Una città - anno II - n. 11 - marzo 1992

la giornata di ricordo, di riparazione e di riflessione dalle conclusioni di Gianni Sofri ... Qualcuno ha chiesto, e non so se gli abbiamo risposto, perché torna la svastica. E' un ritorno, in effetti, preoccupante a tutti i livelli. Abbiamo letto notizie inquietanti sul presidente della Croazia, sulla Lituania ... Sono emerse cose pazzesche sulla Lituania: voi sapete che molti lituani cominciarono, durante la seconda guerra mondiale, a lottare al fianco dei nazisti contro gli occupanti sovietici, ma poi finirono anche per collaborare nella persecuzione degli ebrei. Su questo triste episodio non c'è stata per ora alcuna autocritica, anzi! ... Insomma, quando parliamo di antisemitismo oggi non dobbiamo credere che si tratti solo dei naziskin che abbiamo visto nella trasmissione di Giuliano Ferrara. Oggi l'antisemitismo è fortemente presente in larghe fasce giovanili, ma non solo giovanili,della Germania Orientale; è presente in buona parte dei paesi dell'Europa orientale, benché i milioni di ebrei che vi abitavano prima della Shoah siano solo ridotti a poche decine di migliaia; è presente in alcune tendenze, diciamo così per intenderci, di destra, nazionaliste e panrusse, della Chiesa ortodossa russa, come Pamjat. più vicino a noi, in Francia e in Svizzera, si violano turpemente tombe di ebrei. Esiste anche un antisemitismo di altro tipo, di difficile assimilazione a quello europeo, nel mondo arabo e musulmano (ma per il momento lo metterei da parte). Quindi il fenomeno dell'antisemitismo oggi è un grosso fenomeno. Dicevo prima che I storia non risolve quasi mai un problema una volta per tutte: lo vediamo oggi con la rinascita dei nazionalismi, delle guerre di religione, ecc. Persino rispetto ali' antisemitismo, neppure un evento spaventoso e indicibile come lo sterminio è stato un vaccino sufficiente. Per lo meno non per sempre. Vorrei insistere: dicendo che la storia non risolve i problemi una volta per tutte, non pensavo a piccolj residui, più o meno innocui e facili da controllare. La ripresa odierna dell'antisemitismo è un fenomeno grosso, che non va sottovalutato. Non si può abbassare la guardia. Noi in Italia abbiamo avuto degli episodi, anche molto brutti. Ci sono elementi, non tanto di antisemitismo (come in alcuni movimenti francesi), quanto di razzismo più generale, nelle leghe. Soprattutto, abbiamo una fetta di mondo giovanile che si agita riesumando vecchi slogan e facendo propria una cultura quanto meno ambigua e inconsistente, una pseudo-cultura. Ora, come comportarsi rispetto a queste cose? Questo è un problema politico, ma anche culturale, molto importante. Io credo che una prima cosa da dire sia questa: che bisogna sempre guardarsi dall'assimilare il presente al passato. O meglio. E' vero che esiste una continuità nella storia del razzismo su base "scientifica" (parlo di questo, perché altrimenti, se per razzismo intendiamo ogni forma di etnocentrismo, allora non finiamo più, cioè si parte dalla preistoria, dalle società primitive, ecc.). Quindi c'è una continuità che va tenuta presente: per esempio, non è un caso che i naziskin possano avere tra le mani una copia del Mein Kampf E però sarebbe molto sbagliato da parte nostra privilegiare l'elemento della continuità anziché sforzarci, con tutte le nostre forze, di vedere lo specifico che di volta in volta si presenta nel fenomeno. E allora -ma qui non è certo il momento né il luogo per farlo, e io non ne sarei in grado, perché ci vorrebbe il contributo di analisti del mondo giovanile, di sociologi, di psicologi, di pedagogisti e studiosi della