Una città - anno II - n. 14 - giugno 1992

1 unto IL PRI CIPIO ATER Dalla filosofia romantica della natura al femminismo. Intervista a Giampiero Moretti Giampiero Morelli, filosofo, è 11110 specialista dellajìlosojìa del Roma11ticismo,conparticolare a11e11zionael/ajì/osojìa della 11awra.Su tali remi ha pubblicaro,Jra l'altro, "Anima e immagine" (Palermo 1985) e "Nichilismo e romanticismo" (Roma 1988). Sta curando per la casa editrice Einaudi l'opera completa di Novalis. Attualmente c'è un grosso dibattito sul rapporto fra uomo e natura, ma è un dibattito che, anche nel mondo ecologista, rimane spesso ad un livello superficiale. Anche se ogni tanto ne riemergono degli echi, l'interpretazione romantica della natura, di tipo organicistico e finalistico, è risultata, sul piano della effettualità storica, una scommessa sostanzialmente perduta e la visione della natura come totalità sacra e vivente è risultata sconfitta da un 'immagine di tipo meccanicistico e materialistico. Certo, sul piano della prassi, dal punto di vista dello sviluppo della scienza, è chiaro che possiamo considerarla sconfitta. lo inviterei invece a vedere ciò che questa idea della natura significa, per esempio sul piano dello sviluppo della coscienza di una popolazione. Il concetto romantico di natura si era talmente diffuso, sia a livello di università sia a livello popolare. che in ultima analisi, almeno per quanto concerne laGermania, diventa molto difficile dire cosa sia vincente e cosa sia perdente. Si è formata una coscienza popolare ampia, ramificata e diffu_sadi questo rapporto vivente, si sono sedimentate immagini che sono state utilizzate per molto tempo e lo sono ancor oggi. Una delle polemiche che i verdi si trovano a dover affrontare è la questione di un indubbio paganesimo di fondo della loro prospettiva. Ora occorrerebbe cercare di capire cosa significhi paganesimo. Nell'età romantica, non a caso, spesso viene messa in questione la posizione cristiana del Dio creatore della natura. Ne risulta attenuata l'interpretazione cristiana vigente di un Dio creatore e il conseguente antropocentrismo, che ha il senso di un incondizionato dominio dell'uomo sulla natura. Io non credo che l'immagine romantica della natura sia un'immagine sconfitta. Ritengo che nella coscienza popolare ci sia, in realtà, un'immagine ad essa vicina: il sentimento della sacralità della natura, dell' intoccabilità dei luoghi. Un sentimento che viene ormai riferito soltanto a certi spazi sacri, quali possono essere il cimitero, che è uno spazio ristretto e circoscritto, o le città all'interno delle mura, che in qualche modo proteggono e creano una differenza fra i1dentro e il fuori. L'idea di natura vissuta dal Romanticismo si può forse chiarire in questo modo: si tende a riconoscere il sacro naturale non come un elemento posto dall'uomo, ma come un elemento perennemente presente e in cui la presenza dell'uomo non serve, in realtà, a fondare la sacralità, mentre, spesso, la mette in questione, in pericolo, e appunto per questo deve trasformarsi in salvaguardia. le res sacrae e le res sanctae dei • romani Possiamo dire che il mondo romano, come mondo che forma il diritto, quindi anche il comportamento, ha sempre in qualche misura ignorato resistenza di un "diritto naturale"; tutto il mondo romano si è battuto per contrastarne l'esistenza e per affermare l'esistenza e la necessità di un diritto civile, cioè imposto dall'uomo. L'eliminazione del diritto naturale, che poi, sostanzialmente, era il diritto delle genti delle tribù germaniche, è l'eliminazione del diritto come sacralità ampliata ed è l'affermazione di un diritto centrato sul soggetto umano. E' la differenza che noi abbiamo nel pensiero romano fra le res sacrae e le res sanctae. Anche oggi si dice "camposanto·· e non "camposacro··, perché le res sanctae sono quelle sante in