Una città - anno II - n. 11 - marzo 1992

l'inverno, una massa vasta e ruggente nel monsone, ampia come la superficie del mare, con qualcosa del suo potere distruttivo, la Ganga è per me il simbolo e la memoria del passato dell'India, che irrompe nel presente e fluisce nel grande oceano del futuro ..." Siamo persi nel labirinto formato da un incredibile numero di vicoli e viuzze larghi non più di un corridoio di appartamento. Attorno a noi un'umanità colorata, agitata, misera, indaffarata, disastrata. Lerciume umano e animale ovunque, a strati successivi. Negozi e negozietti, generi alimentari e merci di ogni tipo, odori, profumi e tanfi si fondono e si alternano. Templi, tempietti, icone e vari tipi di sacre rappresentazioni. Asceti, iniziati, yogi, sadhu e sanyasi, tuniche arancione, lunghe barbe bianche, occhi profondi e sguardi ispirati. Cadaveri portati a braccia, avvolti in tessuti colorati, ricamati, più o meno preziosi. Fiori sui cadaveri e cantilene dei portatori. Seguono tutti la medesima direzione che, intuiamo, può portare ad un'unica meta: il Gange. Seguiamo i passi dell'ultimo funerale. Dopo poche decine di metri dal punto da cui ci siamo mossi il chiuso orizzonte scuro dei vicoli si apre all'improvviso e fra gli spazi che separano alle cataste di legname appare immenso, placido ed eterno il Gange (Madre Ganga per gli indiani). Pellegrini fanno le sacre abluzioni che li aiuteranno nell'intento di interrompere l'interminabile ciclo delle reincarnazioni, lavandai battono i panni, pescatori riparano le barche, intoccabili si insaponano dalla testa ai piedi, gente che prega, gente che defeca, gente che vende, mandrie di bufali, bande di cani rissosi, turisti e viaggiatori. Volti di junkies dietro le finestrelle delle house boat, donne che UNA ClffA' Hannocollaborato: RitaAgnelloR, affaelloAmbrogetti, Rosanna Ambrogetti, Giorgio Bacchin, Roberto BalzaniP, aoloBertozziP. atrizia Betti,RobertoBorroni,Barbara Bovelacci,AndreaBrigliadori, GiorgioCalderoniL, iberoCasamurata,GiancarloCeriniF, austo Fabbri,GrazianoFabro,Luisa FiumiC. ristianoFrasca,Rodolfo Galeotti,LianaGavelli,Manio Malpezzi, Silvana Masselli, OrlandaMatteucciF, ranco Melandri,CarloPolettiL, indaPrati, Vero Ravaioli,Piero Rinaldi, SergioSala,GianniSaporetti, FabioStrada,GianniTadolini, MassimoTeseIiv,anZattiniG, igi Ziniti Fotodi FaustoFabbri. Progettografico:"CasaWalden" otplitiDTP:SC&IBA e a impastano lo sterco del bestiame per fame combustibile, fogne a cielo aperto, chilometri di scalinate (ghat), residenze di maharaja ed il quartiere dei vicoli che sovrasta i ghat: scuro, antico, maleodorante, fatiscente, pomposo. Ancora qualche passo ed appaiono i primi fuochi, proprio sulla riva del fiume e sopra ciascuno di essi un cadavere si sta consumando. Attorno ad essi gli addetti ai fuochi rincalzano le braci perché la cremazione risulti rapida e completa. Altri cadaveri, adagiati sui gradini, attendono il loro turno. Le ceneri verranno disperse nelle acque del sacro fiume per tornare nel grembo della madre divina. Dai fuochi si levano alte colonne di fumo. Poco distante giocano sereni i bambini. Mendicanti chiedono la carità. Siamo scesi al Manikarnika ghat. il peso della storia Un treno ci porta da Benares a Jaipur, capitale del Rajastan, lo Stato indiano del nord-ovest storicamente governato da una dinastia di maharaja guerrieri che la leggenda vuole essere diretti discendenti della luna, del sole e del fuoco. Una serie di circostanze fortuite ci porta ad occupare un piccolo scompartimento che dividiamo con un altro viaggiatore. Fa fresco e sto estraendo dal mio bagaglio il kefia, il tradizionale scialle palestinese, quando l'altro viaggiatore si presenta dicendo: "sono israeliano". Lo scialle palestinese comincia a scottarmi le mani e lo ripongo furtivamente nel bagaglio optando per una sciarpa indiana, che mi pare più adatta alla circostanza. Cominciamo a chiacchierare: viene dal Nepal dove ha praticato il trekking sui primi contrafforti dell' Himalaya. E' giovane, è