Una città - anno V - n. 39 - marzo 1995

nel sensoche non sanno quasi niente di tutto quello che si dovrebbe fare... Dove lavorano questi ragazzi? Chi fa il macellaio, venditori ambulanti, nessuno fa un lavoro regolare, è difficile trovare un lavoro regolare. Perché poi certe cose si capiscono solo a sedici-diciassette anni. Anodiato da llltti. lo sono convinto che nessuno ama una persona del genere. La amae la rispetta solo quando se la trova davanti, ma poi quando ne parla in famiglia ... Uno che ammazza le persone, può averecarisma nel senso che dà da mangiare a chi non ha possibilità economiche, però èsempre un uomo ... eh' io dai tredici ai quindici invidia- Non è vero allora che la gente nei voil rispettochehannocerteperso- quartieri sta dalla loro parte? ne, quella secondo me è l'età più E' falso, la gente che sta dalla loro delicata, perché uno non è in grado parte è solo quella che si trova in di scegliere che cosa sia bene che condizioni economiche molto sfacosa sia male, da chi imparare, e vorevoli, perché questi offrono un allora ti piacerebbe avere un con- lavoro -magari mantenere un pactatto con quelle persone, che poi co una settimana, un mese- e ti solo dopo ti accorgi che sono per- risolvono tutti i problemi economisone che non servono a niente. ci. E poi sei sempre soggetto a loro, A volte capita che c'è un tuo amico enon puoi mai rifiutare. Le persone che sfortunatamente fa parte di ignoranti pensanoche quello fa del qualcuno, allora tu mantieni le di- bene. Loro sono intelligenti ad instanze, però in privato l'affetto ri- dividuarli,esempiounapersonache mane sempre. Ci sono amici d'in- ha tre figli e che si trova buttato fanzia, delle scuole medie che ades- fuori dal lavoro ... davanti a una so fanno rapine eccetera, a volte mi proposta del genere, sì, ci pensa chiedono "tu come hai fatto a inca- due volte perché non è portato, poi nalarti, ad andare a scuola". Tu ti alla fine dice: è l'unica soluzione. rendi conto che anche loro, dopo Capito? Perchépoi, anche loro, non aver fatto per due o tre anni certe vogliono bene. esperienze, si trovano pentiti: que- Non sempre però: io ho avuto una ste cose le puoi fare per un po' di persona che è morta, porto sempre tempo, poi o finisci in galera, o la fotografia, lui veramente mi vofinisci per avere a che fare con uno leva bene, conosceva la mia situache è più duro di te, e allora ti può zione nel senso che non ho mai succedere un guaio... avuto un padre, stavo sempre per Qual è l'attrattiva che spinge i strada, però lui non è che contriburagazzi in quell'età così delicata iva a farmi peggiorare, mi aiutava, a fare questa scelta, oltre al ri- a volte mi ha dato qualche schiaffo spetto; anche la possibilità di ave- . per cose sbagliate che avevo fatto. re soldi facili? Però sono convinto che non con Quando uno fa un certo mestiere, i tutte le persone questi si comportasoldi facili li spende anche facile, no sinceramente. Gli altri vedevaquindi non conosce nemmeno il no in me un ragazzo utile, anche se valore dei soldi: non è la giustifica- io non ho mai fatto certe cose, lui zione la mancanza di soldi, perché no, non vedeva in me un ragazzo si può vivere senzasoldi. E' I' igno- utile, anzi cercava di allontanarmi ranza, e l'invidia per il rispetto che da loro. Loro sono cattivi: tu vedi portano certe persone, che spinge a due amici, mangiano alla stessa cercare il contatto... tavola, magari uno lo ospita quanPer quello che mi riguarda non do è latitante, lo protegge, poi dopo posso dire che è stata mia mamma un mese vedi che uno cerca l'altro o altro, è stata fortuna; che poi io per ammazzarlo. Infatti così è suequesta fortuna l'attribuisco a Dio, cesso con questo, di cui parlavo: perché io sono credente: nessuno prima l'ha fatto lui con gli altri, poi mi ha detto di fare una cosa o l'al- gli altri l'hanno fatto con lui. Come tra, ho vissuto una cosa e l'altra si fa! lo a questo gli volevo bene, contemporaneamente. Io ho sem- ma per me non èuna personabrava, pre contatti con il male: esci dalla anche se con me è stato bravo, scuola, vai a casa, e ti trovi quattro sarebbe da