Una città - anno II - n. 11 - marzo 1992

IA F mangiare pregavo l'Onnipotente che mi perdoni e faccia terminare questo patimento per me di trasgredire la S. Torah. (5) 8 agosto "diario della terribile guerra di distruzione del 43-45" ,,, raggiosamente, con scarpe e calze entra ne/fiume e lo attraversa. Poi sifa l'appello e la carovana si scioglie. Noi rimaniamo soli coi Foà col peso dei bagagli. Per fortuna c'è li un carretto e un uomo che si è fermato al fiume. Siamo ne/l'impossibilità di continuare fino a Loreto a piedi e domandiamo di qualche casa di contadini. l'uomo del carretto dice che a 2 chilometri c'è la casa di suo fratello che potrà ospitarci. Ci avviamo caricando i bagagli sul carret, to e avviciniamo verso le 8 di sera la casa dei contadini. Domandiamo da dormire e da mangiare, e per prima cosa acqua, acqua da bere in quantità che mi calmi la sete e l'arsura. I Foà sono partiti per Osimo. Noi, visto le difficoltà che ci sono a Osimo per trovare alloggio e vitto decidiamo di rimanere qui sperando di ricevere lettere da Giulio e qualche rimessa essendo privi di denaro .... 1943 8 settembre 1943 • Armistizio Gioia fugace. Nel primo momento tutti sperano nella pace, poi l'esercito italiano si sgretola. Ufficiali e soldati si tolgono la divisa e tentano di svignarsela. Intanto a Gorizia apprendiamo che i tedeschi sono vicini ... e che a Trieste da Opicina bombardano alcune navi che si trovano in porto. Si comincia a pensare seriamente di allontanarsi da Gorizia per timore di una nuova invasione tedesca e perché tutti dicono che bisogna andare al di là del Po dove ci sarà la linea di difesa.(2) 9 settembre. Incertezza, dubbi, nervosismi in famiglia. Finalmente alle 4 del pomeriggio il Sig. Attilio decide, per salvare Gaddo, di partire intanto per Udine, poi se possibile proseguire per Ostra Vetere dove abbiamo fissato un appartamentino. Dopo crisi di nervi da parte del Sig. Attilio e mia, alle 5 siamo pronti per partire, ognuno con una valigia, costretti a lasciare tutte le casse e bagaglio grande perché ormai il trasporto non è più possibile. Lasciamo tutto in custodia, preparati a non ritrovare più nulla, al Sig. Santoro, e con una auto ci dirigiamo alla stazione. Alle 7 partiamo e alle 8 arriviamo a Udine. Scendiamo e prendiamo il treno per Venezia, ma dobbiamo stare fermi in stazione 5 ore, fino all'una di notte. Il treno è affollatissimo, tutti sono in piedi nei corridoi, infine troviamo posto. 10 settembre Arriviamo a Venezia alle 5 del mattino. Nella vettura che deve portarci a Bologna incontro i cugini Viterbo anch'essi diretti verso le Marche. Apprendiamo durante il viaggio che il treno non può andare a Bologna a causa dei danni causati dai bombardamenti alla stazione, dobbiamo perciò andare a Ferrara e prendere la linea per Ravenna. Scendiamo a Ravenna e andiamo a rifocillarci al ristorante della stazione giacché siamo a digiuno dal giorno prima. Proseguiamo il viaggio per Rimini e poi Senigallia. Treni lunghissimi e affollatissimi, soldati in abiti borghesi tutti strappati che si nascondono e cercano di fuggire. Alle 4 del pomeriggio arriviamo a Senigallia dopo 24 ore di viaggio e dopo molte ricerche di camere in albergo troviamo due stanze nella pensione Regina. Bella posizione al mare, ci fermiamo due giorni a riposare, ma il conto dell'albergatore è esagerato. 12 settembre Alla mattina presto andiamo in corriera d(l Senigallia a Ostra Vetere. Troviamo l'appartamento in ordine e di nostro gradimento. La padrona, la signora Maria Manoni, è simpatica e affabile, come pure la sua figlia Rosaria. Ci mettiamo a posto, troviamo gente molto buona in paese che ci favorisce in ogni maniera e rimaniamo relativamente tranquilli sino al 7 dicembre. 7 dicembre Da qualche giorno sono state emanate delle leggi d'inasprimento verso gli ebrei: riunione in campi di concentramento di tutti gli ebrei fino a 70 anni e confisca di tutti i loro beni. Noi purtroppo non abbiamo preso la notizia sul serio, mentre quasi iuiti gli altri hanno cercato di nascondersi in altri luoghi cambiando nome.