assoluto perché provengono dalla natura, dalla terra, non sono stabilite dal l'uomo e su di esse l'uomo non può nulla, sono sante indipendentemente da lui, il loro valore non è toccato. Ciò che è sacro, invece, l'uomo in qualche modo lo può stabilire. Queste sono anche differenze che fanno capire la questione delle diversità e delle frequenti contrapposizioni fra elemento germanico ed elemento romano, fra un diritto delle genti, un diritto comune, e un diritto civile fondamentale. Sono questioni che si rifanno alla diversa interpretazione del soggetto e del rapporto fra soggetto e natura. Ma in una concezione romantica della natura qual è la concezione che l'essere umano ha di se stesso? Ci sono mille rivoli, l'idea romantica della natura si sfilaccia, si ritrasmette in mille posizioni. Per esempio ce ne sono alcune particolarmente interessanti per quello che riguarda la medicina ed il tentativo di non considerare il corpo umano come una cosa da curare indipendentemente dalla psiche. La psiche, cioè l'anima, è proprio l'elemento sacro naturale, il contatto fra ciò che non è la personalità dell'individuo e che è invece la personalità di un organismo più grande, che è la natura. La tripartizione corpo-spirito-anima, tipica grosso modo di tutta la tradizione occidentale, nell'età romantica assume una caratterizzazione e una coloritura estremamente importante. L'elemento animico (che poi, non a caso, verrà ripreso da Jung) è il rapporto che l'individuo ha non individualmente con la grande madre natura. Quindi la cura della medicina non deve essere né una cura esci usivamente corporea né esclusivamente spirituale, ma una cura •'organica", che tenga in qualche modo presente che l'anima è il legame fra il corpo e lo spirito. L· insistenza costante dei romantici sull'anima ha questa finalità: far emergere, mettere in luce, come l'anima sia il legame, ciò che tiene assieme, spezzato il quale non può che esistere una schizofrenia dei poli. Tenerlo assieme signilìca che tutte le discipline, dalla biologia alla chimica, alla medicina, alla lìlosofia, alla giurisprudenza, dovrebbero tener presente questo aspello, che è in qualche modo una rinuncia al concetto di personalità forte. Da un punto di vista pratico questa idea dell'essere umano ha il senso anche di un limite posto all'agire degli uomini? Certo, pone dei limiti nei comportamenti degli uomini fra di loro e tuttavia, da un altro punto di vista, apre undiscorso molto forte su quello che è lo sviluppo di una società, perché è chiaro che inqualche modo questa concezione crea un freno alla possibilità di considerare la società umana come qualche cosa che si sviluppa verso il meglio. Pone quindi un freno all'idea di progresso e riconduce ad una visione sostanzialmente immobile della società. se vogliamo ad una società ritmica e ciclica. Un'altra questione mollo interessante è il rapporto fra filosofia romantica della natura e visione della donna. In che senso la visione romantica della natura porta ad una riformulazione del rapporto fra i sessi, della stessa storia del rapporto fra i sessi, e che conseguenza può avere all'interno del dibattito femminista? E' evidente che questa interpretazione della natura mette in risalto la dimensione femminile, riproduttiva, della natura cd in qualche modo riconsidera e restringe rapporto produttivo del soggeuo maschile. la cosmica dimensione del femminile Quindi rimette in questione il fatto che la produttività maschile,cheè l'approntamento del nuovo, sia in qualche modo superiore alla riproduttività femminile, che è invece una riproduzione ed è sempre stata considerata come un elemento passivo, secondario, inferiore. La dimensione naturale del romanticismo porta fortemente in primo piano la dimensione del femminile come una dimensione cosmica, come ciò che deve I& RITORNO DE&&E DEE-MADRI Si è detto che