Una città - anno II - n. 14 - giugno 1992

QUEL GIORNO I BAMBINI MARCIARONO FIERI lanusz Korczac, grande educatore del 900, quasi sconosciuto in Italia. Del "Vecchio DoHore" del gheHo di Varsavia che volle partire con i suoi bambini per rreblinka e dei suoi insegnamenti, ci parla Andrea Canevaro, docente di Pedagogia Speciale di Bologna Di Janusz Korczak in Italia non si sa quasi niente, non circolano né libri né traduzioni. Credo che adesso ci sia la necessità di capire le comunità infantili e di studiarle. Anche nella nostra università persone che si occupano molto di comunità infantili, di comunità di accoglienza, ignoravano completamente questo autore. Korczak non ha una letteratura accademica in senso stretto, è considerato un autore, un educatore pragmatico, mentre invece ha anche una buona teorizzazione, ma che che viene fuori dai fatti. L' organizzazione di una comunità di bambini è molto interessante e credo che Korczak abbia tante cose da insegnarci. E' necessario che gli studiosi dedichino un po' di attenzione a questo "Vecchio dottore". Speravo nel film di Wajda su Korczak, ma finora in Italia non è arrivato e non so se arriverà mai. Prima di uscire il film ha avuto problemi perché era stato interpretato come una critica agli ebrei, Korczak era visto come un ebreo che andava contro gli ebrei. In realtà il film rappresentava una tragedia nella tragedia: quella delle autorità ebree del ghetto costrette a fare da anello di collegamento con l'autorità nazista, ma questo era presentato in chiave tragica, non di denuncia. Trovo che sia un bel film. La critica ha trovato che iI finale fosse troppo ottimistico. Ma è una conclusione da artista che trovo sia molto poetica e tutt'altro che caricata di enfasi: il treno piombato che corre verso Treblinka si ferma in campagna, si aprono misteriosamente i portelloni: il vecchio dottor Korczak e i suoi bambini scendono e corrono in un prato. Ma si capisce che sono tutti morti' Di Korczak in Italiaerano usciti alcuni libri, due per le Edizioni Emme che poi sono fallite: uno di ques.ti era "Re Matteuccio", un libro per bambini molto famoso nel centro e nord Europa; l'altro è "Come amare i bambini" che è introvabile. E poi "Diari del ghetto", in un'edizione minore, anche questo molto difficile da trovare. E' in via di traduzione una biografia fatta da un'americana. Korczak è uno di quei personaggi che nel nord Europa tutti conoscono, magari non di nome, infatti teneva negli anni '30 una rubrica radiofonica in cui si faceva chiamare solo "il vecchio dottore"; inoltre Korczak era uno pseudonimo, di Henryk Goldszmit. C'è un'influenza diretta di Korczak sulla scuola di Lòczy? Non diretta, perché Korczak non si occupava della prima infanzia, ma di bambini ecomunità giovanili. Però hanno in comune l'impostazione metodologica: sono attenti all'organizzazione dell'ambiente e poco propensi all'interventismo. In pratica pensano che si debba avere la padronanza della situazione in cui il bambino non deve correre rischi, ma che il bambino deve poter crescere a modo suo, compiendo un proprio percorso. Questa è r impostazione comune: l'attenzione ai mediatori. Le persone che operano a Loczy con cui ho parlato sono lettori e profondi conoscitori dell'opera di Korczak, che considerano uno dei loro ispiratori. La figura dei mediatori ha fatto parlare altri studiosi della nascita, con Korczak, della "pedagogia istituzionale", perché voleva costruire per i ragazzi un ambiente istituto e istituente: istituto lo era per dato di fatto, istituente perché coi ragazzi voleva creare le strutture organizzative di quell'ambiente, che era la casa degli orfani. i ruoli e i limiti di ogni ruolo Per esempio, c'era il tribunale (dei ragazzi e degli adulti), la ricerca di un'organizzazione delle responsabilità, per cui. ad esempio, ogni ragazzo nuovo arrivato veniva affidato a uno già presente. Questo non per creare una gerarchia. ma CHI ERA IANUSZKORCZAK "Chi dice di sacrificarsiper qualcunaltro è unbugiardo.Ogniuomo amaqualcosao qualcuno. lo amo i bambini. Non mi sacrifico per loro, ma per me'".Sono paroledi Janusz Korczak , pediatra, pedagogo, affermatoscrittore.direttore dell'Orfanotrofio Ebraico del ghetto di Varsavia. li "vecchio Dottore'' (così era conosciuto