Una città - anno IV - n. 29 - gen.-feb. 1994

tà. Il cristianesimo si dii solo in relazione con la storia. con la concrctczzacsistenzialc di ognuno di noi. ed è per questo che il problema elci rapporto fra fede cristiana e impegno politico non è eludibile. La carne dell'uomo è politica. è società. è relazione umana. cd in questo senso l'irriducibilità della Chiesa non deve essere astratta. separata da questo ambito. ma deve essere testimoniata ali' interno cliesso. Dici che per il cattolico il misticismo è un lusso, ma non potrebbe diventare un lusso anche il voler mantenere nella storia una irriducibilità? G.L.: Il problema è sempre quello posto clall' incarnazione. 11cristianesimo è la coscienza dell'amore. cioè la coscienza che senza l'altro si è persi. Persino Dio, in qualche modo, è perso senza l'uomo, è un Dio di relazione; la Trinità stessa è una rappresentazione dcli' essere persi senza la rclazioncd'amorccon l'altro. Può quindi il cristiano rinunciare. o abdicare, alla chiamata alla conversione dell'altro? Può godere della sua grazia, della sua elezione? li misticismo, la chiusura nell'interiorità, è un lusso, è una forma di potere, di possesso del senso del mondo, unita allo cetticismo nei confronti degli altri e della capacità di testimoniare la propria fede, che a questo punto si svuota completamente. Adorno diceva che la filosolìa ha senso, al cospetto della disperazione come stato costitutivo dell'uomo, soltanto se si presenta sotto l'ottica della redenzione, allo stesso modo anche il cristiano, se perde questa ottica, è completamente lìnito. La volontà di redenzione è una categoria pericolosissima, è una categoria di potere, ed è per questo che noi stessi, cristiani, siamo redenti solo dall'incontro con l'altro, senza l'altro non cristiano la nostra redenzione non si dà. Il misticismo, invece, fa sì che la logica dell'incarnazione sia completamente saltata, quindi sia eluso il problema cristiano stesso. Recentemente ho letto un articolo molto interessante di Mario Reale (un professore di lìlosolìa che è anche un intellettuale del P.d.S) sul rapporto tra Rodano e Del Noce, cioè su due modi diversi di vivere il cristianesimo in rapporto alla politica. In Del Noce, che ha ispirato C.L. e tutto un certo cattolicesimo integralista italiano, abbiamo l'identificazione del valore assoluto, eterno, con la tradizione cattolica, l'idealizzazione della società medievale e una analisi della modernità vista come sganciamento progressivo da questi valori. Da qui il tentativo di richiamare un disegno integralista in cui l'Europa stia sotto l'insegna del cattolicesimo, il ritorno ai valori della tradizione, eccetera. Dall'altra parte abbiamo la posizione di Rodano, consigliere di Berlinguer, che pensa a un cristianesimo dell'interiorità. il misticismo, al fondo, non prende sul serio il dolore umano Per Rodano il mondo della politica è il mondo della laicità-il mondo ateo che tutta la filosofia politica moderna, da Macchiavelli in poi, ha pensato- ed il cristianesimo è una rivelazione che non si rivolge a questo ambito perché, essendo una grazia, il suo avvenimento si dà soltanto all'interno di ogni singola coscienza. Rodano, per sostenere contro Del Noce (si sono molto combattuti, pur mantenendo la loro amicizia) la sua tesi, presentava una esegesi molto interessante di un brano delle "Epistole Filippesi" in cui si parla dellakenosis, cioè dello "svuotamento" della propria divinità operata dal Figlio per venire incontro all'uomo, per venire nel mondo. Per Rodano questo "svuotamento" non era la rivelazione del divino nel mondo, ma un sottolineare la necessità di essere uomo nel mondo. Inquesto senso l'incarnazione viene vista come perdita, rinuncia, esclusione dal secolo di tutto ciò che può essere divino, con la conseguente accettazione radicale della logica del dialogo, quindi, in fondo, dell'ateismo. A me pare che tutte due le soluzioni, quella di Del Noce e quella di Rodano, non pensino realmente l'incarnazione, il suo dramma, il suo scopo. Non colgano, cioè, come il rapporto UNIPOL ASSICURAZIONI /: ~ ' ..., · ........ con Cristo sia un rapporto che non si dà cercando perfezioni da duplicare, nè abdicando completamente all'ambito dell'interiorità dove avviene la grazia, ma deve essere comunque di testimonianza nei limiti della storia, quindi con gli altri, con le loro culture, con le loro differenze. Un rapporto che quindi accetta il dramma della storia contemporanea, perché la grazia non è un fatto personale, privato, ma è un annuncio," Andate e testimoniate". lo non riesco a pensare una politica conseguente a tutto questo, cioè una via intermedia, e allora si è costretti a viverle tutte e due e a cercare di arrabattarsi un pochino. Per tutto questo il misticismo è un lusso, una forma di evasione, un falso movimento della coscienza che non prende seriamente in considerazione il dolore, o anche la ricchezza, dell'altro. A me pare che il cattolicesimo sia necessariamente politico e che la politica non possa essere considerata senza la sua origine cristiana; la politica, così come la pensiamo, con i compiti che le attribuiamo, ma anche il marxismo, il comunismo, sono cristiani perché sono il tentativo disperato di redimere il mondo, di dare un senso alla storia, di incontrare le altre persone liberate dalla loro disperazione. Dicevi che la redenzione si dà solo nel1'incontro con l'altro, ma in questo bisogno l'altro non corre il rischio di diventa un tuo strumento? G.L.: E' un po' quello che dice Carlo Sini nell'intervista apparsa sul numero scorso: io incontro il negro, dico che il negro è uguale al bianco, ma in questo lo oggettivizzo, in qualche modo me ne servo ... Forse è questione di prospettive: in ogni atto umano di amore c'è al tempo stesso amor sui ed amor dei, c'è una forma di compiacimento, di egoismo, di strumentalizzazione che, d'altra parte, è anche un'esigenza positiva di amore per l'altra persona o per Dio stesso. "non voglio essere salvato senza la mia comunità" S.L.: D'altra parte se non ci fosse rischio in questo incontro con l'altro, se la relazione con l'altro per ottenere la mia salvezza fosse un investimento sicuro, saremmo senz'altro già caduti nel pericolo che dici: l'altro sarebbe uno strumento della mia salvezza, della mia felicità. La relazione con l'altro propo ta dal cristianesimo è invece una relazione a fortissimo rischio, è una relazione in cui l'uomo deve perdere se stesso, deve donare qualcosa di sé a favore dell'altro. Se l'altro è un povero deve dare qualcosa di suo, se l'altro è Dio deve rinunciare alla sua superbia, alla sua AMICA PERTRADIZIONE AGENZIA GENERALE Via P. Maroncelli, l O FORLI' - Tel. 452411 UNIPOL: DA 5 ANNI, FRA LE GRANDI COMPAGNIE, LA PRIMA NEL RENDIMENTO DELLE POLIZZE VITA. CON presunzione di infinitezza. E' un investimento senza la certezza di un ritorno. è un salto nel vuoto, non c'è la certezza della salvezza o della felicità nel momento in cui io rinuncio a qualcosa di mio perché l'altro sia, esita, viva, comprenda, ami. Questo è ciò che rende difficile, rischioso, non appiattibile, non riducibile ad una logica egoistica, l'atto di amore, la relazione con l'altro. Ma da cosa nasce l'atto d'amore, la relazione con l'altro, di cui parla il cristianesimo? Non nasce tanto dalla povertà cieli'altro, dal bisogno che ha di me, ma dal senso della mia povertà, dal fatto che io non sono nulla, sono un essere finito, mortale, infelice, povero, anche se ho più dell'altro e quindi non perdo nulla donando. Proprio perché non sono nulla chissà che da questa comunione, da questo incontro di lìnitezze, non possa giungere. qualcosa di sufficiente per me, per la mia finitezza. Tornando al discorso dell'impegno