Una città - anno I - n. 3 - maggio 1991

intervista a Piero Casavecchia e a Fabio Vallicelli, redattori di "Tendenze" OLTRE DEST E SINIST dall'incontro fra giovani di destra e di sinistra di Ravenna una strana esperienza politica e culturale "Tendenze" èunarivistabimestralep, ubblicatgaiàdapiùdidueanni,che si occupadi svariatiargomenti,soprattuttodi carattereculturalee politicoH. aaderenti,simpatiuantiediffusorinvariepartid'Italiam, aad animarelarivista,nonchèadaverledatovita,è soprattuttoungruppodi giovaniravennatdi aipercorsipoliticei culturalaissaivariegatei ,avolte, fralorodecisamentecontrastanti.Ciòchelitieneuniti,echerappresenta unindubbiomotivodiinteresse,è iltentativodisuperare,culturalmente e politicamentel,etradizionalciategoriedi "destra"e "sinistra"l;aqual cosa ha attiratosu di loro,da molteparti,piùdi un sospettoe di un anatema. Cosa è e che cosa vuole essere ''Tendenze"? Piero. "Tendenze" è una rivista che nasce da esperienzediverse. Iniziahnente si proponevadi essere un laboratori o per far esprimere persone che avevano fatto determinati percorsi e ne cercavano altri. una strada comune. Adessoci siamo resi conto che era impossibiledare la parolaa tutti,che il giornalerischiavadi essere una palestra in cui tutti . tuucf ilmioCJ nonlam ANIM se Fabio viene dalla sini tra e io dal Fronte della Gioventù abbiamoun modo di intendere le cose che è lo stesso: una voltapensavamoche se la gente non faceva politica non era neanchedegna di essere considerata cd è anche per superare questo tipo di visioneche cerchiamo un linguaggio più attuale. Di grandi scopi però non ce ne sono. La nostra é una iniziativa "minimale''; ormai le FJR.ITS Oli dal MSLgià nel 1977con i primi "Campi Hobbit". Poi c'è stata la scissione della uova Destra. quella di "Diorama Lcucrario". "La Voce Della Fogna". la tendenzadel fiorentino Marco Tarchi insomma. Questotentativoè stato raccolto da pochi intellettuali.come Massimo Cacciari o Giovanni Tassani. Secondo mc era una scommessaabbastanza importante. però non è stata recepita perchè ci sono state. sia a destra che a sinistra.delle mentalitàche non hannopermessodi approfondire questa cosa. Noi siamo nati da questo disagio. Un disagio che sentivamo già all'interno del M.S.I., da cui siamo stati cacciati con l'accusa di essere comunisti per via delle posizioni che avevamo sulla Palestina. l'antiamcricanismo. le contestazioni che facevamo ai deputati massoni.Inoltreabbiamo sempre cercato di aprirci,pensandoche gli schemi ideologici servonosoltantoa dividere. Il nostro obbiettivo era quello di combattere iI potere. di combattere il sistema e quindi non aveva più senso che ci si dividesse e ci si scannasse fra la destra e la sinistra. Però ricadevamo sempre in uno schematismo: non più destra contro sinistra, ma "aggregazionecontro il potere", per cui c'era sempreunamentalitàdi scontro frontale, una mentalità da "estremisti", che col tempo abbiamo cercato di smussare. Inizialmentela intendavarnocosì,e da un puntodi vista culturale la vediamoancoracosì. Ci sono ancorauna cultura di destra e una di sinistra. ma c·è anche una culturache è valida perchè ha una dimensione "umana•·. non perchè abbia una dimensione ideologica. Ci sono autori validi indipendentemente dal fattodi essere schierati: come Cclincche è stato un collaborazionistadei disegnidelle maglie11e distribuiteda 'Tendenze". naziSt i, oppure certi autori della Scuola di potevano esprimersi senza che il giornale stesso si schierasse, senza che fosse incisivo. Le idee iniziali partivano dal tentativodi infrangerelecategorie del politico,destrae sinistrainsomma. Per questo si sono trovate persone come me, provenienteda esperienzedi destra,e persone come Fabio che viene dalla sinistra. Gente ex FGCI. ex Lista Verde, gente con percorsi "strani" e cani sciolti; persone che non si riconoscevano più nelle ideologie che avevano seguito e cercavano un nuovo percorso,qualcosadi nuovo. [I giornale ci è servito ad aggregare queste persone. Però mancando punti di riferimento -perchè destra e sinistra sono finiteanche se lamentalità resiste,magari