ignoranti oppure da tiocinque pregiudicati affacciati alla fosi dire che questa è una persona finestra, capito? brava. Però penso che con me si è Che atteggiamento hanno con te? comportato sinceramente. Loro ti rispettano, perché hanno A volte li vedi pentirsi. Per esemfatto già l'esperienza e quindi rico- pio il mio palazzo ha ospitato uno noscono che è un'esperienza tutta dei peggiori clan del quartiere, eranegativa, perché si trovano a viver- no qui tutti, io mi ritiravo e li trovala quindi a soffrirla, perché si sof- vo qui tutti in mezzo al palazzo. Poi fre. Ti rispettano nel senso che di- d'improvviso, ne erano trenta son cono "bravo, hai saputo fare". Non diventati cinque, o sei, poi ne è è che mi rispettano perché non ho diventato uno solo. Questo si creò paura di loro, mi rispettano perché tutto un bunker, voleva la companon faccio quello che fanno loro, o gnia nel senso che lui non poteva i ragazzi che lavorano con loro. nemmeno cacciare la testa fuori da Nonsuccedemaichequalcunodi un balcone. Io a volte quando non loro ti provoca per costringerti a potevo trovare scuse andavo a farcomportarti come loro? gli compagnia, perché abitavamo E' successo. Una volta dovevamo porta aporta. Vedevocheerarattrientrare in un luogo dove facevano stato per tutto quello che aveva musica cubana, si entrava gratis, fatto, si preoccupava. cioè si pagava fino alle dieci e Chi lo sa perché l'aveva fatto? Si mezzo,edopononsipagavapiù.Io capisce sempre tardi. Quando si e un mio amico volevamo entrare, confidava con me ricordava quanerano le undici meno un quarto, e do vendeva le sigarette, diceva c'era questo ragazzo che noi cono- "c'aggio fatto?", tutto quel flusso scevamo molto bene, fa quello che di denaro, poi il denaro è finito e failpadreetuttigliamicidelpadre. anche la vita è quasi finita. Poi lui Guarda caso lui di rispetto per la ha fatto la scelta di andarsene dal gente non ne ha nemmeno un po', quartiere, sta a Napoli ma si èmesperché si sente rispettato. Lui stava so in salvo. Si è messo in salvo dai di fronte alla porta, si mise davanti killer, non dalla scelta che ha fatto. "non si passa". lo dissi "levate a Sono cose che fanno paura fino a 'nnanze, commè, nun se passa?". una certa età, perché quando si è Io non volevo sfidarlo, ma no per- piccoli si corre il rischio di essere ché avevo paura di lui, avevo paura acchiappati, soprattutto quando te delle conseguenze. A lui l'avevo li trovi vicini di casa, perché ti picchiato già. Lui si sentiva poten- fanno assumere la stessamentalità: te, e insisteva, anch'io insistevo la polizia, la droga, i killer, pensi le che volevo entrare, perché poi a un stesse cose che pensano loro. La .certo punto è come se tu ti di men- loro ignoranza non è che non esticassi di certe cose, e vuoi esseretu sendo andati a scuola non hanno al di sopra degli altri, pensi "perché cultura, è che non essendo andati a devo fare quello che dici tu", giu- scuola non conoscono le altre strasto? Lui mi metteva le mani sul de,quindi illoroquartiereèl'unico petto e mi buttava indietro. Io già mondo. Anche quelli che non hanstavo cominciando ad arrabbiarmi, no scelto queste strade, ma non allora il mio amico che mi conosce sono andati a scuola: quale rimane bene, sa quando comincio a inner- il loro mondo? Meccanico, fruttivosirmi, mi tira indietro "lascia sta- vendolo, sono senza futuro. re". Infine dissi "va bé, lascia sta- Fino a tre anni fa io mi odiavo per re". Non volevo che lui mi buttasse avere questo atteggiamento, perindietro, era vestito di un'autorità ché capivo che non è un atteggiache non era sua, perché lui era un mento adatto alla scuola. Adesso pischerlo, capito, però dovetti an- mi trovo adesserecosì, emi adatto: darmene. Perdonai perché non era non posso modificarmi nel senso B IOa suotecta unG~ I rieovefjuf aro, pcòco sempre di rientrare nei limiti. A volte faccio qualche battuta fuori luogo, però mi viene spontanea. I segni ti rimangono: per questo risulta difficile l'inserimento in un altro ambiente, nella scuola, dappertutto. L'importante è che una persona sa da dove viene. Peresempio mi capita spesso,quando