Una città - anno II - n. 11 - marzo 1992

FEBBRAIO di Andrea Brigliadori Raccolgo da terra un volantino abbandonato o buttato sul marciapiede davanti al cancello del liceo scientifico. E' vecchio di qualche giorno, un po' pesto di umidità, macchiato dal calpestio gommato degli studenti. E' a loro che avrà o avrebbe voluto parlare quella muta carta. Tra la quarta e la quinta classe, diciotto-diciannove anni, i miei studenti maschi spariscono a turno qualche giorno, chiamati alla visita di leva. Per andare poi, come si diceva una volta, a fare il soldato. Non so quanto ci tengano ad essere fatti abili, nessuno ha mai fatto commenti. Ci vanno e basta. La muta carta parlante invita a un dibattito nella sala Zambelli per mercoledì 19 febbraio alle 21. Presenti un onorevole local-nazionale e addirittura un generale. In fondo al volantino, in corpo maiuscolo piccolissimo, ben quattro punti esclamativi (un monstrum ortografico che nessuna grammatica italiana legittimerà mai) non riescono a dare convincente sostegno all'invito che vorrebbe essere liberale e perentorio nello stesso tempo: "Partecipa anche tu per esprimere la tua opinione!!!!". Il "tu" è, per fortuna, quello stesso studente anonimo che sul volantino ci ha camminato sopra con le scarpe bagnate. Il "tu" sono anche, penso, i due figurini di giovani, tratteggiati con tecnica da "mani di fata", che occupano la parte destra in basso del foglio. Stanno con le spalle l'uno voltate a quelle dell'altro, una miniatura del bifrontismo di Giano, quasi a rappresentare in simbolo due vite divergenti, due contrapposte scelte di direzione. O forse solo due tempi diversi della vita. Il primo, a sinistra, saluta allegro in partenza per un campeggio o un trekking: zaino sportivo, jeans, scarpe da ginnastica. Il secondo se ne va verso destra, elmetto militare sopra il volto assorto, zaino da guerra, fucile stancamente in mano, pistola alla cintura, divisa e scarponi da soldato. Sono la stessa persona, o due distinte? Significano nel primo caso due tempi diversi della vita, o nel secondo due diverse "concezioni" della vita? L'ambiguità resta. Ed è proprio nella evidenun mese una ciffà te contrapposizione delle due figure, la prima delle quali, quella gioviale e sportiva, sembra perderci accanto alla pensosa serietà dell'altra. Ma il titolo del diballito, stampato in grande su tutta la metà alta del volantino, mi sgomenta un poco. Anzi, tanto che non faccio subito caso a quell'altro monstrum ortografico che sono i ben cinque punti di sospensione all'interno del titolo (le grammatiche ne legiltimano tre). Dice il titolo: "Dalla Guerra del Golfo al la ..... Riforma della Leva". Ignoro cosa sarà stato il dibattito e non mi tocca la riforma della leva. Ma rileggere il nome di quella guerra, quel "terminus post quem" che essa sembra significare nel titolo, questo sì mi dà i brividi. Quella guerra di cui seguimmo con angoscia l'inesorabile avvicinamento, voluta indistintamente da tulti i potenti in una folle corsa al peggio, quella guerra contro la quale leggemmo pateticamente poesie in classe, quella guerra orribile e truccata, è riproposta tra noi, parametro di non so quali mutamenti di leva militare. Dunque anche l'orrore ha i suoi necrofili? Chi evoca, e perché, i fantasmi di una guerra di cui vedemmo tulio senza sapere nulla, e di cui ora sappiamo tutto senza aver visto nulla? . Ci sono due modi per ricordarla. Il primo è quella di una· insegnante mia collega che qualche giorno fa diceva di non essersi sentita più la stessa dopo quella guerra, e che da allora legge insistentemente ai suoi studenti tutto quanto possa significare un universale "no" alla guerra. Il secondo modo è quello di un giornalista televisivo che in un telegiornale del 27 febbraio evocò l'anniversario della fine della guerra con la resa di Saddam Hussein, quasi testualmente così: "Il Ko venne dalla resa delle truppe di terra irakene in ritirata nel deserto, incalzate dai carri degli alleati". Disse proprio "Ko", come per una partita di boxe finita prima del limite. E non disse che diecimila di quei soldati in fuga furono sepolti vivi nella sabbia del deserto dai bulldozer americani che correvano al seguito dei carri armati. In che modo vogliamo ricordarla noi, quella guerra? In