Giuseppe Faravelli - "Democratura"

DICHIARAZIONE Ad evitare ogni erronea o arbitraria interpretazione sul nostro ri• torno nel P.S.0.I. e sulla nostra accettazione della candidatura al Senato fin qui insistentemente rifiutata, crediamo utile dare una chiara spiega· zione ai compagni ed a quanti si interessano deHe vicende del nostro Partito. Noi non deflettiamo dalla posizione che tenemmo al Congresso di Genova, dove, rimasti in minoranza, dichiarammo che saremmo però restati nel Partito. Ne uscimmo inratti solo più tardi, ritenendoci noi pure colpiti dal provvedimento con cui la Direzione aveva inteso rispondere alla protesta della corrente di sinistra contro l'interpretazione che essa aveva dato ai deliberati di Genova; e ne uscimmo non col proposito di restarne fuori, ma di premere per la convocazione del Consiglio Nazionale, che compisse una revisione del giudizio che la Direzione aveva dato sul nostro conto, permettendoci cosi di riprendere il nostro posto nelle file del Partito nelle condizioni di libertà da noi reclamate. Il Consiglio Nazionale non è stato più convocato e la revisione del giudizio della Direzione è pertanto mancata in quella sede; ma ne ha tenuto luogo l'appello lanciato, per mandato della Direzione, da quello stesso Esecutivo che aveva pronunciato la condanna contro di noi. In tale appello, pubblicato nella Giustizia del 19 aprile, quella revisione è in.fatti implicita ed è per giunta espresso molto chiaramente il pen• siero che ha sempre ispirato il nostro atteggiamento di fronte alla maggioranza del P.S.D.I., che solo in una politica di classe e di autonomia socialista, atta ad attrarre verso di esso forze di autentico proletariato, il nostro Partito potrà riprendere la sua storica funzione. In questa situazione ci è parso pertanto necessario e doveroso riprendere il nostro posto nelle file del Partito a continuarvi la nostra lotta per ottenere che alle dichiarazioni dell'appello corrisponda la realtà dell'azione. Siamo più che mai convinti che la lotta contro le deviazioni da noi imputate all'azione del P.S.D.I. non possa essere condotta efficacemente se non da chi rimanga nel seno del Partito, che è sorto nelle vicende postbelliche soprattutto per volontà ed opera nostra e nel quale, in Halia e nell'Internazionale, è ravvisata ormai la rappresentanza del so• cialismo democratico italiano. Ogni scissione, come l'esperienza insegna, genera una dannosa dispersione di forze e un ulteriore smarrimento e sfiducia della coscienza proletaria, smarrimento e sfiducia che 23 B.o· oteca Gino Bianco

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