Giuseppe Faravelli - "Democratura"

travolte, sicchè oggi (come avviene in politica, dove le buone intenzioni contano ancor meno che in altri campi) noi appaiamo corresponsabili della polilica che ha permesso al vecchio mondo borghese di ticostruire il suo predominio. E qui è la radice deJJa nostra debolezza. A che punto è arrivata l'involuzione che sto analizzando? A me pare che essa sia arrivata a questo punto: la Repubblica democratica non è più che una facciata, dietro la quale urge e preme un mondo economico ostile che minaccia di farla saltare per aria. L'esponente, se non tipico, più arrogante, di questo mondo è Lauro. Un uomo, un plutocrate a cui la Repubblica democratica ha permesso di accumulare, nei modi che ci ha spiegato Saragat 1 una potenza economica enorme, il quale si vale di questa potenza, anche sotto forma di pasta asciutta, per demagogizzare e fanatizzare masse avvilite dalla disoccupazione e dalla miseria, per catapultarle contro la Repubblica democratica!! In un ottimo opuscolo, che Saragat pubblicò durante 1'esilio e di cui sarebbe desiderabile una ristampa, i fenomeni tipo Lauro, sulla base dell"esperienza nazista e fascista, sono individuali e denunciati come radice del fascismo, contro i quali, per garantire la libertà, il rimedio sovrano è la nazionalizzazione. Si può dubitarne? Ora tra il mondo di Lauro, tra il mondo del capitale plutocratico e monopolistico e la Repubblica democratica c'è assoluta incompatibilità. Se il corso delle cose non è infrenato, contenuto e rovesciato, il mondo di Lauro imporrà poco a poco le forme politiche che gli sono confacenti e che probabilmente consisteranno nella monarchia clerico-fascista. Infatti, non lo scalmanato e squinternato Movimento Sociale Italiano, ma il legittimismo monarchico e il clericalismo politico costituiscono oggi il pericolo più grave. Non è chi non veda che questo connubio clerico-monarchico si va, per mille segQi, più o meno sotterraneamente compiendo. La Chiesa vuole un largo margine di sicurezza non solo anticomunista ma anche antilaico. D'altra parte, durante il fascismo essa ha imparato la IeZione. Il suo ideale non è mai stato la democrazia, alla quale, quando non può farne a meno, si adatta in una maniera appena un po' meno pacchiana della maniera bo]scevica. E la sua esigenza immediata è un regime autoritario e magari totalitario, nel quale essa non sia ancella ma padrona, o per 1o meno compartecipe del governo. Insomma un regime alla Franco o alla Salazar. Purtroppo il bolscevismo ed i suoi giannizzeri - i quali hanno la faccia tosta di convitarci alla dHesa della democrazia, della Costituzione e della indipendenza nazionale - offrono magnifici pretesti a questi nemici deJla Repubblica democratica; anzi rega1ano loro gratuitamente il manto di paladini della libertà, sotto il quale essi possono nascondere al popolo ìtaliano tutta la loro merce avariata. li Bib1otec;a Gino Bianco

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