Alfabeta - anno I - n. 3/4 - lug.-ago. 1979

vittima. Ma intanto, visto che vengo collocato nella storia della musica del nostro tonpo come inventore di distinzumi, devo svelareun segreto:la distinzione fra «colta» e «extra-colta» non l'ho inventata io. Però non si tratta nemmeno di un segreto. L'infausta distinzione lasentii circolarenelle assemblee della conlestazione post-sessantottesca, e in effetti mi parve credibile. Questa fu la mia vera colpa. Mi parve comoda, e la.usai anch'io, sembrandomi d'altronde credibile senza offesa per nessuno, senza immaginare i complessi di inferiorità che potevano scatenare. lnfaJti la definizione di «colta» per una certaarea musicale, quella che sappiamo, è notoriamenJe scientifica, è normalmenJe adottata, non ha nulla di a"ogante, si basa su fatti storici, sociali, culturali precisi, riguarda cioè la musica che per essere prodotta e trasmessa occor"e della scrittura, cioè di uno strumenJo particolare, ecc., che portò (contribul a portare) una musica a distinguersi da un'altra musica, quella di tradizione orale, popolare, che sappiamo cosa è, come funziona. Poi sono venute le altre musiche che si potevano scrivere ma che manlenevano con quella di trasmissione oraleparecchio in comune, come per esempio di conJinuare a essere prevalentemente trasmesse oralmenle, ecc. D'altra parte queste musiche, fra loro molto diverse (pop.jazz, rock.folk, canzonetta, ecc.), hanno in comune soprattutto un altro elemenlo, che nella nostra situazione e in particolare per me, è di fondamentale importanza: a differenza di quella «colta», non sono sovvenzionate dallo stato, quindi dipendono in tutto dal mercato, dal settore privato, dal commercw e dall'industria musicali. Per chi, come me, fa anche lavoro politico, ciò ha evidenlentemenle una certa importanza, perché si trattadavvero di un fanore unijicanJeche soprattutto mi ha indotto ad adottare un termine capace di unificare. Del resto, infaJti, l'infame termine di «extra-colta» (o extracolta come preferisco), l'ho sempre usato in una certa chiave, appunto politica, e praticamente mai, se ben ricordo, in sede critica: se il vostro collaboratore che mi studia mi studiasse meglio, vedrebbe che non dico mai, poniamo, «il rock, questa musica extracolta», ma dico invece «l'arco della cosi detta musica extracolta che ha bisogno di una legge, ecc.», e proprio per evitare di dire «il rock, il pop, il folk, la musica leggera, la canzone, ecc., che hanno bisogno di una legge, ecc.>. Cè infine la questione fondamentale e decisivadel vero significatodelprefisso extra Francamente io ho sempre pensato due cose, normalissime, peraltro: che extra indica accrescimento come dice anche il Palazzi, e che insomma possa voler dire che qualcosa è «superiore», come «è un prodotto extra», è un albergo «extralusso», cioè quantomai lussuoso, cioè prodotto quantomai ottimo, e se il vostro collaboratore fosse d'accordo, sarei pronto ad accettare questo significato anche per la musica extracolta, che se lui preferisce considerar/a superiore relegando nell'inferiore quella colta, a me che le questioni gerarchiche non mi interessano, va benissimo; poi ho sempre pensato che extra, come ancora il Palazzi, e poi il Fanfani, lo Zingarelli, vogliadire anche «fuori da», ovvero si riferisca a «un fano che avviene al difùori di», ecc., per cui il problema è di accertare se si traJtidi fatti o di cose che avvengono al difùori di, che stanno fuori da e così via, senza offesa per nessuno. Extraterritoriale, extraparlamentare, ecc., non hanno, mi pare, significati offensivi; e siccome non c'è dubbio che siaper ragioni materiali che per ragioni musicali del resto largamente derivate, tutta una gamma dimusicheèfùorida un'altra gamma di musiche che già da secoli sono riunite sotto la definizione di musica colta, così anche uno come me (che come voi cari direttori di certo sapete lavora da anni in sede critica, in sede politica, in sede organizzativa, al superamenJo dei generi) ha adottato per comodità il termine extracolta, sotto il quale appunto possono andare musiche che anche a chiamarle creative o d'avanguardia antiaccademica, restano sempre, per il momento, divise, da altre musiche. Ben inteso, ad onore del vostro collaboratore, altri prima di lui e dello stesso campo di interessemusicale, presero l'extra come un insulto, come se volesse dire qualcosa