Antonio de Viti de Marco - Problemi del dopo guerra

« luzione solleva una questione grave: queila ?el mar~. 11 carnu mino dei popoli verso il mare è insang~mato ?1 gue_rr~. « E noi non intendiamo seminare cause d1 futuri conflitti. « Epperò dobbiétmo essere pron t~ alle m~ggiori_concess~?ni di ((carattere commerciale, per assicurare m ogni tempo 11traf- ((fico dal mare ai porti italiani dell'Adriatico e da questi ((ai rispettivi hinterlands austriaci, slavi o ungheresi. Ar- (< rendevoli al .massimo sul terreno commerciale, siamo al- « trettanto intransigenti sul terreno politico. I soli accordi « o compromessi RF.CJPROCJ di carattere politico possono e (( debbono ragionevolmente?intercedere a sud di Fiume, tra (( l'Italia e la Serbia ». E dopo aver detto che il nostro intervento armato era necessario per arrivare alla Conferenza della Pace col fatto compiuto delle rivendicazioni nazionali, aggiungevo: « Non· basta preparar con le armi il fatto « compiuto. Questo dovrà aver la sanzione del Congresso (< ed esser garantito contro il pericolo delle controrivendi- « cazioni.... Il che non è possibile senza accordi preliminari « con gli Stati dell'Intesa e con la Serbia : - accordi che in << qu~sto momento, mentre dura la g:terra e l'attuale equili- « brio delle forze belligeranti, è più facile di concludere in « termÌ1:i a noi favorevoli ». (1) L'Imperialismo dell'Intesa e la Democrazia. Se non che da questa critica risulta anche che il Trattato di Londra non ~ più, _Per sè stesso, un pericolo così gra~de per ~a co1;clu~1?ned1 una pace democratica. Il suo pencolo oggi sta m c10: che se il Governo italiano si ostina a salvarne il più possibile, invece di prendere tutta un'altra (r) Vedi La Guerra Europea, presso L'Unità 1918, pa.g. 13-14. B1b1otE:..:-.:i G '10 B1a'1co

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