Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 46 - rino; ma gli è altresì che in fatto la pianta delitto alligna quasi esclusivamente negli strati più bassi della società. Laddove, nelle zone benestanti, la spinta criminosa o è elisa in sul nascere o è frenata e deviata da cento remore . e da cente scaricatori. Il risultato è quello: il tributo criminoso è il privilegio quasi esclusivo d'una classe sociale. E siccome la borghesia non seppe fin qui èsco6itare di meglio che opporre alla degradazione delitto un'altra degradazione che si chiama pena, così alla privativa del tributocriminoso si aggiunge, fra la povera gente, la privativa del tributopenale. Alla borghesia pare un fatto il più naturale del mondo. Pare ad essa di una ragionevolezza a dirittura banale che si ammanetti chi fa il male e non già chi vive in buona armonia colla legge. Anzi sembrerà a molti singolare, per non dir peggio, che a qualcuno salti il grillo di arrampicarsi ad un fatto così sempl_ice di giustizia distributiva, per trarne appiglio a querele e a rivendicazioni. Ma la borghesia, come tale, non è la scienza; anzi vive da questa in perfetta separazione di corpo. Essa vegeta, per così dire, immarmottita nelle calde ovatte della tradizione, e suo unico luaignolo intellettuale è quel tanto decantato sensocomune che, ad analizzarlo bene, si risolve nel precipitato complesso di tutti. i pregiudizii e le ignominie dell' infanzia sociale, fatte abito del pensiero neghittoso dei tardi nepoti. Oggidl l'istinto inconscio delle masse, irrompenti dall'ignavia, congiura col movimento spasB bliot~célGino B,anco

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