mi ferma la polizia: "corso X? sali in macchina''. Mi portano al comando, mi fanno vedere delle foto. Non ti vedono che sei il ragazzo bravo, ti vedono come il ragazzo "svelto", da te può uscire qualche infomiazione. Così quando fanno i blocchi per i motorini, vedono corso X, allora: "vieni in questura, la vespa è rubata". Qualcuno ti ha aiutato a fare la tua scelta e a portarla in fondo? No ... cioè ho avuto la famiglia che ha sempre cercato di tenermi lontano dalla strada, anche seè impossibile, perché nel mio palazzo ... è tutto particolare, sescendi non trovi uno che ti parla in italiano, si parla sempre delle stessecose, allora ... i miei genitori ... mio padre non ce l'ho, mia madre sfortunatamente è unapersona ignorante, non ha né madre né padre nemmeno lei ed è costretta ad andare a lavorare, io sono stato cresciuto da mia zia... Loro riescono a dire ciò che devi fare o non devi fare, ma culturalmente non riescono a darti niente.... Quando ho fatto la mia scelta non sapevo nemmeno quali erano le finalità, non ero cosciente, nemmeno capace di capire che questa era la strada giusta, poi maturando la scuola te le fa capire certe cose, te le imprime proprio. Hai mai trovato qualche insegnante che ti ha aiutato? Sì una, alle scuole medie. Ci tengo proprio a lei, anche a Natale sono andato a salutarla, lei mi voleva molto beneperché... io venivo sempre sospeso alle scuole medie, la preside mi odiava, non appena mi vedeva comparire con qualche professore in segreteria, come minimo tre giorni di sospensione; allora e' era questaprofessoressa di matematica che una volta mi disse "tu ritienimi la tua seconda mamma" e poi in consiglio disse che io ero una rosa profumata cresciuta nell'erba selvaggia, nel sensocheavevo qualcosa di interessante però sfortunatamente abitavo in un luogo strano. Questa professoressa sapete perché mi è rimasta? Perché era l'unica che riusciva a tenermi tranquillo, nel senso che mi metteva in imbarazzo, avevo vergogna di fare il chiasso con lei. Lei litigava con la preside, diceva "ma lei a questo ragazzo gli dà cinque giorni di sospensione, lo manda a casa e poi pretende che lui dopo cinque giorni torna qua e non fa più certe cose?". Ma la preside rispondeva che lei doveva fare solo l'insegnante. Alla scuola superiore hai più trovato aiuto? Alla scuola superiore si insegna solo l'italiano e la matematica e basta. C'era solo un professore di educazione fisica che mi piaceva molto, perché ci dava lezioni di vita. Lui individuava un ragazzo dal banco, "che cos'hai?", e ascoltava attentamente. Tu lavori anche? Quando finisce la scuola, a Natale, d'estate ... facevo il fruttivendolo, fino alla terza media, perché qua sono tutti fruttivendoli, poi dalla terza media in poi ho fatto il meccanico, perché ho un altro zio che fa il meccanico. In conclusione, tu solo hai scelto e condotto fin qua la tua strada? Io mi ritengo fortunato perché... Dio è con me. Frequenti qualche parrocchia? Niente, non mi fido dei preti, né dei protestanti, io non mi fido mai di nessuno, ognuno ha da difendere qualcosa ... No, è un rapporto diretto, tutto mio, particolare. E dopo il diploma? I lavori che ho fatto, adessoli detesto, forse perché la scuola mi ha tenuto lontano da quelle cose pratiche... mi piacerebbe continuare a studiare, ma è un'assurdità. Che cosa ti piacerebbe studiare ? Mi piacerebbe studiare psicologia, oppure questioni di criminologia, criminali e mostri ... poi mi potrebbe anche piacere fare il professore. Però non vedo la possibilità. - IL VERTICE DELLA POVERTA I Il reddito del ricco sessanta volte quello del povero, più di un miliardo di persone con meno di un dollaro al giorno. Sono i risultati del liberismo economico. Se ne parlerà al vertice Onu di Copenaghen. Intervista a Sabina Siniscalchi. Sabina Siniscalchi ha partecipato, per Mani Tese, alla preparazione del vertice Onu sullo sviluppo sociale. Dal 6 al 12 marzo ci sarà a Copenaghen un vertice di capi di stato e di governo promosso dalle Nazioni Unite sullo sviluppo sociale. Puoi parlarcene? La decisione di promuovere un appuntamento di questa importanza, che