simpatico, è aperto e disponibile. Dice che l'Italia è diventata un paese impossibile per i viaggiatori a causa dei prezzi altissimi, vuol sapere del fenomeno mafia. Gli espongo le mie idee in proposito, lui ascolta e dice: "Beh, anche noi abbiamo i nostri problemi". Colgo la palla al balzo e cerco la maniera più lieve per entrare in argomento. Comincio dicendo che in Italia buona parte dell'opinione pubblica è tradizionalmente sensibile al problema palestinese, ma che ultimamente si stanno facendo sforzi per comprendere meglio le ragioni di entrambi. Gli dico del giornale e delle ultime iniziative intraprese, gli dico del viaggio di Massimo e Liana in Israele, mi sfugge l'espressione "territori occupati". Ha un leggero sussulto del corpo e l'espressione del volto s'indurisce un poco. Comincia a parlare a ruota libera. Lo ascolto per circa un'ora pressoché in silenzio bevendo la sua testimonianza. Mi dice: "Si parla molto dei territori occupati da Israele dimenticando che sono una delle conseguenze di una guerra, quella del '67, iniziata come tutte le altre dagli arabi. Israele è un piccolo paese di pochi milioni di abitanti circondato da grandi paesi arabi per un totale di centinaia di milioni di abitanti. Sono stati sempre questi paesi a volere la guerra contro Israele". Aggiunge: "Mai, nemmeno una volta, Israele ha cominciato la guerra. Gli altri attaccavano e noi ci difendevamo. I territori occupati sono una delle conseguenze di questa situazione e per quanto mi riguarda sono un falso problema. Non mi interessano quei territori, mi interessa la pace. La pace vera, è questo il problema. Con l'Egitto è stato possibile firmare il trattato di pace ed i territori sono stati restituiti. La pace è stata fatta. Ora iIprobieCoop. Cento Fiori I.AB. Via Val Tel. ART. f ITOPREPARAZIONI Dasllco, 4 0543/702661 Forlì - Estratti idroalcolici in diluizione t: IO spontanea prodotti da pianta fresca senza l'utilizzo di Macerati di gemme. o di coltivata sintesi. - Opercoli di piante singole e formulazioni con materia prima biologica o selezionata. Produzioni su ordinazione ma è se è possibile con i palestinesi e con i paesi arabi che li appoggiano una pace vera e duratura. Sono sinceri? E' reale? Una volta che questo dubbio venga sciolto i territori possono venire restituiti, non hanno nessuna importanza. Quello che conta è la pace". E aggiunge: "Io sono di Haifa, nel nord, durante la guerra del Golfo ho visto arrivare i missili di Saddam, ho visto i Patriot distruggerli e le schegge cadere sulla città. Avevo la maschera antigas, la casa sigillata e tutto il resto. Saddam puntava i missili su Haifa e Te! Aviv. Non tirava su Gerusalemme dove ci sono molti arabi. Ti auguro di non trovarti mai in ' una situazione del genere. Non fare mai nulla che possa farti trovare in simili condizioni. Molti miei amici fin dall'infanzia sono arabi, nessuno di noi vuole sentirsi in guerra gli uni contro gli altri. Non esiste sentirsi in guerra. Vogliamo vivere in pace, ma quando entra in gioco il peso della nostra storia le cose cambiano. Se ti interessa veramente capire vieni a Gerusalemme, una settimana è sufficiente per rendersi conto di quali sono i problemi". Tace. Si aggiusta sulle orecchie la cuffia del Walkman ed il suo sguardo si perde oltre il finestrino. E' una mattinata grigia, uggiosa, umida. Fuori scorre, antica e sconfinata, la pianura del Gange. Old Dellti 2 Il viaggio sta volgendo al termine. Old Delhi chiude, così come un mese fa aveva aperto, questo bighellonare senza ordine per il sub-continente indiano. Il solito moto-risciò ci lascia nel bel mezzo del quartiere musulmano: un intrico di viuzze che stringono in un abbraccio inestricabile la seicentesca Jama Masjid, la più gran- .. .. . . de moschea dell'India. Una coppia di minareti alti 41 metri le fanno da sentinelle ed un cortile quadrato con il lato lungo 400 metri può riunire decine di migliaia di fedeli per la preghiera. Dentro il dedalo dei vicoli sciama la solita umanità impenetrabile. Ci facciamo