(3) Come un fulmine a ciel sereno la mattina di buon ora la signorina Fanucci, moglie dell'appuntato dei carabinieri, venne gentilmente ad avvertirci chefra poco avremo una perquisizione in casa. Mi sento gelare il sangue, vado a svegliare Gaddo, avverto il Sig. Attilio e procuriamo nascondere gli oggetti di valore e i denari perché non li sequestrino. Poco dopo viene il segretario del Partito, Galeazzo Titti, col seguito del/' appuntato, il Maresciallo dei carabinieri e due militi. Per prima cosa chiesero di Gaddo, poi rovistano dappertutto senza trovare nulla di sospetto. Chiedono i documenti e i denari che dobbiamo consegnare. Sono molto agitata, anche Gaddo mi chiede di continuo cosa sarà di noi. Ci conducono tutti in casenna dei carabinieri dove rimaniamo tutta lamattinata con interrogatori e perquisizioni. Al Sig. Attilio portano via i denari e i libretti di deposito, a me restituiscono per fortuna i miei rispartroppo dovrà andare al campo di concentramento Unes a Senigallia e che noi possiamo rimanere a Ostra Veterefirmando una carta in cui ci impegniamo a non muoverci dal paese senza uno speciale permesso delle autorità. Devo osservare che sono partito da Gorizia solamente per salvare Gaddo e purtroppo tutti tre si misero d•accordo di non informarmi quanto intesero per radio, se avessi saputo lo avrei mandato via da Ostra Vetere, a Firenze, tanto più che una prima visita dei carabinieri che avevano chiesto le nostre generalità mi aveva impressionato. Dio voglia che possa riabbracciare il mio Gaddo; guai altrimenti per me, tutta la mia vita è finita, egli è la luce dei miei occhi. Giulio lo si informò, ma con precauzione per non comprometterlo, lui che ha la fortuna di essere a Roma. Cominciano così le giornate tristi d'inverno col pensiero di Gaddo lontano e con la difficoltà di poterlo aiutare. Bene o male si passa dicembre, gennaioefebbraio, con temperature per fortuna miti e belle giornate di sole, potendo fare delle belle passeggiate per riscaldarci. 1944 18 febbraio 1944 Verso sera la signora Manoni viene a chiamarmi dicendo che deve dirmi qualche cosa. Sono molto ansiosa ed essa piangendo mi comunica che ha saputo che l'indomani verranno a prenderci per condurci, noi pure, nel campo di concentramento di Senigallia. Nel frattempo Gaddo era stato trasportato nelle carceri giudiziarie di Pesaro e poi in quelle di Urbino. I carabinieri dietro supplica del Sig. Flaminio, economo del Comune, ci lasciano alcuni giorni di tempo prima di partire. 24 febbraio Accompagnati dall • appuntato Fanucci e da un altro carabiniere partiamo al mattino presto con la corriera di Maganini per Senigallia diretti ali' Unes, campo di concentramento. E' una colonia marina per bambini, un beli' edificio pulito con un bel giardino e in una bella posizione. Siamo trattati abbastanza bene, soltanto siamo sempre in continua agitazione per il timore di venire mandati in un altro posto, e sempre sorvegliati dai carabinieri. 1 marzo Arrivano i cugini Foà. Credevo fossero venuti da Ma nocca afarmi visita invece mi dicono che anch'essi sono internati! Si sta tutti in una camerata e sifa vita in comune. Per uscire da/- 1' Unes ci vuole il permesso del Maresciallo dei carabinieri e biogpa essere accompagnati. Del a resto si cammina su e giù per il cortile e il giardino come i carcerati. La direttrice, la signora lolanda Diamantini, con noi è abbastanza gentile. Ogni tanto c'è cambiamento di gerarchia con capoposto più o meno buono. Giornate di gioia quando si riceve posta con buone notizie dei propri cari. Tra noi internati ci sono quattro sloveni che sono dei buoni giovani, Biagio, molto servizievole, Marco, Vincenzo e Antonio. Ogni tanto c'è l'allanne, con lievi spaventi e corse in cantina di giorno e di notte. Il Sig. Attilio e la signora Maria, sempre impavidi, rimangono nella stanza di sopra a dormire tranquilli, mentre tutti gli altri, primi i carabinieri, scendono nel