politica-, allora, dicevo, la mia sensazione è che, molto spesso, anche l'uso di tesi alla Faurisson sulla non-esistenza dei campi di sterminfo, l'uso di vecchi testi, di vecchie simbologie, ecc., si colleghino in un amalgama assai confuso, che non è immediatamente (e semplicemente) riconducibile al nazismo. E però, detto questo, uno sarebbe tentato di concludere: "ma allora dobbiamo lasciarli fare?". E' un problema molto inquietante. Rispetto al lasciarli fare, se è vero che la storia qualche cosa insegna (non che sia magistra vitae, per carità!, non ci crede più nessuno, ma se insegna qualcosa), allora, nei primi anni Venti, Hitler era uno dei tanti, ce n'erano tanti nella Germania di allora, e non tutti imbianchini, cioè facevano anche altri mestieri ... , che andavano in giro dicendo che prima o poi gli ebrei andavano sterminati. Se qualcuno li avesse fermati, se qualcuno li avesse mandati da un buon psichiatra (e ce n'erano, soprattutto in Germania, di eccellenti), forse le cose avrebbero preso un'altra piega. Per carità, la storia non è mai, lo sappiamo, solo opera di singoli individui. La storia esige che si muovano forze profonde, strutture, eccetera. Però se intanto si fermassero in qualche modo i singoli individui, sarebbe un buon risultato: non sufficiente da solo, certo, ma qualcosa sì. Voglio dire che a volte, nella storiografia, bisognerebbe recuperare il naso di Cleopatra. Voi sapete che Croce aveva-e giustamente- attaccato questa forma di storiografia, che lui accusava di essere quella del "naso di Cleopatra" appunto: una storiografia secondo cui i rapporti tra Romani, Egiziani e in genere le cose che accaddero allora nel Mediterraneo avrebbero preso una certa piega perché Cleopatra aveva un nasino all'insù particolarmente affascinante, in grado di conquistare alcuni importanti leader politici romani. Croce, naturalmente, ironizzava su questo, e diceva: no, le strutture profonde, lo Spirito della Storia, l'Idea, ecc. (altri avrebbero detto i rapporti di produzione) fanno la storia. In realtà, a volte, la storia è fatta davvero anche di coincidenze, di circostanze banali, e credo che noi lo stiamo proprio riscoprendo in questo periodo: altrimenti nessuno capirebbe, per esempio, gran parte della politica italiana dell'ultimo anno, nella quale è difficile vedere strutture profonde, mentre c'è un gran fiorire di nasi di Cleopatra ... Naturalmente, si potrebbe discutere se questo sia Storia, ma tant'è ... Vengo all'ultimo punto, che vuole essere anche da parte mia un saluto e un ringraziamento a voi tutti. Io non so se gli organizzatori, ... Massimo Tesei, per esempio, avrebbe voluto n:iagari dei risultati maggi on. Io devo dire che personalmente ho trovato molto interessante questa serata, ho trovato interessante l'iniziativa in sé (mi sono anche fatto raccontare come sono andate le cose, le puntate precedenti, di stamattina e del pomeriggio). Io non credo che in una situazione del genere potessero emergere né una serie di importanti rivelazioni storiche improvvisamente fermentate ali' interno di una sala del Comune di Forlì, né una soluzione di problemi quali quello del nostro rapporto col razzismo, per dirne uno. Tuttavia, di problemi, ne abbiamo messi a fuoco tanti, che chiaramente non si potrebbero mai risolvere in una serata, in un gruppo volenteroso di persone, quando sono problemi che invece impegnano al loro massimo la nostra cultura e altre culture da alcuni decenni. Io trovo che invece sia stato molto positivo da tutti e due i punti di vista sia di aver presentato in maniera non accademica quello che avrebbe potuto essere un tipico prodotto accademico, e