Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

----------- ----- . FILIPPO TURA TI · . Il ~(llI(IO lA ~ll(!II.IH( ~O[I Abht APPUNTI SULLA QUESTIONE PENALE TERZA EDIZIONE BOLOGNA Casa Editrice « LaControcorrente » 1913

OPUSCOLI Italia Estero Cambronne Centonze Victor Hugo Eugenio Sue - Risposta alle parole di un credente C,mi 30 35 - I falsi della Chiesa • 15 20 - Non mi fido del prete ., 10 15 - Il grido di protesta di una donna perduta Enrico Ferri - In difesa di Antonio D'Alba Cambronne Rastignac Bandi A. Sessi Mirbeau Cambronne La/argue Caftero Cambronne Centonze Merlino Cambronne Faurr M. Rygier - Socialismo e massoneria . - Germinai I . - Religione e morale - Scuola laica - La guerra - Iddio alla sbarra - Carità cristiana? - Anarchia e comunismo - I ladroneggi di un cristiano - Il cristianesimo • - In difesa di Bresci - La condanna di Dio - I delitti di Dio • - Autodifesa . Carlo Malato - I lavoratori di città ai lavoratori di campagna ***** Mistretta Centonze - " Il Pensiero ., Numero unico dedicato a Pietro Kropotkine nel suo 70' anno di età - L'immoralità della chiesa - Il cannibalismo nelle religionl (attorno al martirio di Ferrer) 20 ., 15 ,, IO IO IO 20 .. 20 .. 20 .. 20 10 25 20 •• 10 20 ,. 10 IO .. 20 ,, 30 ., 15 .. 60 25 20 15 10 15 25 25 25 25 15 30 25 10 25 15 15 20 40 20 75 Ai Signori Librai, Rivenditori ecc. sconto del 30 per cento, pagamento anticipato. - Non si fanno depositi senza un anticipo in conto di almeno un t,erzo dell'importo totale della commissione. Indirizzare " CONTROCORREN'I'E,. Bologna. B :Jllotecauino 8 anco

I. ILDELITTO ELAQUESTIONE S CIALE B1bloteca Gino Bianco e Che fate voi, se non dei ladri, per aver il gusto d'impiccarli? • Tommaso Moro. e t. triste il pensare al molto male che finora hanno fatto coloro che intendevano solo di fare del bene. • Jevons.

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FILIPPO TURATI IL DELITTO E LAQUESTIONSEOCIALE ---•••,--- Appunti sulla questione penale. TERZA EDIZIONE BOLOGNA CasaE4itric•oLa Contro-correttfe • 19t3. Biblioteca Gino Bianco

Premiata Tipografia Ditta F .lii MO~ELLI - Santa Sofia, Biblioteca Gino Bianco

PrefaziaolnlaeDrese3n.te a ùizione Ho scritto « prefazione » perchè così vuole l'uso. Ma veramente non si tratta di ciò ; chè non ho la pretesa di fare una prefazione a Filippo Turati. Debbo semplicemente avvertire i lettori del come è nata in me l'idea di far ripubblicare Il delitto e la questione sociaJe. Da parecchio tempo avevo in animo, di iniziare la pubblicazione di una serie di edizioni documentarie sulla storia e sulle, origini del socialismo. Ma fin qui non m' era stato possibile, per ragioni che... s'intuiscono! Ora l'amico editore, che in Bologna si è messo dopo di me per la via spinosa delle pubblicazioni di avanguardia, mi ha offerto di tradurrein pratica il vecchio mio sogno. Ed ho accettato. · · Così, se il pubblico accoglierà bene questo tentativo, al presente volume ne seguiranno altri, dovuti alla penna dei migliori autori, noti ed anche ignoti, del socialismo di tutte le correnti. Saranno 81bhoteca Gino Bianco

-tutti all'incirca della stessa mole, - più ampii dei soliti opuscoli di propaganda .fante volte ristampati, e, meno voluminosi dei grossi libri che è facile trovare almeno nelle biblioteche, - quasi tutti dimenticati e rari, o non mai integralmente pubblicati, ma di forte interesse per chi voglia studiare _i primi eroici periodi dello sviluppo delle idee e del movimento socialista. Intanto, ho voluto cominciare, - e l'editore ha accolto il mio consiglio, - con una nuova ristampa di questo scritto di Filippo Turati, che a suo tempo fece molto chiasso e che. i veterani del movimento socialista in Italia certo ricorderanno. Uscito in appendice nel giornale socialista La Plebe di Milano, diretto dal Bignami, nel 1882, fa ripubblicato in due successive edizioni nel 1883. Esso fu, allora, una buonà battaglia, ed una battaglia vinta, se si pensa che dopo -di allora le· idee ivi espresse han fatta molta strada, tanta da costruire la fortuna e la fama di molti che queste idee hanno fatto proprie e divulgate in volumoni, in cui però invano si ricercherebbe un riferimento a chi per il primo le espose in modo sinte,tico. Dirò anzi che queste idee ne han fatta anche troppa di strada, dacchè le si son fatte non poco deviare e scostare in tal modo dal loro punto di partenza ' da n.on riconoscersi più. Coloro che rileg-: geranno o leggeranno per la prima volta Biblioteca Gino 81dnco

4•0,,,., ... , ......................................................................................... . / B1bliotc -9queste pagine se ne persuaderanno; e troveranno che, nella crisi di coscienze che caratterizza il nostrotempo, un ritorno alla tradizione idealistica del socialismo è il mezzo miglioreper riacquistarequella fiducia nell'avvenire cheun bruttopresente minaccia di cancellaredai nostri cuori. L'autore, che gentilmente ci ha permesso di ripubblicare questo scritto, - cosa che non avremmofatta senza il suo consenso, perchè del nostro diritto legale di farla non avremmocontro di lui voluto valerci, - ci scrive in proposito una lettera, che qui sotto riferiamo, in cui conclude di non avere sull'argomentomutato sostanzia/mente di parere. Così questa ripubblicazione,mentreha notevole valore di documentazionestorica,rimane eziando un mezzo sempre ottimo di propaganda di idee. Essa ha, del resto, anche un serio valore teoretico.E noi, rileggendo questo libro, abbiamo sentito come un vago rimpianto che Filippo Turati non abbia proseguito da allora a dare la sua intelligenza un po' più alle disciplinescienti- .fiche ed un po' meno alla politica di partito. Ma lasciamo stare... Forse noi pensiamo così perchè sul terrenopolitico .siamo profondamente divisi da/l'autore. Ma appunto l'essere politicamente molto lontani, ormai, dalle idee e tendenze dell'autore ci rende più sereni e .spassionati. Si sa! oggi è molto più

