Una città - anno II - n. 15 - settembre 1992

I RAGAZZI, COMUNITA I E FIGURE PATERNE Don Dario Ciani ci parla dell'impresa-Sadurano, della droJla clte riempie un vuoto, della carenza dei padri, della necessità di educatori di strada, del suo cltiodo fisso: dimostrare clte risorgere è possibile. DonDarioè venutoa Saduranonel ·75_Nel '78 è riuscitoa riaprirela Chiesae a fare abitare i primi2 ragazzinellaprimacasa, poi neir82 è nata laCoop. San Giuseppe. Nell'85 è iniziatoil restaurodelleprimecaseseguitodall'acquistopoi di altre. Poi il Centro Zootecnico. Si svolgono attività varie. dalla musica (con Sadurano-Serenade,festivaldi musicada camerache sta acquistandouna importanterisonanza,allo sport con la costruzionedi unapista in terraper rally. A Saduranoci sonoattualmente40-45posti letto, "ma in case. non posti lettoa caserma", ci tiene a precisaredon Dario; il coinvolgimentoquotidianocompresal'attività lavorativaè di unasettantinadi persone,con34-36postidi lavorochesonostabili,più lefasidi avviamentoal lavoroper i giovaniaccolti.Poiper tuttigli altri c'è un'attivitàdi accoglienzae di solidarietà.Sonomolti i volontariche da Forlì vengono a prestare la loro opera, soprattuttoper quello che riguardale varie attività culturali. Rispetto ai primi tempi, non ti trovi un po' troppo coinvolto nei problemi di gestione "dell'impresa Sadurano", col rischio di perdere di vista i problemi del singolo ragazzo? Certo, adesso, nessuno può aspettarsi che io riesca a seguire tutto. Ci sono responsabilità distribuite a vari livelli. Basta guardarsi attorno, vedere l'ordine che regna qui, è chiaro che qualcuno ha la responsabilità di questo. Una persona con alcuni ragazzi, in genere di quelli appena arrivati e non ancora inseriti in attività produttive, riescono a tenere in ordine gli spazi aperti al pubbiico. Oppure basti pensare alla sezione ristorazione: un responsabile e un gruppo di ragazzi riescono a fare anche 8000 pasti. Le responsabilità insomma, sono molto articolate. Questo ha creato anche dei buoni livelli di professionalità. Indubbiamente io continuo a tenermi addosso le responsabilità più grosse: più gente collabora, più gente si assume responsabilità, maggiore è la responsabilità finale. Sono responsabile anche di chi è responsabile. Quando si delega è molto più dura e occorre avere una visione globale, e non sempre è facile. Certo 110nmi occupo dei ragazzi per quanto riguarda, ad esempio, l'orario in cui devono fare l'iniezione o quando devono fare le analisi del sangue, perché anche queste cose vengono seguite da un responsabile. Io così ho più spazio da dedicare ad una terapia vera e propria. In questo modo ho potuto, negli ultimi tre anni, dedicarmi al carcere. Certo, potrei limitarmi ad andare in carcere a dire la Messa, e sarei a posto. Invece ho cercato di occuparmi di assistenza individuale, dei casi più difficili. Non a caso, il Tribunale di sorveglianza riconosce Sadurano come realtà in grado di sostituire il carcere o in grado di accogliere chi è in permesso dal carcere. Il fatto stesso che Sadurano riesca a sostituire i tre anni di manicomio giudiziario che sono la conclusione "logica" di un periodo di carcerazione conseguente ad un reato grave, ha un preciso significato. E il fatto che di tutti quelli che sono passati di qui per scontare anche reati a detenzione lunghissima, non sia mai evaso nessuno, non è perché ci siano dei recinti o qualcuno che faccia la guardia. BiINTERVISTE: sogna che uno sia convinto per rimanere qui. Solo un ragazzo, una volta, durante un mio periodo di assenza perché ero in clinica, non sopportando che qualcun altro prendesse il mio posto, ha fatto un po' di casino a Castrocaro, si è fatto una dose, è finito su tutti i giornali: "a Sadurano mi fanno lavorare!" Certo, a Sadurano si lavora, e cosa, se no? E' stato l'unico caso ed era un ragazzo con problematiche molto gravi. In tutti gli altri casi, e senza coercizione, i ragazzi rimangono