Antonio de Viti de Marco - Problemi del dopo guerra

- 37-· Sta : che nelle giornate del maggio 1915, quando noi si premeva sul Governo perchè intervenisse nel conflitto europeo contro l'aggressione del militarismo teutonico, incontrammo sulla nostra via - deciso ad attraversarci il cammino, con ogni mezzo e senza scrupoli - l'on. Giolitti! L'uomo e la sua banda, trascinati fatalmente da una lunga politica di corruzione· e di affarismo, avevano consapevolmente asservita l' Italia alla Germania, e non erano più, essi medesimi, che docili strumenti degli interessi tedeschi in Italia. Così si delinearono, per connessione indissolubile, due fini supremi della nostra guerra: a) liberare la nostra vita pubblica interna dalla corruzione del governo giolittiano ; b) abbattere la tirannide del militarismo tedesco, per assi.curare la pace durevole alle generazioni venture. Il giolittismo si materiava di piccoli, ma diffusi favori person;3li, che il Dittatore !argiva dal governo alla turba dei seguaci. Era una forma tipica di spoil-system, per eser-· citare il quale bisognava conquistare il potere. E il potere si conquistava con la corruzione e con la violenza elettorale. Così tutta la nostra vita pubblica restava inquinata, per raggiungere un resultato relativamente meschino. L'on. Giolitti, per altro, non aveva mai concepito - almeno come sistema di governò - di basare la sua forza politica sulle organizzazioni finanziarie e bancarie. Dalla guerra, invece, nasce appunto questa nuova e più moderna e più pericolòsa forma di affarismo politico e di corruzione pubblica. Le industrie di guerra muovono alla conquista dello Stato, poichè hanno bisogno di grossi favori legislativi per continuare a sfruttare il paese nel dopoguerra, come l'hanno sfruttato durante la guerra. I grandi industriali sono legati con le banche, controllano la stampa, la mettono a servizio di chi è disposto a servirli. E i nuovi arrivisti fanno A bi teca Gll'O B n ()

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