Una città - anno III - n. 26 - ottobre 1993

,nodi e 111ode SE LOSCO SI FA DURO L'hard-discount alla tedesca contro lo sfavillante ipermercato francese. Arredamenti da socialismo reale, cataste di cartoni, gente che si accalca all'accapparamento. Torna di moda la povertà? Intervista a Paolo Bertozzi, operatore del settore. Cosa sono questi Lidi di cui tanto si parla? I Lidi, intesi come hard-discount, sono nati circa 30 anni fa come grandi magazzini a prezzi bassi, destinati alle famiglie meno abbienti, dove tutto è ridotto ali' osso e la caratteristica fondamentale è l'essenzialità. Il prezzo è il fattore determinante, tutto è giocato su questo: la marca non ha nessunvalore, la promozione è tassativamente abolita perché inutile, come inutili risultano essere, alla fine, tutte le spese pubblicitarie e tutte quelle che riguardano I' abbellimento del luogo. Circa I O anni fa erano stati abbandonati perché il modo di operare era ritenuto vecchio, la nuova frontiera del commercio era l'attenzione per il marketing, l'idea che certo fosse importante il prodotto, ma che già meno lo fosse il prezzo: privilegiare il servizio alla clientela, il luogo, tutto ciò diventava più importante rispetto al valore intrinseco. Negli ultimi 5 anni alcune grosse realtà -non italiane, l'Italia è indietro anni luce rispetto alle grosse catenedistributive tedeschee francesi- hanno geciso di rinverdire questa modalità di vendita, individuando la loro clientela nella fascia dei meno abbienti, in Germania soprattutto turchi ed extracomunitari e comunque quelli che non hanno una capacità di spesa come i tedeschi.Cosl hanno rimesso in piedi queste catene, poi si sono accorti che, in realtà, questa formula funzionava praticamente per tutte le fasce. In più c'è anche il fatto che si è entrati in una sorta di moda, perché alcune cose, francamente, non sono capibili in termini commerciali. Per esempio il valore del tempo, cioè il fatto che adesso, per andare in questi discount, bisogna affrontare file chilometriche per entrare, per pagare ed uscire. Questo in termini di tempo è un grandissimo spreco... Questo dovrebbe essereun deterrente, invece è scattato un meccanismo, forse legato alla novità rispetto ai supermercati, che ha creato un'attenzione attorno a questa formula della stessa intensità emotiva di quella creata, fino a ieri, dallo sfavillio, dall'aria condizionata, dai luoghi bellissimi dei vari centri commerciali che sono un po' dappertutto. La massaia,che rimane il punto di riferimento di tutti, e che tutti credevano fosse totalmente succube di Mike Bongiorno, assolutamente succubedelle luci, della gentilezza del commesso, e incapacedi vedere un prodotto che non stia tra la spalla e l'anca, la si è scopertacon sorpresarovistare negli scatoloni per terra, in un luogo vecchio che nessuno si cura di ristrutturare; dove ci sono scaffalature squallide,-dove tutto è l'inverso della filosofia dell'ipermercato. Con la differenza che nel supermercato normale si spendono miliardi per convincere questamassaia ad andarci e nell'altro, invece, è addirittura lei stessa che diventa strumento di marketing e di promozione, che farà da tam-tam, perché lo dirà alla zia, alla nipote, se le porterà dietro e così via. Quindi, con poco spesadoppia resa. li discount non spende niente in pubblicità, ma paradossalmenteha una pubblicità, una promozione, più profonda di quella fatta con il bombardamentodi depliants, di locandine, di manifesti. All'inizio tutti credevano che all'interno ci fosse roba di scarto, un po' come le cose che si spediscono in aiuto alimentare, cioè tutte quelle cose che la gente non vuole e si mettono in stoccaggio e chi vuole le prende. In realtà, proprio perché questo tipo di strutture sono organizzate da tedeschi, hanno caratteristiche perfette dal punto di vista organizzativo: precisione nello stoccaggio e nella distribuzione, quasi nessun tipo