Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 97 )- 1' audacia degli assalitori produsse l'effetto desiderato, all'intimazione il presidio calò il ponte cedè le armi e rimase prigioniero. Da questo fatto ad altri passò, e fu versato mo1to sangue, sempre però avvantaggiando i reali. Nella notte del cinque lord Hardwick comandante il vascello inglese la vendetta si recò in nome del municipio per rfsparmiare ulteriori ~tragi. Alle parole del comandante inglese propose La Marmora L Si cede~sero i forti e la ,città 2. Si restituissero le armi fuori quelle della guardia nazionale 3. I Compromessi avrebbero avuto 24, ore a salvar~i, mentre veniva guarentita la sicurezza della vita e proprietà degli altri, Il municipio voleva piena amnistia perchè se pochi erano i colpevoli, molti gli illusi o forzati compromessi. La Marmora asser,-nò il lasso di 4,8 ore d'armistizio, ed una deputazione andasse ad implorare la grazia sovrana. A vezzana comandante in capo la forza ci vica non aderi va a quanto avea stabilito il municipio, e cercava di ricondurre il popolo alla reazione, e scriveva a lord Hardwick lettera rise-ntita, ed il comandante inglese rispondeva col porsi in mezzo al porto accennando d'esser pronto a ripostar fuoco per fuoco . Ma giunse la sera del 9 il decreto d'amnistia, e nella mattina del iO La Marmora colle sue milizie entrava in Genova. - Mentre si compivano questi fatti l'eroica Brescia dopo una lotta ammirabile per costanza e coraggio era invasa dalle milizie austriache condotte da Haynau. Troppo conti sono gli orrori commessi in quella città. luminoso esempio di patriotismo, dalle orde barbariche perchè qui se ne ragioni nuovamente. A suscitare l'entusiasmo per l' indipendenza, e ad infiammare i popoli di Lombardia alla rivolta: durante l'invasione del Piemonte Gabriele Camozzi con altri prodi, e non curando disagi e pericoli percorsero il comasco e le provincie di Bergamo e Brescia esponendosi in quest'ultima a pericolo di vita, ma poterono que' valorosi ritrarsi in .tempo dal preparalo tradimento. Il conte Gabriele Camozzi, che alla virtù dell' ingegno quelle del cuore congiunge, appartiene ad una fra le più distinte famiglie d'Italia non solamente per l'esteso censo, ma per le più stimabili viriù cittadine, e per splendidi sagrifici, fatti sull'altare della patria figlio della contessa Elisabetta Vertua, donna incùmparabile di casato patrizio che diede guerrieri ammirabili, e magistrati chiarissimi il cui ultimo rarnpol!o fu il conte Andrea Vertua di venerata memoria per la sua filantropia e grandezza d' animo. Fratello a Gabriele fu il conte Ambrogio la cui morte venne in Bergamo ed

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