- 10 - facile essere ingiusti, pro e contro - specialmente contro - con i più vicini e magari coipropri amici e compagni ... Senza timore di essere accusati di piaggeria possiamo dunque ascriverci a merito l'aver ridonato alla pubblicità questo libro sotto ogni punto di vista interessantissimo. LUIGI FABBRI. Ecco la lettera con cui Filippo Turati esprimeva al Fabbri il suo cordiale consenso alla riedizione di questo lavoro: Milano, 22 Ottobre 1912. Preg.mo Signor Luigi Fabbri, Ella è ben cortese a chiedermi licenza di ristampare quel mio scrittarello giova-;- nile su Delitto e Questione Sociale, che nessuna riserva di diritti d'autore protegge e che il decorso ormai d'un trentennio dalle due prime edizioni aveva suggellatoin un discreto oblio. Se Ella pensa che possa tuttavia presentare ancor oggi qualche interesse, non ho che da dirmele grato di cotesta « benevolenza ideale. » Questo posso aggiungere, avendogli ridato una scorsa nell'esemplare eh' Ella stessa ebbe la bontà di favorirmi: - Nei B bhoteca Gino Bianco

r......................................... ,............................................................................ . ·······•·········•··· ..................................... - 11 - particolari,troppe mende trovereida correggere e lacune da colmare; non solo per aggiornarei dati statistici e per tener conto delle polemiche eh'esso suscitò e dei molti studii che son seguiti di poi;· ma perchè, anche nello stile e in parecchi giudizii di persone e di cose, oggi non, mi ritrovo, o mi ritrovo a disagio. Chi mai, dopo trent'anni, è ancora esattamentese stesso? Tuttalpiù si può essere... il propriofiglio, se non pure un lontano e forse degenerenepote ! Ma, se guardo ali'assieme, non rin-:-· negoquel babbo o quell'avolo. Il concetto· fondamentale è assolutamente vero, per me, oggi come allora. Anzi, oggi è più vero. L'esperienzadellecose, variianni di pratica forense, qualcuno di pratica carceraria... fatta mio malgrado,me n' hannovieppiùriconvinto. Anche giust'appunto per ciò, penso che non metta conto rabberciare,cincischiare e rammodernare.Che ha voluto· dimostrare cotesto studio? Che la lotta più efficace contro il delitto non è nelle teoriedei criminolog(e non è nelle pene; ma sta nel rifare dalle basi l'assetto· economicodella convivenza civile.

~12E a questo mira, come può, la nostra .battaglia quotidiana - la battaglia pel ..socialismo. Il cui trionfo, insieme coi delitti individuali, sanerà il massimo delitto che tutti li genera e li involge: il delitto di una società che fa gli uomini lupi. Mi tenga Suo cordialmente f ILIPPO TURATI. Biblioteca Gino Bianco

AlSianEorNRIBCIOGNAMI DIRETTORE DEL GIORNALE " LA PLEBE ,,,. MILANO (1) CARO BIGNAMI, Chi consulta i recenti studi e le statistiche· criminali d' 'Europa è colpito dallo aumento generale della delinquenza, aumento che procede con progressione di. gran lunga più rapida della· popolazione. In Francia dal 1826 al 1877 la criminalità cresce come da 100 a 317, mentre la· popolazione non va che da 100 a 116. In Italia nel breve decorso éi un decennio, dal 1863 ar 1875, la popolazione crebbe in ragione dell' 11 ¼ e i condannati ad ogni sorta di prigionia aumen-· tarano in ragione del!' 85 ¾. Sono cifrt rispettabili, degne d' impensierire chi non vive alla giornata, ma scruta e medita• i fenomeni evolutivi della vita sociale. Il Messedaglia (Statistica della criminalità)· accerta inoltre una tendenzagenerale all' aumento (1) Questa lettera-introduzione fu scritta, p~r la prima edizione del volumetto, fra il 1882 e il 1883. B blioteca Gmo Bianco

- 14 - :·nellarecidiva. È questo il più efficace commento .Ml/a penalità in genere e particolarmente ai sistemi correzionali attualmente in vigore. È vano opporre che quelle cifre non riflettono _già esattamente la delinquenza vera, ma solo I' espressione statistica della delinquenza, e che (Juesta può essere aumentata indipendentemente da quella, sia per intervenutç riforme delle leggi o pel cresciuto rigore dei giudizii, sia per la maggiore oculatezza della polizia che scopre e rdenunziaun maggior numero di misfatti. Perocchè, .ancie annettendo qualche valore a tali mutamenti, è evidente che essi tendono a diminuire la sommfl ,dei reati effettivi, e che quindi, tutto sommato e ..sottratto, il risultato finale, in una serie d' anni .ragguardevole, non può venire da essi notevolmente alterato. La questione assume un'importanza tuffa spe- · .eia/e, anche nei semplici riguardi della pubblica sicurezza, in questo nostro dolce paese, che si allieta di quelle migliaia di ammoniti che tutti .sanno e che ha sedici volte più .omicidii e venti ·volte più carcerati del/' Inghilterra, tenendo in questa sciagurata materia un vero primato, che .non é quello sog~ato dal Gioberti: cosichè coi ,carceratiitaliani vi sarebbedapopolareunagrande città. E ciò, malgrado che la nostra sapientissima Bb , 1 • polizia tutta preoccupata dello stringere i frenj 1 ~IotP.c.JGino 1anco '

- 15 - alle politiche libertà, lasci perfettamente ignoti gli autori del 40 010 dei reati conosciuti : frustrando cosi la sola ragione e il precipuo beneficio della repressione, il quale, come, da Beccaria in poi tutti van ripetendo, non consiste nella crudeltà ma bensl nella certezza delle pene, nella tolta speranza d'una probabile impunità. Il peggio è che nelle pene criminali l' aumento maggiore si {V. i lavori Garofalo). verifica nelle più alte éategorie. • · di Messedaglia, Beltrani-Scalia e * * * Come si atteggiano dinnanzi a questi fatti la scienza ufficiale, _l'arte di governo e l'opinione borghese? Noi troviamo a questoproposito dueprincipali e già classiche correnti di pensiero inversamente parallele; alle quali se ne aggiunge una terza e più recente, che in parte rimonta in esse e le scompiglia, in parte devia ali' infuori, scavandosi in direzione autonoma un proprio letto sul terreno dei fatti che la statistica e l' antro/ologia vanno, accumulando. La prima di tali correnti, che presso noi ha .fa sua sorgente in Beccaria e che già svolse, come il Ferri avverte, . quasi intero il suo ciclo 81bliotecc1Gino B,anco