cioè i risultati di una ricerca. Risultati non freddi (come spesso è nelle ricerche accademiche), ma, come ho cercato di dire prima nella mia breve introduzione, palpitanti di vita e per questo commoventi, coinvolgenti, anche per persone, come molti di noi qui dentro, che non sono studiosi, ma che amano, e vogliono, ricordare. Quindi credo che questo sia stato importante, ed è un primo punto. Mentre il secondo punto importante credo sia stato semplicemente questo: che un numero elevato di persone, considerando le tre volte in cui ci si è radunati a discorrere, stamattina, questo pomeriggio e stasera, sia stato invitato a ripensare a dei problemi che forse molti di noi ritenevano, a torto, già chiari e definiti. lo sono, ovviamente, d'accordo con la Signora che prima diceva: "Noi sappiamo che i campi di concentramento, i campi di sterminio ci sono stati". Non c'è bisogno di discutere di questo. Però ci sono ancora tante cose che dobbiamo capire, e che riguardano il passato, ma che riguardano anche noi, o per lo meno i nostri figli, se noi stessi non ci sentiamo più in grado di fare progetti per il nostro futuro. Ecco, da questo punto di vista, non so voi di Forlì, che forse puntate molto in alto ... Noi che abitiamo in città lievemente più grandi siamo diventati forse più stanchi e scettici, eci contentiamo più facilmente. lo, di questa serata, sarei molto contento. B1011otecGaino 1:S1anco --------------------- a pagina dieci e undici ATTILIO I SUO FIGLIO GADDO '"Speroq11i11daincora nella bontà di Dio". Il signor Auilio non ha perso la fede, ma per la prima volta con tono sommesso alza la voce. Sembra che rivolgendosi a Dio lo avverw che la sua fiducia nella bontà dell'Altro sta passando unaprova durissima. Quelladi aversmarritounjìgliocheera "la luce dei suoi occhi" e che ha il presentimento di non rivederepiù. lmmediatame11tesopra annotava lafine de/fascismo, ma senza alcuna gioia. Per lui iniziava allora il terribile conto alla rovescia verso la certezza che suo figlio non sarebbe tornato. Efu così per tanti in Europa, alla fine della "terribile guerra di distruzione". E la loro angoscia fu come sommersa, scomparve nella gioia generale, quella gioia che loro non potevano condividere anche sepiù di rulli l'avrebbero dovuto. Siamo al 26 aprile del 45, alle ultime pagine di un diario iniziato l'8sellembredel43. E' ildiariodi un padre che, non in perfeua salwe, benestante, non esitò più di due giorni a lasciare tutroperché preoccupato per il figlio ventiquatrrenne. Non si era sbagliato il signor Auilio e non si darà pace quando in seguito moglie.figlio e governante, per una premura comprensibile nei suoi confronti, gli nascosero quello che avevano sentito annunciare alla radio: l'inasprimento delle misure antiebraiche. Lui forse avrebbe potuto prendere di nuovo la decisione giusta: far allontanare ilfiglio lettere Faccio seguito al mio versamento pro-convegno e mi scuso per il ritardo: ma sono stato degente in ospedalee, tutt'ora convalescente, non so se potrò partecipare al convegno del 13/2. Aderisco con entusiasmo alla Vs/ iniziativa di alto valore civile, come partigiano, e come reduce dellagaleranazi-fascista,inquanto ebbi a conoscere, appunto in carcere a Forlì, alcuni di quegli ebrei che poi furono fucilati sulla strada dell'aeroporto, assieme a patrioti italiani, il 5/9/44. Formulo queste righe come testimonianza vissuta. Fui arrestato il 30/7/44, nel quadro del drammatico epilogo dell'attività dell'organizzazione della radio-clandestina "Zelia", dipendente dell'Office of Secret Service. Rimasi in carcere sino all'8/8/44 allorchè, fortunatamente , mi si