in tutta laPolonia)e i suoi200allievi sono morti nelle camere a gas di Treblinka, dopo la deportazione da Varsavianell'agostodel 1942. Dopolasecondaguerramondiale. Janusz Korczak è diventato un personaggio di fama internazionale. La sua opera viene studiata nelle Università.numerosisono i convegni e i libri sulla sua vita. Postumo ha ricevuto il premio tedescoper la pace. L'Unesco ha dichiaratol'anno 19781""Annodi Korczak".JanuszKorczak(il vero nome è HenrykGoldszmit).nato nel lugliodel 1878appartenevaad una famiglia di ebrei colti altor h-esi: r nonto er~ rico, suo padreun notissimoavvocato. Essendoebrei, i suoi genitori non erano realmente integrati nella cultura polacca. e nello stesso tempoaderendoaquellaculturasi erano alienati dalla cultura della comunit1e1braicadella Polonia.a quel tempomolto vitale. li padre di Korczak.quando questi aveva solosetteanni.cominciòa soffrire di turbeemotive, fu ricoveratoin unospedalepsichiatricodovemorì quandoil figlioaveva 18anni.Per mantenerelasua famiglia.Janusz Korczakdava lezioniai suoicompagni, poi cominciò a scrivere. Ali'UniversitàstudiòMedicinaper dedicarsi al miglioramentodelle condizioni di vita dei bambini, che ritenevai più oppressi tra gli oppressi. Come pediatra lavorò neiquartieripoveridi Varsavia:il suo primo romanzo ··Childrenof the street" documenta il degrado in cui i bambini erano costretti a vivere.Nel 1905lavoravae viveva nell'ospedale pediatrico per far R~iùvicino ai u i <piccoli pazienti.Continuavaa seriveree a pubblicaresaggi di varia natura: letterari, pedagogici,medici, socio-politici.Nel corso degli anni JanuszKorczakmaturòlaconvinzione che neppure la miglioreterapia medica potesse riparare al danno provocatoai bambini dalr abbandono:così nel 19 I 2 lasciò l'ospedale per assumere la dirczionedell'OrfanotrofioEbraicodi Varsavia. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale medicoe in trincea scrisse il suo libro più imponamc: '·Come ,i dovrebbe amare un bambino··. Dopo la guerradivennecondirettore cli un orfanotrofio cattolico che accoglieva anche bambini ebrei. Le ideee i metodieducativi di J. Korczakhanno influitosulla pedagogiamoderna:E. Pikler.direttricedel centrodi Loczydi Budapest, e Neili. direttoredella famosa scuola ··summerhilr·, hanno sperimentatopraticheeducativemoltovicinea quelledi J. Korczak. CO per dare a tutti un ruolo collegato all'esercizio di una responsabilità e un senso di appartenenza. Se aveva importanza il ruolo, era importante anche il senso del limite di ogni ruolo. C'è un aneddoto a questo proposito: una ragazza nuova arrivata nella casa aveva ricevuto l'incarico di lucidare il pavimento; Korczak passò di lì e le disse: "Dev'essere molto noioso quel lavoro. E' molto più divertente se prendiamo una coperta da un letto, tu ti ci siedi sopra, io ti trascino e facciamo su e giù per il corridoio". La ragazza accettò l'idea, e alla fine del1' operazione la coperta era da buttare via. Korczak ricordò alla ragazza che era punita per aver rovinato una coperta e, all'obiezione di lei che era stato lui a proporre di fare quella stranezza, Korczak replicò: "Sei punita due volte perché hai creduto che qualsiasi cosa dica il direttore sia giusta!''. Quel lo che Korczak voleva era far capire i limiti di un ruolo e del le responsabi I ità in esso esercitate, al di là dei quali c'è l'arbitrio. Un'altra caratteristica di Korczak era la capacità di capovolgere i problemi e di trasformare in positivo ciò che può sembrare negativo. Una volta gli capitò di assistere a un dialogo fra un bambino e un vigile che lo multava per tenere un uccellino in gabbia. Korczak Nel 1939i nazisti invasero la Poloniae J. Korczakcapì che la fine era vicina: questo presentimento lo indussea scrivere una sorta cli testamentospiritualesotto forma di diariochedopolaguerra è stato pubblicato con il titolo ·'Ghetto diary"'.Sotto l'occupazionetede- ,ca J. Korczaksi prodigòsempre di piùpergliallievidelsuoistituto. Perperorarela lorocausasi recòal Comandotedesco.si adoperòper procurare cibo e medicine. Nel luglioelci1942i suoicollaboratori e i suoi amici feceronumerosie inutili tentativi per evitare al "VecchioDottore··ladeportazione: J. Korczaksi rilìutòdi abbandonarei~uoiragnui edi tradirela lorofiducin.116ngosto1942i 