trasportare dal suo flusso come dalla corrente di un fiume. Sbirciamo la serie interminabile di negozietti, antri, stamberghe e lemerci che espongono. Ci fermiamo in uno di questi e chiediamo thè e curry al venditore, acquattato fra mucchietti di spezie colorate. Veniamo dalle spiagge sul Golfo del Bengala, siamo abbronzati, io porto al collo (finalmente opportuno) il kefia palestinese e vesto una giacca rajastana comprata a Jaipur. Il tipo ci guarda e chiede: "Siete arabi?". Ho voglia di scherzare e rispondo affermativamente. "Siriani?". Insiste il nostro interlocutore. "No", rispondo io continuando il mio gioco, "Iracheni". Vediamo il suo volto aprirsi in un largo sorriso mentre gli occhi gli si illuminano di gioia: "Iraq ...Saddam ... il nostro eroe !!". Esclama convinto e continua: "Tutti i paesi cristiani si sono alleati per cercare di farlo fuori, ma non ci sono riusciti e sapete perché? Perché Allah è con noi!!" Affonda la mano in un recipiente di semi e ce ne distribuisce una piccola quantità ciascuno. "l miei migliori auguri a voi, al nostro paese e lunga vita a Saddam!". Ci allontaniamo un poco frastornati e la nostra ilarità è disturbata da un vago senso di fastidio ... Rodolfo Galeotti la foto sopra è di Orlanda Matteucci. Quella della pagina a fianco è di Libero Casamurata . . ' ~ 0Kli~·Y061t Erboristeria - Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Tel. 0543/35236 lettera da HONG KONG di Piero Rinaldi CaroMarco. sono arrivatotre giorni fa. stanco per la notteanomalache si passa sugli aerei e per questamaledetta differenzadi fusoorario. Dall'alto la città di Hong Kong è un grumodi cementosportosulmare comese stessepercadercidentro; con qualche isola ancora inspiegabilmenteverde, intoccata.Attornosi è creataunalonegrigiodi acqua sporca come un ammalato fermo a letto. L'aeroporto è una linguadi terra strappataper metà al mare e per l'altra alla città e quandoatlerrivedi sfilartia lato i grauacieli, puoi distinguere le piccole finestresporche e le impalcaturedi bamboodall'aspetlo precarioarrampicatecome insetti sui fianchidegli edifici. Ora abito in Nathan road a Kowloon,inpienocentro.Ilquartiere è una penisola interamente cementificata. Di giorno ogni porta, ogni fessura,ogni spazioè utilizzatopervendereo comprare. Perstradati faiun'ideadi tuttociò che può essere commerciatonel mondo. E' una formidabileesperienzadei sensi; le voci, migliaia di voci in una mezza dozzina di lingue:urlate,bisbigliate,minacciate. che consigliano ordinano chiedono. Poi ci sono gli odori. fermia mezz·ariacomefosseroal guinzaglio;odoridi cibo,di gasolio, di sudore,di mare. Camminando riprendi il senso delleproporzioni:i grattacielitornanoalti comesono, lavisioneda terranonhaorizzonte,devialzare la testaper vedereil cielo.Lacittà diventa tutto il mondo. C'è un trafficopazzesco,un fittoininterrotto di automobiliin strada e di gentesuimarciapiediinunatacita spartizionedel territorio.Un movimentocontinuo,infaticabileed estenuantedurantetuttoil giorno. C'è chi porta la mascherinaper difendersi dallo smog, chi attraversala stradaparlandoal telefono, chi trascinaun carrettopieno di carnemacellata,lasciandouna tracciadi minuscolegoccedi sangue. Tra gli occidentali impari prestoa distinguereil passodisinvolto e affrettatodei residentida quelloincertodeiprovvisoricome me. AKowloono comprio vendioppurenonservi a nientee a nessuno.Alloracomepuoi immaginare ci ho provatoanch'io; sonoentrato nei negozi a chiedere il prezzo di una macchinafotografica,o di un walkman. Ma qui hanno un intuitoinfallibilenelcapirese veramente vuoi comprare, affinato in migliaia di trattative, e dopo poco mi lasciavanoperdere. con un gesto sufficientedella mano. Lacortesiagratuitanonè di casaa HongKong. Di notte esplodonoi colori di un delirio della vista; le strade si riempionodiinsegneluminoseche lampeggiano, si accendono una letteraper voltao alternativamente, si sovrappongonol'una all'altra, si fanno forza a vicenda per ENDAS Comitato Provinciale auirartiinquellastradaepoi ...non c'è niente: qualche centro commerciale aperto anche di notte, qualche bar. qualche ristorante, qualchenigth.Nientechegiustifichi quella ubriacaturadi luci, di insegne.cartelli, come un albero di Natale fuori stagione. Qui la vitanotturnanonè un fattoreculturale come in altre parti dell'Oriente.Si lavoraduroe la notte bisognariposarsi. Infondoallapenisoladi Kowloon c'è uncentroculturalepolivalente col teatroche haunagrandescalinatad'ingressodirimpettoalmare. Ierisonoandatoa sedermi lì a far riposare gli occhi, a guardare qualcosa di distante per pensare con calma. Di là c'è Hong Kong lsland,piùelegante,menofrenetica. Ci sono stato prendendo un ferry poco distante, e sono stato anche a vedere quei quattro disgraziatiche vivonosulle barche adAberdeen,dietroa unmostruoso ristorantegalleggiantegrande come una portaerei. Sono stato anche nella parte alta a dare un'occhiataal quartieredegli antiquariead unpaiodi templilungo Hollywoodroad. Ma vedi il problemaè che HongKong in realtà nonesiste;è un attimo,una frase, unfotogrammadiunfilmchedeve andare avanti. C'è questa atmosferada scenarioteatrale,da facciatasul nulla,questomovimento da trasloco permanentecome se ognimattinaci fosseun ricambio totaledellapopolazione. E inparte è così, nella receptiondel mio albergoognimattinaci sonodecine di valigie,c'è un continuoandare e venire senza sosta che fa sembrarestupido fermarsipiù di due giorni. Oggi mi sono alzato alle tre del ·pomeriggioe dinuovohoscostato la tenda per guardarefuori.Ma la finestraèbloccataperviadell'aria condizionatae sul vetro c'è una pellicolascuraadesivache impediscedi vederefuoriedal!'esterno fa apparire le vetrate a specchio. Colcoltelloho incisounrettangolo non più grandedella paginadi un libroe ho scollato lentamente la pellicola. Dalla mia finestra del!'ottavo piano potevo vedere un luridocortile interno,pienodi cartoni, di secchi di vernice, di stracci.Inunangoloc'era unmucchiodi restidi galline,da un finestrottovicinouscivail vaporeprobabilmentediunristorantedal lato opposto dell'isolato. Più in là i cassoni di lenzuoli di una lavanderia. Tutto sepolto da una polveregrigiacomedopoun'eruzione. guardavo dentro a questa specie di grande tubo le finestra apertedi fronte:c'erano materassi stesi per terra, tenderotte, ciotole sul pavimento.Ehopensato:ecco gli unicichehannodirittoe doveredi cittadinanza,eccoil personaleaddetto.Horiabbassatolatenda come se mi vergognassi. Domani comunque me ne vado. Stai bene, Piero. col patrocinio del Comune di Forlì Settore cultura PAROLE-CHIAVE Seminari sui fondamenti della storia della filosofia Terzo seminario La filosofia contemporanea Venerdì 27 marzo 1992 La questionedella veritàin Nietzsche,Husserle Heidegger Relatore: Rocco Ronchi Venerdì 3 aprile 1992 Morire nel linguaggio.La parolae la cosadopo CharlesSandersPeirce. Relatore: Ivan Zattini Venerdì 10 aprile 1992 HenriBergson:la memoriacome destinodell'essere finito. Relatore: Rocco Ronchi Venerdì 17 aprile 1992 Il tempocome luce.Heideggere Levinas Relatore: Rocco Ronchi Venerdì 24 aprile 1992 Soggettoe fondamentotra Schellinge Heidegger. Relatore: Giampiero Moretti Giovedì 30 aprile 1992 Husserle la dimora nel mondo-della-vita Relatore: Ivan Zattini Sonoprevistdiueseminardii interpretazionedellaprassifilosofica. Terna del primo seminario, cheavràluogopressoilCinemaSaffiindata 21 e 28aprilee 5maggio alleore 17,30. è Genealogia,e ermeneutica.Letture di Nietzsche (relatoreRoccoRonchi)T. emadel secondo, cheavràluogo semprepressoilCinemaSaffiindata 22 e 29 aprile e 6 maggio alleore 17.30. è Heidegger,l'Orientee il sognodellapoesia (relatorIevanZattini). I seminarsiarannoattivati solo se si raggiungeràla quota di almeno IO iscritti. E' possibile l'iscrizionead entrambi i seminari. Le iscrizionail corsoe/oai seminardi evonoessereeffettuatentroil 17 aprilepressoil CinemaSaffi(V.leAppennino4,80- Forlì)o presso la segreteriacittadinadell'ENDAS(C.soDellaRepubblica8,3- Forll). UNA CITTA'

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