anche Lepiù pure questioni scientifiche si costituiscono intorno ad un problema metafisico e che allaflne le stesse divergenze degli scienziati sono battaglie tra filosofi. Sono tesi da considerare, ma che vanno comunque tenute presenti, non assolutamente per confondere di nuovo i piani dell'analisi, che devono invece mantenersi distinti, ma perché rivelano l'inevirnbile (e utile) intreccio del sapere umano. Ecologia, bioetica umana, vivisezione animale: una congerie di problemi particolari, da affrontare con pazien::,a, modestia, concrete::,za analitica, alla ricerca di risultati umili, ma certi; o piuttosto questioni ultime, di fondo da accostare con un pensiero complessivo di una sintesi più alta? Tutte e due. Anche il più spicciolo problema ecologico suppone una concezione della natura; e trattando della ~ natura parliamo dell'uomo. E delle sue ricorrenti tentazioni opposte di dissolversi in essa o di affermarsi prepotente al di sopra di essa. Succede così che, avvertiti e disgustati o paurosi davanti ai disastri che stiamo combinando al/a terra e agli animali, riascoltiamo il richiamo nostalgico di un recupero dell'armonia originaria, la tentazione di perdersi nella co11-ji1sione con la terra-madre. Alla ricerca ciel tempo perduto delle nozze di Cac/1110e Ar111011iqauando gli clèi banchettava,w con gli uomini e il mistero era palese, d(/fuso. Alrnne correnti della psicoanalisi ci hanno rivelato questo mito nascosto nel fondo clel/'1101110a,ncor vivo e attivo come un richiamo affascinante. La natura e l'uomo; la Madre e iljìglio che non vuol crescere. Qualcuno ha scritto del ritorno delle dee madri. /11 tanta devo::.ione o alla natura, si dimentica che l'uomo è emerso da essa con la sua coscien::,a solo con pa::.ie11::,fa,tica, scienza. Ed anche se nel 110.1·trtoempo ci si accorge dei disastri che la sua emancipa::.ione adolescen::,iale ha prodotto, invece di procedere oltre verso 1111 nuovo rapporto adulto, maturo ed equilibrato con la natura. si vorrebbe ritornare a/l'infanzia. L'amore a Pan nasconde il complesso cliPeter Pan. Come una legge cli gravità psicologica. un 'inerzia psichica cli 1111vaolontà che vuol rimanere 11e/l'i11co11scio: la te11w::.io11beugiarda ciel "naufragar 111 'è dolce in questo mare .. in cui si cela come 1111 vago istinto di morte. PilÌ clijjicile. 111apiLÌ ricco, è invece riconoscersi con /'11lti1110Jabès: "L'anima è pilÌ vasta del 111ondolNoi siamo questa lacera::.ione ". E' un rapporto pilÌ corretto che 11011nega la essere salvaguardato e, soprattutto, come ciò che salvaguarda: l'anima è femminile, ha una impronta femminile, laddove invece la spiritualità viene riconosciuta come un elemento soprattutto e particolarmente maschile e la corporeità come una mescolanza, un'unione del maschile con il femminile, con punte di un tipo e dell'altro. Anche su tutto ciò si creano comunque delle valenze, delle interpretazioni, diverse. Tutto questo può essere visto, ad esempio, in senso conservatore. Se viene presa a modello la civiltà contadina è chiaro che ne esce la dimensione di una femminilità sacra e santa, ma di fatto soggetta e sottomessa ad una dimensione patriarcale, spirituale, che comanda ed agisce. Possiamo esemplilìcare la civiltà contadina con l'immagine della coltivazione del campo: c'è un campo, la femminilità e la natura, che produce e riproduce e c'è una spiritualità che lo coltiva. Cosa è più importante: l'elemento del coltivatore che ara, semina, raccoglie, feconda il campo oppure la dimensione materna che nascostamente produce il frutto? A seconda di come ci si pone rispetto a questo si danno delle interpretazioni molto diverse, si previlegia l'aspetto femminile o quello maschile. La liberazione del femminile dal maschile, nel senso di un rovesciamento dei poli. rappresenta semplicemente l'estremizzazione dell'altro aspetto. Nel dibattito