Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

.............. ·······················································"··············· · " "··············--··········•····· .. ·· · ............ - 75 - diamo, con inconcludente sottigliezza scolasticar al fatto elementare e costante della socialità, senza la quale e senza i rapporti che ne nascono la figura giuridica del delitto non è neppur concepibile: ma si intendiamo certe, più o men tristi, condizioni sociali contingenti e modificabili, quali quelle che si fondano in certi dati ordinamenti ed istituti politici e particolarmente nell' organamento economico, insomma nel fatto e nelle conseguenze dirette ed indirette della legislazione. Ora, quando sia dimostrato che nessuno o• ben pochi dei fatti delittuosi poterono determinarsi senza l'influenza decisiva di fattori sociali· contingenti e modificabili, la cui enorme quantità ed importanza è ammessa anche dal Ferri e· salta all'occhio di chicchessia; è evidente che, ove questi si togliessero via, l'impulso dellealtre due categorie di fattori non sarebbe virtualmente mi~orato, ma diverrebbe nellarealtà· impotente e socialmente identico a zero. Cosi, se levate una lama a una forbice, la potenzialità incisiva rimane bensì integra nel filo superstite, ma, mancatole il fulcro, essa diventa realmente· un non valore meccanico. E valga l'esperienza. Nella colonia di NewLanark nè gli uomini eran fatti d'una pasta. privilegiata, nè gli elementi naturali più miti o più onesti che altrove : anzi era quello un covo• di viziosi e di malviventi, a cui la sapienza borghese avrebbe applicato, con cristiana profusione, la solita ricetta di catenaccio e capestro. Ma l'intervento del!' uomo che meritò il nome di patriarca della ragione e gli ordinamenti da B1bloteca Gino B1arco

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