politico, il vero problema dell'impegno cristiano è, se vogliamo prendere sul serio la logica dell'incarnazione, anche quello di non abbandonare a se stesso, di non privarlo d'amore, in un certo senso, nessun ambito della realtà umana, nessuna dimensione. Cristo è incarnazione e croce, iIcristiano deve essere annuncio e martirio. Un annuncio che deve essere fatto in tutti i modi possibili perché non esistono vie privilegiate nell'annuncio. Anche la politica, che si rivolge all'uomo dall'alto, che si rivolge all'uomo massa, che certamente non inquieta l'uomo singolarmente, nella sua individualità, è una possibilità di annuncio quando è interpretata come un atto d'amore. Un atto d'amore in cui l'uomo, senza cercare nulla per sè, vuole essere salvato con gli altri. Agostino diceva "lo sono salvo, ma non voglio essere salvato senza di voi, senza la mia comunità", perché ritirandomi nella mia interiorità. nella mia fede, contravverrei alla logica, alla necessità, dell'amore. Di fronte alla lìnitezza cieli'uomo, di fronte alla morte e alla malattia, la coscienza del cristiano che la morte non è delìnitiva, che la malattia può essere un segno di grazia. che questo è ciò che Cristo ha vissuto e chi la vive da cristiano in qualche modo risorge con Cristo, è la massima grazia, ciò che basta. Eppure per il cristiano non deve bastare, non vuole che gli basti. G.L.: Il problema, ritornando a quanto sostiene Sini nell'intervista, è veramente la scelta fra etica della decisione e etica del1'indecisione. La tesi di Sini è che noi dobbiamo rinunciare alla decisione perché questa provoca il disastro, è una fonna di violenza. di oggettivizzazione dell'altro e tutta l'etica è risolta nel coltivare in qualche maniera ciò che è proprio contemplando contemporaneamente la diversità delle culture, conoscendole, attraverso gli audiovisivi -il che vuole dire attraverso un'altra forma di violenza occidentale- che dovrebbero essere il ponte fra oriente e occidente. In Sini vi è una radicale sconfessione nei confronti dell'atto di volontà, quindi della stessa volontà di incontro del l'uomo. correre il rischio dello scandalo dell'atto di decisione Ma rinunciare alla decisione porta all'assoluto egoismo, allora il problema è di non vederla necessariamente come qualcosa di negativo, come una volontà di potenza, ma di concepirla come qualcosa di ambiguo, di contradditorio, sempre esposto al peccato. Il problema è di correre il rischio del1'incontro con l'altro e dobbiamo correre il rischio di affrontare lo scandalo dell'atto di decisione. Il cristiano ha coscienza dell'ambiguità della decisione, ha coscienza della propria finitezza, della possibile perversione di ogni atto umano, ma sente la necessità di correre il rischio. Mi sembra che non ci siano alternative: se affermiamo che l'etica della decisione, o l'eticadell'incontro con l'altro, è un'etica pericolosa perché pervertibile, in realtà rinunciamo alla politica, alla comunicazione, e ci condanniamo allo scambio di segni del tutto insignificanti, ali' immagine appunto, che è l'unica cosa che circola senza far veramente entrare in relazione nessuno. S. L.: Si parlava prima della logica occidentale, cioè della logica dell'economia di mercato che trionfa a livello culturale e a livello politico. Il comunismo è stato un tentativo, titanico e fallito, di dominare con gli strumenti della volontà e della politica questa logica dell'economia, di dominare i meccanismi di aggressività, di ambizione e lo stesso peccato originale della logica di mercato, cioè l'egoismo personale e di classe. Crollato il comunismo tutti i moderati e i progressisti del mondo, quelli americani e quelli italiani, hanno accettato la logica dell'economia di mercato e non hanno fatto nessuno sforzo, nè ideale nè pratico, per resistervi, come se fosse una legge di natura. I loro