B blioteca - 16 - °glorioso, si riassume nei concetti della mitezza penale e del!' emenda, nel desiderio cristiano che il reo non muoia ma si converta e viva. Dobbiamo ad essa l'abolizione della tortura, delle pene corporali e infamanti, e la quasi abolizione della pena capitale, il comfort delle carceri, il rispeftD del!' imputato che si presume innocente fino alla èondanna, il processo accusatorio, la pubblicitàdei giudizii e tante altre riforme della procedura. I suoi più recenti risultati sono le formule, oggi in voga, della forza irresistibile e della manìa ragionante. Felice reazione contro l' empirismo feroce del medio evo, questo indirizzo, portato agli estremi, muterebbe i luoghi di pena in clubs di educazione e di delizia, con flagrante ingiustizia verso la popolazione operaia onesta, condannata alla galera in vita dello sfruttamento capitalista ; e per tal guisa incoraggerebbe il delitto, cosi come la beneficenza borghese incoraggia l' imprevidenza e premia la vigliaccheria. La seconda corrente non é che una controreazione e un ritorno alla ferocia antica. Sfiduciati dell' emenda, che è smentita dalla crescente recidiJ?a, inscettichiti riguardo ai vantati prodigi dell'istruzione, questi penalisti e magistrati e sociologi, che chiameremo i terroristi, e che hannf> il triste vanto di cadere d' accordo colla parte o Bianco

17 - più egoista e più vile della borghesia, invocano una sosta nelle riforme penali liberali e pensano, , come un birro celebre, che 1a mannaia, Quando la vuole il tempo, Rimette a nuovo un popolo E il resto è un perditempo. Intenerendosi più su_!fato delle vittime che su quello del colpevole, invasi da una cieca fede nel/' intimidazione e da un santissimo zelo di sociale apostolato, plaudono costoro alla maoo di ferro dezli impiccatori, domandano meno scuole e più sferza, invocano la reclusione perpetua dei recidivi, tuonano contro il diritto di grazia, contro l' istituto della giuria e via dicendo: e interpretando a loro modo unà legge darwiniana dell' esistenza, caldeggiano la selezione violenta dei colpevoli coi mezzi delle barbarie. Di fronte al doloroso assurdo che il carcere sia troppo spesso preferibile alla topaia del lavovoratore, essi non vedono altra soluzione che un inasprimento del primo. Abilissimi nel segnalare i difetti della corrente opposta, questi ~ salvatori della società ,. urtano troppo di fronte le aspirazioni più generali e profonde della coscienza pubblica odierna : ed è quindi lecito . sperare che lo sbracciarsi del rigorismo sia anch' ess8 « un f. Tu.RATI: 11,delitto e la questione sociale. B bhoteca C' no B,a o 2

- 18-' perditempo ,. e che essi vi sciupino la carta, l' in-· chiostro e le parole. Entrambe queste correnti sono essenzialmente giuridiche. Voglio dire che, divergendo unicamente sul rigore delle pene, esse concordano nel considerare la repressione come l' ubi sistam della tutela sociale. Entrambe suppongono un delinquente astratto, a tipo. unico, influenzato sempre da motivi intellettuali, suscettivo quindi di controspinta, e al quale applicano quasi sempre, malgrado la constatata inçznità, una stessa forma cl.i punizione, il carcere, misurato secondo una norma di giustizia ideale (danno e dolo), poco curandosi di quello che sarebbe il solo criterio misuratore positivo, l'utile sociale. È evidente che coteste due correnti opposte cadono entrambe nel medesimo assurdo. Supponendo un .delinquentedeterminato sempre da motivi intellettuali (senza di che vi sarebbe acciecamento per passione o delirio I! quindi cadrebbe colla libertà l' imputabilità penale) esse riservano in fatto la responsabilità penale ai casi in cui la mente fu abbastanza libera e illuminata per ben apprèzzare i motivi di controspinta ;" il che vuol dire, in pratica, che sono veramente imputabili B,blioteca Gino B,an..;o

- 19 - so/tanto coloro che non delinquono. Se tale conclusione rimane nella penna a quei teorici, gli, è solo perchè la logica e la coerenza non sono le doti più frequenti del!' intelletto umano. All' idealismo di tutti costoro fa guerra la terza correntecomplementare, che appartienemeno al diritto e più al/a sociologia. Non riguarda il delinquente come un'astrazione, ma lo studia nelle sue varie specie reali; distingue ma non disgiunge il diritto dalla politica, il diritto penale dal civile, la repressione dalla prevenzione, che ~ son tutte funzioni connesse e solidali della vita sociale, compiute ad uno stesso scopo dallo stesso organo, lo Stato. Nega o trascura il libero arbitrio, considera le azioni umane come il prodotto necessario non solo di calcoli intellettuali ma anche di impulsi inconsci organiçi e cosmici, e il delitto come rispondente esattamentea certifattori determinati; ma dalla mancata azione della controspinta non deduce l' irresponsabilità, vi trova anzi la base della punibilità, poichè, se il reo avesse potuto ben apprezzare i motivi penali, è da presumere che non avrebbe commesso il delitto. Ma crede che, se il reo è necessitato a delinquere, anche la Società non lo è meno a punirlo per la sua propria difesa : la quale . si ottiene in via molto composta e diversa secondo i _casi, mercè le tre prevenzioni distinte dalla scuola germanica : B blioteca Gino Bianco ".

- 20 - la prevenzione speciale (isolamento e correzione del reo); la prevenzione generale (intimidazione · dei mal inclinati): e la prevenzione indiretta, che consiste nel tener vivo fra il pubblico il senso della giustizia. Nel!' ordine pratico questa scuola domanda quindi la riforma del codice, sia per quanto concerne la teoria del!' imputabilità, delle attenuanti ed aggravanti, del reato tentato, ecc., sia per la misura e la natura dellepene ; domanda un codice fisiologico che distingua de{inquenteda delinquente; propone i manicomi criminali, gli stabilimenti degli incorreggibili, la reclusione perpetua o a · tempo indeterminato di questi ultimi, la loro deportazione in colonie agricole, ecc. In base alla distinzione dei varii tipi di delinquenti, apprezzabili da speciali periti, il codice di procedura acquisterebbe quella importanza e quello sviluppo che si diminuirebbe al codice penale: e l'uno e l'altro non diventerebberoche una piccola parte dei rimedi consigliati per la cura del delitto, del quale si vogliono combattere piuttosto le prevalenti cause organiche e sociali, per es. l'abuso del!' alcool, la stampa immorale, ecc. ecc. Del resto.in questa scuola giovane fervet opus, e certo nuove idee e nuove proposte essa svolgerà ancora, prima che ti suo ciclo si chiuda. Biblioteca Gino Bianco