di giacenza, quindi costi bassissimi. una proposta al passo coi nostri tempi Tutto ciò gli permette di avere un prodotto di fascia media, cioè di qualità normale, a prezzi buoni in quanto si abbattono i costi pubblicitari, di magazzino, di personale, di confezionamento, si risparmia nella struttura dell'immobile -tra l'altro sono strutture così piccole che esulano dai piani urbanistici, quindi uno può aprirne quanti ne vuole senza problemi-, sono quindi estremamente competitivi perché hanno un rapporto prezzo-prodotto decisamentebuono. La scommessa che hanno fatto loro è che la gente se ne accorgesse, vincesse la diffidenza verso il prezzo bassoe la marca sconosciuta. Nel momento in cui la gente ha fatto questo salto di qualità sono cominciati i problemi per gli altri e adesso, dalle riviste specializzate ai managers delle varie catene di distribuzione, non ultima la COOP, hanno il problema del discount. Tutti i grandi gruppi stanno cercandodi trovare unasoluzione veloce per far sì che le vendite non se ne vadano tutte verso queste strutture qui, perché dai primi calcoli si stima che circa il 30% delle vendite dell'ultimo anno sia finito verso i Lidi, in particolare, e verso il fenomeno dell'hard-discount in generale. A parità di prodotti, o quasi, 100.000 lire speseai supermercati COOP, ad esempio, equivalgono a 60.000 spesiai Lidi, quindi un risparmio di circa il 40%. Mettici anche il fatto della recessione, cioè un'attenzione in più alla spesa, al risparmio e così via... I Lidi sono sicuramente il fenomeno di quest'anno. Il fenomeno Lidi è tutto qui? Probabilmente questo fenomeno non si sarebbe innestato in questo modo se non fosse entrato in circolo in questo momento, cioè quando un po· di attenzione al risparmio c'era già. Stiamo parlando di prodotti alimentari, di pro~ dotti che la gente consuma in casa, cioè dove è più difficile scatti il criterio dell'apparenza... Fai fatica a dire "Quello è ricco perché in casamangia i tortellini di marca", è più facile dire che quello è ricco perché ha un cappotto di Armani. Sui generi alimentari il discorso legato all'apparenza è più difficile, e quindi in questo settore si sarebbe dovuta sentire prima la crisi, perciò i Lidi sono stati strategicamente una risposta molto intelligente. Capire che questo era il momento di riproporre la fonnula discount, formula che secondo i più quotati studiosi di questo settore era destinataa non ritornare mai più, è stato vincente, hanno capito che era proprio il momento di riportarli in auge. Peròcredo che non basti solo questo, credo anche che ci sia una certa stanchezza nella formula legata all'eccesso. La troppa "roba", la troppa presenzadi offerte, il fatto che ti puoi permettere di comprare qualunque cosa in un supermercato normale (lo slogan dei magazzini Harrod's in Inghilterra è "Dallo spillo all'elefante"), porta ad un ridimensionamento e forse non è semprecosì importante avere la scelta tra dieci marchi quando dall'altra parte ti danno la garanzia di avere quello stesso prodotto ad un prezzo buono. Quindi, anche dal punto di vista dell'atteggiaLE PEZZE DI CAlll'A Il 22 settembre il Senato della Repubblica ha approvato con un'ampia maggioranza la "Legge quadro per il riordino dell'istruzione secondaria superiore e per il prolungamento dell'obbligo scolastico". Hanno votato contro -non so con quali motivazioni- MSI, Rifondazione, PRI; astenuto il PLI. Il testo approvato risulta dall'unificazione di disegni di legge di iniziativa PCIPDS, DC, PSI. In tempi molto brevi -forse proprio in questi giorni- verrà discusso dalla Camera. Dunque, sembra avviato a conclusione un travaglio che dura da decenni. Vediamo i più importanti cambiamenti introdotti. 