sottoscala. Per fortuna, ringrazio il Signore, la colonia non è stata mai colpita sebbene siano cadute bombe nelle vicinanze e abbiamo raccolto schegge anche nel giardino. Più volte, a tarda sera, siamo stati spaventati dall'irruzione di alcuni fascisti con schioppi e facce da delinquenti e brutte maniere, che con lascusa di aver visto filtrare la luceda fuori, vengonoa vederegli ebrei come bestie rare. 12 giugno Alle 5 di mattina si sente bussare alla porta. Si chiede chi è. I carabinieri. Ci si deve subito preparare per partire per Osimo. L'auto ci aspetta al cancello. In fretta e furia e in grande agitazione, certi di finire nelle carceri di Osimo, prepariamo il bagaglio e la nostra roba e partiamo scortati dai carabinieri. I Foà rimangono nella colonia e riteniamo che siano liberi, invece anch'essi in serata vengono condotti a Osimo. Durante il viaggio vediamo gli orrori dei bombardamenti aerei, specialmente Chiaravalle distrutta, e i ponti etc., etc.. Arrivati a Osimo veniamo condotti in questura e qui il capo gabinetto, visto che si tratta di persone anziane e ammalate ci manda dal medico provinciale e poi ci interna in ospedale dove sorvegliati da un agente di questura veniamoaccolti e condotti in corsia, veniamo trattati bene... 18 giugno Ci fanno andare nuovamente in questuraeci dichiaranoliberidopo solo sei giorni di internamento visto che i liberatori sono vicini. Non si può però ritornare a Senigallia mancando di qualsiasi mezzo di locomozione avendo i tedeschi portato via tutto. Verso gli ultimi di giugno Comincia la battaglia di Osimo e da allora comincia per noi il più brutto periodo di questa triste odissea. Continui cannoneggiamenti di giorno e notte e sem- e o vicini. 26 giugno Io (Attilio) devo rimanere a letto per una leggera colica renale. Frattanto gli ammalati delle corsie sono stati in fretta trasportati in cantina e dato il forte bombardamento anche il Sig. Attilio nel pomeriggio si alza e scende in cantina. Cinque minuti dopo una bomba sfonda la corsia e una scheggia si è trovata nel suo letto. Sia ringraziato il Signore che lo ha salvato. Ci trasportiamo tutti nelle cantine, legnaie e sotterranei dell'ospedale, vengono portati letti per gli ammalati, altri messi su materassi per terra, dormiamo naturalmente senza lenzuola e senza spogliarci. Passano i giorni, due, tre, quattro, una settimana. I cannoni tuonano continuamente, l'ospedale è colpito in varie parti, i feriti aumentano sempre più e i medici e gli infermieri non si coricano più, pronti ad ogni chiamata. I sotterranei diventano sempre più difficili ad abitarsi. C'è poca aria, mancanza di luce e di acqua e con difficoltà si riceve una bottiglia di acqua per lavarsi. Molti ammalati sono riuniti assieme, tifo, tubercolosi, artriti, infezioni intestina/i e feriti di ogni genere, cattivi odori, poca igiene e fumo di lampade a carbone. Pare di essere nelle catacombe oppure nelle illustrazioni dei Promessi Sposi a/- l'epoca della peste. I feriti aumentano sempre, c'è bisogno di altri letti, noi dobbiamo lasciare anche i nostri miseri materassi senza sapere dove andremo a finire. 6luglio Al mattino di buon ora Osimo è liberata e i tedeschi si sonoa/lontanatifinalmente. Arrivano i polacchi al comando degli alleati e si sentono i carri armati che salgono ad occupare la città. Gioia di tutti e speranza di poter infine avere un po' di tranquillità. Per otto giorni invece continua ancora la battaglia attorno ad Osimo. Le batterie tirano di continuo e purtroppo arrivano spesso in città i colpi di risposta dei tedeschi annidati nelle vicinanze. Intanto i viveri scarseggiano sempre più, e le suore ci avvertono che noi non possiamo più usufrui re del vitto dell'ospedale. Siamo proprio tollerati e sentiamo che la nostra presenza è un peso per l'ospedale, e non fanno che dirci che dobbiamo andare via! Dove andare? Non ci sono alloggi, non c'è modo di mangiare! 