perché sono convinti. E i ragazzi che si distaccano da Sadurano restano in contatto? Se passano da queste parti perché vanno in ferie, si fermano, fanno un saluto, ma per il resto quasi nulla, ed è giusto così, perché vuol dire che Sadurano appartiene ad un passato dal quale loro sono usciti. Qui, dopo due anni, tutti devono uscire, anche per un giorno solo casomai, ma devono andarsene fuori. Ci sono quelli che tornano perché qui hanno le loro radici, la loro casa, il loro ambiente, la loro gente e Sadurano è un punto di riferimento. E' poi quello che io ho sempre detto ai ragazzi che vengono qui dal carcere o dalla strada: l'idea fondamentale è che uno deve venire qui anche solo per un giorno ma come se dovesse starci tutta la vita, e ogni giorno come se dovesse starci un giorno solo. Quello che salva un'esperienza di questo genere è proprio questo spirito. Starci come se fosse il primo giorno, con lo stesso stupore. Ti sembrerà strano, ma io continuo a stupirmi. Soprattutto in queste sere, vedere come la gente ha bisogno di serenità. (Sono le sere del festival di musica da camera. N.d.r.) Ma si crea dipendenza dalla comunità? Si devono tener presenti due cose: se la comunità è troppo grande ti coinvolge o perché ne sei protagonista o come istituzione che tende a schiacciarti. Ma Sadurano non è una grande realtà, anche se c'è molta gente coinvolta. Le suddivisioni che operiamo continuamente permettono di creare delle piccole unità di setteotto persone al massimo, per cui la vita si vive all'interno di un piccolo gruppo. Il grande gruppo o ti ingloba o ti nasconde. Nella nostra realtà, se dipendenza c'è, è dipendenza da Don Dario, da quello che uno ha sperimentato con me. lo mi pongo per un ruolo ben preciso e chiaro: se uno con me per la prima volta fa l'esperienza di una paternità, non può non avere questo problema della dipendenza. Però dipende dalla mia intelligenza. Cerco di fare in modo di aiutare la gente ad essere libera, non schiava. Se dovessi definire con un termine "professionale" la mia attività, direi che faccio il "maieuta". Non uno che "mette dentro", ma uno che "tira fuori". In questo vedo con piacere che quando si riesce a tirare fuori il meglio di sé, non si ha dipendenza, tutt'al più si conserva un affetto, il che non è una colpa. Starei molto male se si creasse dipendenza. Si sente dire che nella comunità, chi dice in tutte, chi in almeno una, esiste una figura di padre-padrone. E una terapia che punta alla distruzione totale di quello che c'era prima, all'azzeramento, fare tabula rasa di tutte le scelte precedenti di cui la droga era un aspetto, per poi ricostruire un 'altra persona. C'è un'altra possibilità? L'aspetto "maieutico" è interessante, però vorrei capire concretamente: rispetto alle scelte precedenti che atteggiamento si può avere? Faccio un esempio: con molta difficoltà ieri ho rifiutato di accogliere un ragazzo che ha già fatto molte esperienze di comunità. E non perché io non creda nel discorso della solidarietà, dell'aggregazione, anzi io ci credo proprio come metodo, come stile. Però mi sento in imbarazzo a riproporgli un cammino. Nella droga ci cascano quelli che non hanno risorse, quelli deboli, ma anche i ragazzi più sensibili ma soli. La carenza che vedo io dopo tanti anni di esperienza è la carenza della paternità. Uno straccio di madre ce l'hanno tutti, al limite da denigrare, ma la figura del padre tante volte non esiste. Il padre che ti dà orientamento, sicurezza. Io non potrei fare la madre, il padre sì, riesco a farlo e lo faccio perché credo fortemente in questo modo di porsi. E allora gli ho detto "se vuoi venire, prima parliamo." E lui è andato via sorridente, perché gli ho detto che l'importante è quello che ha vissuto finora. E' un ragazzo con tante risorse e forse ha capito anche cos'è che non "tiene". Non posso riproporgli il percorso-tipo di Sadurano, il lavoretto di spazzare, ecc. ecc. Voglio cercare di vedere perché