- 21 - Concordi in queste basi comuni, i varii teorici di questa scuola partecipano poi individualmente, per quanto concerne le pene, dei giudizii e pregiudizii delle due correnti anteriori segnalate : cosichè il Lombroso e il Oarofalo invocano talora maggior severità, dove il Ferri, più liberista, crede la severità mezzo illusorio e propone dei sostitutivi penali nel!' ordine morale, scientifico, economico, ecc., di carattere più largamente preventivo. * * * Io non esito a ravvisare in questo nuovo indirizzo una vera evoluzione scientifica il cui valore non deve passare inosservato ai positivisti. Senonchè, riconoscendo il suo completo trionfo nella critica delle teorie anteriori, è lecito dubitare se, nella parte ricostruttiva, nei sostitutivi che questa scuola propone, si elevi essa pure a quel1' altezza e comprensività di vedute che sarebbe da desiderare. Svolsi al par. XIV di questi Appunti, il concetto che ogni progresso in politica si risolve sempre ùz un più avanzato e più illuminato radicalismo. Appunto percht l'azione data ali' uomo nel modificare i fenomeni sociali è tenz;issima, tanto più importa di sperperarla il menopossibile e di applicarla ~sclusivame,1te a quelle ca1ti0Riche, per essere pifì • B blioteca Gino Bianco

- 22rimote, abbracciano e determinanoun maggior numerodi fenomeni, senzapreoccupars_diel < caso per caso » e rijuggendoal possibiledai rimediiimmediati e violenti, quasi sempre inutili e spesso nocivi; perchè le inclinazioniumane, cometutte le forze naturali,devonoessere secondate per poterle vincere. Un errorenell'apprezzamentodellecausee dei rapportifondamentali deifatti ritarda indefinitamente il progresso scientificoe affoga i provvedimentipolitici nell'acqua morta dei circoli viziosi, producendounosprecoinutiled'ingegnoe di energie socialipreziose, che invanosi rimpiangequandola benda viene a cadere dagli occhi. Chi tratta le questionieconomichenegligendola legge di popolazione, quantierrorinonsi esponeegli a cresimare collamassimabuonafede, e a quantedelusioninon andràincontro!Il sistema fisiocratico ed il mercantile, che riponevanoil massimovaloreeconomico, il primo nellaterra, il secondonellamoneta,determinarononell'alberodel('economiae dellapolilìèa una vera vegetazionefolle di deliriie di provvedimenti, che si dovettereciderepoi, senza che quasi alcun utile ne sia rimasto al consorzio sociale. Quando l'errore fondamentale è caduto, è una meraviglia genua/e che nessuno l' abbia prima .tenunciato, che tanto abbiasi camminato, senzfI 11ccorgersenesu, Ma.falsa via. • B blioteca Gino Bianco

- 23 - Vedere se la via é la vera mi sembra dunque il più importante c6mpito dello scienziato. * * * Cosi stando le cose, mi è parso che nella questione ardente del delitto la sociologia radicale avesse una parola da dire. Mi é parso anzi che la sua parola avesse da essere la sola vera appunto perché la più radicale, e che, in onta ai possibili errori e alla scarsa coltura dell'espositore, qualcosa di non inutile dovesse emergere da un tentativo, tendente a stimolare i maggiori scienziati alla revisione delle loro vedute. Questo qualcosa è il punto di vista speciale che mi convenne adottare. Affermando la connessione · della questioµe criminale colla economica, sostenendo che la causa prima dei delitti sta nel disordine degli istituti sociali, nella sperequazione delle proprietà, nel- /' antagonismo delle classi, nell' ineducazione e nello sfruttamento dei ceti inferiori, io so di non aver detto cose nuove, di aver anzi ripetuto idee in cui concordano non solo tutti i socialisti, ma eziandio tutti coloro che vedono nell'uomo non già ·un essere fondamentalmente cattivo ed antisociale, ma sì un essere buono e socievole, e nella società non una casa di forza~ non un organismo caotico e necessariamente ed eternamente Biblioteca Gino Bianco

.- 24 - malato, ma un fatto spontaneo e volontario insieme (poichè la spontaneità disforme dalla natura non è chefollia), un vero organismo la cui salute, come appunto quella del corpo umano, non può concepirsi, eccettuate le ore di crfsi eccezionali, disgiunta dal benessere di ciascuno de' suoi membri. Sneonchè parve"!i che una tal~ tesi, dopo le recenti evoluzioni della scienza positiva, trovasse, da un lato, nuovi argomenti e, dall'altro, urtasse in nuove obbiezioni, de' quali convenisse giovarsi e le quali criticare, non con gratuite generalità, ma coi metodi biologico-statistici, che oggi informano la sociologia. E, dal!' altro canto, mi parve che il ridurre la questione economica, ne' suoi rapporti colla criminale, al solo fatto della miseria, come si usavafin qui, fosse troppo meschino ed insufficiente. Il sig. Lelorrain, rispondendo con molta cortesia alle critiche eh' io gli feci nel principio di questi Appullti, osservava al proposito: «Combiend'exemples pourrais-je vous citer de crimes épouvantables commis par des bourgeois ou des nobles ! » l_ lo cred1J di aver risposto a questa obbiezione al paragraf0 XVIII. Scrive il Garofalo nel suo eccellente studio Di un criterio positivo della penalità, pag. 27, che « il Romagnosi, investigando quali siano le cause più comuni e costanti dei delitti, ne forma quattr, categorie ampie.e generali, cioè il difetto di susBiblioteca Gino Bianco

- 25 - sistenza, il difetto di educazione, il difetto di vigilanza, il difetto di giustizia. Categoriestupeudamente comprensive, a cui però -:- osserva egli - gli studt moderni hanno aggiunte le cause meteoriche e le fisiologiche. » Sbozzare dal punto di vista radicale la critica di queste ultime cause fu appunto l'inte,:ztoprecipuo del mio modesto lavoro. * * * Il quale, solo per aver visto la luce in u12gior- ,nale ribelle, e per le simpatie che non dissimula verso l'indirizzo socialista, sarà certo sospetto a molti lettori. Mi sia lecito dunque, giacchè ho citato il Romagnosi, di indugiarmi un istante con lui. È mia convinzione antica ed incrollabile che, ad una certa elevatezza nella scala del pensiero, tutti i pensatori, malgrado il colore della loro veste e i cartelli classificatori che il dottrinarismo ha loro affibbiato, si trovino in realtà assai vicini e non divisi che da fragili chiudende, inteste di equivoci e di vuote parole. Io amo figurarmi la massa del pensiero umano come un' immensa piramide poligonale, in cui la distanza fra le parti opposte tanto più scema quanto più ci si eleva, e presso al culmine non rimangono altre distanze che in linea verticale. B blioteca Gino Bianco

