Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 101 - Certo, anche nei più miseri strati v' hanno i martiri, tipi di rassegnazione cristianamente idiota, incapaci di offesa, benedicenti la gramola ,che li percuote. Comprendiamo come essi siano l'ideale defla borghesia che li sfrutta, ma il ,loro esempio non ci edifica. Così l'operaio che, vendendosi a mercede irrisoria, fa calare il ·salario di tutti, è traditore della specie, ed è _giusta la reazione che lo colpisce. Non si presti alle parole n-osfre un senso .che non hanno. C' è una censura in Cina che .saprebbe leggervi la glorificazione del delitto._ Siamo alienissimi dall' accordare a violenze individuali una missione redeiiirice. Diciamo .solo che, imperando il privilegio, ogni ribellione -è un fatto umano che va studiato con sentimenti JJmani e, quand' anche prenda f.a forma odiosa -del delitto, concorre, come sint11mo utile, a porre quelle questioni radicali che, una volta ,poste, o deve dimostrarsene la insolubilità o devono essere riso!te. Nè ci pare di esserci scostaff dal metodo :positivo traendo cosi l'istituto (!"ella giustizia ·dinanzi al tribunale della coscienza umana, interrogata nella società non meno che nel -delinquente. Invero, se è assurdo e ridicolo domandare alla coscienza il segreto di fatti ad essa anteriori ed estranei, come fanno i metafisici riguardo ali' esistenza di Dio, ali' assoluto, ecc.; la sua competenza e il suo testimonio invece ·non sono dubbii, salve le cautele dell' interpretazione, riguardo a fatti di sua propria eci -esclusiva produzion~. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==