Una città - anno II - n. 15 - settembre 1992

di via i LE DI LI All'intervista sulla corrida del numero scorso fa seguito questa a Lilia Casali, responsabile nazionale di Animai liberation. Clteoltre a raccontare il suo viaggio nella realtà allucinante di una festa patronale spagnola, pone una domanda cruciale: per non omologare tuffo va difesa ogni tradizione? Anclte, esempio, l'infibulazione? Nell'intervista del numero scorso, Piero Rinaldi dice che non si può negare il coinvolgimento quando si assiste a una corrida, e che anche persone all'inizio contrarie sono rimaste poi affascinate. Ma è chiaro che vedere uno spettacolo sanguinario, dove c'è una vittima che non ha possibilità di scampo tocca delle corde profonde in ognuno di noi, però non è neanche vero che le reazioni siano uguali. lo conosco turisti italiani che hanno avuto reazioni diverse: una persona è svenuta durante una corrida, un'altra mi diceva di aver vomitato, altri erano disperati per il fatto che non potevano uscire dall'arena: fino all'anno scorso c'erano dei regolamenti che non lo permettevano. Poi non voglio negare l'esistenza di pulsioni irrazionali, né negare che ognuno di noi possa subire il fascino, a \l.olte, per la violenza, per il sangue, per la morte ... però sono pulsioni che vanno riconosciute e superate, non vanno certamente accettate tranquillamente e addirittura enfatizzate, farne pratiche comunemente accettate. Perché allora potremmo, per assurdo, anche accettare lo stupro, perché anche lo stupro muove qualcosa di profondo dentro di noi, non solo nello stupratore, ma anche nella persona stuprata. Però da qui a legalizzare lo stupro con la scusa che crea dei legami profondi tra vittima e carnefice, ce ne corre. E poi oltre a pulsioni sadiche, c'è anche la capacità di identificarsi veramente con tutti gli altri, non solo con quello che trae piacere da una cosa, ma anche con chi ne trae dolore. uccidete me non il torol Questa cosa l'ho sentita veramente quando sono stata a Coria dove ho assistito a due encierri. Che non sono come quelli di Pamplona descritti da Rinaldi, sono molto cruenti e sconvolgenti. Quando ho visto una freccetta lanciata da una delle tantissime cerbottane conficcarsi sul labbro superiore del toro, io ho sentito una fitta dolorosa al cuore. E' stata una sensazione molto profonda, ho pensato: ma come, io devo stare qui spettatrice passiva di questo orrore senza fare niente? E' stato più forte di me: sono scesa nel!' arena e ho cominciate a gridare in spagnolo: "uccidete me, non il toro!" Mi guardavano come si guarda un pazzo, erano esterefatti e mi guardavano un po' imbarazzati con un risolino come si guarda una persona fuori di testa che ti avvicina per strada facendo discorsi senza senso. Non ho provocato altre reazioni e mi sono sentita molto impotente. Però per me è stato importante. Un'altra cosa che mi ha colpito dell'intervista di Rinaldi è questa difesa delle tradizioni, anche se crudeli ... Rinaldi teme che l'abolizione della corrida, come l' abolizione della caccia alla volpe in Inghilterra, porti a una omologazione e a una normalizzazione. A me sembra veramente pazzesco ma anche un po' ingenuo pensare di difendere le diversità mantenendo quattro spettacoli sadici. Cioè le cose peggiori. E senza dire poi che le corride estive sono in realtà ad uso e consumo dei turisti. Rispetto al discorso del!' omologazione che facevamo prima mi chiedo che senso abbia un'usanza barbara e sanguinaria che viene mantenuta in un paese perché è diventata spettacolo turistico. follclore non è tradizione E' un'aberrazione come andare a vedere gli indigeni in qualche posto che fanno qualche strano esercizio che ormai non ha più a che fare con la loro cultura ma è diventato solamente un modo per divertire i turisti. Sono due facce della stessa medaglia. Il folklore non è più tradizione. Da noi ci fa pena vedere· questi spettacoli dei paesi dove certe tradizioni sono state trasformate solamente a spettacolino pro-turista, poi invece quando si tratta della Spagna non ci rendiamo più conto che è un fatto assolutamente consumistico che un italiano vada in Spagna, paghi un biglietto per vedere la tortura di un animale. Comunque mi rendo conto che il problema del rispetto delle tradizioni esiste, ma è delicato perché ci sono tradizioni che comportano violenze e lesioni gravissime su persone e su altri esseri viventi. In questi casi io penso che