- 26In ogni mente elevata, grattate un po', trovereteil germe socialista, se anche la parola, a quei tempi, non era peranco coniata. Apriamo dunque la Genesi del diritto penale, un libro non ancora messo ali!indice dalla Censura borghese. Oh grata sorpresa! Ecco divinata dal/' intuizione del pensiero gigante quella stessa teoria eh' io mi sforzai di affermare in questo scritto. A' tempi del Romagnosi la critica socialista della società non era, si può dire, ancor nata; la statistica e l'antropologia vagivano appena; quer famoso Resoconto dell' amministrazione cri111inale in Francia, che porge oggi tanto corredo di fatti ai criminologi, s'inaugurava giusto allora. Dovete a ciò il carattere puramente astratto delle affermazioni romagnosiane. La tesi eh' io sostengo ha un lato giuridico e un lato politico. Sebbenequesti due aspetti non ne formino, in buon positivismo, che uno solo, la distinzione trova il solco già beli' e fatto nelle abitudini mentali dei lettori, perciò è proficua alla discussione. * * * Questione giuridica. Apro la Genesi del diritto penale ai paragrafi 421, 422 e leggo: B·blioteca Gino Bianco

« Prima di impiegare precauzioni doloroser coloro che esercitano il potere penale sono tenuti a prevenire i delitti con tutti quei mezzi acconcr ed efficaci, i quali non sieno nocivi, ricorrendo· alle pene come ad ultimo rimedio. « È stato detto e ripètuto che è meglio prevenire i delitti che punirli. Ma io dico di più che· sarebbe CRUDELTA ed INGIUSTIZIA punirli quando si possono prevenire. « L'ordine delle cose può esser tale che,. operando anticipatamente sugli interessi, prevengasi lo scoppio del 'intemperanza » (par. 548). Io non so di aver detto altra cosa nel corso di· tutto il mio scritto. Al par. 1558 della stessa opera trovo: « È un assurdo ed una derisione l'appropriare il nome di società ad un aggregato nel quale non· si verifichino le condizioni volute dalla natura ... È un controsenso logico e giuridico il parlare di giustizia rispettiva, allorchè la posizione dei soggetti è per sè iniqua. Allora parlar si può solamente di forza e di capriccio. » Veggansinel mio scritto i par. VII/,XVIl, XVIll. Genesi, par. 452: « Se prescindiamo dallo stato più o•meno equo della società può facilmente accadere, anzi è inevitabile, che i supplizir riescano o non necessarii o non proporzionati" al 'attività della passione criminosa..• B blioteca Gino Bianco

- 28Supplizii non necessarii - supplizii non pr<>- porzionaéi - ciò vuol dire iniquità flagrante. Idem, par. 613: • .È impossibile che siavi una regola di dovere, cioè che obblighi ad agire, col solo riflesso dell' altrui benessere, omettendo, o yeggio, deteriorando il proprio. Ella sarebbe per necessità di natura frustrata, attese appunto lè leggi del cuore umano. • Confrontisi con qum,t' io scrissi sulla divisione della società in classi, particolarmente nel riflesso .dei delitti contro la proprietà. , Par. 614: « Ciò posto ne viene che il patt• .che unisce gli uomini in società suppone necessariamente reali avvantaggi scqmbievoli fra le parti contraenti, ed i maggiori compossibili avvan1aggi. » È essa ottenuta questa condizione nel regime dellaproprietd capitalistica, dove una classe serve .ad un'altra; e l' eherne 1 Lohngesetz (legge di bronzo del salario) fa dell'operaio wza merce? O non piuttosto si avvera qui quella fatale dissociazione d'interessi (par. 619), quella coesi- . ' .stenza che non è convivenza e che « non si restringe a produrre una semplice assenza di bene, ma induce una positiva quantità di incomodi .e. di oppressioni • che sono appunto « le cagioni ·fattizie dei delitti?• Pensateci t ri3pondete. Biblioteca Gino Bianco

......................................... ·····································"·· .......................................... -29Io nego ad una societàfondamentalmente iniqua· la competenza di amministrare la giustizia. Infatti" onde nasce questa competenza? - Apriamo la· Genesi al par. 992: " Possona sorgere dispute fra di noi. Ma ben comprendendo che facendo uso del diritto di" privata violenza si commetterebbe la decisione· alla pura forza, e la alleanza nostra sarebbe rotta, egli è perciò che conveniamodi riconoscere· un arbitrio ~omune che giudichi le nostre èontese. ,. È egli possibile che le classi derubate e sog-· gette accettino un arbitrio comune che giudichi con norme eguali le contese nascenti da condizionr artificialmente disuguali? È legittimo il duello· mentre le armi non sono pari? Rispondano i paragrafi che ho riferito più• sopra. lo affermo che la Società borghese è la prima delinquente, è la complice impune dei misfatti· che freddamente punisce. Sentite ora il Romagnosi,, par. 1238: " Veramente criminosa non si può dire fa· spinta se non quando, dopo soddisfatti i legittimi desiderii corrispondenti ai veri nostri diritti, rimanB bi oteca Gino Bianco

- 30- _g_ono impulsi ingiustàmente offensivi... Io prego di coglier bene questa osservazione. » Perciò, come correspettivo e condizione sine -qua non alla punibilità dei reati di oziosità e vagabondaggio, di furto, e di tutti quelli anche ,contro le persone che « sono mezzi ad offendere la proprietà, » vuole il Romagnosi che la società -assicuri il diritto al lavoro e alla susszstenza, il che, '(JUanda' nche dovesse costare una spesa, sarebbe ben più giustificata di quella degli eserciti. « Senza di ciò si darebbe una assoluta ragione (p_erchè esisterebbe una vera necessità) a quei compensi Jatti di privata autorità - jus privatre violentire, par. 1072 - i quali per la loro maniera vengono intitolati col nome di furti, nel mentre pure che .in buona ragione altro non sono fuorchè il riparo .ad una non imputabile calamità. Cosi la società darebbe da una parte fomento, ed anzi sforzerebbe .al delitto, cui, se volessepunire, DESSA PUNIREBBE IN ALTRI IL DELITTO PROPRIO» (par. 1033). E conchiude pregando a non dimenticar mai la -« condizione assoluta del legittimo ordinamento .della società •. « Mio lettore - egli soggiunge - .se tu, scorrendo colla mente gli uomini che ti stanno intorno, incontri egoismo, depravazione e _pigrizia, pensa allà cagione primaria: e pensa pure che questi uomini non sono quali possono ..essere > (par. 1085). Biblioteca Gino Bianco ,,

..c.. 31 - . È forse colpa del Romagnosi se, essendo nato prima che la critica socialista positiva avesse .ottenuto tutto il suo svolgimento, queste considerazioni rimasero platoniche rispetto ali' assetto -dellasocietà borghese? Spettava a noi e al tempo nostro dedurne .ulteriori sviluppamenti. Questione politica. Genesi, par. 941: « Disgiungere la politica .dalla giustizia sociale è un controsenso che non può esser commesso se non da una stolida ignoranza o da una impudente depravazione. ~ Par. 942: « Come il diritto del più forte è .una contraddizione in termini, cosi la politica arbitraria è un assurdo logico. Io aggiungo di più : essa si risolve in una sovversione pratica sociale ..... • Sovversione pratica sociale, perchè si vuole violentare la corrente degli interessi comuni per far loro prendere un corso non voluto nè dalla legge fondamentale della civile colleganza, nè dalie spinte supreme del tempo, · che tende mai sempre ad equilibrare le soddisfazioni coi bi.. sogni dei popoli. • B blioteca Gino Bianco