8 luglio Scacciati da tutte leparti otteniamo di poter dormire in una cantina sfitta, umida ed oscura, con un'apertura che dà in una grotta. I Foà si sono accomodati alla meglio in due lettini, noi abbiamo un materasso per terra e una coperta imbottita. Dormiamo tutti tre sul materasso disteso per il largo con una tavola ai piedi e mattoni sotto i cuscini. Per mangiare andiamo alla mensa di Assistenza Civile per il pranzo, e alle 4 riceviamo altrettanto dalla Croce Rossa. Siamo flltti tristi, avviliti, e quando usciamo all'aria aperta ci sembra di essere dei sepolti vivi usciti alla luce. La mancanza di acqua è terribile, si può appena lavarsi faccia emani, e per bere ho timore che non sia pulita e ci sia pericolo di tifo. 13luglio Mentre il Sig. Attilio attraversa il cortile per andare al gabinetto cade una scheggia a poca distanza e per forwna è salvo la seconda volta. Ho sempre la gola arsa e 1111 grandissimo desiderio di bere. 14-15 luglio Come al solito ci corichiamo in cantina e ci mettiamo a dormire. I cannoni delle batterie tirano colpi fortissimi, i/forte rumore ci sveglia di continuo. All'improvviso, verso l'una di notte, /afamiglia del cantiniere che dorme in una stanza vicino alla nostra cantina, viene a ripararsi dove siamo noi vicino alla grotta e dove c'è il soffitto a volta, per essere più sicuri. Ad un tratto si ode uno schianto, la lampada di acetilene si spegne e rimaniamo al buio con la gola arsa dalla polvere e accecati pure dalla polvere. Si vede un chiarore, è una bomba che passando dal tetto attraversa due piani uccidendo tre persone, vecchi nei propri letti, nella sezione dei cronici, sfonda in un punto il soffitto sopra di noi e scoppia in cantina a poca distanza da noi. Tutti gridano "aprite le porte" ma ci vuole del tempo perché siamo al buio e i letti dei Foà sono vicino alla porta e impediscono il passaggio. lo sento che la gente cammina sopra il mio corpo, faccio uno sfo no e finalmente riesco ad alzarmi. Anche il Sig. Attilio (credevo veramente fossero giunti i miei ultimi momenti e dissi forte Pesach...) e la signora Maria riescono ad alzarsi (siamo tra le macerie), si riesce ad aprire la porta e possiamo uscire ringraziando il Signore di essere ancora vivi, giacché la morte l'abbiamo vista molto da vicino. Appena usciti dalla cantina vedo che il Sig. Attilio ha la testa che sanguina, per fortuna una ferita leggera, più un colpo alla spalla destra, e alla schiena. Dopo un poco mi accorgo di essere ferita anch'io leggennente alla tempia e unpo• più alla gamba sopra il malleolo. Ci facciamo medicare alla Croce Rossa, sempre ringraziando il Signore di essere salvi per miracolo. Gli altri nostri, per fortuna, sono illesi, mentre nel/a famiglia del cantiniere ci sono rimasti parecchi feriti più o meno gravi. 16 luglio Spaventati e sfiniti dormiamo in un altro sotterraneo dell'ospedale decisi di lasciare Osimo per sfuggire il pericolo. l'ospedale è molto colpito. e i feriti vengono trasferiti con la Croce Rossa, parte a Loreto e parte a Recanati. Quasi tutti gli abitanti lasciano la città ormai mezzo distrutta dalle bombe. Si cammina sulle macerie e sui vetri. Tutti i negozi sono chiusi o svaligiati, e bisogna andare a mangiare a/- l'Assistenza, sempre col terrore dei colpi di cannone. (Perché le suore con vero senso di cuore e di bontà si rifiutano di dare una minestra. Carità cristiana!!!). Si parla di partenza in carovana per Loreto o Recanati. Noi decidiamo di parti re per Loreto assieme ai Foà. 17luglio C'è una stanzetta vuota, ci mettono della paglia in terra e delle coperte e lì dormiamo tutti sette: non ci sembra vero di essere lontani da Osimo, e speriamo di non sentire più i cannoni! Verso mezzanotte viene in stanza una ronda di polacchi che cercano dei fascisti nascosti nelle vicinanze e visitano i bagagli per vedere se trovano armi, poi chiedono scusa e vanno via. 18 Iuglio Invece ricomincia la battaglia tutta la notte. Di nuovo i cannoni tuonano fortissimo, sebbene in lontananza, in direzione di Osimo e lucana. I contadini ci hanno preparato un buon pranzo, ma molto salato, essendo a corto di quattrini bisogna pensare a partire e proseguire con qualche mezzo per Loreto. Dopo molte ricerche finalmente troviamo un carro con un cavallo che è disposto a portarci a Loreto. 