cade dopo la conferenza mondiale di Rio del '92, la conferenza di Vienna del '93 sui diritti umani e quella dello scorso anno del Cairo su popolazione e sviluppo, nasce dalla constatazione che viviamo in una situazione internazionale sempre più instabile, in cui i conflitti si vanno moltiplicando. Uno dei motivi di tale instabilità sta certamente nella crescita della povertà, della disoccupazione, dell'emarginazione sociale equesti sono i tre temi che saranno al centro della Conferenza. Secondo la Banca Mondiale, oggi, un miliardo e centocinquanta milioni di persone vivono al di sotto della soglia della povertà, hanno un reddito, cioè, di meno di un dollaro al giorno. Sempre le Nazioni Unite ci dicono che, sia all'interno dei paesi che a livello internazionale, è aumentato il divario tra ricchi e poveri: se nel 1960 il 20% più ricco della popolazione mondiale aveva un reddito superiore di trenta volte al 20% più povero, oggi siamo a sessanta volte. Viviamo in un mondo dove il cittadino più ricco, lo svizzero, ha un reddito di quindicimila dollari l'anno a fronte degli 80 dollari l'anno di quello più povero, mozambicano. Questa crescente concentrazione delle opportunità nelle mani di un gruppo sempre più ristretto della popolazione mondiale, genera tensione sociale e problemi nuovi come la fuga inmassa dei poveri dal Suddel mondo verso il Nord, che ha toccato, negli ultimi anni, livelli senza precedenti. Quindi l'aumento della povertà pone nuovi problemi anche alle società ricche. Questa situazione estremamente instabile poi esplode in conflitti come quello del Ruanda che veramente toccano livelli inauditi. Come mai un tale aumento della povertà? Perché negli ultimi anni, sia all'interno dei paesi che a livello internazionale, ha avuto mano libera un liberismo econòmico che ha portato a una sorta di deregulation in nome di una libertà delle transazioni che, di fatto, poi non esiste: c'è libertà nel rapporto tra pari, non quando ci sono dei paesi dominati e altri costretti a subire la volontà dei primi. Così i paesi in via di sviluppo, soprattutto l'Africa, hanno subito una crescente emarginazione dal sistema economico internazionale. Sono stati gli anni, poi, del cosiddetto "aggiustamento strutturale", imposto dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale ai paesi del Sud fortemente indebitati verso i paesi industrializzati e a rischio di insolvenza. Questo "aggiustamento" impone misure sempre impostate a criteri di liberismo economico: contenimento del ruolo dello Stato, spazio ai soggetti economici privati sia nazionali che esteri, contenimento della spesa pubblica con tagli a quella non produttiva, quindi alla sanità, all'istruzione, agli interventi nel campo nutrizionale a favore delle fasce più povere, blocco dei salari, liberalizzazione massima delle importazioni ed impulso alle esportazioni con precedenza rispetto alle esigenze di fabbisogno interno. All'inizio del decennio '90 sono partite le denunce da parte di alcune agenzie dell'Onu. L'Unicef in particolare ha denunciato il deterioramento della condizione di vita dei bambini: la mortalità infantile, diminuita negli ultimi anni, è nuovamente in crescita; aumenta lo sfruttamento della manodopera infantile, aumenta il numero dei bambini sotto peso. Questo significa che c'è un numero crescente di persone affamate: un abitante medio dell'Africa mangia oggi peggio di trent'anni fa. Si calcola che, inquasi tutti i paesi dell'Africa, le spese per la sanità siano diminuite del 50%. Ora le Nazioni Unite parlano di "aggiustamento dal volto umano"; le Organizzazioni non Governative vanno oltre e affermano che le misure di risanamento delle economie che, in effetti, sono necessarie, non devono mai penalizzare i più poveri con tagli e con privatizzazioni nei settori vitali, come quello della sanità e dell'istruzione di base o della nutrizione. Inoltre propongono una riforma delle istituzioni economiche internazionali che riconduca queste agenzie dentro la famiglia Onu perché è assurdo che le loro decisioni vadano a vanificare gli sforzi che l'Onu fa per promuovere lo