Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 76 - '!lui istituiti, escluso affatto qualunque castigo .materiale, vi produssero in soli quattro anni il miracolo di una colonia modello, vero paradiso terrestre di moralità e di benessere (1). Nelle battaglie del positivismo, tira più un ,fatto, semplice soldato, che tutto uno squadrone di distinzioni e di astrazioni e di considerazioni _generali. Xli. La riprova delle cose dette addietro si ha nella sperequazione appunto t:lel delitto nelle varie classi sociali. È noto, senza citare cifre seccanti, che il minimo della delinquenza è dato .dalle classi agiate e rarissimo accade di vedere uno civilmente vestito sul banco degli accusati. La sproporzione si fa ancor più significante ove -si guardi, non tanto al numero quanto alla gravità e ali' indole antisociale dei reati, escludendosi dal computo le çontravvenzioni ed altri -delitti non gravi, inerenti ali' esercizio di certe professioni, reati tecnici e di ben poca rilevanza ,sociale. Se poi si sceverassero anche altri reati diffusi nelle classi benestanti, ma che sono il prodotto evidentemente dell'attuale sistema di .società, del lusso sfrenato, della eccessiva libidine di lucro, di viziosi meccanismi commerciali (falso, fallimento, ecc.) e che sparireb- ,bero ipso facto in una società riformata che (I) Vedi Henmi, Physb,/o{[ie de la vo/o,itè, l'ultima parte ,del libro. B blioteca Gino B,anco

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