200 ragaai e il loro direttore furono condottialla stazionee caricatisu unconvoglio.Primadella partenza.ci furonoaltritentativi perpersuadere J. Korczakad allontanarsi. da partedelle stesseguardie. Nelleultimepaginedel Diariedel Ghettosi legge:··Nonsonoincolleracon nessuno.Nonauguroelci male a nessuno.Non ne sono capace.Nonso comesi possaauguraredel malead unaltro". /?.A. rimproverò al vigile il suo comportamento e gli mostrò un modo opposto per ottenere lo stesso effetto, cioè la liberazione dell'uccellino: chiese al bambino come l'aveva avuto e ne seppe che l'aveva comprato coi propri soldi; Korczak allora gli disse che una cosa molto più bella da fare coi soldi sarebbe stata quella di comprare quanti più uccellini possibili, che la gente ingiustamente mette in gabbia, e liberarli, divenendosi a guardare come volavano via. Ma non solo: Korczak sapeva anche presentare i problemi nella loro crudezza. Una volta capito che la fine sua e degli orfani era imminente chiese ai bambini di affrontare il tema della morte per prepararsi ad affrontarla con dignità: scelse un testo di teatro dove c'era la morte di un bambino, da recitare insieme agli orfani perché capissero che quello era ciò che sarebbe successo e lo affrontassero con dignità. un bambino ha il diriHo di morire Korczak aveva anche la capacità di mettere insieme i grandi orizzonti con la quotidianità, attribuendo ad entrambi la stessa importanza e dignità. Poco prima di partire per Trcblinka. nell'agosto del '42, fra gli argomenti all'ordine del giorno della 'borsa" -la riunione della casa degli orfoni per discutere temi culturalic'cranotemi come il ruolo delle donne in Europa o l'innucnza cli Napoleone sull'Europa. Temi di cui, nel momento tragico che gli orfani e I ui stavano vivendo, con in gioco la loro stessa sopravvivenza fisica. sarebbe potuto sembrare assurdo discutere. Ma Korczak pensava che bisognava sempre essere in grado di tenere viva la mente e affrontare le cose grandi. ma che allo stesso tempo bisognava essere dignitosi nel quotidiano: così, nell'ultimo numero elci giornale della casa. l'cclitorialc cli Korczak parlava della necessità di rigovernare la tavola alla fine del pasto. Ma in che modo un bambino può percepire o affrontare il problema della morte? In che modo lo può vivere? Lo può vivere con la stessa intensità con cui lo vive una persona adulta. Molto prima della vicende del ghetto Korczak aveva scritto che un bambino ha diritto a morire. Sembra una cosa strana, ma significa che ogni bambino ha diritto di vivere la propria vita e non solo in funzione di quella degli altri. Forse anticipando certi temi, come quello del- )'accanimento terapeutico e della sopravvivenza ad ogni costo, Korczak poneva la morte come un evento giusto, in rapporto però a ciascuna vita: la morte non può essere uguale per tutti, ma ciascuno deve avere la sua. La comprensione della morte da parte di un bambino gli viene dal parlare le parole di verità, che non sono le parole della cronaca e del realismo: la grande capacità di Korczak era di dire la verità in un racconto, di investire molto nella fantasia come mezzo privilegiato della comprensione del bambino. E in questo era in buona compagnia: anche Andersen parlava spesso della morte. C'è una fiaba di Andersen molto bel la e poco nota di una mamma che temeva che arrivasse la morte e le portasse via il suo bambino. Un giorno, mentre la madre non è in casa, la morte arriva e le porta via il bambino e allora la mamma comincia un viaggio faticoso per raggiungerla. Giunge ad un lago che, per lasciarla attraversare, le chiede le sue perle -gli occhi- e lei acconsente volentieri, poi, passato il lago, incontra una foresta che le chiede la sua giovinezza -i suoi capelli-, e così alla fine del viaggio non è più quella di prima, è una mamma senza vista. vecchia e sfigurata.L'ultimo avviso che le viene dato è che deve impedire che la morte tagli un fiore, altrimenti il bambino morirà. Quando arriva la morte la mamma vuole impedirle ditagliare il fiore, ma i fiori sono due, uno è suo figlio e r altro è un altro bambino, e la morte le dice che se non muore il suo bambino dovrà morire l'altro e chiede alla mamma di scegliere quale fiore dovrà essere tagliato. La madre i·ndecisa viene invitata a guardare in un pozzo dove vede i due bambini che, se lasciati vivere, sarebbero diventati l'uno un mascalzone e l'altro una buonissima persona: la madre allora chiede quale dei due è suo figlio, ma la morte risponde che non lo sa. La madre allora conclude: "tu sci la padrona: tagliali tutti e due!''