femminista ciò che mi ha sempre colpito è che, in realtà, il femminismo ha teso ad attribuire caratteri di attività e progettualità all'elemento femminile cercando una equiparazione dei sessi a partire da ciò che è stata la posizione maschile nel corso del tempo. La dimensione femminile è stata carauerizzata a partire dall'attivismo e dall'attività maschile. Di qui l'insistere sulr indipendenza e sulla volontà di eliminare la dipendenza femminile dalla riproduzione dei lìgli, sottolineando la ricerca di affermazione della donna in una società che resta profondamente maschile nella sua struttura. il sole è figlio della notte, ne Ila bisogno lo credo invece che il femminismo dovrebbe cercare di capire se esista una possibilità di produzione e di sopravvivenza fondamentalmente nuove rispello ai due schemi ..maschili..: quello della coltivazione della terra, patriarcale. e quello della produzione industriale, anch ·essa profondamente patriarcale. perché fondata sulla produuività e sull'attivitù spirituale di tipo maschile. Nel momento in cui tematizzano una natura diversa da quella degli illuministi i romantici guardano l'Oriente, ma in che senso l'Oriente diventa l'origine e la meta di un percorso spirituale? L'Oriente diventa l'origine e la meta di questo percorso proprio perché esiste una grande equazione fra naturalità, femminilità e Oriente. che viene considerato come l'origine naturale di tutte le rivelazioni religiose. Per i romantici l'Oriente rappresenta il luogo in cui naturalmente, come da un campo. sbocciano tutte le rivelazioni religiose e sottolineare l'importanza della rivelazione religiosa orientale signilìca in qualche modo attenuare il predominio della rivelazione religiosa di tipo occidentalecristiano. Viene così riproposta un'idea di religiosità che attenua, o in qualche modo rimette in discussione, la dimensione paterna, spirituale, della religiosità occidentale e va alla ricerca di una dimensione in cui, per usare un'immagine di tipo cosmologico, il sole nasce ed è figlio della notte, ne ha bisogno. E' l'immagine del dio Apollo legato ali' Aurora e non al sole pieno del diversità clell'1101110e 11em111e11/'0affer111a con l'orgoglio del potere tecnologico. proprio perché patisce la lacera::,ione. La nuova alleanza si stabilisce sulla Parola. Beati i miti perché possederanno la terra. Non si vorrebbe né clisso/u::,ione nel 111011clon,é delirio cli onnipotenza: si cerca solo una misura pilÌ giusta, un equilibrio dinamico per un 110111c0hiamato a custodire e coltivare la terra. Perché pareggiare tutto -1101110, na111ra, animali- percle11clo alla jìne noi stessi, quando la clirersità è proprio la parola, il linguaggio che può salrnre? Che può diventare poesia e cantico delle creature. Se la diversità clell'110111p0uò, come cli fmto è avvenuto, scatenarsi in aggressività prepotente (il dolore degli a11i111a/i!p)uò anche, come di fatto è m•Fe11111m0,aturarsi in co111passio11eper ogni 1•iFe11teA. ggressil'itcì e compassione 1101s1ono istinti (che 11011esistono, diceva la Heller). ma sono scelte della nostra libertà. Sergio Sala mezzogiorno, in cui la notte è completamente scomparsa. Non quindi una luminosità abbacinante, ma una luminosi Là che tende al chiaroscuro nel momento in cui il sole viene ad essere partorito dalla notte, la quale, partorendo, quasi si mette indisparte, ma rimane tullavia presente in questo sole nascente. La riscoperta e la reintroduzione dell'Oriente in Occidente signilìca una visione della natura come madre dello spirito, non come alternativa ad esso. Ma la storia ci insegna che questo immaginario, questo lessico, queste immagini e metafore, sono state largamente usate dal nazismo e non soltanto in modo volgare, ma talvolta anche con una certa profondità. Com'è possibile che questa concezione romantica della natura sia stata utilizzata dal