che modo ha inteso ricordarla il volantino distribuito al liceo? E il silenzio che spetta a pietà di poveri morti inutili: non è un terzo modo di ricordare? DIBAfflTI, CONVEGNI, ASSIMBLII UN DIBATTITO SULBENECOMUNE di Giorgio Calderoni Giovedì 13 febbraio, ore 20,30: come spesso accade a Forlì, anche questa sera due belle iniziative si fanno purtroppo concorrenza. Tra la conclusione della giornata di riparazione, ricordo e riflessione promossa da "Una Città" al salone comunale e l'appuntamento su "Educare alla legalità" organizzato alla sala Albertini dalla Scuola di formazione all'impegno sociale e politico della Diocesi di Forlì-Bertinoro, scelgo quest'ultimo. Come me molti altri, tra cui diversi giovani, presumibilmente l'anima pulsante di quel volontariato cauolico attivo in cillà, a partire dalle parrocchie, anche quelle più periferiche; e poi le loro guide spirituali, i sacerdoti di quelle stesse parrocchie; alcuni consiglieri comunali democristiani; qualche aclista; uomini e donne di fede in genere: il risultato è una sala pressoché piena, dove forse Angelo ed io costituiamo motivo di sorpresa. Tutti variamente attraiti da un tema quantomai all'ordine del giorno e purtuttavia non ancora entrato -superficialità, colpevole disattenzione di tutti, ed in primis delle istituzioni locali- nel vivo del dibattito cittadino. L'introduzione è affidata a Mons. Cecchini, vescovo di Fano e Vice Presidente della Commissione ecclesiale "Giustizia e Pace" della CEI che il 4 01tobre 1991 (festa di S. Francesco) ha elaborato la nota pastorale da cui la serata prende il titolo. Il prelato delude un po' le attese e non va oltre la parafrasi e la diretta citazione del testo: il quale è però per suo conto ricco di spunti, tra cui in particolare qualcuno merita di essere, pur rapidamente, segnalato. Si parte dalla "viva preoccupazione dei vescovi per una situazione che rischia di inquinare profondamente il nostro tessuto sociale se non viene affrontata con tempestività, energia e grande passione civile" e si arriva ad una definizione ampia di legalità, come di un problema in cui "sono in gioco non solo la vita delle persone e la loro pacifica convivenza, ma la stessa concezione dell'uomo". E in questa prospeltiva non contingente è la categoria del "bene comune" a guidare l'analisi dei vescovi: così dal1'oblio del bene come ha origine l'eclissi della legalità; ed al contrario la ricerca del bene comune aiuta la crescita della legalità. Attorno a questo spartiacque si dipana sia il discorso più propriamente religioso (che denuncia le "cosiddelte strulture di peccato" fonti di ingiustizia sociale ma anche la trasgressione morale indoltadal divorzio e dall'aborto) sia quello latamente politico, che prende allo con rammarico della "sempre maggiore marginalizzazione di un'autentica azione politica", intesa come giusto mix tra spirito di servizio, competenza ed efficienza. Si traila di due piani dell'argomentare ovviamente distinti che pure verso la conclusione si intersecano, incrociandosi attorno alla soltolineatura dell'esigenza di una moralità civica, fondata su di un autentico senso dello stato, e della funzione politica della società civile, falla di controllo, denuncia, elaborazione progettuale. Chiude l'appello finale ai credenti perché si facciano coscienza critica e testimonianza concreta del vero senso della legalità, sebbene non in fiera solitudine, ma, anzi, divenendo "compagni di strada" di quanti cercano di realizzare il bene possibile. gresso del Partito popolare nel I 9 I9, quando Don Sturzo spiegò perché non si era neppure pensato al nome "partito cauolico"; penso a padre David Maria Turoldo, morto da pochi giorni, che proprio a Forlì nel 1975 aveva ricordato di aver risposto ad un vescovo: "Non voglio un partito che coinvolge la Chiesa, perché la Chiesa deve essere sempre più grande di un partito". Ed ora che scrivo non posso non pensare ali' appello del Presidente della CEI, card. Camillo Ruini e alla "nota dell'episcopato emiliano-romagnolo a tutte le parrocchie della regione in vista della prossima scadenza elettorale", che nel frattempo sono seguiti all'intervento, per così dire, anticipatorio di mons. Cecchini. Se poi riguardo i giornali di ieri 23 febbraio l'amarezza