non tiene, però senza fargli abbandonare la sua storia, la sua esperienza, le sue risorse. Di fronte a tanti dovremmo vergognarci per quello che hanno patito, perché se avessimo provato quello che hanno provato loro saremmo ridotti molto peggio. Di fronte a quelli che alle spalle hanno qualcosa di valido, non possiamo far Ai due giovani bosniaci: Rosanna Ambrogeui e Franco Melandri. A Carlo Ginzburg: Massimo Tesei. A Carlo Sorgi, Francesco Roppo, Romualdo De Leonardis: Massimo Tesei. A Grazia. Lella e Rosa: Katia Baffioni. Baby Cross SSOJJfiqDS A Edoardo A/binati: Rocco Ronchi, Franco Melandri, Gianni Saporetti. A don Dario Ciani:Liana Gavelli. A Lilia Casali: Gianni Saporetti. A Franco Rustica/i: Patrizia Beui e Fabio Strada. A Franca Morigi: Rosanna Ambrogetti. Foto di Fausto Fabbri. Foto di pag.2: dal Manifesto di pag. 4: da "Le dita del diavolo" di pag.9: da Tuttolibri di pag.16: di Franca Morigi DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIAL«EILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori47100ForliTel.0543/72102F3ax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552 1anco finta di non vedere. La droga cos'è poi in fondo? E chi l'ha detto che noi ne siamo immuni? Per noi magari la droga è un'altra. Per me, per esempio, è il mio lavoro. La droga è cercare di riempire un vuoto, perché si sta male. Certo si fa prima a demolire tutto, però così si va ad uniformare tutto, si livella tutta la gente, si fa la medicina uguale per tutti. Certo ormai c'è questa cultura che si respira fin da piccoli, che ci si deve permettere tutto ciò che si vuole, e abbondante: la cultura del "mi sento" e va sempre tutto bene senza limiti. E così vediamo i ragazzini che a 12 anni fumano normalmente le sigarette e nessuno dice niente. C'è una crisi del padre? Direi di sì. Può sembrare uno slogan, ma secondo me è assurdo che dopo tutti i bei discorsi che si fanno sui giovani si consenta poi di mettere in piedi qualsiasi tipo di baraccone, proprio come nella favola di Pinocchio. Sarà un mio paliino, però credo che, per esempio, le sale da gioco aperte la mattina durante l'orario di scuola siano un'assurdità. Lo so che chiudendole non si risolverebbero i problemi, però, anche vedere le sale da gioco piene alla mattina e non avere il coraggio di dire "no" ... Qui non si definisce più niente. Ci deve essere un tempo per dormire, un tempo per giocare, un tempo per studiare. Ma chi gioca più coi ragazzi? A tutti i livelli, anche nell'ambito ecclesiale. E i crocicchi delle strade sono pieni di ragazzini. Io non li vedo bene. Penso invece che sia molto bello vedeUnaseradi agostomisonotrovata per caso ad ascoltareun concerto da camera nella piccolachiesadi Sadurano. Durante la pregevole interpretazione del Quintetto di Brahms e dell'Oueuo di Mendelsshonho percepitoneigiovani esecutori,appartenentiall'OrchestradelTeatroallaScala,un'insolita gioiadi faremusicainsiemee grandepartecipazionedapartedel numeroso pubblico. Mi sono chiesta come un evento artistico cosl importante,decisamentefra i migliori del nostro territorio. si svolgesseinunapiccolissimafrazione sulle colline sopra a Castrocaro Terme. Poi ho scoperto che questo entusiasmo derivava dal fattoche,duranteilmeseincui si tengonoquestemanifestazioni, questo gruppodi musicistivivea contattoconlarealtàdi unacomunitàper il recuperodei disadauati. Un rapportoautenticocon queste personecrea un mododi farearte diverso dalla routine del lavoro d'orchestrao dalla logicadei contratti,degli ingaggie del mercato. Sceglieredi condividerela quotidianità ed il lavorodi chi vive a Sadurano dona agli esecutori quella libertàe quellaserenitàche si riflettono anche nelle loro interpretazioni. Poi ho fauounachiacchieratacon Don Dario, il responsabiledella Comunità:certononè stato sufficiente per comprendere in modo re dei ragazzi aggregati con uno scopo, per giocare a pallone, per un'escursione, con gli scout, ecc. Ma i ragazzi non possono