- 32 1 la politica arbitraria è l'artificiale assetto borghese.Le "spinte supreme del tempo sono le pretese delle classi soggette che, al pari_di tubi comunicanti, domandanonon sia posto ostacolo alla legge·idraulicadei livelli. « Puoi tu prescinderedalle leggi della pressione e del/'equilibriodei fluidi allorchèsi tratta di guidareuna corrente?Cosi,nel volereottenere potenza da un consorzio d' uomini, non potrai prescinderedalle leggi del tornaconto comune ,. (par. 945). Che cosapropugno io ne' miei Appunti? Che, meglioassai che inferocirenelle pene, è pensare a togliere via le radici dei delitti, quelle radici più oscure - secondol' imaginedel Filangeri - che, nascostenelle visceredella terra, sono propriamente quelle che alimentano i boschi piif maestosi. E il Romagnosi,par. 453: . « Nulla assomigliadi più allapenaleeconomia quanto la Medicinae la Chirurgia. I delitti sono le malattie dei corpi politici. Volerle guarire senza togliernele cagioni è mancanza di dovere ed è operaperduta. · « Dopo di aver fatto di tutto per prevenirli, se rimane il ,malannoconvienricorrereal regime violento.Mageneralmenterestapocoa fare quand<>- si abbia provvedutoal regimesalutareordinarioBiblioteca Gino Bianco

- 33 - alla vita sociale. Ogni rimedio per lo contrario è vano quando è guastato il temperamento. » Può dirsi che abbia fatto M tutto per prevenire i delitti una Società dove la posizione dl ciascun membro non è determinata dal merito; ma da accidente di nascità; dove la quantità del • lavoro e quei/a delle ricompense stanno in ragione poco .men che inversa; dove la miseria e l' abbiezione dei molti incita ai furti, Rlle truffe, alle grassazioni; l'alcoolismo, frutto dell'ordinamento industriale, sprona alle violenze; l'indigenza d' amore porta ai reati sessuali; l' indissolubilità del - matrimonio crea l'adulterio; il corso forzoso della carta molt(olica la falsa moneta; la dogana e il fiscalismo creano il contrabbando e le frodi allo stato; l'aggiotaggio fa le bancarotte, l' esercito e la guerra danno l'esempio de/fa violenza e tiellaferocia legale; la chiesa ed il lotto fomentano la s1Iperstizio11e l'imprevidenza; il lavoro dei fanciulli e delle do.nne nelle fabbriche di~trugge la famiglia; la tirannia, la schiavitù di stampa, l'arbitrio poliziesco creano i reati politici e le ribellioni; l'eredita provoca una-massa di venejicii; la legge, l'opinione e le condizioni economiche sforzano al concubinato, agli infanticidii, ai procurati aborti; le lacune dei codici e le gravezze imposte alla giustizia civile giustificano l'esercizio arbitrario delle proprie ragioni; le carceri prepa~ f. TURATI: /I delitto e la quesliRne sociale. 3 B blioteca Gino 81a11w

-34rana la recidiva; 11 ammonizione e la sorveglianza, l'ingerenza eccessiva delle Autorità creano contravvenzioni e agitazioni d'ogni maniera? Una Società dove la moralità e l'onore, non informando di sè l'ambiente, non panno prodursi negli individui che per l'educazione, e l'educazione è il privilegio di Uf.laclasse, la quale poi col lusso e la strapotenza immeritata eccita la passione criminosa nelle classi soggette? ** * lo sostengo che l'educazione è il vero antidoto al crimine, quell'educazione che nasce solida e spontanea dall'armonia degli interessi, dalla rispettata umanità d'ogni membro, dalla giustizia e dal benessere diffusi durevolmente in ogni strato sociale, il che soltanto, e non già l'attuale progresso meramente meccanico, può chiamarsi incivilimento. Or ecco il Romagnosi: « Rotto il legame pel quale l'interesse particolare viene unificato col generale, non solamente svanisce ogni amor sociale, ma quegli stessi doni e quella stessa attività che conducono al vero merito si convertono in altrettanti mezzi di corruzione e di misfatti » (par. 918). « Il maggior incivilimento non consiste nel maggior raffinamento e nella maggior varietà di Biblioteca Gino 8,anco

- 35 - lavori, ma .bensì in quello stato nel quale, il valor sociale essendo diffuso sopra il maggior numero possibile d' individui, i ladri e gli schiavi siano ridotti al minor numero possibile » (par. 959). • Coll'incivilimento vero la sensibilità sociale si aumenta, si estende, si raffma, in modo, che nasce un senso morale pubblico ossia politico in forza dello sviluppamenfo stesso della società. Allora gli uomini sentono esplicitamente d'essere membri della grande famiglia sociale. Allora, seguendo la catena dei loro interessi e delle loro aspettative, cominciano a travedere l'estensione e l'importanza dei vincoli pubblici, Ma allora del pari si rendono atti a seguire per convinzione ciò che facevano per solo comando munito di forza. • Da quest'attitudine preparata dalla natura, nè corrotta da un malinteso regime, può la politica trarre un immenso profitto, sol col non trattare più gli uomini come i selvaggi, e col captivare la loro opinione colle ragioni e coll' ingerenza che conviene a uomini aventi un comune: interesse e un comune diritto » (par. 974). • La moralità non nasce, non si sviluppa che dopo un certo tempo » (par. 976). (Vedi miei Appunti, par. XXII). B blioteca Gino Bianco

·····························...... ................. •.................................................................. ,...v..··~ - 36 - lo sostengo che l'igiene della società con,troi( delitto deve essere piuttosto negativa che positiva, deve consistere nello scerpare gli abusi, le usurpazioni, le divisioni artificiali, ritornando ai principii di natura e di buon senso che vogliono a tutti garantito il frutto integrale del proprio lavoro, o meglio ancora, fin dov'è possibile, preteso da ciascuno secondo le sue facoltà e datogli secondo· i suoi bisogni. Or ecco l'opinione del sommo Maestro. Egli vuole che si pensi a ordinare secondo i dettami del dovere « il. movimento comune degli interessi e le cagioni che lo determinano... lasciandoquindi che la natura operi da se stessa • (par, 1858 e seg.). Dunque: « non con numerose ordinazioni ma· semplicemente col non controvertere le basi fondamentali dell'associazione civile, e col non attraversare l' andamento naturale dei comun[ interessi • (par. 1064). Il provvedere alla sussistenza importa, per' parte della società, " assicurare il frutto intero delle contrattazioni; ripartire nel modo più convenevole le successioni fatte per pubblico diritto.' non autorizzare nè servitù da persona a cosa B blioteca Gino Bianco

