Una città - anno II - n. 14 - giugno 1992

PUNIRE PER PUNIRE NON DICE NIENTE intervista a padre Enzo Fantini, cappellano del carcere di Ravenna Padre Enzo Fantini, francescano minore conventuale e direttore del Centro Dantesco di Ravenna, é da alcuni anni cappellano della casa circondariale di Ravenna, il carcere che serve il territorioprovinciale. Nel carcere arrivano gli arrestati inattesa di processo, gli appellanti, etc. I reati compiuti dalla maggioranza dei detenuti sono connessi alla droga: consumo e spaccio di piccole o grandi quantità. Poi ci sono altritipidi reato: furti,rapine, qualche omicidio. Ci sono quelli che entrano per tre giorni o un mese. Abitualmente ci sono settanta-ottanta detenuti, ma in effetti questo numero è da decuplicare perché in un anno la popolazione cambia più volte. Alla conversazione ha partecipato( in corsivo nel testo) anche padre Giacomo Lanieri, bibliotecario del Centro. non poteva assumere de1enni11a1icompiti e determinate responsabilità. Cè all'inizio di questo libro una cosa molto bella. Il libro è dedicato a Hans K. ·'Ritornato dal carcere minorile dopo tre anni di detenzione, il suo villaggio di origine gli negò. come furfante e galeotto, ogni riconciliazione. Si impiccò per disperazione dopo sei settimane"'. Dalla sua lettera: "Perché gli uomini non perIniziamo dalla legge Gozzi- tenzione. C'è una certa conce- donano mai'". Questo è piuttoni, permessi, semilibertà, ec- zione punitiva del carcere, in- sto triste. Senza arrivare alcetera. Funziona? Echi deci- teso come retribuzione: tu hai l'esasperazione di chi si toglie de? fatto questo. devi pagare. stop. la vita, abbiamo chi. dopo i miei 3-4 anni. Esco, riprendo il mio lavoro ... Ma il segregare è la soluzione più facile, più economica. Non so se è economica. Un detenuto ti viene a costare mini mo duecentomila lire al giorno. Con quale risultato? Con lo stesso denaro che cosa potresti fare? Prova a pensarci: tu hai un ragazzo in difficoltà; con duecentomila lire al giorno puoi avere del personale qualificato, una struttura diversa. Se invece non hai aiutato la persona a maturare, a comprendere e superare i propri problemi ti trovi uno peggiore di prima. Allora abbiamo investito veramente male. E queste cose all'americana: per esempio, sei tossicodipendente, vai a raccogliere le siringhe nei parchi per due o tre mesi: può essere rieducativo secondo te? E perché no? Ad esempio, tanto per stare a Ravenna: abbiamo il problema dell'ecologia, le pinete, i canali. Perchéqueste persone non possono lavorare utilmente per la società e per sé? Invece di stare in una struttura, in un ambiente chiuso a fare niente ... perché la maggior parte non fa niente. Le cose che si fanno sono sempre quelle, parli con gli agenti, con gli altri detenuti. Essendo la maggioranza tossicodipendenti, proprio oggi uno mi diceva: "Ma siamo sempre noi". E la mancanza di intimità, di un luogo dove poter stare un po' eiasoli ... quando hai una cameretta cli due metri per quattro. wn i letti a castello. uno vuole la luce accesa, uno la vuole spenta. pensa che esercizio devono fare tutto il giorno. tutti i giorni: è esasperante. Quelli che al l'interno del carcere hanno un piccolo lavoro sono dei privilegiati. Sono fortunati, non solo perché ricevono uno stipendio e sono in regola, ma perché riescono ad ammazzare il tempo. Il fare niente sapete cosa vuol dire? Stare in branda tutta la notte e poi durante il giorno fare ancora cinque o sei ore cli branda, stesi, sempre ... Ma non sarebbe una riedizione dei lavori forzati: prenderli la mattina, mandarli in pineta a pulire e riportarli indietro la sera? Il lavoro è educativo o no? Quindi saresti a favore di questa specie di lavori forzati? Non si tratta di lavori forzati. Perché, tu sei un forzato al lavoro? Ah sì, se non lavori non mangi: sei un forzato anche tu al lavoro. Poi