Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 61 - tuttavia fornircene un equipollente, stante la solidarietà logica delle idee, che in un dato organismo id!;!alesi implicano e si suppongono a vicenda. Come Cuvier ricostruiva tutto un animale scomparso, in base ad un semplice frammento scheletrico, così può bastare un'idea sola a riedificare tutto un sistema assente: sebbene, a dir vero, la logica delle forma._zioni naturali nel mondo esteriore sia assai più costante e più semplice di quella che regge le formazioni ideali del cervello; o, in altre parole, sebbene l' anatomia del corpo sia assai più coerente di quella dello spirito. Noi perdoneremmo adunque al sig. Lelorrairr la tardività delle sue considerazioni giuridiche, se almeno esse ci dessero qualcosa di completo, di sufficiente alle esigenze del pensiero scientifico moderno. Ma, ahimè, il suo amore per -I' antico gli piglia un'altra volta la mano: e ciò che egli trova di meglio si è di ripetere la sentenza di un autore bianco per antico pelo, il filosofo Seneca: Essere scopo della pena « o che il reo si emendi, o che il suo castigo faccia gli altri migliori, o che, tolti di mezzo i malvagi., i rimanenti vivano più tranquilli. » Il peggio è che il signor Lelorrain non ha fede nell'emenda se non per que' certi delinquenti che d'altronde si correggerebbero da se stt:ssi (delinquenti per passione, del Ferri). In cotesto egli è pienamente confortato dalle risultanze statistiche sulla recidiva. Quanto ali' esemplarità, egli trova che essa è sovente illusoria. E neanche qui sapremmo dargli torto. B blioteca Gino Bianco

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