nazismo in modo così produttivo, qual'è il fondamento di questo equivoco? Non è poi tanto un equivoco, perché effeuivamente ci sono degli elementi che vanno in questa direzione, primo fra tutti il rapporto non risolto fra aspello femminile e aspetto maschile di questa idea della natura. il contadino, il regionale, l'autoctono Esistono due aspelli "palriarcali" di questa interpretazione: l'uno è l'esaltazione del mondo contadino e l'altro l'esaltazione del1'industrialismo e della potenza industriale in senso ampio. li nazismo potrebbe essere visto c0me un tentativo di mettere assieme questi due aspetti. Nell'immaginario ideologico nazional-socialista sono presenti tutti e due gli elementi, sia pure in contrasto fra di loro: l'esaltazione del contadino, del regionale, del!' autoctono, del "razzialmente puro" e l'esaltazione di ciò che è guerriero, in qualche modo industrialmente guerriero, della potenza della produzione rivolta al dominio e alla sopraffazione. I due elementi sono presenti in una interpretazione del l'idea della natura che non riesce a distinguere bene l'aspetto maschile da quello femminile. Che non vuole. in realtà, distinguere bene. che ideologicamente non ha la volontà di proporre qualcosa di diverso, ma utilizza in senso ideologico e propagandistico delle dimensioni che in Germania sono rimaste presenti proprio a livello culturale. Una delle differenze del fascismo dal nazismo, per esempio. sta nell ·assenza di questa dimensione nella storia culturale italiana così come in Germania è mancata una acceuazione profonda di visioni giurisprudenziali di tipo romano. che rappresentano in qualche modo la volontà di superare r elemento autoctono. Quindi tu dici che a caratterizzare il nazismo è prevalentemente una volontà ideologica che impedisce di unificare fra loro i due elementi maschile/femminile ... E' 1·elemento patriarcale che costantemente elimina l'altro. Il fatto che la natura sia madre degli uomini significa fondamentalmente che non esiste una differenza fra gli uomini. L'ideologia patriarcale si inserisce su questa visione originariamente comunista. Perché la dimensione matriarcale aveva in qualche modo interessato lo stesso Engels? Perché la dimensione naturale supera le barriere di appartenenza ed è ciò che concede la vita e ciò che riappropria nella morte al di là di ogni differenza. Ora. la società come si costruisce su questa assoluta identità originaria degli individui? Creando delle barriere e delle distinzioni. Ogni elemento che crea distinzione lo possiamo caratterizzare come spirituale e maschile: anche nel pensiero è così, la volontà di distinguere è la forza spirituale maschile, invece la volontà di identificare e quindi di riunire in uno stesso grembo la possiamo considerare come un elemento femminile. Quindi ogni volta che si crea una distinzione ed una differenza -e purtuttavia è necessario per la società creare distinzioni e differenze di ruoli, di classe. eccetera- si crea un corto circuito fra le due cose, si dimentica la originaria unità per la creazione di una differenza artificiale. Di che cosa soffre il principio spirituale maschile? Del fatto di essere costantemente artificiale rispetto alla naturalità e alla sacralità originaria delrclemento femminile. li prezzo che viene fatto pagare per questa artificialità è il dominio. L'elemento spirituale compensa in qualche modo la propria artilìcialità dominando. E' possibile che il femminile abbia una dimensione di differenziazione, quindi possa costituire una società, senza cadere completamente nelle braccia dcll'clcmcnto dominante maschi le? Questa, secondo mc, è la domanda alla quale occorre che i verdi e i movimenti femministi cerchino di rispondere assieme. lo credo che lì si trovi un interessante elemento di rincssione per entrambi.

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