Una città - anno V - n. 39 - marzo 1995

da Napoli Quando si vede che l'altro è malintenzionato e per paura purtroppo si passa alle mani. Il segnale di una frase detta in dialetto. L'ignoranza che ti isola e ti spinge a rispettare chi per paura è rispettato. Cosa significa abitare in un quartiere che è tutto il mondo. L'importanza della scuola per intravedere un'altra strada e l'incontro con una professoressa che ti fa vergognare volendoti bene. Intervista a un giovane studente napoletano. Novembre '94: in un istituto tecnico della periferia napoletana uno studente del quinto anno prende a schiaffi un assistente tecnico. Strilli delle bidelle, orrore delle professoresse, sospensione, inevitabile, del ragazzo. Il quale, due mesi dopo, accetta di parlarne così. Una cosa che mi colpì quel giorno fu che tu, nonostante fossi sconvolto, alla mia domanda "sai perché l'hai fatto?" hai risposto senza esitare "sì,per paura". Vuoi spiegare che cosa significa? Sì. Non so se lei ha mai avuto qualche battibecco con qualche persona, in senso verbale perché voi alle mani non arrivate mai, allora in questi casi a me capita ... dipende se io lo guardo in faccia, credo che dalla faccia si capisce se uno intende aggredirvi o meno; penso che quando uno si avvicina a una distanza brevissima con un certo colore di faccia, con certi occhi, penso che anche lui sta per prendere la via delle mani, allora per paura -è un attimo che porta paura- la reazione è per picchiarlo. Però se vedo che uno non è portato per certe cose, nel senso che si limita a fare una discussione con le parole, allora evito. In quella situazione che cosa ti ha fatto capire che l'intenzione era aggressiva? Faccio"un attimo la dinamica. Io stavo con i compagni nella segreteria, ero entrato per ultimo, e il signor X subito aprì la porta, mi prese per il braccio e disse che dovevamo uscire tutti fuori. Io in un modo dialettico gli dissi "siamo in autogestione, stiamo facendo un documento" (gli amici stavano facendo delle fotocopie, eravamo una quindicina). Ma io a lui gli ero antipatico, sapete perché? C'era un precedente tra me e lui, del giorno prima. Io scherzavo con la bidella; la bidella non la prese bene e andò dal vicepreside. Io scappai all'ultimo piano, nell'assemblea, e mi misi nel mucchio. Subito dopo vidi aprire la porta ed entrò questo signor X, mi afferrò e disse "vieni qua" e io gli dissi "ma tu chi sei? fatti gli affari tuoi; tu sei assistente, perché vuoi fare il bidello o il lecchino?" Lui mi prese per il braccio e mi· tirava giù, una piccola collusione, io mi stavo quasi innervosendo, poi alla fine aveva ragione lui, sbagliavo io, e lo accompagnai. Però io non la presi bene, il fatto che mi venne a prelevare lui, che fece le scale a tre a tre ... Il giorno seguente in segreteria lui mi vide entrare per ultimo, e dopo trenta secondi, con la scusa di cacciare tutti fuori, mi piglia per il braccio. Io gli faccio "ma tu, ce l'hai con me, perché ti sono antipatico? siamo in autogestione, tu non sei nessuno". Questo però in modo dialettale; lui ha cominciato ad arrabbiarsi, la discussione si faceva sempre più calda fra me e lui, perché a lui non importava più cacciare fuori i ragazzi, ma risolvere il problema nei miei confronti. Io insistevo che non volevo uscire, perché dovevo uscire solo io? A un certo punto gli dissi, in modo dialettale perché cominciavo ad arrabbiarmi "oh, se non te ne vai ti butto dalla finestra". Quello non lo dovevo mai dire, perché lui si arrabbiò quasi il doppio di prima, e disse "tu dalla finestra non butti nessuno, io esco alle due, ci vediamo qua fuori" e lo ripeteva sempre, e nel frattempo stavamo alla distanza ... io nell'angolo e lui qua. Lui uscì fuori e chiuse la porta, poi aprì di nuovo la B porta e, venr verr di ricordo cosa dicesse però si avvicinava a me, e basta. Io a quel punto me lo vidi di fronte, sempre con la faccia strana, gli diedi due schiaffi, e poi ... Qui dunque è scattato il meccanismo della paura? Quando lui è tornato indietro ed è venuto verso di me. Però lui la cosa che ha fatto da uomo cattivo è di dire "è stato prima lui", invece secondo me è stato lui che ha provocato; e forse questo voleva, o magari che io urlavo per farmi sentire dai professori ... è andata male per lui e per me ... Secondo te perché lui non ha rea~ito? Forse lui non aveva intenzione di reagjre; ma questo lo posso capire solo d0po, analizzando; perché lui ha uno stipendio fisso da guardarsi, e poi la sua intenzione era solo di scaturire in me una reazione ... lui non voleva picchiarmi, questo lo capisco solo dopo, perché lui ha un mensile fisso, un posto di lavoro ... però ... può darsi che anche lui in quell'attimo si sia dimenticato del mensile, come io