1) L'obbligo scolastico (art. 8) durerà dieci anni e si assolve mediante la frequenza positiva (vale a dire con promozione finale) dei primi due anni di scuola secondaria superiore. Ma (comma 3) E' comunque prosciolto dall'obbligo chi dimostri di aver osservato per almeno dieci anni le norme sull'istruzione obbligatori... o abbia comunque compiuto il sedicesimo B t r-. ■ anno di età. L'elevazione dell'obbligo è imposto dalla normativa europea, ma è voluto anche da un orientamento affermatosi in lunghi anni di dibattiti pedagogici, politici e sindacali, secondo ilquale più frequenza scolastica significa più autonomia, più libertà, più salute culturale e morale del cittadino. Ma è soprattutto vero che da decenni nei paesi occidentali avanza un processo che prolunga sempre più l'adolescenza e la giovinezza e diluisce nel tempo i ritmi formativi, mentre per una quota sempre più larga di ragazzi s'allontana la meta dell'inserimento nella professione e nel lavoro, cioè dell'assunzione di responsabilità e della produzione del reddito. Molto schematizzando (ci si potrà tornare sopra), a questo processo s'accompagnano diverse spinte che concentrano sempre piùmonopolisticamente nellascuola la funzione di fare crescere, di fare diventare adulti, e s'accompagnano attese spropositate, salvifiche, nei confronti del servizio scolastico (oltre che dai "pezzi di carta" che esso eroga), proprio mentre alla scuola fanno concorrenza per la formazjone civile e morale ben più potenti "agenzie", e col risuItalo paradossale che lascuola è indotta a fornire sempre meno strumenti precisi e disciplinari di formazione culturale, professionale, ecc. Il tutto sta producendo una sfasatura tra natura dell'istituzione e attese del pubblico. Sta inquesta spinta alla scolarizzazione universale e in questo sfumarsi e diluirsi dei percorsi formativi il disprezzo, e anche insieme la nostalgia, per le attività manuali. 2) Quale scuola delinea la nuova legge per il biennio obbligatorio e per il successivo triennio? Si era a lungo temuto (o da parte di molti sperato) che si arrivasse a una licealizzazione, forzata e ingannevole, di tutti i ragazzi, mentre il testo votato dal Senato sancisce l'articolazione tra licei e istituti professionali e d'arte. Spariscono Istituti Tecnici e Magistrali. Art. 1.5 ...i primi due anni ... sono finalizzati: a) al consolidamento di conoscenze culturali umanistiche e scientifiche basilari; b) all'acquisizione di prime conoscenze delle grandi aree di professionalità e di ricerca; c) alla promozione delle capacità di orientamento, alla responsabilizzazione dello studente rispetto alle scelte scolastiche e professionali ed al rafforzamento delle motivazioni. Art. 1.6 I successivi anni della scuola secondaria superiore sono finalizzati: a) all'approfondimento e allo sviluppo delle conoscenze; b) ad una formazione culturale scientificamente fondata, che favorisca in modo coerente sia il proseguimento negli studi sia l'inserimento nel mondo del lavoro. Art. 9.3 Al termine del terzo anno degli istituti professionali e degli istituti d'arte è rilasciato un diploma di scuola secondaria superiore di primo livello ... Art. 6. 1 Le tipologie e gli indirizzi dei licei e degli istituti professionali e d'arte si ispirano alle grandi aree (cioè: art. 7.3a) linguistica, letteramento "culturale" qualcosa è cambiato. Anche rispetto ali' innovazione qualcosa è cambiato; una delle frontiere del marketing è sempre stato il prodotto innovativo, il prodotto nuovo che ti serve per creare una nuova nicchia di mercato, un "segmentino", magari piccolo ma ben determinato, dove è ben chiaro come fare a colpirlo, con quale prezzo, eccetera: credo che la gente si sia un po' stufata di sentirsi "segmentino" e ora ci sia una sorta di repulsione, e quindi di difesa, rispetto a certi atteggiamenti. Eppure tutta una parte d'Europa, quella dell'Est, è affascinata dai supermercati luccicanti... Ma noi veniamo dopo tutto questo, mentre loro devono ancora passare dall'avvento del supermarket. In Italia questo fenomeno si vede molto bene perché siamo