19 luglio Forte combattimellto tutta la notte e tutta la mattina. Ancona è occupata dagli Inglesi. Il carro che doveva venire alle 7 non si vede a causa del combattimento. Viene alle I O. Ci mettiamo a posto sul carro, carichiamo la nostra roba come poveri zingari e partiamo alla volta di Loreto. Arriviamo verso le 12. Andiamo a mangiare e poi in cerca di alloggio. Loreto è pieno di sfollati, non c'è posto da dormire. Dopo aver girato molto in cerca di stanze e dopo aver fatto tre ore di anticamera dal Sindaco otteniamo una raccomandazione per andare a dormire nella S. Casa dove sono alloggiati gli sfollati, e ci danno due stanze senza finestre. lo sono contento anche se devo continuare a dormire senza lenzuolo, il mio terrore era di non poter mettermi i Tefillin e dire le mie preghiere. (4) Le camere sono ben 35 gradini sotto terra, dalle finestre però si vede il mare. Per mangiare andiamo alla mensa degli sfollati, io per pranzo prendo un po' di pomodoro crudo e la sera latte. 20 luglio Sto meglio dalle mie ferite mentre la signorina Gina, per gli sforzi del camminare nei giorni passati, ha 10 agosto La signora Gina ha trovato in piazza l'ingegnere Kerbes di Trieste e lo condusse da me nel mio rifugio dove ero disteso a letto non sentendomi bene, sapendo che l'avrei visto molto volentieri. Una persona conoscente e buona e dei nostri acui si può parlare e chiedere consigli. 15 agosto Mediante un camion che va a Roma mando una lettera a Giulio e alla Comunità implorando aiuto finanziario. L'ing. Kerbes mi fornisce giornalmente un litro di latte e un altro litro si prende presso un negozio pagando f.. 8 invece di f.. 5 che è il calmiere. Io bevo un intero litro e cosl mi sono rimesso un po' e finalmente al: 19 agosto 1 ° Rosh Hodesh di Elul decido irrevocabilmente di troncare di andare a mangiare taref, approfittando che si entra nel mese di Penitenza. (6) 21 agosto L'ing. Kerbes ci racconta che si è formato una specie di comitato inglese Palestinese per riunire tutti gli Ebrei sfollati di Italia bisognosi di aiuto. I suoi parenti si trovano a Porto Recanati, hanno parlato con un ufficiale il quale promise di venirli a prendere e portarli prima a Ancona e poi a Bari. Noi pure visto che siamo privi del tutto di denaro ... decidiamo di partire benché preoccupati di allontanarci di più dal benedetto di Gaddo, si teme però un bluff. 22 agosto Delizie della vita in comune benché camere separate (per modo di dire). Si è tormentati dalle pulci in modo tale che mi formano delle placche su tutto il corpo. Di giorno non si può stare nel corridoio perché c'è una forte corrente d'aria (lastre rotte), di notte si è tormentati dalle pulci, quindi io di notte vado su una sedia in corridoio e di giorno mi distendo sul letto. Comincio ad essere preoccupato e di più sono arei che stufo di vedere solamente frati preti monache e cristi enormi e dico qui non si può nemmeno morire, qui si crepa e poi l'umiliazione di andare a prendere la bobba, come diceva la cara Gilda per mia moglie. Quando si potrà riunirci in città nostra. 23 agosto Questa mattina verso le IO ero in stanza e sento chiamare Morpurgo dal corridoio. C'è un soldato inglese e una signorina interprete accompagnati dall'usciere del Comune. Scrivono i nostri nomi Campo concentramento Unes, Senigallia Carisssimi, Vi mando notizie col latore della presente. lo sto qui, abbastanza bene. dolori di stomaco, giramenti di testa, e dolori intercostali. Ora sono stato trasferito alle carceri giudiziarie di Urbino. Qui mi trovo con molti altri ebrei. (10) ... State sicuri che appena sarò visitato vi darò subito resoconto. Vi prego di rispondere alle mie lettere precedenti che mi interessano molto e ancora più se dovrò andare al campo di concentramento di Carpi. La mamma sarà contenta che io