di spregiativo: e io gli dissi subilo che se mi trovavano una sola parola sotto la quale ricondurre tipi di musiche che per ragioni pratiche oggi dobbiamo riunire in un unico discorso, almeno quando il discorso riguarda le loro condizioni materiali, ecc., io sarei stato prontissimo ad adottar/a. E sono prontissimo ad accogliere anche qualsiasiproposta del vostro collaboratore. Così ci liberiamo di tanti complessi, io di quello di essere superiore (per forza devo avercelo, dopo tante insistenze), e gli altri di essere inferiori. Fra l'altro è semplicissimo mettersi d'accordo, dopotutto gli astronomi che sono scienziati allo stato puro (almeno secondo me), quando scoprono una stella o un pianeta li chiamano Andromeda, Plutone, Giove, Orsa e cosi via, cioè con nomi che non hanno nulla di scientifico. Troviamone uno, qualsiasi, e tutto andrà bensissimo, poi potremo vedere chi in concreto serve o non serve l'industria discografica (echi è davvero arrogante, fra l'altro). Cari saluti. Lettera di Rosemary Liedl (Roma) a proposito de Il Cacciatore Poiché ho letto che è prevista nel giornale, che ho molto apprezzato, una rubrica di lettere, vi mando alcune considerazioni sul film Il cacciatore (The deer hunter) che ha aperto in America e in Italia un vasto dibattilo. Ora, io ho visto il film sia con un occhio italiano, infaJtiabilo a Roma, sia come cittadina americana e da quest'ultimo punto di vistami pare utilefar notare quali sono i momenti che più mi hanno colpito, come i più significativi: I. Lo striscione sospeso sopra il grande banchetto preparato per festeggiare gli sposi e insieme i tre amici che stanno per partireper lague"a. In esso c'è scritto: Serving God an Country Proudly (Servire Dio e la Patria con orgoglio). È questo un chiaro segnale per tutti i giovani che stanno per andare a sacrificarsi.Proprio sotto questo striscione gli sposi compiono un rito sacro nel loro paese d'origine, la Russia, bevendo da un calice il vino che deve suggellare la loro unione. Se ne cade anche una sola goccia il destino sarà conlro di loro: e infani così succede. 2. Il momento in cui Nick, prima di partire, parlando con il suo grande amico Mike, ubriacofradicio, per paura della guerra e per non aver trovato un affetto capace di dargli la forza di partire senza viltà, quasi urla il suo amore per lasua patria, l'America, con gratitudineper lanazione che ha ospitato la sua gente, venuta da così lontano. E Nick confermerà il suo amore per l'America nell'ospedale in Vietnam rispondendo al dottore, quando gli chiedese ilsuo cognome è russo, che lui è americano. 3. L'inno nazionale americano cantato nel finale, per ricordare Nick. L'inno dice: God bless America The /and that I love (come dice Nick) (come dire: And guide her Un Fato benigno) Through the night (delle decisioni. della guerra With the light from above From the mountains To the prairies To the Oceans while with foam God Bless America My home sweet home (dove Mike è tornato sano e salvo e dove tutti stanno ricordando Nick). Ora, questi tre momenti possono essere interpretati anche in senso patriottico e avvicinano Cimino a un altro grande interpretedell'America: Robert Altman. Cimino, infatti, non ha voluto tanlo parlare della guerra nel Vietnam, ma più dei valori americani della vita: la ricerca di contatti umani, il senso profondo dell'amicizia, dei legami af fettivi, fondendo il tutto con un amore autentico e senza riserve per la patria. Ho dello che lamia voleva essereuna lettura americana del film e in questa ottica il personaggio del cacciatore è senza dubbio un eroe posilivo e la lel.ione del Vietnam è vista come un momento di purificazione della coscienza americana. Il messaggiofinale può essere: «Non più uccidere,ma vivere». Ecco che tornano quei valori americani della vita, quel senso profondo dell'esistenza che fa di questo film, pur prodolto con una montagna di soldi, in un paese di libero mercato, ilportatore di un messaggio di vilalilà nonostante tulio, nonostante l'orrore della guerra, nonostante l'orrore per la morte di Nick. Lettera alla redazione Non so se è Vostra intenzione aprire il dibattito con il pubblico che vi segue anche solo tramite lellere o se intendete portare avanti solo diballiti da cattedra a cattedra, da Pavia a Torino, da Bologna a Milano, come dei dell'Olimpo, indifferenti alle voci degli umani. E non