mi sono dimenticato di stare in una scuola ... però questo è un ragionamento che viene dopo, in quell'istante queste cose non si pensano. Allora tu dicesti che la cosa che ti dava più fastidio era che lui non avesse reagito. Ti ricordi? No che mi dava fastidio, che mi fece trovare pentito, perché poi alla fine ti rendi conto che non era la persona adatta per fare a botte, perché poi è più bravo di te, e quindi quello che ha sbagliato sei tu, forse lui cercava una discussione, e quindi ... faccio sempre prima degli altri, questo è. Dicesti che ti era capitato solo un'altra volta un fatto del genere dentro la scuola? Sì, tanto tempo fa, ebbi una reazione contro un ragazzo, che adesso è mio amico: stavamo discutendo di un professore che a me è simpatico, · lo vedo una persona giusta, seria, però l'altro ragazzo ne parlava in modo scorretto, perché forse aspirava a fare il rappresentante di istituto e voleva competere con i professori. Lui difendeva un altro professore che io odio perché lui prende in giro le persone, fa finta di lavorare e poi non fa niente, viene in classe e si legge il giornale ... Il mio amico parlava bene di questo professore perché gli dava più confidenza, e io difendevo quell'altro perché vedevo delle qualità in lui. A un certo punto lui disse "stronzo stai zitto che non capisci niente, mettiti nel cesso" e lo disse in modo dialettale, molto nervoso. Iogli dissi una parolaccia molto brutta e poi gli lanciai una sedia. Quindi poi, di nuovo: "che ho fatto?" ... Se uno ti parla in italiano non ti scatta questa reazione? Se uno mi parla in italiano no, perché diciamo che è una persona ... dipende da come uno parla in italiano, se vuole essere offensivo allora comincio a essere offensivo anch'io e gli dico di smetterla perché se andiamo oltre non si parla più con la bocca. Riesco anch'io a parlare, però quando vedo il tipo che della discussione non ne vuole sapere ... ti trasformi, non riesci più a parlare, ti viene meno la parola e fai una cosa che poi, non è nemmeno io che la voglio ... le mani, sembra che si muovono da sole in quell'attimo ... è la paura che le spinge, perché poi quando ti sei calmato e vuoi cercare di ricordare quell 'attimo non ricordi niente. C'è un racconto di un grande scrittore americano, che ti farò r,o leggere, in cui un ragazzo vive questo momento, gli manca la parola e ammazza con un pugno il suo avversario ... ...a me viene a mancare la parola quando vedo che la persona è proprio intesa a usare le mani ... Ma nel caso del compagno tuo, lui non voleva picchiarti, o sì? Però in quel caso lui cercava anche ... perché lui è un ragazzo che si evidenzia dagli altri per il fatto che è cresciuto anche lui per strada, in un certo ambiente, e ha visto che in quella classe c'ero solo io che rispecchiavo un po' il suo ambiente, il suo carattere, allora quando ha detto quelle parole ... è uno che manda un segnale, ecco ... Quindi reagisci a un segnale che funziona in questi tipi di ambienti; e da che cosa lo riconosci? Dalla faccia di come lo dice: o arrossisce o impallidisce, oppure balbetta, gli tremano le labbra ... si avvertono certi segnali, almeno io li avverto. Li avverto anche in me stesso. Infatti io ho paura di ... se faccio una discussione io ho paura, è come se mi conoscessi già, sento che mi va male, che arrivo alle mani, allora cerco di evitare, però ti trovi in certe circostanze che proprio lo vogliono. Chi ti stuzzica è meglio stuzzicarlo, perché se ti stuzzica oggi, e poi domani, allora lo vuole, e mi dà paura avere nemici, avere un nemico è brutto. Adesso questo ragazzo è mio amico, perché ha capito che sono più nervoso di lui, non ero come gli altri della classe che gli facevano fare il "capuziello", perché lui si comportava da "capuziello". Invece io no, io con i ragazzi non lo voglio fare, perché è brutto, ti mettono in disparte, fanno finta di trattarti bene, però ti pésano, ti ritengono una persona diversa da loro, dal loro modo di pensare, di essere. In ambienti come quello dove abiti, questi segnali funzionano? Ci si trova di fronte persone che ... gli piace stare in queste zone ... che non conoscono la discussione verbale. Gli piace o sono costrette a farsele piacere? Alcuni, che hanno magari il padre e la madre che sono bravissime persone, lo fanno per acquistare il rispetto, perché invidiano il rispetto di altri ragazzi che sono inseriti in qualche associazione. E' l'ignoranza che porta a pensare certe cose. Oggi nei nostri quartieri si apprezzano più le persone che fanno le rapine anziché la persona che vende la frutta, che so, oppure fa il meccanico e va a scuola la mattina, o vende i fazzolettini, perché si vede che queste persone quando vanno nel bar sono rispettate, però