Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( i08 )- Kò potevano essere più giuste le esigenze del popolo di Roma imporciocchè abbandonato furtivamente dal suo principe il quale .:i gettò nelle braccia di uomini nemici d'ogni ragionata e liberale costituzione, che far doveva il popolo allo scopo di provvedere alla pubblica salute, suprema fra tutte le leggi 'che la natura e Dio ablJiano dato agli uomini ? Nè il dovere di suddittanza veniva con qnell ' atto infranto essendochè entrambe le parti avevano diritti e do- \' CJ'i. So ne· suddi ti stavano doveri da compiere, eostoro a mezzo della loro deputazione avevano tentato di eseguirli, e se reluttante potestà superiore a ~oro conati frapponesse ostacoli non sono, no, essi gli imputabi li, ma sibhene il capo del potere esecutivo fuggiasco che crasi costituito prigioniero in Gaeta. Mancò egli quindi al ::; upremo do"cre di principe, ed avendo egl i infranto ogni legge, c posto sotto a' piedi ogni riguardo, più non avca diritto di volere dagli altri eseguite quelle condizioni contro le quali egli pel primo rompeva fede. E de,·ono essere forse i popoli continuo trastullo de' despoti l E mentre l' onore ed il bene dello stato agitava le menti della giun ta il papa in Gaeta tenea concistoro segreto. Erano due poteri, uno illega le fu ori della legge imperciocchè fu ggiasco, l'altro costituito dalla voce del popolo ch'è Yoce di Dio per sopperire ai danni dal primo recati. La suprema giunta di stato dirigeva ai ministri una nota con la quale facea loro veùere che quando il voto dei consigli delibbranti cost ituiva la suprema giunta di stato in quel tempo medosimo sorgeva universale non solo un voto ma anzi un espressa di rnanda da tutte qnante le provincie e dalla capitale quali in un punto istesso per una convocazione d' un'assemblea di tutti gli sta ti romani che deliberasse su le forme del go\'erno, che le not izi e che da ogni prov incia si ebbero dello stato degli animi e l'aspetto di somma inf}uietezza e di pericolosa espettazione che prosenta\'a f}u esta medesima Roma portavano le cose ad un estremo più grave; portavano cioè che se la giunta non dichiarava eli cs::;cre per f;tvorire questa dimanda, o se anche soltanto dilazionara nell ' assumere il suo uffizio essa non . appena nata cadeva ::,chiacc iata sotto il peso della disapprovazione universale, ed un moto unanime ed inevitaqile di tutte le provincie rompendo ogni freno cd ogni vincolo di dipendenza col governo creara immantincnte un nuovo reggimen tù, che pertar1to l'accettare co lla promessa di favorire per quanto dipendeva dalla giunta questo voto gene rale ora neccessità, perch8 senzl questa promessa sarcbbesi già compiuto un moto rivoluzionario incomposto e violento che nascendo dalle moltitudini avrebbe portato seco non solo tutte le conseguenze fatali di sifatti moti , ma un altro ancora tutto pro-

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