Una città - anno IV - n. 29 - gen.-feb. 1994

di prob emi di scuola IL giorno dopo Domani è un altro giorno. Suprema incoscienza, coraggio o saggezza. Di certo l'inizio di un nuovo giorno è problematico, soprattutto dopo un giorno vissuto intensamente. I bambini piccoli non vogliono andare a dormire, i parlamentari non volevano andare a nuove elezioni. gli studenti nonvolevano interrompere la lotta. con le cosebanali della vita. In una occupazionesi imparano tantecose, ripetono i pensatori dell'ultima ora senzapreoccuparsi di vedere cosa realmente succedencII ·occupazione,ma tra le tantecoseche i giovani potrebbero imparare unacertamente mancherà. TU NON OCCUPI? Si teme il nuovo giorno, qualcuno teme l'interruzione di un bel sogno, altri semplicemente il dover fare i conti con una realtàspiacevole. Privatizzazione o meno sanno bene che li aspetta la vendetta di quegli stessi docenti che hanno solidarizzato -salvando anche lo stipendio- con loro. Qualcuno esplicitamente: e ora facciamo i conti; qualche altro con maggiore dolcezza: e ora cerchiamo di recuperare il tempo perduto. Ma il risultato non cambia. Mi dicono che i ragazzi più '·seri" sono per. mettere, qualcuno si incontra clandestinamente con qualche insegnantepiù responsabile; in assembleagli ultimi disperati sono appoggiati soprattutto dai giovanissimi che allegramente considerano il tutto come un gigantesco marinare la scuola. Che la paura della realtà ordinaria giochi un ruolo è chiaro perché si vocifera anche di 36 garantito, che è nient'altro che un modo di sancire l'irrealtà di questa vicenda e anche della scuola in generale. Tutto questo accadequando presidi, insegnanti, genitori, stampa, adulti in genere rinunciano a svolgere il proprio ruolo e per inconfessabili motivi sono presi da un raptus solidaristico verso i giovani ed i ragazzi che mai hanno preso in considerazione e mai considereranno. Così accade in certe famiglie in cui ai genitori piace fare le ore piccole e si compiacciono di pensare che sia il piccolo a non voler dormire e si sentono molto libertari ad assecondare il figlio che convalida la loro stessascelta; così insensatamentegenitori e figli continuano ungioco di snervamento chenon libera nessunomaasservisce ciascuno alle debolezze dell'altro. Forse il panettone natalizio interromperà questo gioco perverso. Salmerie Le salmerie svolgono nella vita come nelle guerre un ruolo molto più importante di quello che riservano loro i libri di storia. Si dice che in alcune scuole mamme-solidali abbiano rifocillato i figli impegnati nell'occupazione o nell'autogestione: un bel gesto confacente al ruolo ausiliario che le donne, le madri in primo luogo, hanno da avere in ogni battaglia. Senonché potevaessereunabuonaoccasione perchè i figli, ed i maschi in particolare, imparassero a fare i conti Dialogo con la mosca nocchiera Il libro più dissacrante che abbia visto sul '68 è stato compilato a Bari da qualche giovane studioso alcuni anni fa. Non l" ho mai letto. ma mi ha divertito una ·pecic di vocabolario-manuale dove sono raccolte tutte le voci di quella enciclopedia: striscione, tatzc-bao, volantino, blocco stradale, picchetto, occupazione, autogestione, gatto selvaggio. autoriduzione, ccc ... Così come un vocabolario non può dare alcuna idea della ricchezza espressiva della lingua, così non può farlo questo manuale rispetto ad un movimento. Ma i professori sono specializzati a ridurre la ricchezzadel mondo dentro le formule, edanche in questocasorecitano pedissequamentele formule apprese: non cattivi maestri, ma pessimi allievi, ripetitori acritici di un imparaticcio superficiale giusto per "fare bella figura". "L'occupazione è un momento di presadi coscienza" ripete il professore-cattivo allievo. Già, pare strano però che questa presa di