sviluppo. Inoltre per le Ong lo Stato non dev'essere escluso dall'economia, perché è l'unico che può tutelare i diritti delle fasce economicamente deboli e controllare che imprenditori privati e soprattutto imprese multinazionali non spadroneggino. Quindi, il modello economico che noi proponiamo è un modello che va in direzione, non dico opposta, ma ben diversa da quella del liberismo economico puro. Vanno mantenute delle regole che permettano a tutti, anche ai più poveri, un equo accesso a risorse vitali come la terra e l'acqua e anche a risorse come il credito, in modo che tutti possano avere una possibilità di operare liberamente, di far fruttare la loro intelligenza e le loro capacità. Questa è la nostra visione delle questioni economiche. In questo modo noi diciamo che si potrà arrivare a uno "sviluppo sociale", che riprende un po' il concetto di "sviluppo sostenibile" di Rio nel '92, che andava nel senso di uno sviluppo rispettoso dell'ambiente, delle risorse naturali e dei diritti delle generazioni future. Noi diciamo sostenibile anche nel senso di equa distribuzione delle risorse. In parte sono concetti ripresi anche nei documenti preparatori del vertice di Copenaghen. Però, ripeto, la situazione in questo momento non lascia adito a grandi speranze. Temiamo che ancora una volta il vertice si traduca in dichiarazioni vuote di significato senza innescare interventi precisi, piani di azione conseguenti. E' un risultato è che Ong, da quelle come Mani Tese che si occupano di cooperazione allo sviluppo, a quelle degli emarginati, anziani, disabili, a quelle femminili -circa 800 organizzazioni di tutto il mondo- abbiano influito nella preparazione del vertice di Copenaghen e anche sulla posizione dei governi. E' questo un vostro Impegno come Mani Tese? Sì, Mani Tese, nel suo intervento di cooperazione, non manda cooperanti o volontari dall'Italia. Sosteniamo le organizzazioni esistenti nei paesi in via di sviluppo che sono numerose, attive e capaci: organizzazioni di donne, di contadini, di pescatori, di giovani che si organizzano per risolvere i loro problemi. Hanno bisogno, owiamente, di un aiuto economico dall'esterno, ma solo per poi andare avanti da sole. Quello per noi è il vero sviluppo. Certo, è uno sviluppo sul piano micro, ma noi siamo una piccola organizzazione e lavoriamo nel micro, lavorare sul macro spetta ai governi e alle Nazioni Unite, anche per evitare che il macro annulli nei fatti quello che nel micro si riesce a raggiungere. Basta una svalutazione della moneta e queste organizzazioni non sono più in grado di avere un reddito garantito. Non è che ci aspettiamo che Copenaghen risolva questa gravissima situazione, però potrebbe, anche lì, indicare la strada; ci accontenteremo che si capisse cosa significa sviluppo sociale e che si accettasse che le organizzazioni della gente che economicamente conta meno, abbiano gli stessi diritti delle organizzazioni della gente che conta molto. L'associazione dei contadini senza terra del Brasile deve avere gli stessi diritti della grande multinazionale, casomai giapponese o nordamericana, che va a sfruttare l'Amazzonia con le conseguenze che tutti conosciamo. Proprio perché non ci aspettiamo che Copenaghen sia risolutoria di per sé, dovremo continuare a lavorare per seguire quello che in gergo viene detto il full up, per tenere sotto osservazione i governi, ognuno nel proprio paese. Quindi Copenaghen non si conclude certamente il 12 di marzo, ma proseguirà nel tempo e il comitato preparatorio del vertice ha già individuato come organo per il controllo degli impegni l'Ecosoc che è il Comitato per i diritti economico-sociali delle Nazioni Unite, un comitato dove le Ong sono accreditate. La situazione degli aiuti? E' stato per l'ennesima volta riproposto l'impegno dello 0,7% del prodotto nazionale lordo da destinare all'aiuto pubblico allo sviluppo ma gli Stati non sembrano disponibili a sottoscrivere ancora una volta questo impegno. L'anno scorso fu dello 0,3% circa, quindi molto indietro rispetto allo 0,7%: in totale 52 miliardi di dollari l'anno, una cifra veramente bassa se si pensa