vadano superate e che non si debbano avere remore .. Perché allora potremmo anche tornare ai sacrifici umani o ripristinare le lotte dei gladiatori nelle arene ... la mutilazione sessuale? O pensa all'infibulazione. L'infibulazione sembra che coinvolga circa 70 milioni di donne in tutto il mondo, quindi è una forte tradizione di intere popolazioni. Ma io sono iscritta a un'associazione che combatte l'infibulazione perché è una vera mutilazione sessuale assolutamente non paragonabile alla circoncisione per i maschi. Si tratta, nel caso più cruento, del taglio delle piccole labbra, nel parziale taglio delle grandi labbra che vengono cucite fino a lasciare un piccolo orifizio. Un'operazione fatta senza anestesia fuori dall'ospedale. Per le bambine è un trauma, qualcuna muore, altre riportano poi delle difficoltà nei rapporti sessuali per tutta la vita, una sequela di malattie per il ristagno del- !' urina o del sangue mestruale che fanno fatica ad uscire e provocano infezioni che si ripercuotono in tutto l'apparato genitale, problemi ai reni e talvolta la sterilità. Poi è impossibile provare l'orgasmo. Una pratica chiaramente di sottomissione delle donne, ti dicono che le donne, altrimenti, sarebbero troppo vogliose, troppo calde ... le spiegazioni che danno quelli che la praticano sono queste. Allora? Potremmo, in nome delle diversità e contro l'omologazione, difendere l'infibulazione? In uno dei primi convegni femministi negli anni 70, le donne africane si opposero a questa critica che veniva loro fatta dalle donne europee; dicevano che quella era una loro faccenda e nessuno doveva colonizzarle con altre idee. Dopo I O o 15 anni dalle stesse donne africane è venuto invece la richiesta d'aiuto a donne di altri paesi per riuscire a sconfiggere questa pratica. Un paio d'anni fa sono stata ad un convegno proprio su questo argomento, e c'erano donne nigeriane, del Kenia, della Somalia, di diversi paesi africani, che raccontavano di essere state infibulate e si stavano adoperando nel loro paese per cercare di sconfiggere questa 0- . pratica. Poi io contesto assolutamente quando Piero Rinaldi parla del coraggio e del confronto che non è assolutamente ad armi pari, perché poi non dice una cosa che è vera, e cioè che i tori sono drogati. Solo nelle grandi corride con i toreri più famosi i tori sono integri, in tutte le altre sono drogati. Poi gli mettono del grasso negli occhi per annebbiargli la vista, li battono spesso con dei sacchi di sabbia. I tori non sono poi questi animali combattivi come vengono descritti, nei pascoli i tori sono pacifici, non è l'animale che noi abbiamo nel nostro immaginario, sono spesso mansueti. Mentre loro devono presentare l'animale in qualche modo combattivo. Poi, e questo Rinaldi lo dice, le stecche non vengono piantate a caso nella schiena, infatti è una tecnica affinata nel corso dei secoli, di colpire nei punti che vanno a ledere le sue possibi I i tà di di fesa. Sanno molto bene ciò che fanno, perché ledono i muscoli che presiedono i movimenti della testa dove c'è la sua arma di difesa, poi ci sono dei tori che scartano più da una parte e meno dall'altra allora sanno dove colpire in modo da rendere il meno efficace possibile la difesa del toro. E' assolutamente ridicolo questo pensiero dell'uomo eroe che si misura con un animale; lì c'è un animale indebolito e una schiera di uomini. Il torero entra in ballo quando ormai il toro è grandemente leso e indebolito. E poi anche l'atto di ucciderlo: io ho visto dei video, non ho mai assistito a una corrida, ma sono cose ampiamente documentate, spesso il torero si sbaglia, non pianta la spada nella vena cava, dove dovrebbe, ma colpisce i polmoni, e il toro sta lì a vomitare sangue a lungo prima di morire. fugge, crede di fuggire Ci sono dei tori che, ormai rassegnati, incominciano a camminare lungo la staccionata dell'arena per cercare un pertugio da dove uscire o un riparo, e questo in genere tra le risa del pubblico. Ho conosciuto uno scrittore spagnolo che mi diceva che la gente quando vede che il toro entra nell'arena infuriato pensa che entri per combattere, invece è solo un animale al quale sono state fatte delle cose dolorose, è stato rinchiuso nel box, in uno spazio molto angusto, ha subito delle lesioni, e quando aprono la porta lui fugge, crede di fuggire verso la libertà, non immagina mai invece che entra in una arena dove ci sono migliaia di persone che