progetti politici sono, di fatto, del tutto assimilabili perché si riducono ad un semplice assecondamento. spingendo in una direzione o nell'altra, di questa logica. Considerando questo. rinuncia della decisione signilìca rinuncia della politica, signilìca rinuncia della responsabilità di governare. di indirizzare, di frenare dove necessario la logica naturalistica dell'economia di mercato. L'etica dell'indecisione è, in un certo senso, una rinuncia di fronte alle forze della natura che non sono pacilìche, ma distrutSOFTWARE - SYSTEM HOUSE CENTRO ELABORAZIONE DATI CONSULENZE INFORMATICHE CONSULENZE DI ORGANIZZAZIONE tive. Si parla di nichilismo, di destino nichilista dell'occidente, di epoca della tecnica -e vediamo come nichilismo e tecnica siano divoranti a livello mondiale-, ma un'etica dell'indecisione è una conferma di questo nichilismo, è una rinuncia alla responsabilità, alla scelta. E' rinunciare al tentativo disperato di dominare tutto questo con la libertà in tutta la sua ambiguità, con la responsabilità di tutta la sua ambiguità, con la decisone di tutta la sua ambiguità. Certo la decisione può essere velleitaria, fanatica, totalizzante, ma può essere anche un atto d'amore. Io non credo che la volontà sia necessariamente perversa, che la volontà sia sempre volontà di potenza, non lo credo perché basterebbe un atto di grazia per trasformare la volontà in una forma di dedizione. G.L.: A mio parere la soluzione sta nel confessare l'enorme carico di male, di dolore, che è proprio cieli'Occidente e cercare di agire, di testimoniare, ali' interno di questa realtà, con la consapevolezza dell'ambiguo rischio della libertà, della propria volontà di salvezza, di incontro degli altri. Mi pare che il cristiano abbia il vantaggio di essere da secoli, da millenni, abituato a questa dialettica della propria volontà e alla testimonianza della croce, cioè abituato all'impossibilità di trovare una soluzione, di credere in una soluzione perché in questa terra niente si realizzerà come compiuto e perfetto. li cristiano ha veramente il compito di scegliere l'esistenza nonostante tutto, nonostante i rischi di questa stessa scelta, nonostante il demoniaco che può nascondersi in tutto questo. E penso che qui ci sia un segno per la politica in generale, al di là dell'essere cristiani o no: la politica deve comunque farsi carico della volontà di potenza, del pericolo della volontà di potenza. A me pare che la sinistra italiana abbia abdicato completamente, al di là degli slogan, ad un'ipotesi di questo tipo. Non avendo in fondo una ricchezza interiore, una volta caduta l'ipotesi della soluzione volontaristica, ideologica, alla sini~tra è rimasto solo qualche correttivo tecnico al dominio della tecnica. S.L.: L'unica voce che oggi si leva contro la logica dell'occidente, contro il capitalismo, senza per questo chiamare gli uomini ad una uscita misticheggiante dal mondo, chiamandoli anzi ad un impegno malgrado tutto, è la voce del papa, la voce dei cristiani. E' per questo che è necessario che ci sia un partito cristiano, non fosse altro che per fare da cassa di risonanza di questo appello, che può essere disperato, ma che è il filo del rasoio su cui siamo comunque costretti a correre: né abbandonare il mondo a se stesso -e appiattirsi o fuggire-, né avere la presunzione di poterlo salvare da soli. - Pest Control Igiene ambientale CORSI DI FORMAZIONE • Disinfestazioni • Derattizzazioni - Disinfezioni • Allontanamento colombi da edifici e monumenti • Disinfestazioni di parchi e giardini • Indagini naturallstlche Soc. Coop. a r.l. ~\U! CEIMF Via A. Meucci, 17 - 47100 FORLI' Tel. (0543) 727011 Fax (0543) 727401 Partita IV A 00353560402 47100 f'orn • ,,iaMe11cci, 2./ (Zona /11d11striale) Te/.(0543)722062 Telefax(0543)722083 1no 1anco UNA ClffA' 5

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