che meno del 10% di questa cifra va poi a settori vitali. Queste cose vanno dette perché la gente pensa: "ah, ma continuiamo ad aiutarli e non si vede un miglioramento delle condizioni di vita". In realtà l'aiuto a un miliardo e cento milioni di poveri è di 5 miliardi di dollari l'anno. Ma anche ammesso che si possa arrivare allo O, 7%, vanno definite più precisamente le destinazioni degli aiuti. Spesso sotto la voce di aiuto pubblico allo sviluppo va di tutto: i crediti all'esportazione di tutti i prodotti del paese donatore, i sostegni alle proprie imprese perché- possano operare nei paesi del Sud. Allora il programma delle Nazioni Unite sullo sviluppo propone la quota 20 e 20: almeno il 20% di tutto l'aiuto pubblico allo sviluppo dovrebbe andare ad obiettivi di sviluppo sociale, quindi ai settori primari come sanità di base, istruzione di base, nutrizione, credito per i piccoli produttori. Contemporaneamente i paesi del Sud dovrebbero impegnarsi a destinare almeno il 20% del loro prodotto nazionale lordo a questi stessi settori. La vostra scelta del micro è una scelta di fondo? In base alla nostra esperienza ci siamo accorti che sono più duraturi nel tempo, più efficaci e anche efficienti, i progetti fatti con le organizzazioni locali, ma anche studiati dalle organizzazioni locali. Per cui è la gente che si organizza, che individua il problema, individua anche il metodo per risolvere il problema, che può essere la costituzione di una cooperativa. Però una cooperativa di produzione non parte senza un minimo di capitale iniziale.per potere cominciare a lavorare. Noi forniamo quell'aiuto minimo per innescare il famoso "decollo". Poi quel progetto, attivato da un settore di una comunità, ha ricadute su tutta la comunità. Fra l'altro noi concordiamo coi nostri partners che gli eventuali utili vengano sempre reinvestiti sul posto, possibilmente in settori sociali. Sono, cioè, progetti integrati: magari un sistema di produzione agricolo o artigianale ea fianco la scuola per i bambini, il dispensario per garantire le prime cure sanitarie, l'alfabetizzazione degli adulti. Abbiamo verificato che basta un aiuto limitato a poche decine di milioni e immediatamente la qualità della vita, il tenore di vita della comunità interessata migliora. Se il progetto è pensato dall'Italia, rischia di non penetrare nella comunità locale e che nessuno se ne senta responsabile. C'è una presa di coscienza su questi problemi? Già embrioni di organizzazioni ci sono, anche molto efficaci, penso al movimento delle donne che è molto organizzato e riesce a far valere i propri diritti anche in paesi diversi. Tra gli emarginati, le più emarginate sono le donne, non è uno slogan, sono dati delle Nazioni Unite, e queste donne, le più povere e le più emarginate, riescono a organizzarsi con pochissime risorse e a unirsi con le donne statunitensi per portare avanti le stesse istanze. L'ho constatato con i miei occhi a New York. La società civile ha perso un po' di anni ma adesso si sta svegliando. In casa nostra non ci sono grossi motivi per pensare a una società civile cosciente, organizzata, però mi sembra ancora abbastanza diffuso un sentimento di solidarietà insieme al senso di appartenenza a una comunità mondiale. Almeno noi lottiamo per quello, nel nostro piccolo, e la consolazione viene dal fatto che non ci si sente isolati ma ci si sente parte di un grande movimento mondiale, che ha sfaccettature diverse però che sa produrre documenti unitari come è successo in preparazione di Copenaghen. Questo è motivo di incoraggiamento. Quello che fa un po' rabbia è che mai come oggi le possibilità ci sono: le conoscenze, le possibilità della tecnologia, potrebbero garantire a tutti un tenore di vita più che dignitoso e invece la ricerca e la scienza vanno ancora a favorire solo una parte, sempre più ristretta, della popolazione mondiale. Ci sono i soldi per sistemi di comunicazione sempre più avanzati tra nord del mondo e poi non ci sono i soldi per costruire una strada che collega due villaggi in Bangladesh. - UNA CITTA' 7

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