il discorso sarà se questi devono essere pagati o no. Ma se tu personalmente hai recato danno alla società, devi arrivare alla convinzione di averlo effetti vamente recato, di aver fatto versare lacrime e sangue, e in qualche modo sulla strada della riconciliazione devi tornare indietro. Non sono gli altri che ti vogliono punire, ma tu devi capire: mi voglio riconciliare, faccio la mia parte e pago di persona. Ma insomma, la reclusione per te ci deve essere? O nella tua utopia il concetto di car- 'Ccrcé superato? E come fai a superarlo? Tu ci sei. A una tal ora ti chiudono, dalla sera alle sei rimani chiuso fino alla mattina alle otto. Ti devi spostare: "Posso andare?" e allora fai la domandina, prendi il modulo, scrivi ... Devi parlare con i tuoi? Hai dei problemi urgenti? Devi aspettare i giorni dei colloqui. Se no, fai la domandina per poter telefonare. Chiaro che dopo ti perdi un colloquio. Una telefonata vale un colloquio. Basta, finito, non ne hai più. Ad ogni modo un intervento va fatto. Oggi abbiamo il carcere, domani non so cosa potremmo avere, perché non studiarlo? Ma in questo tempo, in cui tu lo recludi - chiamala reclusione, chiamala come ti pare -, cosa fai con lui? Qui nasce il problema.Ma non posso lasciarli fuori, io quelli li devo segregare. In America ne han110 amma::.::.ato11110recentemente perché, a parte che aveva commesso cose gravi, uccisioni, slllpri. etc. ha dimostrato di essere inevitabilmente portato a delinquere. Qui però siamo nel caso limite, nella patologia. E poi perché in America quelli condannati a morte che aspettano l'esecuzione sono in maggioranza neri? Cosa significa, che sono tarati? Allora si cade nel razzismo. In questo senso io sono 1111 po' lo111brosia110P.enso che ci siano persone che saranno sempre reji·{lff(lriea qualsiasi ravvedimento. Sono così per 11a111ra. Allom quelli va1111s0ubito messi in galera, poi ci devo110essere esperti i quali arrivino a capire la tipologia del realo e quindi carceri dijferen::.iati.Troviamo piut1ostou11 criterio che dica in maniera chiara la gravità di un reato. All'uomo comune, perché si renda conto che l'omicidio è un grave rea/o, cosa glifai? Lo metli in galera? Lo ammazzi? Questo qui deve rendersi conto che ammazzare un altro è il massimo. Anche perché lapena di morte sia sparendo adesso. Non è sparita come portato della rivoluzione francese, del secolo dei lumi. Però se c'è un comportamento determinato dalla biologia allora si fa un altro tipo di ragionamento, medico, psicologico. E' senza colpa, perché se è delinquente per natura ... è innocente. In questo caso non parli più di pena, parli di medicin:i, parli di altro, pena corrisponde a delitto cosciente. Comunque in casi come l'assassinio, viene istintivamente l'atteggiamento repressivo: tu dcvi pagare perché hai fatto molto male. Sì, è chiaro. Devi metterlo intanto incondizione di non nuocere più e di fargli capire che ha fatto male. Poi, se quello capisce, se ha un'evoluzione in positivo, la società ha solo da guadagnarci. Quel che è fatto è fatto. Gli puoi solo chiedere che riesca a capire che ha sbagliato, che se ha tolto la vita, dopo una settimana, dopo un anno esca e si penta, allora è servito a qualche cosa. Quando esce e cambia vita, ritorna nella società, deve dare dieci volte di più, quello che magari la legge nemmeno gli chiede. Secondo me dovrebbe arrivare a questo punto, perché la sofferenza più grave non è quella di stare in carcere, ma è quella di colui che si rende conto, che ha capito, ha realizzato. Allora lo terrai dentro in una certa struttura, dove non può nuocere, ma con l'intenzione di fargli capire tutto questo. Eil risarcimento della persona che ha ammazzato, della sua famiglia? Maquestaè la legge del taglione. Che poi non risolve niente, perché quando gli dai l'ergastolo, tu non hai indietro niente e nessuno. Ma se il colpevole, ad