coscienza avvenga dopo quasi unmesedi autogestioneeche la cosa riguardi piccoli gruppi diversi da quelli che hanno condotto l'occupazione". "Ma nel sessantotto..." "Ma c'era esattamente il percorso inverso: dai momenti di lotta più elementari, alle forme di autogestione. E poi scusa, presa di coscicnla di che cosa? Per decidere 1• occupazione dovevamo scontrarci con la famiglia, i profc~sori, i rettori, la polizia, e soprattutto con l'autorità interiorizzata da tutti noi. Esserestrascinati per giorni e giorni per le scale dalla polizia che togl icva l'occupazione, che noi puntualmente ricominciavamo. ci aiutava atogliere sacralità all'autorità interiorizzata. Qui non ~ucccdc niente di tutto questo. Accadranno certamentecoseimportanti. manon sono quelle che tu dici. Farc),te benea fare la vostra parte invece di cercaredi appropriarvi anchedella parte degli altri. Specchio delle mie brame ... "Al liceo di mio figlio mi hanno chiesto di intervenire. Cosa devo fare?" ''In prima approssimazione non farei niente di diretto: sono loro a dover fare delle scelte, a dover apprendere..." "Sono rimasta piuttosto disgustata a vederequestesignore quarantenni mettersi a fare le capopolo edare lezioni di ·'rivoluzione'' ... e poi nel 68 avevano 15 anni o rrieno..." "Continuo ad averemolti dubbi su queste citazioni del 68: come i reduci checontinuano acitare laguerra come unico e solo momento in cui credevanodi averavuto un ruolo: si vede che da allora nella loro vita non è accaduto più niente, e questo la dice lunga anche sulla loro partecipazione agli eventi di cui si gloriano. Penso invece alla favola di Biancanevee alla concorrcnza fra figli e genitori: quando in quc~te forme di invadenza <,enilc~i ricono~ccrà l'invidia e la competizione con i giovani econ i figli, ~arà sempre troppo tardi. Piutto~to '>arebbe importante vedersi con dei genitori per cercare di fare la propria parte in modo rcsponsabile. senza fare 'e 11u1s1'e fesla -caporali direbbe Totò, maitrc~ à pcnsc se più vi piace- e senza vestirsi di vuota autorità. come finirà per accadereatutti quei genitori chesono sempredistratti rispetto ai rigli, ma poi riprendono rapidamente le redini mettendo in mostra i muscoli o... il portafoglio". ··E che fare con i ragazzi?" "Non so bene, intanto potrebbe essere utile svolgere delle attività di servizio ...'' "Cioè ..." ''Non so, fornire delle informazioni, far circolare degli esempi... Mi sonopresola briga di riprodurre gli articoli della famigerata finanziaria, ma non credo che la cosaabbia avuto molto successo,non c'è molta voglia e capacità di leggere... ho l'idea che ci sia come un tiro al piccione: qualcuno si incarica di tagliare le remiganti ali' uccello per impedirgli libertà di movimento, e qualche altro lo impallina credendosi un grande tiratore. Questa scuola addestra alla sudditanza e ad un misero principio d'autorità (essendo misera l'autorita cui si riferisce), dopodiché arrivano i maestri del pensiero critico ad impallinare legiovani menti con formule e slogan acritici ... senti questa, è ANSA Al CLAMORI Sembra proprio che le cose siano andate come le abbiamo apprese dai giornali. D'altra parte, è naturale che qua e là per l'Italia ci sia tra i tanti anche un preside così. E appunto, adesso, ci mancava anche un preside così, per rischiare di veder ripartire le agitazioni studentesche. Le quali non si sono verificate probabilmente perché siamo agli sgoccioli del quadrimestre, in prossimità degli scrutini, un periodo sconsigliato per disturbare l'ordine scolastico: ripassi affannosi, compiti, interrogazioni concentrate, professori ansiosi e irritabili, e, non si sa mai, pronti a vendicarsi tra pochi giorni. Ma forse gli studenti italiani, a parte quelli di Potenza (ma anche loro molto misuratamente), non si sono