. Ritornando indietro ritrova quello che aveva perso. e capisce che lei, come madre, non aveva il diritto di impedire che la morte arrivassc: la morte deve esserci al momento giusto. Questa fiaba va proprio nella direLione di Korczak: non è il realismo che aiuta il bambino a comprendere: fargli vedere una persona morta non gli fa capire la morte, ma è attraverso la fantasia, che è lo strumento del bambino per comprendere il mondo. che egli può comprendere un concetto come quello cli morte, di scomparsa. Korczak ha sempre stabilito un rapporto con la rcalt~,elci bambini, si basava su quello che loro gli cliccvuno più che seguire le sue percezioni di adulto. Una cosa che ho letto è che Korczak era contrario alla leziosità e alle smancerie nei confronti dei bambini, anche se ovviamente rimaneva fondamentale un rapporto affettivo anche forte ... Sì, anche questo è un aspetto in accordo con Lòczy: I' attenzione ai bambini nei momenti in cui ne hanno veramente bisogno; e poi lasciarli liberi, rispettarli, trattarli con serietà e serenità, senza la leziosità che è tipica degli adulti. Un momento di bisogno può essere il momento di addormentarsi in cui si affronta la solitudine della notte, e in quel momento è necessario avvicinare il bambino che è triste o ha paura, con le piccole astuzie di un educatore attento, come delle filastrocche che accompagnano i I sonno.C'è nel film di Waida una bella scena: un bambino viene aiutato a star tranquillo con una filastrocca che dice: "si addormenta questo dito, poi quest'altro dito" e le mani dell'adulto toccano queste parti del corpo del bambino. E poi quando si sono addormentate tutte le dita arrivano alla faccia e fanno addormentare anche la faccia. In quel momento, le carezze che sono guidate dalle parole arrivano a "spegnere la giornata". Anche i momenti delle cure igieniche o della salute sono momenti intensi in cui il bambino ha bisogno di contatto e di carezze. Sono questi i momenti in cui un bambino ha bisogno di particolare affetto, ma sempre con dignità; chiaramente è anche una questione caratteriale: Korczak era piuttosto spartano. non amava lasciarsi andare a tante frivolezze. Comunque anche l'impostazione educativa è di limitarelesmancerieche assediano il bambino, non lo lasciano libero. La scelta finale tragica di Korczak di seguire i bambini nel campo di concentramento pur avendo la possibilità di salvarsi mi è sembrata un esempio, anche se estremo, del fatto che è necessario instaurare un rapporto di fiducia e quasi di alleanza fra educatore e bambino, cosa che può portare a dei costi per l'educatore. Senz'altro. Quello cli Korczak poi non fu un colpo di testa, ma rispecchiava la sua coerenza. Io penso anche che ci sia un'immagine che uno sa di avere e che non vuol pili tradire. Le testimonianze del ghetto raccontano che Korczak e i suoi bambini quel giorno marciarono con fierezza, e questo era un messaggio che voleva dare, che in realtà i vincitori erano loro. Korczak era dalla parte dei bambini. ma questo non vuol dire che non era severo: sapeva esserlo, e pretendeva molto sia dai bambini che dagli adulti. I nuovi educatori della casa del ghetto dovevano essere giudicati dal suo tribunale che era composto anche da bambini. e questo ovviamente attirò molte critiche su Korczak. • s, prese uno schiaffo e lo restitui Col tempo comunque la stima per Korczak si generalizzò perché sembrava la persona più adatta, con la sua dignità e fermezza, in una situazione così tragica: per lui era fondamentale mantenere e far mantenere la dignità, fisica e mentale, delle persone. le buone maniere. Ma allo stesso tempo non rinunciava a ribellarsi ai soprusi dei nazisti; non si rifugiava nel ritualismo delle date da ricordare e nel chiuso della propria casa, come la famiglia Frank dcli' Amsterdam occupata. Rifiutò più volte di mettersi il bracciale; voleva passare attraverso i

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