dischiuse il portone per essere deportato aMathausen: erano della mia stessa sorte, fra gli altri, i partigiani forlivesi Quinto Gentili e Antonio Andreoli. Durante i pochi giorni di restrizione ebbi la ventura di fare conoscenza con alcuni degli ebrei qui vi reclusi (provenivano da campi di concentramento dell'Italia meridionale che venivano smobilitati con l'avanzare delle truppe alleate) e la conoscenza fu determinata dal fatto che, durante gli allarmi aerei, le guardie carcerarieeranoautorizzatea liberare i prigionieri dalle loro celle per farli scendere al pian terreno del fabbricato (il primo, provenendo dal piazzale Ravaldino) per dar lorounpresuntosuperioremargine di incolumità nella eventualità di bombardamento.Che in veritànon vi furono, ma per i ricorrenti, numerosi allarmi, ci si trovava, a due a due, o a gruppetti, a parlare della guerra e, in parte, parzialmente, delle vicende personali. Un esame del foglio matricolare dell'epoca che credo, sia tuttora reperibile presso la Direzione del carcere, potrà dire quanti e quali erano i detenuti nel periodo a cui mi riferisco. Ricordo, fra gli altri, il caro amico Pietro Fabbri, anche luicollaboratore di radio "Zelia", che sarà poi fucilato dalle S.S., il dottor Marco Pordes, polacco, che dopo la Liberazione si stabilirà a Forlì ove impianterà uno studio dentistico, verso Firenze. E' il diario di un uomo che in quella tremenda bufera restò profondarne/I/e pio. Ridotrosi a dormire in una cantina senza.finestre e senza lenzuolo il signor Atri/io pensa solo che finalmente potrà metrersi i.filai/eri alle braccia per dire le sue preghiere. E dopo essersi lasciato esaurire per non mangiare il cibo impuro e quasi cosirei/o dal medico a cibarsi, appena inforze tornerà impaziellle a seguire la legge del suo Signore. O quando scrive che digiunerà per "implorare di poterlo rivedere in breve", il suo "benedetro" Caddo. Ma è il 7 dicembre 45 e sono esa11amente tre mesi che Caddo è stato fucilato. Ed è un diario che ci racconta di tanti italiani, non di tedeschi. Di carabinieri onnipresenti, difascisti che vanno a vedere le "bestie rare" del campo di concentramento, di suore che rifiutano una minestra. E poi di un medico provincia/e, della cui visita Caddo si dice in a/lesa in ogni lei/era, che alla fine scriverà su un foglio "abile" al concentramento, certo non immaginando neanche lontanamente di stare firmando ben altro che un semplice certificato medico. O di proprietari dell'appartamento affitrato, geme affabile all'inizio del diario, ma che allafine, per aver custodito alcuni valori, chiederanno un risca/lo di 40 gr. d'oro. Ad unpadre che ogni giorno sta perdendo di più suo figlio. O del "famigerato" che, l'avv. Razzini di Parma, Germano Spazzoli di S.Martino inStrada, il marchese Gian Raniero Paulucci e, in particolare, due ebrei che stavano sempre assieme: (non posso ricordarne i nomi, che, ovviamente, sono compresi nel cippo in via Seganti che reca nella dicitura ad arco: "Di tutte le Patrie, di tutte le fedi, caddero tutti per la libertà" e fra quei nomi è compreso Vincenzo Lega -"Cencio"- di Faenza, anche egli collaboratore di radio "Zelia") di questi, uno in particolare, si intratteneva con me. Di statura normale, abbastanza robusto, coi capelli castani, occhi celesti, sui 45/50 anni, non so se ungherese, o ceco, o apolide, che parlava molto bene l'italiano, con unaculturamedica,moltocordiale ed espansivo. Di lui ricordo questo particolare ricorrente nei nostri incontri: mi abbassava col pollice della mano destra le palpebre inferiori e mi diceva: "Tu hai gli occhi infiammati, congeniti fin da bambino: devi mangiare