fatti né in qua né in là perché hanno sentito che l'episodio era veramente eccezionale e di peso assolutamente insignificante nei confronti del costume in cui sono nati e cresciuti, costume contro il quale non vedono apparire minacce di cui il comportamento di quel preside possa essere un'avvisaglia. E anche le reazioni della società B I ~ civile -nonostante laconsueta voglia dei mass media di amplificare, tenere vivo e sfruttare al massimo l'episodio- non sono state granché: assomigliano più a un'alzata di spalle infastidita e compassionevole che a un prendere posizione per un combattimento, per il quale manca il terreno e mancano gli schieramenti. Ma figuriamoci! Anche il Ministro, questa volta, ha fatto prontamente il suo dovere disponendo un'inchiesta (anche a garanzia del preside, per eventuali distorsioni calunniose ai suoi danni). Alla fine, sarà rimasta, per una settimana, nell'immaginario dei ragazzi un'effimera simbologia gestuale: tenersi per mano come forma di rivendicazione e affermazione d'identità. Presto torneranno a tenersi per mano, si spera, per i fatti loro, anche se in questi comportamenti, del tutto accettati e innocentemente ovvi, non manca mai una parte di "recita", di appagante adesione a modelli, il vivere cioè la propria personale irripetibile esperienza nei modi e nel riconoscimento sociale. Niente di nuovo e niente di strano. Si dice che la massificazione, la potenza del fenomeno moda, la globalità della comunicazione hanno amplificato a dismisura i comportamenti mimetici, che sarebbero un susseguirsi pressoché continuo. La penso anch'io più o meno così. Ma la vicenda dei ragazzi di Potenza non ha nulla a che fare con tutto ciò. Ci voleva appunto un preside come quello per strapparla alla normalità. Francamente, fa piacere la reazione orgogliosa del ragazzo che rifiuta di subire un abuso, di umiliarsi, perché, si capisce, il preside si sarà rivolto più direttamente a lui, e non indistintamente alla coppia. Purtroppo della scuola si parla solo o per lo più per clamori, attraverso "scandali"; dipende anche, e sempre più, dalla natura dell'informazione giornalistica, e dalla qualità morale e culturale dei giornalisti. Quel preside ha, in ogni caso, sbagliato perché ha dato ansa ai clamori. La saggezza -la "prudenza" del linguaggio ecclesiastico-d'ogni buon governo vuole per la scuola in particolare che di essa si parli il meno possibile, che resti in uno spazio anche di riservatezza, che i cittadini abbiano altri modi dai clamori giornalistici per occuparsene davvero e controllarla. Altrimenti, piuttosto che migliorarla, la si scompiglia. E' inerente alla sua natura, al suo modo d'essere efficace, che funzioni con regolarità e monotonia. L'interruzione è un danno in sé e per sé. Così come l'essere distratta dalla sua concentrazione. Dunque sbaglia chi, intendendo difenderla, ne mette a rischio la continuità. Per delle assolute sciocchezze. E' ovviamente inevitabile che l'istituzione scolastica e le persone che vi vivono siano investite dai grandi turbamenti della società. Quando a maggio scoppiarono le orribili bombe presso gli Uffizi, la città si raccolse insieme in piazza Santa Croce. Naturalmente, le scuole restarono deserte, di insegnanti e di studenti. Perché rischiare di vederle deserte di studenti per stupidaggini fuor dalla grazia di dio? e dare pretesto a sproloqui di giornalisti o di "esperti" rendendo ancor più difficile parlarne con responsabilità? Vincenzo Bugliani vera: ·'Hai capito Giulia -dice la madre alla riglia di !