stare da soli, perché immediatamente deve venire fuori un leader. Ma con quello che succede intorno, perché non ci si preoccupa di trovare, di creare delle figure di educatori di strada? Cioè delle persone ben preparate, che vadano a cercare i giovani dove sono, che imparando e conoscendo il linguaggio degli adolescenti di oggi siano in grado di farsi scegliere come "leaders" positivi. Un leader da rifiutare magari, ma che nel momento della difficoltà possa essere cercato e trovato. Perché !"'autorità paterna" la può gestire anche un ente pubblico, un'istituzione, la scuola, il parroco, ma la figura paterna è un'altra cosa: è una figura che ti è vicina, che ti aiuta a capire, attraverso una lettura personale. Ieri sera c'era qui un cardiochirurgo di Verona, che era interessato a conoscere Sadurano dal di dentro e confessava con angoscia che la sua bambina di 7-8 anni, in un tema, ha scritto: "Il mio papà guarisce il cuore di tutti, mail mio non lovede". Equanti bambini non hanno nemmeno la forza di dirlo? Si torna sempre al ruolo della figura paterna. Ma per quanto sia la figura del padre è carica di autorità ... Bisogna assumersi un po' di responsabilità, trovare la forza di dire "no" quando serve. lo devo avere il coraggio di dire ai ragazzi: "Stasera uscite, ma alle 11 siate a casa", poi è chiaro c'è sempre un po' di traapprofonditola vita che si svolge a Sadurano,natae cresciutaattornoai ruderidi unavecchiachiesa, ma mi ha comunquepermessodi avereun'impressionedella logica che guida la piccola frazione romagnola. E' una logicastrana,e usolaparola "strana",non in sensonegativo ma inquellopositivo,cosl come i latini usavano la parola •·monstrum" per indicare qualcosa di eccezionale,al di fuoridell'ordinario,al di là del benee del male, del belloe del brutto.E Sadurano è unmonstrumse per "ordinario" si intende sia la mentalità contemporanea,sia le iniziativeculturaledel territorioforlivesee sia il tradizionaleatteggiamentodella Chiesanel campo sociale. Ed in quanto "monstrum·•Saduranohatantefacce,tantemaschere. Eccoun'altra parolache inquesto caso muta significato. Nel linguaggiocomune,infatti,siè soliti usare i termini "maschera" o "facciata"per indicareil tentativo di nasconderequalcosadi illecito dietro il bello e il positivo.Nella piccolafrazioneromagnolanon è così: lamusica,il teatro, lo sporte soprattutto l'agriturismo nascondono gli scopi sociali della comunità. Chiunque può assistere adunospettacoloteatraleocenare aSaduranosenzasaperedi aiutare il suo prossimoe se stesso. Mainquestocasoaiutaresestesso Coop. Cento Fiori i.AB. ART. f ITOPREPARAZIONI ViaValDastlco4, - forti T el. 0543/702661 - Estratti idroalcolici in diluizione l: IO da pianta fresca spontanea o coltivata senza l'utilizzo di prodotti di sintesi. Macerati di gemme. - Opercoli di piante singole e formulazioni con materia prima biologica o selezionata. Produzioni su ordinazione sgressione, pero 10 sto lì e aspetto anche fino alle 3 se uno non torna. E' importante la misura, dare alcune regole. Al contrario, c'è qualcuno che vivrebbe solo dentro le regole, a cui io devo insegnare ad assumersi le responsabilità, a prendere le decisioni. La figura paterna non è quella che deve decidere, ma quella che deve discernere. E così è la figura del prete. Il mio compito è proprio quello di aiutare ognuno a trovare la sua strada, di annullare solo quello che va annullato. "Il drogato sei tu, sei tu che devi smettere, io non mi carico di questo, anche se sono con te. Possiamo costruire qualcosa solo se anche tu collabori". E questo vale non solo per i drogati, ma sempre: framarito e moglie, fra medico e paziente, ecc. Solo avendo chiaro che due persone sono diverse e che uno non deve vivere da parassita dentro la testa dell'altro, che non si deve far possedere né possedere l'altro, si può andare avanti. Quindi partiamo da questo: "Tu sei il tossicodipendente, la droga è un problema tuo, io sono vicino a te nella