sapendo, col rischio di spedire nel vuoto e di indirizzare nel deserto, scrivo da buon figlio di macellaio, o della serva, se volete, a proposito dell'articolo di Segre, Cases, la figliadel macellaio e la logotecnocrazia Chi ha buon senso, e la figlia del macellaio spesso ne ha più che non mostri, non può non schierarsi a favore delle argomentazioni di Segre e contro quelle di Cases. La figlia del macellaio, infatti, abituata ad aiutare il padre a squartare il vitelloe a tenerepoi un occhio alla bilancia e uno al prezzo, capirà la letteratura molto meglio tramite un linguaggio scientificopreciso e concreto, una metodologia rigorosa da logotecnocrati che non per lefumoserie verbali di certa vecchia critica accademica, con tutto vantaggio dell'opera d'arte e delle figlie del macellaio, del falegname e del muratore. Tutto ciò è democratico. I saggi di Eco Lector in fabula, della Corti Principi della comunicazione letteraria, di Segre La struttura e il tempo e di altri logotecnocrati italiani e stranieri sono illuminanti, anche per le fi· glie di macellaio. Diventano squisiti strumenti interpretativi non solo dei testi su cui sono applicati, ma anche degli altri. li saggio di Segre sul Don Chisciotte, insieme a quello di Sklovskij, dicono di più sul grande Mancego di quanto non dicano quasi quattro secoli di criticacelebrativa e di cartastampata a chilometri; articolano il campo d'indagine oltre che sull'oggetto specifico, anche sulla narrativa in generale. L'argomento con cui la figlia del macellaio sarà meno d'accordo è quello che Segre definisce «apparato scientifico», se tale apparato, da funzionale strumento di lavoro diventa parata, messa in mostra, esibizione di cultura e conoscenza. Vada per la terminologia. Chi non la possiede, se la procuri, salti in acrobazia da un testo all'altro: la figlia del macellaio sa che non si può dare la costata a chi richiede il filetto e abbozza, anche se, per tenere a mente i termini, sarà costrettaa dialoghi di questo tipo col figlio del lallaio accanto: - li semema come va? - Non c'è altante. - Allora era sintagmatico. - Per fortuna avevo in casa un po' di morfema. - Bon, e adesso baciami la langue. -Non posso, parole, c'è in giro troppo fonema. - E tu fallo con stilema, così sarà meno denotante. (Finalmente si baciano) Ma quel che farà saltare i nervi alla figlia del macellaio e le farà dire che non è democratico, finendo col dare immeritatamente un po' di ragione a Cases, è il vedersi costrettaa fare il giro d'Europa a impararvi tutte le lingueper poter leggere i testi che le interessano. Infatti in essi troverà citazioni in setteotto lingue tra classiche e moderne, un mosaico, un'orgia, una vera Babele. li guaio è che si trattadi punti nodali, senza la comprensione dei quali il discorso rimane monco. Vada ancoraper i brani in cui la citazione in lingua è funzionale all'indagine critico-scientifica, corner per es. in La struttura e il tempo di Segre i brani in greco classico miranti a far vedere la banalizzazione del linguaggio alto-poetico di Omero fatta da Platone. Maperché non fornire anche la traduzione? E se la figlia del macellaio non avesse avuto lapossibilità di frequentare il liceo classico? E se, avendolo frequentato, avesse dimenticato il greco, visto il malo modo in cui glielo hanno ammannito? Segre e altri non se ne abbiano; è per eccesso d'amore dei loro testi che scrivo. È ad essiche debbo se vedo mulini a vento dove prima vedevo giganti. Prendano il mio tentativo di dire come un feed-back, utile ad aggiustare ulteriormente il tiro in senso democratico. Ciò, credo, darà loro maggior consenso e autorevoleua. Se cosi non fosse, allora io, povero figlio della serva che non conosce altro che il cinese, che dovrei fare per dare autorità a questa mia lellera? Citare un lungo brano di cineserie? Cordialmente (Lu Zu Pe') (figlio della serva e servo della gleba) HenryMartin ANINTRODUCTIONTO BOOKOFTHE TUMBLERONFIRE multhipla edizioni GIORGIO MANGANEW L'IRONITAEOLOGICDAIFONTANA EnricoPal.andri Vl Bukovsku·S. Gluzman BOCCALONE GUIDA stonavera PSICHIATRICA . PERDISSIDENTI piena . . . conesemptr,attcz ai bugi,e euna letteradal Gula,g a cura di Marco Leva L.40OO L.3500 edizioni edizioni t ERBAVOGLIO t ERBAVOGLIO 'I "' "" <::s ~ -~ e:,_ °' t---. °' ...... .9 ~ ,,,., ti ~ .e, ;g, <::s

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