molte carote". Ho sempre ricordato, negli anni successivi, in famiglia e fra amici, questi incontri, quei gesti, e quelle parole e ricordo anche ora, con calore umano, quella figura di cui mi è ignoto il nome, ma che ho chiara nella mente e nel cuore. Stelio Che/li Quando ho ricevuto la vostra lettera di sottoscrizione per l'iniziativa alla memoria degli ebrei che furono fucilati a Forlì nel' 44 subito m'è venuto da chiedermi "perché m'hanno mandato questa lettera?". Forse solo perché sono nell'elenco degli abbonati. O forse come provocazione personale, per vedere come avrei reagito iodi fronte a questa iniziativa. Per completare questa premessa ci tengo a dire che sono amico sia di alcuni componenti della redazione sia di alcunimembri dell'Associazione per l'amicizia ebraico cristiana, tuttavia la vicenda non mi era chiara. Credo che in questa mia perplessità abbia avuto importanza quello che mi sembra un problema urgente: con tutto il rispetto per il giornale, che leggo sempre, si può sapere chi siete? Di che colore? Dove volete andare? Al di là di tutto questo, credo di essere fortunato per potermi esprimere su queste pagine a proposito dell'iniziativa sugli ebrei e spero di non dare fastidio a qualPubblichiamo l'elenco dei sottoscrittori a favore della giornata del ricordo, di riparazione, di riflessione, Rita Agnello, Roberto Ambrogelli, Rosanna Ambrogelli, Marina Baggioni, Farida Baldassarri, Fulvio Balestra, Fortunata Barbaro, Maria Luisa Bargossi, Milad Basir. Massimo Bertozzi, Patrizia Belli, Roberto Borroni, Giorgio Calderoni, Carla Campassi, Libero Casamurata, Flavio Caselli, Luisa Coen, Fausto Fabbri, Antonio Fantini, FlM.CISL, Antonietta Flandoli Conti, FIOM.CGfL, Rodolfo Galeotti, Silvano Galeolli, Giovanna Gardelli, Liana Gavelli, Stelio Ghelli. Amedeo Golinucci, Marzio Malpezzi, Alfonso Marra, Silvana Masselli, Franco Melandri, Rocco Messina, Lina Monti, Davide Moreno, Norma Naldoni, Benvenuto Occhialini, Giovanni Orlati, Susanna Pagano, Iole Pesci, Carlo Polelli, Trissa Pondi, Giuliano Preda, Gian Franco Sacchelli, Sergio Sala, Gianni Saporelli, Sulamit Schneider, Sonia Serri, Alberto Silvestri, Franca Silvestroni, Alberto Tanara, Massimo Tesei, Fabrizio Tesorieri, Enza Tonelli, UTLM.UIL, Marta Vallicelli, Luisa Zaban, Gabriele Zelli. Un vivo ringraziamento a Liliana Piccio110Fargion, Paola Di Cori, Paola Saiani, Enrico Deaglio, Fabio Levi, Mauro Pesce, Gregorio Caravita e al Rabbino Luciano Caro. Un ringraziamento particolare a Gianni Sofri. Ringraziamo altresì l'assessore Gabriele Zclli, Leo Melandri e Antonella Cellelli. dopo aver arrestato ilfiglio, se ne torna libero in paese sotro gli occhi del padre. Finito più tardi in carcere, per uscirne invocherà il perdono del signorA11ilio,dichiarandosene "devotissimo", non senza aver prima denunciato un Maresciallo ed essersene dichiarato "esecutore d'ordini". Dall'ultimo segretario di Fascio di paese italiano al responsabile della soluzione finale in Europa solo quelle parole: esecutore d'ordini. E' un racconto della banalità del male, di quella "normalità del male" di cui ci ha parlato Deaglio. A volte,forse, sarebbe bastata una cosa a/trellanto banale, scrivere "inabile" su un certificato, eforse oggi Caddo sarebbe un signore di 70 anni con dei.figli e un vecchio padre avrebbe.finito i suoi giorni consolato. Ma tant'è. Così andava il mondo nel 44. Continuerà a cercare, il vecchio padre. Invano. Non avrà la consolazione di sapere la verità. Nessuno lo metterà sulla traccia di quei loculi segnati dalla P e dalla X del cimitero di Forlì. Una signora amica seguirà le ultime tracce che portavano al