura. Tintoria San Luigi. Una parte delle aziende la effettuano in proprio. Altre invece preferiscono decentrarla presso i due laboratori tintori di Castelgoffredo (San Luigi e Mec). li ciclo di tintura in acqua è di tre ore: un'ora in acqua e coloranti dispersi a una temperatura di 80-90 gradi. Poi la centrifuga. hanno invaso la Boemia, e subito decine di migliaia di persone sono state accusate a loro volta di aver tradito il popolo e la sua speranza, alcune sono finite in prigione, la maggior parte sono state cacciate dal lavoro, e dopo un altro paio d'anni (cioè vent'anni dopo il decollo di Éluard sulla piazza San Venceslao) uno di questi nuovi accusati (io) teneva una rubrica di astrologia in un settimanale illustrato per i giovani ciechi. Un altro anno era passato dall'ultimo articolo sul Sagittario (eravamo dunque nel dicembre del '72) quan• do ho ricevuto la visita di un giovanotto che non conoscevo. Senza aprir bocca, mi ha consegnato una busta. L'ho aperta, ho letto la lettera, ma mi ci è voluto qualche minuto per capire che era una letteradi R. La scrittura era irriconoscibile. Doveva esseresconvolta mentre scriveva la lettera. Si era sforzata di fare in modo che nessuno a/l'infuori di me potesse capirla: e io stesso la capivo solo a metà. L'unica cosa che afferravo con certezza era che, a un anno di distanza, la mia identità d'autore era stata scoperta. A quei tempi avevo un appartamentino a Praga in via Bartolomejskti. Era una via piccola ina famosa. Tutti gli edifici tranne due (e uno era quello dove abitavo) appartengono alla polizia. Dalla mia larga finestra al quarto piano vedevo, in alto sopra i tetti, le torri del Castello, e in basso i cortili della polizia. In alto la storia gloriosa dei re di Boemia, in basso la storia dei prigionieri illustri. Sono passati tutti di là, Kalandra e la Horak6vti, Slansky e Clementis, e i miei amici Sabata e Hubl. Il giovanotto (tutto faceva pensare che fosse il fidanzato di R.) si guardava intorno con la massima circospezione. Era evidente il suo pensiero che il mio appartamento fosse sorvegliato dalla polizia con microfoni nascosti. Ci siamo fatti un segno con la testae siamo usciti. Dapprima abbiamo camminato se'!za parlare, e solo dopo esserci immessi nel baccano di Narodnf Trfda il giovanotto mi ha detto che R. voleva vedermi e che un amico di lui, a me sconosciuto, ci avrebbe prestato un appartamento inperiferia per quell'incontro clandestino. L'indomani ho fatto un lungo percorso in tramfino allaperiferiadi Praga, era dicembre, avevo le mani gelate e i quartieri-dormitorio erano completamente deserti a quell'ora del mattino. Ho trovato la' casa grazie alla descrizione che me ne avevano fatto, ho preso l'ascensore fino al terzo piano, ho guardato i biglietti da visita sulle porte e ho suonato un campanello. L'appartamento era silenzioso. Ho suonato un'altra volta, ma nessuno mi ha aperto. Sono tornato giù. Ho passeggiato per mezz'ora nel freddo glaciale, pensando che R. era in ritardo e che l'avrei incrociata quando avesse risalito il marciapiede deserto dallafermata.del tram. Ma non si vedeva nessu• ,.._l no. Ho ripreso l'ascensore fino al terzo piano. Ho suonato di nuovo. ~ Dopo qùalche secondo, ho sentito il rumore dello sciacquone del~ gabinetto dentro l'appartamento. Mi èparso in quell'istante di avver• tire nel mio stomaco il cubo di ghiaccio de/l'angoscia. Provavo nel mio cÒrpolapaura della ragazza che non riusciva ad aprirmi laporta 9 perché l'ansia le rivoltava le viscere. A Mi ha aperto, era pallida ma sorridente, e si sforzava d'essere '1/:::::J carina come sempre. Ha tentato qualche goffa battuta, dicendo che finalmente eravamo soli in un apparJamento vuoto. Ci siamo seduti e mi ha raccontato che di recente l',wevano convocata alla polizia. L'avevano interrogata per un'intera giornata. Durante le due prime ore le avevano chiesto un mucchio di cose insignificanti, lei si sentiva già padrona della situazione, scherzava con loro, e aveva chiesto spavaldamente se gli sembrava giusto che dovesse saltare la colazione per delle sciocchezze simili. Era stato a questo punto che le avevo chiesto: carasignorina R., chi è dunque l'autore degli articolid'astro• logia sul vostro giornale? Lei era-diventata rossa e aveva tentato di parlare di un· celebre fisico di cui non poteva rivelare il nome. Le avevano chiesto: Conosce il signor Kundera? Lei aveva detto che mi conosceva. C'era qualcosa di male? Le avevano risposto: No, non c'è niente di male, ma le risulta che il signor Kundera si interessi di astrologia? Lo ignoro, aveva detto lei. Lo ignora? Erano diventati ironici. Tutta Praga ne parla e lei lo ignora? Aveva parlato ancora per qualche secondo dello studioso atomico, e uno dei poliziotti si era messo a urlare: Soprattuto, non cerchi di prenderci in giro! Aveva confessa/o la verità. La redazione del giornale voleva una buona rubrica di astrologia, ma non sapeva a chi rivolgersi. R. mi conosceva, e cosl mi aveva chiesto la mia collaborazione. Era con• vinta di non aver violato nessuna legge cecoslovacca. Le avevano - dato ragione. No, non