fatica che fai, ma io sono un'altra persona". Qui a Sadurano sono venuti tutti i più incalliti, quelli che non sono riusciti a stare da altre parti. Con loro lo so che devo avere un altro approccio, non voglio dire che io li approvo, ma so che non potranno fare diversamente. Potrei fare nomi e cognomi di tanti a Forlì che se non fanno una vita da cani, e non danneggiano nessuno, ecco, per loro è il massimo. In questi casi non puoi non mettere in conto la trasgressione. Lo so che certe persone non diventano perfette quando arrivano qui. E' chiaro che me ne combinano. lo mi sono trovato anche la "roba", qui. Ma la vera forza non è evitare che arrivi, ma avere dei ragazzi che hanno tenuto botta e me l'hanno consegnata e mi hanno dato modo di intervenire. La trasgressione è quasi obbligatoria qui. L'altra sera ad una del le riunioni che facciamo coi non significa la remissione dei peccati(o nonsoltantoquesto,per chicrede)ma,peresempioilrecupero di spacciatori di droga che costituisconounaminacciasiaper la città, sia per i propri figli. E dunque non si tratta più di carità, ma di un autentico rapporto di reciprocoscambio.Cambiaquindi tuttal'otticaconcuisiguardano le problematiche del disadattamento sociale, e muta il mododi metterel'accento suquestetematiche: il recupero dei tossicodipendenti, o di coloro che hanno problemi di adattamento, non . ·._..,· .. . . ragazzi, c'era uno degli ultimi arrivati ancora indeciso sul "pera sì-pera no", quindi non ancora convinto di voler provare a stare qui, perché è chiaro che appena arrivati tutti fanno delle gran promesse, come i bambini, poi dopo un po' non tengono. Allora uno degli altri ragazzi, uno di quelli tosti, con 12-13 anni di tossicodipendenza, carcere, maciullato dalla vita, sieropositivo, uno che non parla quasi mai, a sentire i discorsi a tira e molla di questo arrivato da poco ha detto una frase che mi sembra il migliore esempio di quello che si vuole fare qui a Sadurano: "Sadurano è come tutto il resto, dove tutti ti invitano a trasgredire e poi quando hai trasgredito tutti ti danno calci in culo. Qui ho imparato che è mio diritto non prendere calci in culo. La responsabilità è mia, so che è una lotta, sennò sarebbe troppo facile. Certo, cose da rimuovere ce ne sono, non solo per quanto riguarda l'eroina, ma per quanto riguarda la vita". E il prete? Cosa ha guadagnato e cosa ha perso? Non c'è il rischio, paradossalmente, che il prete si annulli nella solidarietà? Don Dario non poteva essere un prete diverso da com'è. Io non ho imparato a tavolino a fare il prete. Ho sempre avuto due idee fisse: che Dio non ha figli buoni e figli cattivi e l'altra che, rispetto alla resurrezione di Gesù, ho sempre voluto verificare. Eme ne sono reso conto: risorgere è possibile. Io poi faccio i sacramenti che sono una bellezza, mi ci butto, nei battesimi, nei matrimoni, nei funerali. A Sadurano, per esempio, viene gente da tutte le parti d'Italia a chiedermi di fare battesimi o matrimoni e non certo perché c'è una bella chiesa. Perché fare i sacramenti è importante, fare le cose di Dio è bello, è importante, e se le fai bene ti ripagano. Ho fatto tanti matrimoni, ma la cosa più importante è che ognuno pensa che ho fatto bene solo il suo. • viene ostentato oggettivando in talmodoi soggettibisognosi.Non conoscoesattamentelavitaali' internodella comunità,ma camminandoperSaduranononsi respira aria di "istituto di recupero", e usandoquesti terminivoglioriferirmiatuttiisignificatiangoscianti cheessi richiamanoallamemoria. Chi vive in questa realtà è libero, ed è questa libertà a creare la responsabilitàdellapropriaesistenza: una responsabilitàimportante condivisaconaltri,soprattuttocon Don Dario. Stefania Navacchia . ·" ~ 0.Klu:;:Cilt Erboristeria -·Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Tel. 0543/35236 elettrauto marzio malpezzi piazzadellavittoria forlì tel. 67077 UNA CITTA' 1 1

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