carcere di Forlì. Da Urbino Caddo era stato trasferito a Forlì insieme agli altri ebrei stranieri, fra cui il giovane Arthur Amsterdam con cui aveva fauo amicizia, e che furono tu/li fucilati il 5 e il 17. E fa impressione la gelida prosa cuno. Innanzitutto voglio dare la mia adesione "economica", politica, etica e religiosa e consentitemi di spiegare il perché: I) Sono assolutamente convinto che le ingiustizie, le sofferenze e le persecuzioni che gli ebrei hanno subito in Europa non sono solo da condannare, ma ancheda ricordare per fare in modo che non accadano "mai più". 2) La mia adesione nasce da un senso di solidarietà sia per quelle vittime, sia per i loro famigliari, sia per la loro comunità. E da un senso morale (se lamoraleesiste ancora, soprattutto nelle azioni concrete, in questo mondo) perché è impossibile accettare moralmente quegli avvenimenticosì orrendi. 3) Né la Bibbia, né il Vangelo, né il Corano giustificano questi fatti, anzi li condannano proclamando giustizia, fratellanza e convivenza. 4) Aderisco per condannare qualsiasi forma di razzismo, di intolleranza e di antisemitismo e ne approfitto per ricordare che gli arabi non sono antisemiti. .. essendo semiti essi stessi. 5) Ritengo che quanto sta accadendo in Europa sia moltopreoccupante, che razzismo e antisemitismo siano di ritorno e che occorra vigilare perché il "mai più" sia davvero mai più. 6) Mi ritengo un cittadino di questa città e faccio del mio meglio perché ciò avvenga a tutti gli effetti e, come cittadino, credoche sia doveroso che gli ebrei fucilati qui nel '44 trovino una sistemazione dignitosa e siano ricordati i loro nomi. Vorrei concludere ricordando a tutti che l'oppresso di ieri non deve essere l'oppressore di oggi. E' moltochiarocheil miorichiamo è a quanto succede oggi in Cisgiordania e Gaza, che per me è inaccettabilee vorrei che così fosse per tutti, perché la pace é un diritto di ogni individuo al di là della sua religione, del colore della sua pelle, del suo credo politico. Tutti noi abbiamo la responsabilità, davanti alle nuove generazioni e alla storia, di dare un contributo perché la pace e la convivenza fra i popoli diventino veramente un denominatore comune per tutte le coscienze. C'è un detto ebraico che dice: il Messia verrà. Forse ritarderà, ma verrà. Vorrei che fosse così anche per la pace. Milad Basir Nel leggere gli articoli sugli Ebrei hopensato: finalmente un avvenimento sconvolgente della storia mondiale trova così ampio spazio di approfondimento e di memoria su ungiornale di Forlì. Finalmente anche nella ns. città uno sforzo per rompere il silenzio calato sinistramente sulla Shoà: tragedia immane e unica della storia dell'uomo. Nel 1988,in un convegno per il 50° della promulgazione delle leggi razziali, la dott.ssa Saiani relazionò su quanto accaduto a Forll durante la guerra. Chi non sapeva nulla di quei fatti rimase annichilito e tutto finl. Nessuna eco nella città, nessun gesto di riparazione, seppur tardivo. Natalia Ginsburg scrive, a proposito del dopo-Auschwitz: "dopo di allora ilmondoè sembrato(loro) diverso. Impossibileguardarlocon UNA CITTA' con cui il questore di Forlì, pochi mesi dopo la liberazione, risponde a un padre ebreo disperato che suofiglio fu prelevato da SS tedesche il 7 sel/embre per destinazione sconosciuta. Ma è impossibile che almeno non la sospetlasse, la destinazione, perché varie testimonianze avevano riportato che lefucilazioni, in quei dieci giorni, erano state più di due e perché la questura non poteva non sapere che a/l'esumazione dalla fossa comune i corpi erano risultati di più dei 37 nomi dell'elenco dei fucilati. E quel