sia lontano perché così non la tormento più. Ringrazio tanto la signorina Viterbo per il suo scritto. Salutate tanto tutti quelli che gentilmente domandano di me. ... Vi pregherei di inviarmi con lui il mio necessair di viaggio, ed anche, sempre che ne abbiate, un barattolo di marmellata, che mi serve per completare i pasti che sono un po' scarsi. I fichi che mi mandaste sono molto buoni. Altro per ora niente. Tanti saluti a tutti compresa la signorina Viterbo dal vostro aff. Gaddo Urbino Carissimi, Vi ringrazio immensamente per levostre buone notizie che mi date. lo mi sento abbattuto siamoralmente che fisicamente. Moralmente in quanto che sono già due mesi di carcere senza essere ancora stato visitato dal medico provinciale, nonostante io abbia fatto regolare istanza alla questura. Fisicamente in quanto mi sento dei Oggi chiesi visita del medicodelle carceri per aver il modo di passare la radioscopia e una visita accurata, con la quale spero giovi qualche cosa. Attendo con ansia vostre nuove, intanto ricevete le mie, baci vostro Gaddo Nonostante laferita alla gamba mi accingo con tutta laforza di volontà a fare a piedi 7 chilometri per arrivare sino al Musone, nella speranza di trovare poi un mezzo per arrivare a Loreto. Alle 3 ci raduniamo in piazza, ma prima di avere i permessi, si fa l'appello etc .. Si arriva alla 5. Si forma la carovana di cirea 35 persone, alla testa 1111 prete, in coda un carabiniere, e ci mettiamo in cammino trascinando afatica il poco bagaglio, e infretta per arrivare al tiro a segno ed essere fuori tiro. lo sono tutta riscaldata e nervosa, cammino per forza con la gamba che mi duole, la signora Maria è tutta rossa, accaldata e stanca, il Sig. Attilio è anche lui mezzo sfinito. Dopo 7 chilometri di cammino arriviamo al Musone. Causa il ponte rotto dobbiamo passare il fiume a guado. lo 11011 posso farlo con la mia ferita e per fortuna si trova un giovanotto che si presta a portare la gente sulle spalle e in braccio per attraversare i/fiume. Così ci trasporta me e il sig. Attilio. la signora Maria coP.S. Avete ricevuto i denari di ritorno? In caso affermativo, ricordatevi di me. dolore alla gamba. 24 luglio Finalmente posso dopo 6 mesi scrivere al mio Giulio, non avevo scritto dal campo di concentramento per non comprometterlo, speriamo che in breve si possa vederlo e col suo aiuto rintracciare il mio tesoro di Gaddo. Urbino ancora non è liberata. Dio lo salvi povero figliuolo: pensare che sono partito da Gorizia solamente per lui e con la trama di avermi nascosto lacomunicazione della radio, nulla ho potuto fare e mi cruccio giorno e notte. 30Iuglio Ore IO. Mi sentomalee per accontentare le donne vado da un medico, il Prof. Patrignani di Ancona. Mi fa una visita accuratissima e mi riscontra un esaurimento generale. Che continuando in tale stato può venire qualche complicazione e allora devo, e con mio grandissimodispiacere ecruccio, onde non si dica che chi osserva la religione è la morte. andare amangiare taref dagli sfollati. Prima di su un'apposita cartella, ci promettono di venirci a prendere nei prossimi giorni per portarci nel centro di raggruppamento in una località presso Ancona. Ci promettono anche un alloggio e quello che ci abbisogna e ci raccomandano di preparare tutto per la partenza. Ora speriamo di partire e che sia per bene e poterci incontrare così con il nostro tesoro di Gaddo e di poter riavere la roba lasciata a Ostra Vetere. Qui alla S. Casa non possiamo dire di trovarci bene, siamo in una continua umiliazione che eccita i nervi. 1 settembre E' partito il Capitano della sussistenza ... si consegnò una lettera per le cugine pregando di interessarsi di trovareGiulio (comincio a temere anche per lui che sia successa qualche disgrazia o caduto nelle mani di tedeschi) e una per la Comunità dove pregavo un prestito di L 5.000. Si ha atteso inutilmente che il comitato inglese ci venga a prendere e rilevammo però che questi si

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