un certo punto riesce a capire qualche cosa e magari domani arriva a dare la propria vita per salvare un altro, hai un risultato. L'hai fatto crescere. Nell'altra maniera niente. Il discorso del punire per punire non dice niente. Perché il male ricevuto ormai è ricevuto. Io capisco la prevenzione: isoliamolo perché non si ripeta, ma il senso del la vendetta cosa risolve? Allora non sei preoccupato che lui possa cambiare, ti importa fargliela pagare. Perché hai deciso di fare il cappellano in carcere? Quando mi chiesero di fare il cappellano risposi di sì per alcune ragioni. Primo perché sono sempre stato un po' ai margini e ho sempre avuto questa idea, sarà cristiana o francescana, sul discorso dell'emarginazione. Inoltre, stando qui a Ravenna con vari gruppi di volontariato della Caritas, alcune volte ero stato anche in carcere; poi frequentando la piazza S. Francesco e i giardini della Loggetta ... tu arrivi là alla piazzetta o ai giardini, vedi questi sbarbatelli ...lo arrivo e magari comincio a chiedere "Dov'è andato Pasquale? Com'è che non c'è Pasquale?" Oppure "Cerco il napoletano, quello che è uscito due giorni fa. Dov'è andato?" Loro lo sanno chi sono, mi chiedono come sta Tizio, come sta Caio ... e io cerco di dare qualche notizia e di rassicurarli. E loro: "Allora ce lo saluti". Ma questo fa parte del lavoro del prete in carcere? Qualcuno dirà di no, questo non è il lavoro del prete, il prete deve dire la messa. Però devi fare anche lo psicologo: ti atteggi con serietà, prendi gli appunti, a volte mi chiedono di fare una telefonata a casa e allora approfitto per tenere i contatti con le famiglie. Le madri ... queste donne ... Vedo spesso le mamme fuori dal carcere che aspettano il colloquio e cerco di salutarle, chiedo, mi presento. Che sofferenze! - Si fa riferimento al magistrato E' una concezione vendicati- questa scuola di criminalità, di sorveglianza, figura creata va.espiativa. lnvece.almenoa cresce nella delinquenza. dalla riforma Gozzini. al quale livello di legislazione, il cri te- L'esempio dimostra cssenpervengono le istanze docu- rio è quello della risocializza- zialmente la mancanza della mentale da relazioni della psi- zione, del reinserimento, della dimensione del perdono ... e cologa e dell'assistente socia- riconciliazione ... ancora sulla intanto loro sono lì a pagare. le. Certo, ci deve essere re- carta; molte cose sono ancora Quando uno lo fai pagare, e a sponsabilità da parte di chi ci sulla carta e questa è un'altra caro prezzo. è chiaro che dalvive dentro. Queste cose si espressione di una società re- l'altra parte trovi il riscntisanno. Se ti comporti bene con trograda. e da un punto di vista mento. Equando escono ... è un gli agenti e con gli altri detenuti, cristiano, veramente anticri- dramma quando escono. Uno hai vantaggio tu e stanno bene stiana. Una concezione della si è temprato, è diventato forte gli altri. Questo è un punto pena così è un fai Iimento come carattere e non ha strubuono della legge Gozzini. Se completo. Questa è una rifles- menti. E non è che la comunità uno tiene presente le possibi- sione ancora da fare. ancora da cristiana in questo bri Ili .E' litàche, con uncomportamento tradurre nella pratica, deve di- chiaro poi, recludere ti fa senscorretto, saltino i permessi e i ventare un fatto culturale. Ad tire sicuro. è un diritto della colloqui-premio. allora ci esempio ci sono degli studi società. Ma l'obiettivo della pensa. Altro esempio: ogni sei molto interessanti. io stavo sicurezza. della protezione del mesi di buona condotta c'è la guardando questo di Eugcn cittadino in genere. lo si può riduzione della pena di un mese Wiesnet. Dimostra che oggi raggiungere solamente in quce mezzo: su un anno sono tre non si tiene conto che colui che sto modo o se ne può trovare mesi di abbuono. Allora è in- hacommessouncriminemolte