Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 19 - so/tanto coloro che non delinquono. Se tale conclusione rimane nella penna a quei teorici, gli, è solo perchè la logica e la coerenza non sono le doti più frequenti del!' intelletto umano. All' idealismo di tutti costoro fa guerra la terza correntecomplementare, che appartienemeno al diritto e più al/a sociologia. Non riguarda il delinquente come un'astrazione, ma lo studia nelle sue varie specie reali; distingue ma non disgiunge il diritto dalla politica, il diritto penale dal civile, la repressione dalla prevenzione, che ~ son tutte funzioni connesse e solidali della vita sociale, compiute ad uno stesso scopo dallo stesso organo, lo Stato. Nega o trascura il libero arbitrio, considera le azioni umane come il prodotto necessario non solo di calcoli intellettuali ma anche di impulsi inconsci organiçi e cosmici, e il delitto come rispondente esattamentea certifattori determinati; ma dalla mancata azione della controspinta non deduce l' irresponsabilità, vi trova anzi la base della punibilità, poichè, se il reo avesse potuto ben apprezzare i motivi penali, è da presumere che non avrebbe commesso il delitto. Ma crede che, se il reo è necessitato a delinquere, anche la Società non lo è meno a punirlo per la sua propria difesa : la quale . si ottiene in via molto composta e diversa secondo i _casi, mercè le tre prevenzioni distinte dalla scuola germanica : B blioteca Gino Bianco ".

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