- 37 - -nè da persona a persona: e finalmente, nei casi éi assoluta ed incolpabile indigenza, apportare • .-soccorsipositivi, reprimendo sempre una volontaria oziosità ,, (par. 1023). Poi « secondare l' andame.nto spontaneo delle ricchezze, » il che vuol dire abolizione del mono- _polio capitalista; « ripartire i carichi pubblici in proporzione dei vantaggi, » il che significa imposta _progressiva; « reprimere soltanto le frodi e le violenze, » il che implica diritto di sciopero e di .coalizione ecc., (par. 1024). Può dirsi che la legge del salario assicuri il frutto intero d'una libera contrattazione? Che il _privilegiodei proprietarii di terre e di capitali non ,autorizzi servitù da persona a cosa nè .da persona ,a persona? Che l'eredità, assegnata da capriccio .del testatore o da accidente di nascita, ripartisca nel modo -più conveniente le successioni? Che, nella classe dei proprietarii nati, sia sempre re- ,Pressa una volontaria oziosità? Rispondano per me Proudhon, Colins, Marx, Bakounine, tutti i socialisti e, più potente di tutti, il più triviale senso comune. Io combatto finalmente quei penalisti che, ,dimenticando che la prima statistica è la logica, desumono da certi fatti statistici la scorante con- .Elusioneeh.e l' at1mento del benessere tragga sec• _un'espansionedi reati contro le persone. (Appunti, B blioteca Gino Bianco

I - 38 - par. XX e successivi). Ed ecco che Romagnosi, trattando l'argomento in apposito studio (1), dopo avere sagacemente criticate le fon/i stntistiche in questione e la loro· interpretazione, ed osservalo che la tesi che se ne pretende dedurre si riduce a dire « che col progredire in santità si moltiplicano i peccati, che collo svi/uppamento sano di un corpo si moltiplicano i malori, che col rendere gli uomini operosi, rispettosi e cordiali si moltiplicano gli infingardi, gli attentatori e i maléfici » - conchiude cosi: « il vero incivilimento per la sua stessa virtù fa scemare i delitti di qualunque sorta. » « Non confondiamo la moltitudine domata ed incurvata a{ lavoro, coabitantecon pochi raffinati, con un consorzio di conviventi in civile colleganza.» « Il bue ed il cavallo coBbitano col bifolco, ma non formano una società con lui.» Ecco dunque Romagnosi socialista. L'aumento dei reati per lui non viene dal benesserema dalla presente « barbarie decorata. > « L'ordine supremo non viene impunemC11te violato, e la natura va all'equilibrio anche a traverso le ruine. » (I) Osservazioni statistiche sul Conto generale del!' Amministrazione criminale in Francia nel 1827. Biblioteca Gino Bianco

- 39 - Ordinate l' arresto del Romagnosi, perocchè esso è un anarchico rivoluzionario I * * * Che cosa ho io fatto consultando e citando - dopo scritti e stampat,i i miei modesti Appunti - il capolavoro del Romagnosi, se Ron palesare a me e agli altri eh' io non feci che portare il sussidio di studi e metodi più recenti alle intuizioni di quel grande pensiero? Ma un tanto appoggio vale pure la pena di rinunziare allà pretesa dell'originalità, la quale d'altronde è ben di rado la dote dei più luminosi veri. Senonchè la solita f otofobio dei pu:;i/lirimbeccherà colf obbiezione conosciuta: - in sociologia non basta inspirarsi a più perfrtti ideali, convien provarne la concretabilitàpositiva e prossima negli istituti sociali. E qui tempesteranno con le cento volte sfatate e ceni' una volte,,riedite accuse: che noi vogliamo distruggere la proprietà e la famiglia (essi che della proprietà e della famiglia fecero un istituto di privilegio e di corruzione che è un'ironia pel maggior numero); che basiame il nostro edificio su due grandi illusioni: la prima, che si possano cangiare sostanzialmente l'ambiente sociale e le passioni umane; la siccnda, che si B blioteca Gino Bianco

-40possano cancellarele disuguaglianzeche la natura semina dovurzque (1). Il curioso è che costoro sono spenceriani che ammettono l'evo! uzione nellepiante, neglianimali, nella natura inorganica - e la negano alla società! E non vedonoche ciò che noi si domanda non è cheun passo di più nell'evoluzioned' ordinamenti, che dallo stato nomade, al patriarcale, al comunale, al borghesesubironogià tante sustanziali trasformazionisenzache il mondoandasse a rotoli. Sono psicologi: ma dellepassioni umane calcolanosolo l' egoismo brutale e trascuranola bontà, la compassione, il senso e il tornaconta dellafraternità e quella sete di g{uslizia che solleva i popoli come un lievito potente e che è la · caratteristicapiù umana del!'uomo. Sono naturalisti, e non vedonocheciò che si vuole sopprimere sono unicamentele disuguaglianze artificiali, per lasciare appunto libero il campo alle naturali, violentateoggi per modo che vediamotroneggiare in cattedra molti cui s'addirebbe il vomero e curvarsi alla gleba forse i maggiori genii della schiatta umana. Sono darwinisti, e dimenticano (I) Veggasi sul Mincio di Mantova 26 ottobre 1882 e sul Pro -Patria di Napoli di quei gio,·ni la riassunta conferenza del prof. f:. ferri sul tema: Le idee nttove nella scienza, nelr arte, 118llapolitica. B blioteca Gino B1':ln:o

- 41 - che l'uomo non vale salo come unità ma eziandio come associazione, e che vi è una lotta per_l' esistenza anche fra le classi sociali, delle quali la più numerosa è destinata a prevalere. Ma, non potendo qui esaurire convenientemente queste obbiezioni, in omaggio al principio della -divisionedel lavoro, rimando i dubitosi a tµtta quanta la letteratura socialista, avvertendosoltanto col Romagnosi che « la teoria della giustizia sociale non è dottrina speculativa ma è l' espressione di una legge di fatto certa ed imperiosa come quella della gravità dei corpi. » (Genesi, par. 943). Gli ostacoli che si oppongono al livellamento naturale attendono solo che l'impalcato legislativo che li regge sia del tutéo_infradiciato, per isfacelarsi e cadere. Il socialismo non è un sistema chiuso e prefisso, ma semplicemente un grande indirizzo, movente da intuizioni ed osservazioni inconcusse, suscettivo di ampliamenti e adattamenti continui alle esigenze dell' ambiente storico - e questa indeterminatezza o piuttosto virtualità che gli avversart gli rimproverano è appunto la sua forza e la sua garanzia. B blioteca Gino Bianco

