Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 98 )- altrove compianta come patria sYentura, ed il conte Giov. Battista che divise col fratello il lungo esilio, dopo il i84,8 di caldo amor patrio sempre animato è luminoso esempio di carità cittadina, e d'ogni virtù più !'ltimabile. E perchè non si creda . adulazione quanto diciamo tli Gabtielc Camozzi riportiamo la lettera fiera e sdegnosa che Garibaldi scriveva da Genova nel 15 aprilr. scorso per la cittadinanza bresciana offertagli da quel municipio. Carissimi Concittadini l Genova, 15 aprile 1860. Se v'è cittadinanza di cui po~sa onorarsi un individuo ad andare superbo essa è ben quella della città di Brescia. - Di quella città che mentre l' esercito italiano si batteva a Novara - non contò se i nemici erano molti - se eran potenti, non comprò colla viltà del silenzio e dell'indifferenza, un esistenza servile! Non era consentaneo alla fiera natura della città di Speri di piegare il ginocchio davanti all' usurpatore, non curando i fratelli che spargevano il loro sangue sul campo di battaglia per la salvezza comune. Il grido di guerra della forte città - si perdè nelle vaste pianure. La classe moderatrice e corrotta fra cui il potere trova sempre plaudenti, so ffocò lo slancio generoso delle popolazioni? Una sola voce rispose dalla montagna al maschio grido dei patrioti Bresciani - Camozzi - modesto come una vergine, ma coll'anima d'un Camillo (intendo parlare del romano) faceva risuonare le valli bergamasche del tonante suono del dovere e della solidarietà nazionale e movel'a con un pugno di bravi montanari al soccorso di Brescia. Com'è bello lo slanciarsi nell' onda della mischia per salvare il fratello, com'è tranquilla la coscienza del coraggioso patriota che fece il dovere . Come marcia egli colla fronte alta. Com'è v1le di rigettare, di abbandonare i fratelli sotto le pesanti catene dell'oppressione, col codardù compianto del cinico - che con un pretesto o coll'altro, si rannicchia nel freddo, colpeYole abbominato egoismo. La storia delle sciagure italiane è cementata sull'abbandono dei pericollnti, da chi non era minacciato, o da chi era corrotto e se l' epoca presente è edific~nte per la concordia ammirabile dei popoli tutti della penisola, essa è ma~chiata da un atto immorale e dbonore\'ol e. Io accetto con gratitudine la cittadinanza che m'olTre la città cara di Brescia. Italiano e nizzardo non rinnego però la mia culla,

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