qualcun altro? Lo stiamo ccrteresse del singolo e di tutti che volte ha dietro di sé delle ca- cando? O solamente troviamo ci sia una convivenza abba- renze psicologiche, dei pro- dei correttivi? Uno è in isolastanza civile. pacifica. e rispet- blemi irrisolti. E dopo che ha mento, ha diritto alle sigarette. tosa delle regole. E' una con- subito già un primo male gliene a farsi la spesa. ha la lavandequista positiva. Queste sono vuoi far subire un altro? Si dice ria. i negozietti -perché dentro. regole e loro lo sanno che non che il carcere potrebbe essere adesso, si faranno anche i nedevonocreareproblemi, perché socializzante e rieducativo: in gozietti per gli acquisti- ha il poi se uno fa sciocchezze la realtà, secondo statistiche. suo televisore e magari anche cosa si ripercuote anche sugli 1'80% dei detenuti è recidivo. il citofono in cella per i casi di altri: ti vengono a fare le per- Questo significa che il carcere emergenza. Però è rieducatiquisizioni, anziché una volta non ha soci al izzatoe rieducato vo, è espressione di riconciliaalla settimana te le fanno una niente. Vengono fuori come zione, favorisce? Se no, uno ci volta al giorno. Girano tutte le prima o forse peggio di prima. va anche per sbarcare il lunacelle, buttano tutto per aria ... e Unaltro aspetto: quando si dice rio. Non è una buona soluziomagari qualche detenuto ci che la pena è un fare pari, la ne, ma incasi disperati ... Quello tiene all'ordine. Ce ne sono legge del taglione, è sbagliato che magari sta fuori casa, che alcuni che sono precisissimi. e falso. Quando esce, ha ancora dorme nei giardini. su una panComunque queste sono le re- da pagare. Tutte le porte sono china ... Lì ci si può fare la gole. in carcere bisogna impa- chiuse. E' ipocrisia. Abbiamo doccia tutti i giorni. si ha il . intervento rare a viverci. ancora una mentalità emargi- mangiare caldo e magari anE' educativo? nante nei confronti di quelli che un po' di compagnia. Che Sì, se fai del bene, hai del bene. che stanno in carcere: '•è scm- poi succede anche questo: Quando si dice: ma quello lo fa pre un cx". qualcuno ormai si è fatto la solo per ... e va bene, ma intanto Sì, è vero, semel malus: chi ha mentalità del detenuto e tu vedi ci è riuscito. shailiato una volta si pres111ne la differenza tra il detenuto che C'è chi ha preso il permesso che sbagli ancora. Nella Chie- viene dentro la prima volta e e non è più tornato? No, qui sa, ad esempio, laculturapo.1·t- l'altro che quasi lo ha scelto no. Allora tutti quelli che riformistica, il giansenismo per mestiere. Uno dice: è un fustigano questi nuovi co- avevano assunlo questo come lavoro che mi rende, so fare stumi carcerari si attaccano una specie di barriera per es- solo questo so che mi può a dei pretesti? sere ammessi a fare determi- andare bene cinque volte, ci Diciamo che siamo ancora ad nate cose. Chi aveva sbagliato campo bene, mantengo la faun livello culturale retrogrado una voi/a, non che si pensasse miglia, metto da parte e poi ci B f otf oafe ca deGi n cr~.à1'·naòr ccc>°, mi beccano, e mi faccio L' ''AMBIENTI'' Neglianni ·70 lacolpaerasempre delle famose"cause economiche e sociali",lasocietàeraun·istanza c,terna. trascendentegli individui cd agentein materiacoercitiva,u di essi. L'uomo nasceva buono. ma c'era il capitale. lo stato etc. etc. Era una visione sicuramente rassicurante. protettiva nei confrontidella propriaidentità.anzi. ricordoche qualsiasi"innatismo·· o ''biologismo'' era di "destra". mentrelateoriadella"tabularasa" era "di sinistra··.Poi intervenivano la famiglia.lascuola.le"agenzieservedelpotereedelcapitale", simbolidel male.Peròlecosenon quadravanodel tuno. c'era la famosaobiezione"di buon senso": "E allora perché in una stessa famigliaun fratello è buonoe l'altro è cattivo (è delinquente.si droga etc. etc.)'