- 42 - Caro Bignami; benchènude di sentimentalismo declamatorio e rifuggenti da quelle parole grosse che piaciono al pubblico, tu accogliesti Le mie aride pagine nella tua Plebe valorosa, che, tra l'effimero pullulare di tanti giornalucoli socialisti cui troppo spesso non f rancheggia sufficiente sostegno di serietà, di perseveranza e di cultura, vive, combatte e spera da ben tre lustri per La causa di tutte le emancipazioni: e, bersagliata indarno da sequestri, da carcere e da multe, sì raddrizza in forme sempre nuove senza dare il più piccolo segno di stanchezza nè di dubitazione. È dunque naturale che questo lavoro venga a· · te e si fregi del tuo nome: che il lavoro di una recluta si raccomandi col nome di un capitanoprovato al fuoco e che non sa rinculare. Certo la nostra via non è quella dei facilì onori e delle laute prebende, ma una grande serenità ci compensa; ed è opportuno si sappia che, se la nostra parola, irritata dagli spettacoli scoranti dell'ignavia sociale e dalla condizione eslege che le classi dirige!lti ci fan110, assume qualche volta dei folli d' inusata asprezza, La· nostra religione, come quella del Cristo malgrado • le nerbate del tempio, non è perciò meno religione d'amore. E ciò sia di risposta agli avversari B·blioteca Gino Bianco

- -43 - benevoli, fra questi al sig. Lelorrain, che, nella lettera cortese più sopra accennata, a proposito d'una mia frase un po' acre: Quels sont - chiedeva egli - nos devoirs vis-à-vis des dernières couches sociales: est-ce d' envénimer la haine contre • la bourgeoisie pusillanime et féroce » et de precher la guerre à mort? Noi non predichiamo· la guerra a morte nè pretendiamo adesione cieca della borghesia alle nostre teorie - ma chiediamo soltanto che essa smetta l'affettato dispregioper un indirizzo scientifico che ebbe le simpatie di Stuart Mi/l e di tanti altri filosofi insigni, e che acquista ogni giorno proseliti e caldeggiatori nellem:zssepopolari: e che cessi il governo di trattare come malfa_tloritutti quelli che non giurano nel verbo borghese e nella santitd de' suoi istituii, e combatta le idee colla critica seria e non colle manette. Se la borghesia si metterà su questa strada, allora è lecito sperare che le rijorme sociali si compiano per tranquilla evoluzione e col minimo possibile spostamrnto di interessi costituiti. Ma se, renitente ad ogni voce di giustizia e di pietà, almeno verso se stessa, spiegherà tu(ta la sua saggezza nel comprimere stolidamente la piena che trabocca; allora sarà chiaro da quale parte stanno i veri ribelli . Il tuo flLIPPO TURATI. B blioteca Gmo Bianco

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. ILDELifEflLAQUESTIONE S CIAL"E Appunti sulla Questionepenale I. Nella immane sperequazione dello Stato borghese, per la quale sulle classi più laboriose e più benemerite gravano quasi esclusivamente tutti i pesi e tutte le miserie sociali - quali l'indigenza, l'ignoranza, le imposte, le malattie, la prostituzione - non ultimo, anzi principalissimo elemento di sproporzione, figura il delitto, col suo ordinario correlativo, la pena. Non occorre consultare le statistiche per sapere che il povero nasce, a così dire, pre-, destinato del carcere: laddove il ricco, pur non avendo un maggior valore sociale nel campo· della moralità stralegale, è quasi certo di non rimanere impigliato nelle maglie de! codice cri.minale. Le cause di questa differenza s' intravvedono facilmente. Non è soltanto che il moscone strappa la ragnatela dove s' impiglia il mosceB blioteca Gino Branco

- 46 - rino; ma gli è altresì che in fatto la pianta delitto alligna quasi esclusivamente negli strati più bassi della società. Laddove, nelle zone benestanti, la spinta criminosa o è elisa in sul nascere o è frenata e deviata da cento remore . e da cente scaricatori. Il risultato è quello: il tributo criminoso è il privilegio quasi esclusivo d'una classe sociale. E siccome la borghesia non seppe fin qui èsco6itare di meglio che opporre alla degradazione delitto un'altra degradazione che si chiama pena, così alla privativa del tributocriminoso si aggiunge, fra la povera gente, la privativa del tributopenale. Alla borghesia pare un fatto il più naturale del mondo. Pare ad essa di una ragionevolezza a dirittura banale che si ammanetti chi fa il male e non già chi vive in buona armonia colla legge. Anzi sembrerà a molti singolare, per non dir peggio, che a qualcuno salti il grillo di arrampicarsi ad un fatto così sempl_ice di giustizia distributiva, per trarne appiglio a querele e a rivendicazioni. Ma la borghesia, come tale, non è la scienza; anzi vive da questa in perfetta separazione di corpo. Essa vegeta, per così dire, immarmottita nelle calde ovatte della tradizione, e suo unico luaignolo intellettuale è quel tanto decantato sensocomune che, ad analizzarlo bene, si risolve nel precipitato complesso di tutti. i pregiudizii e le ignominie dell' infanzia sociale, fatte abito del pensiero neghittoso dei tardi nepoti. Oggidl l'istinto inconscio delle masse, irrompenti dall'ignavia, congiura col movimento spasB bliot~célGino B,anco

- 47 - sionato e positivo della critica e della scienza, per riscuotere quel fiducioso letargo e aiutare l' intero corpo sociale a frangere - secondo la bella espressione del Huxley - e sia pure a prezzo di dolore e di sangue, l'involucro ornai troppo angusto che impedisce al bruco di metter l'ala e diventare farfalla. Il. La verità è quello che è Roma, nel proverbio popolare; tutte le strade conducono alla verità. Basta camminare fiduciosamente giù per la china dei fatti, senza pigliar ombra quando si vede la meta luccicare nel fondo. Così avvenne che la storia, la statistica, la biologia, la psicologia positiva, incamminate perdiverse vie, appoggiate a disparati processi, inconscia ciascuna del processo seguìto dalle compagne, sbucassero un bel giorno tutte quante in un crocevia dov'era scritto a lettere cubitali: Il libero arbitrio è una fola da donnicciuole. Spinoza l'aveva detto molto tempo prima: « Il libero arbitrio è la coscienza che l'uomo ha della sua volontà e I' ignoranza delle cause che la determinano. » Il delitto, così, cessò di essere ritenuto il p(odotto esecrabile· d' una libera volontà individuale. Esso divenne un fatto necessario di fisica sociale, la inevitabile malattia di un dato organismo civile, le cui forme, la cui frequenzai, il cui andamento divennero determinabili d B blioteca GmÒ B,anGo

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