indietro di circa I O anni rispetto agli altri paesi d'Europa e molto di più rispetto all'America. si compra rovistando negli scatoloni In America funziona un tipo di struttura che va anche oltre il discount. Ci sono luoghi, di proprietà di gruppi di acquisto con fortisria, artistica; b) storica, giuridica, economica; c) matematica, scientifica, tecnologica). Art. 7.4 I piani di studio individuano: a) gli obiettivi generali e specifici...; b) gli insegnamenti generali, quelli di indirizzo e le aree complementari ...; c) i programmi di insegnamento ...; d) le modalità ed i criteri di verifica e di valutazione; e) il numero minimo emassimo di ore settimanali ... La legge -confusa, verbosa, ripetitiva- non dice quali licei e istituti, quali indirizzi, quali programmi, quali orari ecc. Rimanda a futuri Decreti del Ministro della P. I. (in accordo con altri ministeri, previ pareri delle competenti Commissioni Parlamentari, intese con le Regioni, sentito il Consiglio Nazionale della P. I.) e del Presidente della Repubblica. Come vedete, il grosso della materia controversa è stato rimandato. Per cui si spiega la grande convergenza che c'è stata in Senato. Cosa c'è da aspettarsi? Rimane il rischio che nel biennio obbligatorio prevalga la genericità culturale e formativa (una specie di prolungamento della scuola media inferiore) e dunque i ragazzi "perdano" simi capitali, dove si può andaread acquistare ~olo con tessera, ti abboni e hai dei prezzi assolutamente incredibili rispetto agli altri posti; questi magazzini non fanno altro che raccogliere tutta una serie di prodotti -monoprodotti, senza grossa scelta- acquistati direttamente alle fabbriche a prezzi stracciati perché lavorano solo sulla quantità. Ad esempio, acquistano degli autotreni di occhiali Rayban, tutti di uno stesso colore e della stessaforma, e li vendono ai tesserati ad un prezzo ridicolo, anche perché il loro guadagno l'hanno già fatto vendendo la tesserina,che costa, credo, 200.000 lire all'anno. E' una forma evoluta, l'ultima frontiera della difesa del consumatore rispetto alla preponderanzadel produttore. Si spostaun po' il peso sulla bilancia. Nei grossi supermarket, paradossalmente,è l'offerta che determina l'acquisto e quindi c'è una lotta spasmodica,a suon di milioni, per l'accaparramento dello zona migliore. Nei supermarket si ragiona a metri quadri: se un prodotto rende un tot per metro quadro rimane, se non rende quel tanto lo sostituisci. Ci sono zone del supermarket in cui viene studiato il flusso della gente, zone in cui la gente passadi più che in altre e i prodotti esposti nelle zone di maggior flusso sono venduti più i I A%<J i --n,.,.1.. ,,.m.-;,'~,..;.,,¼ t/ .... i due anni, rinviando ancora le scelte, con lo spreco dell'età più vivace, plastica, ricettiva. Soprattutto, è mio timore che rientri quella licealizzazione -per forza fasulla- che farà penare i più dei ragazzi e non gli darà nessuna abilità su cui crescere: econtemporaneamente non avremo più veri licei. In questi recenti anni gli Istituti Professionali sono stati investiti da un'onda riformatrice (per lo più accetta a presidi e insegnanti, che se ne sono sentiti nobilitati) secondo un Progetto 92 di iniziativa ministeriale che di fatto ha imposto dovunque una sperimentazione (cioè una riforma in atto) che ha portato a 40 le ore di frequenza settimanali, ha potenziato la pretesa parte culturale con ambizioni smodate (nemmeno un laureato in Lettere raggiunge le competenze che si danno come obiettivi!), ha ridotto e sfumato la formazione professionale, col bel risultato che sono calate vistosamente le iscrizioni. Dove finiscono questi ragazzi? A soffrire (e far soffrire) nei licei? A lavorare? Ma queste scuole non devono servire proprio a inserirli nel lavoro con più potere? La nuova legge assicura che l'obiettivo è di raggiungere en- -

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