è tutta una finta perché le persone brave li trattano bene per stare tranquille, ma no perché li considerano brave persone. Per paura. Io non sopporto tutto questo, è falso. Per me quando uno mi dice che il boss è una brava persona, per me non è sincero, perché lui lo pensa che il boss è una persona cattiva che ammazza le persone, però perché lo dice? Per difendersi. Dicevo. questi ragazzi vogliono imitare gli altri, perché essendo stati sempre in mezzo alla strada sono ignoranti, e per me l'ignoranza è la cosa più importante che porta a fare queste scelte. Quando uno si crede che il mondo è tutto il suo quartiere, è troppo sbagliato. Chi glielo potrebbe insegnare che il mondo non è tutto il quartiere? Che so ... il padreterno. La scuola glielo potrebbe insegnare? Sì, se fossero inseriti nella scuola ... la scuola insegna molte cose, a scuola ascolti molte cose, puoi capire che ... è un brutto spigolo del mondo il tuo quartiere, o no? Bisogna avere la maturità per andare a scuola, perché se ci vai perché te lo dice tuo padre, allora non acquisti niente di questo. Ma se tu ritieni che la scuola può darti delle informazioni stupende per avviarti a trovare una strada, a ragionare su certi problemi ... la scuola per me è sopratutto questo, non è la matematica, l'italiano, quella può servire come una cultura che poi viene depositata e mai utilizzata, serve ad acquisire una certa elasticità mentale, però questa elasticità mentale può essere utilizzata nel corso della vita per scegliere ... Uno che va a scuola e poi sceglie quella brutta strada, non si può dire che è sfortunato perché non aveva soldi ... io così la vedo, perché ... i' nun tengo 'na lira proprio originale, però ho paura di fare il ragazzo di strada; io ci so vivere con loro, però le cose che fanno loro e quelle che faccio io devono essere diverse, capito? Allora uno che viene a scuola e poi si inserisce con loro io non lo ritengo sfortunato, lo ritengo solo fanatico perché invidia il rispetto falso che hanno gli altri, capito? A tuo giudizio, quelli che prendono l'iniziativa, che aggrediscono per primi, non hanno paura? Sì, perché quando parlano le labbra tremano, e quella è paura. E poi qualcosa che c'è dentro ... Torniamo al caso del signor X, o di quel ragazzo della sedia: lui mi era antipatico perché io sentivo di essere antipatico a lui, questo è qualcosa che avvertono solo le persone coinvolte ... io gli ero antipatico perché provengo dal suo stesso ambiente. Col signor X, diciamo la verità, sul piano verbale io ho provocato di più, però se lui non veniva dal mio stesso ambiente ... Ad esempio un professore che viene dal Vomero o da un'altra parte avrebbe agito diversamente, avrebbe detto "andiamo dal vicepreside, questi non sono modi di rispondere", invece lui ha preso il contatto diretto, nel senso che rispondeva anche lui in modo dialettale e scorretto: ecco perché è scattata la reazione. A me è capitato di professori che si sono arrabbiati nei miei confronti, anche molto, ma io so che i professori sono educati e non arrivano mai a certe cose personali. Il professore se ti sgrida è per dare un esempio alla classe, penso che questo è lo scopo, quindi per me si può arrabbiare quanto vuole, io chiedo scusa e si ricomincia da capo, non scatto. Ma nemmeno con i ragazzi della classe non ho mai fatto a botte, loro non cercano di attaccare uno più coraggioso, o più nervoso, insomma uno come me ... io so molte più cose di loro, nel senso che non ho avuto solo la scuola e la famiglia ... con loro cerco di essere come loro, sono come loro: perché devo trasportare nella scuola una cosa acquisita per la strada che poi non combacia affatto? Però se poi vai a casa e vuoi assumere lo stesso atteggiamento che hai a scuola con i ragazzi, non è ideale. Cosa succederebbe se tu al corso X ti comportassi come ti comporti a scuola? Vengo deriso. Con loro se vuoi fare un discorso che proviene dalla scuola, o se hai sentito un'intervista alla televisione di una persona che ha detto cose concrete in relazione a un problema sociale, culturale, politico, se tu vuoi fare un discorso del genere ai ragazzi del quartiere, se lo fai in un certo modo dialettale può anche servire, ma se lo fai nel senso che vuoi dimostrare che tu sei un ragazzo che va a scuola, non va bene, si rifiutano di ascoltarti, ti deridono in poche parole, perché non è compatibile con il loro modo di essere. Ci sono ragazzi per esempio che vanno a lavorare: la mia compagnia è fatta tutta di ragazzi così, sono l'unico che va a scuola, però non cerco di fare l' intellettuale con loro: io vado a scuola come loro vanno a lavorare, io non gli faccio pesare la loro minoranza,

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