cresce: da Roma il Censis stima in 40-60 mila le leve minorenni arruolate nell'esercito "regolare" della criminalità e in 700 mila i giovani a rischio, pronti a scivolare nell'illegalità; e da Mondragone (prov. di Caserta)-dove tanto per gradire il Consiglio Comunale è stato sciolto per sospetta "mafiosità"- si apprende che altri giovani (studenti) sono costretti a pagare il "pizzo" a loro coetanei (non studenti) per le feste liceali da ballo, sotto forma di biglietti omaggio o percentuali sugli incassi. L'ESPERIENZA DI DEMOCRAZIA 90 Anche il vescovo chiude l'intervento e si apre il dibattito: come possibile compagno di strada, avrei qualcosa da dire proprio sul bene comune, se non altro per far presente che, guarda caso, a questo tema è dedicato pure l'ultimo fascicolo monografico della rivista "Democrazia e Diritto", pubblicata dal Centro per la Riforma dello Stato presieduto da Pietro Ingrao; e che vi si pone -con consonanza di accenti- il problema della "costruzione di relazioni sociali che trascendono l'etica dello scambio", prendendo in considerazione il multiforme approccio di Leopardi, Hanna Arendt, Elie Wiesel e, per finire, Giobbe. Mi confortano però le parole di un altro giovane, che ho colto casualmente quella sera nella ressa dell'uscita: rivolgendosi a quello che probabilmente era il suo (giovane) parroco, quasi incredulo gli ha chiesto: "ma come, con un tema come questo, abbiamo dovuto ascoltare queste ... insulsaggini" (e sono io ad usare volutamente un termine arcaico). APPENDICE (non polemica e puramente casuale) sufi' autoscioglimento del "clul," di Forlì alJIJiamochiesto un intervento a Giancarlo Cerini, militante del gruppo. Lavicendadi I?e':1ocrazi~'90 può nuovo soggetto politico a sinistra certi. La diversità è comunque as- inizio, di costruzione di una forsembr,are 0;g~r~cola,_ mgenua, (e _nonsolo): _-chidentro al vec- sicurata: l'incontroèresopossibi- ma-partito diversa dall'apparato un po sno a mtt~ra, ~a essa ch10PCic'èg1àstato,conqualche le perché il clima che si respira è che, partendo alla ricerca di consta dentro al _croceviadt q~e st0 disagio, con successive uscite ed quello di indebolire le ideologie sensi nella società, finisce per nostr ot~~P?,m~ezz?alle~ice?- entrate, ma sempre con problemi "dure", di andare al di là delle "occupare" pezzi dello Stato na- ?e ~ell mdimenl!cabile_btenm~ con l'apparato; -altri invece lon- appartenenze totali, di rifiutare le zionale e locale. /9- 9/, sul~o sfondo dt _scen~ tani dai ~a~_it_pi,er~ i~clini aHa forme classiche ma stagnanti del~ C'erano allora molte sintonie: or~~ o~ta~t e che perfiò I mass democraz1~ !~berai',_dialternat_1- la rappresentanz~, que_ll_eh~. s~ - la riscoperta della democrazia, me 1~ et nmbalz 1 ano ~n dentro va, magan già spenmentata m sono espresse nei partili poh11c1 non solo strumento, ma valore in casa 1~ temPo rea e,_con,o~d~ndo qualche concreta esperienza asso- dal 1945ad oggi. sé; grandi_st on~ e s~one_quo~diane, ciativa di base; -un'ala libertaria, Il gruppo però non è solo il conte- - il bisogno di far entrare aria freavv1_enDimerenauh e viss~tl ~erso- a radicale distanza dall'establis- nitore di insoddisfazioni intellet- sca nelle fumose stanze della parna 1. unque, sulle ~oghe_diqu~- mente la cui storia viene dai mo- tuali: c'è una piattaforma di valo- titocrazia; sto nostro (telemati~o) villaggi~ vimenti del '68 e '77 (più il primo ri. La politica non è un mestiere, - la richiesta di ritiro dei partiti g)obda~eu,~_ gruppo di perso?e <? 1 che il_s~condo)_-e;d infi~e ~lcuni ma una_respons_abilitvàerso la cit- dalle occupazioni abusive di bene citta mi, diremo col ~ennodi ~oi), cattohct attenti alle rag1001del- tà (pohs), da interpretare senza pubblico; ~?n alledsp~~e;.t?ne pubbhche l'impegno sociale e politico, ma interessi parriculari. Servono -l'elogiodellasocietàcivile,della iverse_, ~ct"e I m,~on~arst per non troppo impressionati dai ri- nuove regole, un'etica della poli- competenza V/s appartenenza; la vogha (ti pat~os ) di pens~e chiami all'unità politica (sotto le tica,uncodicedidirittiedidoveri. - la richiesta di nuove regole del a~ un m~do dtve~~o e pulito solite bandiere) provenienti dalle Le regole, i metodi, qualificano gioco politico, a partire dalla pri- (1ethos) dt far~ poh!tca. Ct sono gerarchie. gliobiettivi:glistrumentinonsono ma regola, quella elettorale (...real~e~o q~att~otdenut~che_corro- Le storie ovviamente sono più tatticismo in vista di un fine supe- ferendum & dintorni). no ti nsc_h 10 di conta~mar s1, n~lla complicate, iquattropercorsi sono riore, ma costituiscono le parti Insomma una politica più laica. prospettiva della COSlltuentedi un intrecciati, meno lineari, più in- frazionarie del fine (èd'obbligo la meno spartitoria. una casa comuVia M. FerrBaraindBinui1ti,5 Te(/0. 