Il governo fascista nelle colonie

ERITREA 23 bia, la realtà - quale è conosciuta al nostro Ministero della Guerra - è deplorevole. E ciò non è vergognoso se non per chi quelle milizie mandò. Quel che è vero per gli inglesi nel Sudan e pei francesi nel snd Algerino, non è che naturale sia vero per dei giovanotti italiani mandati in Libia colla camicia nera. Divenendo sempre più difficile di trarre sufficenti ascari eritrei dalla ormai stremata colonia, se ne è arruolati in gran quantità, pei bisogni della politica fascista, oltre confine, cioè in Etiopia. CHI ARMA L'ETIOPIA? Il eh~ significa ·che dall'Etiopia noi preleviamo individui semi-selvaggi e che li rendiamo a getto continuo fior di soldati e di graduati, istruiti e disciplinati, addestrati all'uso delle armi più perfette. Stiamo facendo, in altri termini, gli istruttori_ militari di quella stessa Etiopia, che grava sui confini dell'Eritrea e della Somalia, dove noi apprestiamo continuamente fortificazioni, armi e armati per difenderle dall'unica minaccia che sovrasti alle due colonie. In realtà, non ultima delle ragioni che avevano reso i predecessori dell'on. Federzoni, solleciti a far cessare lo stato di guerra in Libia, d'accordo con alcuni dei nostri ministri degli Esteri, fu appunto la riluttanza a servirsi ancora e sempre di eritrei; senza dei quali la guerra in Libia non si fa. Ma se si fa la guerra in Libia, o, il che fa lo stesso, se ci sosteniamo in Libia con un regime di pura forza, ciò significa il dissanguamento e la spopolazione dell'Eritrea e la creazione, a nostra cura e nostre spese, dei quadri di quell'esercito abissino, che uno degli scopi della nostra politica estera fu sempre di evitare che sorgesse. B.b' oteca Gno Biarco

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