Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 47 - sionato e positivo della critica e della scienza, per riscuotere quel fiducioso letargo e aiutare l' intero corpo sociale a frangere - secondo la bella espressione del Huxley - e sia pure a prezzo di dolore e di sangue, l'involucro ornai troppo angusto che impedisce al bruco di metter l'ala e diventare farfalla. Il. La verità è quello che è Roma, nel proverbio popolare; tutte le strade conducono alla verità. Basta camminare fiduciosamente giù per la china dei fatti, senza pigliar ombra quando si vede la meta luccicare nel fondo. Così avvenne che la storia, la statistica, la biologia, la psicologia positiva, incamminate perdiverse vie, appoggiate a disparati processi, inconscia ciascuna del processo seguìto dalle compagne, sbucassero un bel giorno tutte quante in un crocevia dov'era scritto a lettere cubitali: Il libero arbitrio è una fola da donnicciuole. Spinoza l'aveva detto molto tempo prima: « Il libero arbitrio è la coscienza che l'uomo ha della sua volontà e I' ignoranza delle cause che la determinano. » Il delitto, così, cessò di essere ritenuto il p(odotto esecrabile· d' una libera volontà individuale. Esso divenne un fatto necessario di fisica sociale, la inevitabile malattia di un dato organismo civile, le cui forme, la cui frequenzai, il cui andamento divennero determinabili d B blioteca GmÒ B,anGo

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