.:'Ora però ho l'impres- ,ione che ci ,tiarno costruendo una teoria ra,~icurante un·altra volta. Evidentemente salvaguardare dall'ideadel male la propriaidentità è lacosapiùimportante.L·uomo, il ~ingoio è il solo. totale responsabiledel "proprio'' male.di quello che fa. Della inevitahile interazione uomo-ambiente, uomo-società, ora il rinettore è puntatosolosul primo: l'ambiente è llltt·al piùunosfondosfocato. o forse non esiste nemmenopiù. L·uomo è solo, isolato, ''individuo··nellalottatitanicatra il bene e il male. tra il suo bene e il suo male.Comedire: il maleè dentro di lui. nel suo cervello. nel suo substratobiologico.Aquandouna riscoperta del Lombroso.con la rassicurante(questa sì. veramente) fisiognomicacieldelinquente (o del drogatoper esempio,tanto per rimanerenei tempimoderni)'.:' Forse l'ambientenonera poi così tulioda buuare.E' vero.lasocietà non è trascendente.è solo il prodottodel reciprocostare insieme. volutodagli individuiche ne fannoparte.e del lorointcragiredotato di senso. volto a creare valori normee regoledicomportamento. ma è altrettantoveroche trascende realmente l'individuo che si trova a nascervi e a formarvisi l'identità. Quello che vogliodire è che mi sembrachestiamoancoracercando una spiegazione al male che sottosollosia il solitoantico,funzionale sistemadi proiettarloper esorcizzarlo,meccanismovecchio comel'uomo, comelaculturadel1'uomo. E' il rito del "capro espiatorio",dell"''Agnellodi Dio che toglie i peccati dal mondo". Perchéil discorso.inognicultura che vi abbia fatto i conti. non è eliminare il male. ma proiellarlo su figure -mitiche o sociali che siano- che puliscano il resto dell'umanitàche questomalenc;mha commesso...Etaleritorna.nelsenso di identitàpersonale cli chi uccide e fa veramente "un grande male''. E' questione di misura. di escalation.oppure il miomale.di meperesempioche ho fortissimo il tabùdell'omicidio. è intrinsecamente. costitutivamentediverso da quellocielmalvagio,del"grande assassino".di quelloilcuimale è talmente grande da essere ineffabile'>Si dirà che persino la Chiesa distingue tra peccati veniali e peccatimortali. Facciounesempio:in unagrande cillà l'eliteintellettualecomincia, perriappropriarsidel1·umanitàdel centrostorico,adacquistarelecase dei "meridionali" (meridionale come simbolo, come categoria mentale: c'è sempre, ovunque. comunque. un meridionale da sfrattare),respingendoliin quelle periferie degradate. quelle dei "brutti,sporchi.cattivi"dove l'intellettualeaborrirebbeandareperché così "disumane".E allorachi ci va è subumano? Veramente quell'clite,quelladei coltie sensibili,che sa elaborarei valoridella storia e della memoria. non ha responsabilità dell'assassinio commesso da quel sedicenne in quella periferia'.:'E non è stato compiutoun gesto di proiezione suquelcaproespiatorio?Nonvorrei dare l'impressione di voler riesumareil fantasmadelle"cause sociali",che guardacasononerano collettive. condivise, ma trascendenti.altre da noi. ma spero che,purcontinuandoaproiettareche pare non se ne possa fare a meno,forsel'identitàandrebbein pezzi- ne siamo almenoconsapevoli e che ci sentiamocollettivamenteresponsabiliversoilcapitale umanoche si offre, magariper ·'predisposizione".a faredacapro espiatorio. verso il male che noi facciamoloro e verso il bene che loro fanno a noi. Vorrei poter rispondere a questo quesito: perché, se il male è dentro di noi, lo fannosolocertecategoriesocialie in certi luoghi'.:'Perché noi non siamo a rischio?Non sarà che se certe figure scoppiano è per permetterea noi "bianchi" (di pellee di anima) di non scoppiare e di piacerciquandoci guardiamoallo specchio? Noichecommettiamosolopeccati veniali,che abbiamo le mani pulite,esia!T\Oil circolodi quelliche non hannomai ammazzatoné rapinatoqualcuno. Il male. come si diceva, è comunquesemprealtroeianoi, talee quale a prima. Patrizia Betli UNA CITTA' 7

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