>elleanni, dopo cheho rilevato che la bambina sembra Iroppo intimidita dai genitoricosa dice il rmtc<,tro,tu non dcvi aver paura... se no la mamma ti picchia''. Ecco mi pareche il clima ~ia questo, si ri~chia di prendere uno schiaffo da mamma o papà se non si contc~taabbw,tanza.Eallora è ben difficile discutere: meglio rompere lo specchio. Dialogo tra una quinta ginnasiale e il suo rappresentante Rappresentante: -Dobbiamo lottare per i nostri diritti violati. contro i I professorechenon spiega,contro quello che ci in~ulta, quello che promuoveo bocciadopoaverechiesto la professione del padre,contro quello che ci fa firmare i programmi che non ha svolto. Classe: -E' impossibile ... Dobbiamo lottare contro la privatizzazione e sea te non va benecambiamo il rappresentante. Il rappresentante viene destituito conduevoti afavore eventi contro. Così lottando contro la Grande privatizzazione della Confindustria, contro il GrandeNemico, si accetta la violenza privata dei piccoli rase si accetta la loro solidarietà pelosa. LaGrandeRigenerazioneè 1·oppio che consentedi tollerare la violenza quotidiana dei kapò i quali aggiungono alla oggettiva oppressionedel sistemaunsovrappiù di sadismo personale che trasforma la normale oppressione in un regime di terrore. Chi vuole opporsi a tutto questo deve imparare astaresolo; ladignitànonpuòessererappresentatasulla scenadella Grande Lotta: può solo esserepraticata. Dialogo con una figlia Concetta è stata mia allieva dalla prima alla quinta elementare, ora frequenta un istituto prfessionale, la incontro di seramentre torna da una visita all'occupazione. - Allora come vaquestaoccupazione? - Bene. - Ma tu non occupi? o. ci sono i grandi che hanno messo la firma. - Ma non ti sembra una fesseria continuare con una forma di lotta più debole dell'autogestione? - Tanto a rientrare adessolo stesso non si ra niente. - Chi te lo ha detto? I professori chiattilli (parassiti)? Risatina ~ua e delle amiche. - I professori ci danno la solidarietà pcrchè loro hanno vis~uto nel sessantotto. - Ma sul scrio? E ti sci chiesta se hanno vissuto il sessantottoo sono solo vissuti nel sc~santotto?Certo che ~euno è nato nel '67 ha vissuto anchenel '68. Quanti anni avevano nel "68 questi bravi professori? Sono venuti i '>ignori professori a fare I' autogc'>tione? - Sì, alcuni, ma poi non si faceva niente; si doveva fare recupero: loro chiedevano cosa volevamo, i ragazzi non chiedevano niente e non si faceva niente. Allora era inutile continuare a fare l'autogestione Qui si vede come si oltrepassa il confine della solidarietà altruistica per finire nella complicità cialtrona: le debolezze dell'uno fanno da alibi all'altro in un perverso gioco di specchiamento. L'insegnante chiede cosa bisogna recuperare, il ragazzo non lo sa dire, più tardi l'insegnante riderà di lui: "gli studenti non sanno neanchecosa vogliono·•, ma nel frattempo è ben lieto di non avere indicazioni. Ma i I gioco eratruccato dall'inizio, tocca all'insegnante scoprire quali sono le "lacune" del ragazzo: uno che sapessecosa gli manca, non avrebbe bisogno di insegnanti. E' ungioco delle parti chesi ripete: l'insegnante che non sa fare il suo mestiere trova sadicamentepiacevole che i ragazzi non sappiano neppure ciò che vogliono, che siano sfaticati e cialtroni, perchéquestogiustifica la fuga dai propri doveri. Il mestiere di insegnanteconsisterebbeproprio nel l'aiutare ciascunoa saperee a dire ciò che gli è utile a capire e a crescere.Ma queste abilità tra i vincitori dei ·'concorsi a cattedra.. non sono richieste. né si sviluppano: infatti anche i professori non sanno dire cosa vogliono. Privato: 11011 disturbare Privato ha in sé una connotazione negativa: non so quando abbia acquistala laconnotazione positiva di unbenegodibi le singolarmente.Mi piace però pensare che significhi sottratto al pubblico godimento, privato quindi di una peculiare caratteristica del bene. GAIA Alimentazione Naturale Yoga Shiatsu via G. Regnali, 63 Forlì tel. 0543 34777

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