54730)0767 • FAX 780065 47100 FORLI' Il validosupportaolla , promozio edellaVs.attività Produzione Vendita Idealizzazione Orologi da parete e da tavolo, oggettistica da scrivania, articoli promozionali "ad hoc". Oggettisticapromozionale:penne, agende, articolida ufficio,calendari, portachiavi,pelletteriavaria,magliette, camicie tute da lavoro,valigette,ecc. Campagne pubblicitarie, oggettistica promozionalepersonalizzata, sponsorizzazionimanifestazioni sportive,realizzazionigrafichedi marchie stampati pubblicitarvi ari,ecc. Il m_ezzo più sempliceperesserericordati? ...taci~ il nostronumerotelefonico! citazione del buon vecchio John ne dove discutere il futuro, senza Dewey di "Democrazia ed educa- per forza dover difendere un intezione"). I piccoli passi, il qui ed resse di ceto, di lobby, di gruppo ora, testimoniano della bontà del personale. E' facileaquestopunto progetto, la sua coerenza interna, sorridere e ironizzare: esiste forse la qualità di un obiettivo pur pie- una cittadinanza allo stato puro? colo, ma ben fatto. Tutto ciò ha a gli interessi(corposi,materiali,ma che fare, credo, con l'idea di rifor- anche simbolici) non sono forse mismo. con una politica che si ciò che famuovere le persone? E' misura con i bisogni quotidiani di una riflessione che spesso ci siadonne, uomini, ragazzi, bambini: mo fatti nel gruppo, di fronte ai si torna ad incrociare un luogo successi differenziati delle divercaro alla cultura politica delle se iniziative: consistenti sul vernostre terre padane ed emiliane. santedell'indignazione, megliose che forse spiega perché qui da noi sintonizzata sulle onde lunghedei non è del tutto sopito, nelle pub- mass-media (mafia, Ustica. ecc.); blicheamministrazioni,l'impegno più limitatiquando l'agirericalcaper la qualità della vita. I discorsi va vecchi e nuovi schemi della di principio si misurano nella cit- politica (i dibattiti. i documenti. le tà, nel buon governo, nell'idea di campagne di stampa. ecc.). Ci siaun palazzo meno palazzo (la mo interrogati: è difficile far poli- "trasparenza"). che sa ascoltare la tica, è faticoso. è noioso a volte. gente (o meglio, i cittadini), che spesso pocogratificante e poi forvuole confrontarsi sulle scelte co- se bisogna mettere le mani in pamuni con loro, magari in forme sta. dirimere interessi, scegliere. nuove (la comunicazione circola- preferire, dire dei sì e dei no; ed re tra eletti ed elettori. 1·istruttoria ancor piùdifficile è fare tutto quepubblica, i referendum). Per que- sto in base e regole etiche, quando sto Democrazia ·90 ritenne non tutto intorno la politica è scambio solo un incidente di percorso le di favori (anche se oggi si dice -in elezioni amministrative della pri- bella coppia- che è conflitto e nemavera 1990, ma piuttosto un goziazionc). La parabola di Depossibile bancodi provaperparte- mocrazia '90 forse è tutta qui. in cipare inmodi innovativi alla vita questo sogno di rinnovamento politica. Ci fu la scelta di entrare annunciato, ma poco realizzato. con alcuni candidati di gruppo Innanzi tutto dal nuovo PDS. tutto nella lista dell'allora PCI, senza intento a far transitare il massimo peraltro la garanzia di essere eletti del popolo comunista al di là del (come era sempre capitato agli guado e quindi bisognoso di conindipendenti "di lusso"). Già, il dottieri dal volto sconosciuto. PCI: in quei mesi del '90 c'era piuttosto che di incertiesploratori molto movimento dentroe fuori il di nuove frontiere. Ma anche da PCI. Si "vedevano" e si "sentiva- una società civile che si indigna no'' forti aspettative di un nuovo facilmente contro le illegalità del CO palazzo, ma che poi vice con comodonellemille piccole illegalità del grasso welfare. Democrazia '90, il suo consigliere