questore è l'unico che a Forlì in 45 anni pronuncerà il nome di Caddo Morpurgo. Cosìalla.fine,a differenza di Giobbe, il signorAtritionon avrà alcuna "restituzione" finale. Neanche quella del corpo del suo sventurato figlio. E al ritorno nella sua ciuà saprà che due sorelle, fra cui l' "adorata" Elda del diario, non ci sono più. E che anche la comunità da cui tallle volte si era lamentato di essere lontano non esisteva più. Speriamo con tulio il cuore che abbia potuto finire i suoi anni in pace almeno con il suo Dio e nella certezza che tutto, prima o poi, possa ritornare. Noi ringraziamo vivamente Franco e Andrea Morpurgo, nipote e pronipote del Signor Allilio, per averci permesso, nel nostro piccolissimo, di onorare la memoria del vecchio padre e di suo figlio Caddo. c.s. gli occhi di prima. Non che lo trovassero prima felice o amabile: lo trovavano sempre inamabile, infelice, ingiusto e sanguinario. Speravanosolodi renderlounpoco migliore.Maquandohannosaputo di Auschwitz edelle camere a gas, di colpo gli è sembrato che la vita e lamorte non avesseropiù nessun senso. Non c'era spazio per disegni e speranze". * Oggi, anche per noi qui a Forll, è impossibile guardare con gli occhi di prima. Un saluto Maria Rita Agnello * da un articolo dell'Unità (1985) La giornata sull'antisemitismo è andata bene. Siamo contenti. Sul numero scorso ci chiedevamo se per giustificare un imeresse, una ricerca, una riflessione sull'antisemitismo non bastasse aprire i giornali. Eppure l'altro giorno non eravamo ugualmente preparati a leggere che a Roma un corteo di 600 giovani ha sfilato dietro unostriscione con su scritro "no alla società inulti razziale" e che sfiorando il gheuo di Roma ha imonato "Juden raus". E tutro sotro gli occhi dei carabinieri che L'hannoaccompagnato. Cosa sta succedendo? Crediamo che chiederselo, che cercare di capire sia una cosa importante. E che ricordare serva anche a questo. Ed è così strano essere convinti che allafine si stia parlando di noi? Che L'antisemitismo sia in Europa il "pennino" più sensibile del nostro malessere? Comunque, altri avran certo cose più importanti dafare. Per esempio, e solo per restare nella sellimana in questione, piccole, molto piccole kermesse provinciali, ma con un titolo, "Europa", talmente altisonante da costare, in amplificazione, /60 milioni, quanti dei quali delle nostre tasche non sappiamo. Ma queste sì che sono cose che non riescono più a stupirci. Neanche se, e mettiamo pure il colmo della viltà, un politico che prendesse soldi per esonerare dal servizio militare organizzasse un dibattito cittadino per scagliarsi contro l'obiezione di coscienza. No, neanche in quella occasione ci stupiremmo. E non lo consideriamopositivo, per niente. Ma quel corteo di Roma ci ha fatto ancora impressione. Così come che Forlì avesse dimenticato i suoi martiri ebrei. E per fare qualcosa abbiamo messo a repentaglio il nostro piccolo giornale. Noi dal comune abbiamo avuto 60000 lire, il costo abbuonato della sala. Ed è una cifra, per un convegno che ha avuto anche una piccola risonanza nazionale, di cui non ci lamentiamo affatto, anzi. Poi ci hanno aiutato i convegnisti, venuti gratuitamente, la Provincia, e soprattut/o amici, conoscenti, e cittadini che avevano saputo della nostra piccola sol/oscrizione. Su circa 200 avvisi abbiamo raccolto quasi 60 adesioni. Lo consideriamo un buon segno e un incoraggiamento. Ed è grazie a loro, non già se la giornata sull'antisemitismo s'è falla, che omwi era deciso, ma se questo giornale può continuare a uscire, perora, con un certa tranquillità.

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