assisteranno alla sua tortura. I due encierro a cui ho assistito a Coria sono stati l'esperienza più allucinante della mia vita: io non credevo che avrei mai visto una cosa del genere, perché della Spagna, delle corride, del I' encierro non se ne parlava molto. Adesso un po' si comincia, ma prima, anche nel CO movimento animalista, non si sapevano bene le cose. Certo si era contro la corrida, ma non si sapeva esattamente che cosa comportava, né la dimensione di questo fenomeno. in fremila per tre ore Poi soprattutto non si sapeva di questo enorme corollario di feste paesane che sono ancora più tremende della corrida stessa. Ero animalista e chiaramente se mi avessero chiesto se ero contraria avrei risposto di sì, ma senza immaginare la realtà che un giorno avrei avuto davanti agli occhi. Sono stata mandata da alcune associazioni in questo piccolo paese vicino al Portogallo per assistere a uno dei tanti encierro. Encierro vuol dire "rinchiuso", toro rinchiuso. Come spiega anche Rinaldi, viene costruito un circuito con sbarramenti metallici, che circoscrive strade e piazze. All'interno di questo circuito il toro non ha nessuna possibilità di uscita e di rifugio, non ha un angolino in cui trovare rifugio o scampo neanche per un attimo. Normalmente gli encierro non sono come a Pamplona dove i tori vengono fatti correre per le strade per poi finire a morire nell'arena, però durante il tragitto non gli succede niente, anche perché devono arrivare al l'arena. Se lo torturassero del tutto prima, è chiaro che non sarebbe più "presentabile" una volta arrivato là. Invece quello che comunemente è chiamato encierro, consiste nell'immettere il toro in questo circuito, e la gente lincia l'animale. Lì non ci sono degli addetti ai lavori come sono i toreri, i picadores, ecc., in queste feste paesane c'è praticamente una folla che è tutta la popolazione di quel paese e anche dei paesi vicini, che tortura l'animale. Quello cui ho assistito a Coria avviene in questo modo: l'animale veniva sempre colpito a distanza, perché la gente era o sulle gradinate o alle porte o alle finestre delle proprie case, tutto il paese si trasforma in teatro di questo orrore perché ogni porta che dà sulla strada del circuito è sbarrata con cancelli di ferro o sbarramenti fatti con grossi tronchi per impedire al toro di entrare nelle case, e anche la piazza principale, dove il toro subirà il clou di questa tortura, è provvista di sbarramenti di ferro molto grossi fino a due metri sotto le gradinate, piantati a una distanza ravvicinata in modo che il toro non possa assolutamente superarli, però attraversabili dagli uomini. Per cui la gente passa attraverso questi sbarramenti, si avvicina abbastanza al toro in modo da poterlo colpire e ferire, e non appena il toro si gira può rifugiarsi al di là dello sbarramento. Qui io faccio fatica a vedere questo coraggio, vedo solo vigliaccheria. Infatti tra di me ho pensato che quella era un' orrenda pagliacciata, non si può parlare di coraggio né di niente perché anche se il toro è un animale possente, di fronte a tremila persone e senza via di scampo non può fare niente. linciato con frecceffe Centinaia di freccette gli vengono lanciate da queste cerbottane che ha tutta la gente e quelli che vogliono fare i coraggiosi, salvo scappare a gambe levate appena il toro si gira, gli piantano grossi uncini con coccarde che gli procurano ferite profonde. In altre feste addirittura i tori vengono accecati con bastoni appuntiti, oppure vengono legati con funi al le corna e molti uomini tirando queste funi con forza finiscono per scorticare l'animale. Lo tirano da dietro a questi sbarramenti dove loro sono protetti, e una volta che riescono a far avvicinare il toro lo colpiscono. C'è molta vigliaccheria in tutto questo. Nell'encierro il toro corre, ma non sempre, perché io ho visto dei tori fermarsi ad un certo punto come rassegnati, e la gente che continuava a tirare queste freccette, e loro fermi in mezzo alla piazza guardandosi intorno con l'espressione di chi non capisce che cosa sta succedendo, sembravano stessero pensando "perché mi si fa del male? Cosa vuole da mc questa gente?". Erano animali rassegnati che non capivano cosa facevano lì e che cosa si volesse da loro. I tori non hanno una mimica facciale che si distingue molto bene, però io questo l'ho sentito molto chiaramente. A Cori a, in onore di San Giovanni, dal 24 giugno ci sono