Calderoni (anche se non ha fatto gruppo autonomo, forse sbagliando, perché c'erano ragioni in abbondanza ed unconsenso diffuso in città) ha fatto battaglie importanti in consiglio comunale (statuto, bilancio, urbanistica, tariffe, servizi, ecc.) forse non capite, magari sottovalutate, comunquechiusedentro il teatrino municipale. Credo che si sia dimesso per questo. Perché un'ipotesi si era esaurita. Le istituzioni hanno le loro regole, la politica anche. Forse non piacciono più. Urge la riforma politica (facili gli slogan!?). Ma il nuovo fatica ad emergere: il "partito che non c'è'' non è dietro l'angolo. L'autoscioglimento di Democrazia '90 chiude una piccola pagina in una pigra città dove tutto sommato si continua a vivere bene e dove giungono da lontano e assai attutiti i drammi e i conflitti della nostra epoca. Restano però le ragioni. resta la ricerca di una qualità diversa della politica, resta il problema di una democrazia diffusa: dove tutti possono sedersi, almeno per un istante, al tavolo della politica. crescere ed esercitarsi nelle "virtù pubbliche". Potrebbe anche essere un·altra politica, forseunapre-politica, magari distribuita in una rete ricca di associazioni, di gruppi, di convivialità, dove sia bello confrontarsi, discutere, costruire progetti, muovere idee. Ma poi, alla fine. si deve decidere (nella città, nella nazione) e si decide contandosi in alcuni momenti istituzionali, quando (con le elezioni) scegliamo i nostri rappresentanti: ma in che modo si rendono visibili i nostri campioni? Sotto quali bandiere? Agitando quali valori/interessi? La ricerca continua... Giancarlo Cerini Mi verrebbe anche da esemplificare intorno a quella piccola "eclissi di legalità" che rischia di colpire lo Statuto del Comune di Forlì e alla conseguente necessità che la società civ ile fori ivese non lasci cadere anzitempo le opportunità che pure questo strumento offre. Ma poi mi frenano lo scrupolo del protagonismo e la relativa novità della platea, cosicché quando mi decido a chiedere la parola a Don Appi, le iscrizioni sono già chiuse e sta per iniziare la replica di Mons. Cecchini. Il quale, trovandosi evidentemente più a suo agio, trova anche il modo di sciorinare un esplicito appello al voto, anticipando ed esaurendo il tema di un altro dibattito -sull'unità politica dei caltolici- organizzato per il giorno successivo sempre a Forlì dalla Democrazia Cristiana. Non mi era mai successo di udire un sacerdote pronunciare parole simili, e francamente ci rimango male: penso alla "legi11ima molteplicità e diversità delle opzioni temporali" proclamata dal Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes, più volte citata proprio dalla pastorale "Educare alla legalità"; penso al primo conVenerdì 14 febbraio, ore 18,50: mi reco alla libreria delle Paoline per acquistare l'opuscolo contenente la pastorale "Educare alla legalità". La suora è molto gentile, mi chiede se sono stato ali' iniziativa della sera precedente e le rispondo ovviamente di sì. Quindi mi porge l'opuscolo, che si trova esposto proprio appena sotto il registratore di cassa e costa appena mille lire: a mia volta le porgo una banconota da mille che non esige resto ma esigerebbe lo scontrino fiscale. Tuttavia la madre mi accomiata con un gentile sorriso che contraccambio, senza osare però fare il benché minimo cenno alla mancanza di quel pezzello di carta obbligatorio. Fuori dalla porta guardo l'orologio: ora sono le 18 e 55 e forse -ma onestamente non mi pare- i conti della giornata erano già stati chiusi; e poi si traila solo di mille lire (ma di lì a qualche giorno scoprirò che per un sacchetto di pop-com un ragazzino di sette anni è stato severamente multato). Tra il dubbio, la ricerca dell'assoluzione per la madre e dell'autoassoluzione per me, mi resta in mano l'opuscolo, il cui sottotitolo recita "Per una cultura della legalità nel nostro paese". E mi rendo conto che il vero nodo è quello che ci riguarda tutti e che non si può fare a meno di imboccare la strada (o la cruna dell'ago) della lunga marcia attraverso i propri mille piccoli comportamenti quotidiani. nel prossimo numero: BIOEFICA. Intervista a Giannozzo Pucci, ''fondamentalista verde''

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==