Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

,..,.. 62 ~ Del trilemma senechiano, amputato cosi dei ,suoi due membri capitali, non rimané dunque, ,o quasi, che I' ultimo moncherino: la custodia degli individui nocivi. Ma evidente,;nente ciò non ha più da vedere colla pena propriamente -detta. Non si tratta più che di provvedimenti precauzionali, affatto simili a quelli che si pren- ,dono, senza veruna idea di giustizia punitiva, a salvaguardia dai pazzi, anzi a difesa dai iulmini o dalle valanghe. Senza che l'Autore sembri avvedersene, tali conclusioni ci accostano al nichilismo in materia :penale. Il dott. Lelorrain si limita vagamente ,a far voti ,perchè lo studio delle cause della .criminalità conduca a rimedii meno primitivi e più sicuri. Lettore amico, o nemico che tu ci sii, questo -è un punto che merita un istante della tua ,riflessione. Quando uno scrittore coscienzioso e valente (poichè il dott. Lelorrain è tutt'altro ,che uno scrittore volgare), essen<Josi messo in via con disposizioni così amichevoli verso la repressione penale, arriva, al termine del suo viaggio, a confessioni cosl eterodosse; che mai -dobbiamo pensare di questa cieca corrente borghese, pusillanime, feroce, che, restia ad ogni lume di pietà e di ragione, pone ogni sua fiducia neH' Arca santa del Codice penale e, ad -0gni nuovo infierire di delitti, sgomenta e ne- _ghittosa, invoca, come il birro del Giusti, galera e boia, boia e galera? Anche re Serse - se non c'inganniamo - poichè in archeologia non ci sentiamo cosi forti come il dott. Lelorrain - fece sferzare B•blioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==