tre encierri al giorno per una settimana: uno alle I I del mattino, uno "a la tarde", che sarebbe verso la fine del pomeriggio, e uno alle 4 di notte. Tutto questo solo in un piccolo paesino, Coria. E ce ne sono in tutti gli altri paesi, e ogni encierro è un toro, si concentra tutto su di lui. Ci vogliono tre ore perché il toro muoia, e non sono solo le freccette, ne ho parlato anche con un veterinario. Il toro soffre molto, non è solo il dolore fisico, ma anche quello psicologico. Le terminazioni dolorifiche anche noi le abbiamo soprattutto sulla pelle e ferite superficiali che non provocano lesioni mortali sono comunque molto dolorose, ma perché il toro arriva alla morte se queste freccette non gli provocano lesioni mortali? Il toro arriva ad un punto tale che è stremato, corre per due o tre ore, se è di giorno, con un caldo terribile sotto il sole, in questo frattempo non beve, non ha un attimo di pace, non si ristora assolutamente, il toro arriva ad un punto che non reagisce più qualunque cosa gli facciano. Ho visto questi due tori che non reagivano più e allora la gente ha smesso di divertirsi, e sono arrivati degli uomini a picchiarlo sulle corna, sulla testa con un bastone, e lui continuava a non reagire. Si era piazzato al crocicchio di tre strade, gli uomini arrivavano dietro di lui e lo colpivano, lui lentamente si girava e questi scappavano, poi è rimasto lì senza fare più niente, senza reagire nemmeno ai colpi di bastone sulle coma, lo hanno spinto davanti alla cattedrale e un uomo gli ha sparato con un fucile. Insomma, l'animale arriva ad una condizione vicina alla morte, perché quando un essere vivente arriva ad un punto in cui qualsiasi stimolo non lo fa più reagire è prossimo alla morte. Questo veterinario con cui ho parlato mi diceva che secondo lui è quindi l'insieme della situazione, oltre al fatto che è ferito e perde molto sangue, a portare il toro a soccombere, cioè iI dolore fisico insieme al terrore, allo stress, alla sete ... fori castrati da vivi Non è poi che venga sempre finito col colpo di fucile. Capita che castrino i tori da vivi perché questo dà ancora più senso ai torturatori. A volte gli tagliano gli orecchi e la coda, e fare queste cose quando è ancora vivo dà più soddisfazione. Quando cade a terra, morto o no, la gente a quel punto, visto che è diventato inoffensivo, gli si avventa addosso per riuscire a portarsi via uno di questi trofei. Ho visto un uomo di mezza età con i testicoli del toro che gli pendevano dalla cintura sporcandogli tutti i calzoni di sangue, e se ne vantava. Ho visto un ragazzo giovanissimo che era tutto fiero di essersi preso un orecchio ... C'è una ressa incredibile per sguazzare nella pozzanghera di sangue del toro, per poter infilare le mani negli squarci delle ferite, c'è una vera e propria gara a cui accorrono tutti, adulti eragazzini. Una delle cose che mi ha colpito di più a Coria non è stata tanto la sofferenza dell'animale alla quale ero preparata, ma vedere una popolazione intera di donne, uomini e bambini, anche piccolissimi, che si divertiva ad assistere e a partecipare il più possibile a un simile linciaggio. In un'altra terribile festa ai tori gli si mette delle palle di pece sulla coma a cui poi viene dato fuoco e le coma alla lunga si surriscaldano, la pece comincia a gocciolare infuocata sul corpo del toro che corre impazzito mentre nel frattempo la gente lo lincia. Sempre quest'anno, a Tossa del Mar, i protezionisti mi hanno mostrato una capra che era stata gettata dal campanile di Yillanueva, quella famosa capra che qui in Italia si è vista in una trasmissione alla TV ... Quest'anno i protezionisti sono riusciti a far mettere un telone sotto. per cui la capra è stata lanciata dal campanile, ma questa volta, sul telone. Ora vive in questo canile a Tossa del Mar e io ho potuto vederla e toccarla, sta lì, gira libera fra gli alberi. Ma mi hanno detto che per quattro mesi è stato impossibile toccarla. Anche se non è morta è rimasta traumatizzata perché non l'hanno buttata giù di colpo, prima la espongono fuori dal davanzale del campanile, poi la rimettono dentro, poi di nuovo fuori, poi ancora dentro, poi il volo. Ovviamente r animale resta traumatizzato. A Coria gli animalisti hanno un agnello che dopo essere stato seviziato alla festa del paese, è stato salvato da alcune ragazze che sono riuscite a far-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==