aveva violato nessuna legge. Aveva sempli· cemente infranto dei regolamenti interni di servizio, che proibiscono di collaborare con determinate persone colpevoli di aver tradito la ·fiducia del partito e dello Stato. Lei aveva osservato che,' in fondo, non era successo niente ·dicosì grave. Il nome del signor Kundera era rimasto nascosto sotto uno pseudonimo e nessuno poteva esserne stato offeso. Quanto agli onorari che il signor Kundera aveva perce• pito, non era neanche il caso di parlarne. Di nuovo le avevano dato ragione. Non era successo niente di grave, proprio cosl, si sarebbero limitati a stendere un verbale su quello che erasuccesso, lei l'avrebbe firmato e non avrebbe avuto nulla da temere. Aveva firmato il verbale e due giorni dop·o il capo-redattore l'aveva convocata e le aveva annunciato il suo licenziamento con effetto immediato. Il giorno stesso lei era andata alla radio, dove aveva degli amici che da molto tempo le proponevano un lavoro. L'avevano accolta con gioia, ma l'indomani, quando era tornata per riempire i moduli, il capo del personale, che le voleva molto bene, aveva un'aria desolata. «Che sciocchezza ha fatto, ragazza mia! Si è rovinata. Non posso fare niente, assolutamente niente per lei». Aveva esitato prima di parlarne con me, perché aveva prom.essoai . poliziotti di non dire niente a nessuno dell'interrogatorio. Ma poiché aveva ricevuto una nuova convocazione allapolizia (doveva andarci il giorno dopo), aveva deciso che tanto valeva incontrarmi in segreto per mettersi d'accordo con me e evitare che potessimo fare dichiara• zioni contrastanti nel caso che convocassero anche me. Cercatedi capire, R. non erapaurosa, era soltanto giovane, e non sapeva niente del mondo. Aveva appena ricevuto il primo colpo, incomprensibile e inatteso, e non l'avrebbe più dimenticato. Mi rendevo conto di esser diventato una specie di postino che distribuì• sce agli altri diffide epunizioni, ecominciavo a farmi paura da solo. «Crede», mi chiedeva con voce strozzata, «che siano al corrente delle mille corone che lei ha preso per l'oroscopo?». «Non abbia timore. Uno che ha studiato il marxismo-leninismo a Mosca per tre anni non oserà mai confessare di essersi fatto fare un oroscopo». Lei si è messa a ridere e la sua risata,pur essendo durata non più di mezzo secondo, risuonava alle mie orecchie come una timida pro• messa di salvezza. Perché era proprio quel tipo di riso che io avrei voluto sentire quando scrivevo i miei insulsi articoletti sui Pesci, la Vergine e l'Ariete, era proprio quel riso che avrei voluto come ricompensa, ma esso non mi giungeva da nessuna parte perché nel frattempo gli angeli avevano occupato le posizioni decisive in ogni parte del mondo, s'erano impadroniti di tutti gli stati-maggiori, della destrae dellasinistra, degli arabi e degli israeliani, dei generali russi e dei dissidenti russi. Ci fissavano da ogni parte con i loro occhi di ghiaccio e quello sguardo ci strappava di dosso il nostro simpatico costume di allegri mistificatori e ci trasformava in impostori che lavoravano per il settimanale della gioventù socialista senza credere né alla gioventù né al socialismo, che facevano l'oroscopo al capo• • redattore infischiandosene sia del redattore che degli oroscopi, che si occupavano di cose derisorie mentre tutti intorno a noi (destra e· sinistra, arabi e israeliani, generali e dissidenti) combattevano per l'avvenire del genere umano. Sentivamo su di noi il peso del loro sguardo, che ci trasforma in insetti degni solo d'essere schiacciati sotto la suola delle scarpe. Ho controllato la mia angoscia e ho cercato d'inventare per R. la spiegazione più ragionevole possibile da fornire il giorno dopo alla polizia. Mentre parlavamo, lei si è alzata diverse volte per andare al gabinetto. I suoi ritorni erano accompagnati dal rumore dello sciac~ quone e da espressioni di estremo imbarazzo. Quella ragazza corag• giosa si vergognava della propria paura. Quella donna di gusto si vergognava delle proprie viscere, che facevano i capricci sotto gli occhi di un estraneo. 8. Una ventina di ragazzi e ragazze di varie nazionalità sono seduti ai loro banchi e guardano distrattamente Michèle e Gabriel/e che stan• no in piedi, con aria nervosa, davanti alla cattedra dove siede Ma• dame Raphael. Hanno in mano parecchi fogli col testo della loro relazione, nonché un curioso oggetto di cartone munito di un e/asti• CO. « Parleremo della commedia di Jonesco Itrinoceronte»: dice Mi· chèle, e piega la testa per infilarsi sul naso un piccolo corno di cartone sul quale sono incollati dei pezzetti di cartadi vari colori, poi fissa il cornetto facendosi passare l'elastico·dietro la iesta. Gabrielle fa lo stesso. Dopo di che si guardano e lanciano in tono acuto suoni brevi e spezzati. Gli altri hanno capito, con un certa facilità, che le due ragazze vogliono dimostrare: uno, che i rinoceronti hanno un corno al posto del naso e, due, che la commedia di Ionesco è comica. Che hanno deciso di esprimere queste due idee, oltre che con le parole, anche e

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