solo per quelle che sono le cose da combattere- ci interessastimolare delle aperturementali, delle visioni critiche delle cose. Vogliamo parlare anche attraverso i fumetti, i viaggi, la musica. Cerchiamo di fare un giornale per creare una mentalitàpolitica, ma che possa anche parlare alla gente di oggi che della politica ne sa ben poco e che quando sente un "linguaggio politico" cerca di sottrarsi. Noi abbiamo ancora un "vizio di forma", nel senso che veniamo da esperienze precise e questo si ravvisa nel modo con cui affrontiamo le cose. Di comune fra noi c'è il linguaggioe anche illusioni rivoluzionarie (cambiare il mondo, incideresul sociale) non le abbiamo più. Quello che vorremmo riuscire a fare dal punto di vista culturale é l'essere consideraticome puntodi riferimentodifferente, senza però la visioneschematica di prima. C'è tuttavia una cosa che rende tutto più difficile: o ci caganoquelli che fanno politicada sempre. un po' i residui della politica degli anni settantae ottanta, oppure i giovani che ci scrivono lo fanno perchèmagaric'era un articolo sui Disciplinatha(che sono un gruppo punk) o sul rock demenziale. via gli steccati, davanti il • • maggior spazio possibile Ma il dire "al di là della destra e della sinistra" può essere visto da due punti di vista: come necessità derivante dalla attuale crisi delle ideologie o come retaggio culturale della destra, che ha sempre usato questo slogan. Piero. E' stato uno slogan di destraperchè la destraè partitada una condizioneminoritaria;noi abbiamo sempre avuto il "complesso della sinistra", un complesso di inferiorità. E' stato un ponte che la destra ha cercato di gettare, inizialmente r' Francoforte,che hanno molti spunti interessantianche per una azioneculturalee politica. Non ci interessapiù rimanere nel ghetto, ognuno dentro i suoi steccati,ma avere davanti il maggiorspaziopossibile. andare oltre senza perdere la memoria storica Ma come è successo che vi siete trovati, proveniendo da ambiti così diversi? Fabio. La mia militanza è stata soprattuttoin un gruppo antimilitarista.Poi il gruppoè finitoe a tirare le somme dell'ultimo pacifismo è stata soprattutto la FGCI. lo sono stato un anno nella FGCI. ma il fenomeno pacifistaera finitoanche all'interno della FGCI cd io. dopo appunto un anno. sono uscito. Poi sono stato molto vicino a Democrazia Proletaria e più o meno in quel periodo ho incontrato Pieroe gli altri. Un incontro casualissimo. ad un banchc110 di solidarietà col Salvador. In quel periodo loro pubblicavano"Ideogramma"e Piero mi chiese un articolo sul PCI e sulla sua crisi. Lo feci e loro lo pubblicarono:si creò un buon rapporto e qualche altra volta diedi degli articoli. In seguilo cominciammo ad incontrarci con una certa frequenza. Comunque il discorso che faCO ccva prima Piero sul superamento della destra e della sinistra secondo mc nasconde un pericolo molto grosso: la cancellazionedella memoriastorica. Questoperché la destrae la sini tra non solo ci sono state, ma hanno avuto un peso differente: non si può cancellare la storia. Questo però non deve significare.almenoper mc,che devi chiuderti rispc110ad una personao ad un gruppodi persone che tu hai etichettatopoliticamente.magari in senso opposto al tuo. Per mc superamento vuol dire sopra11u110 aprirsi al dialogo. Questo però non può volerdirecancellarele differenze che ci sono state. Comunque oggi le categorie politiche sono molto confuse. Prendiamo l'esempio dei "Campi Hobbit". li riferimento allo Hobbit è stato presoda "Il signore degli anelli'' di Tolkicn,molto le110 cd apprezzato sia a destra che a sinistra. Secondomc questo è significativodella confusioneche c'è: è significativo il fatto che sia la destra che la sinistraconsiderino Tolkien "loro". Certe ballaglie non si sa più se siano di destra o di sinistra: se un figicio110dice "viva i palestinesi''è chiaro che è di sinistra. se uno che proviene da destra dice la stessa cosa lo si accusadi strumcntalismo dicendogli "voi siete sempre stati contro gli ebrei". Ma, al di là del discorso culturale, qual'è stato il percorso "umano'' che vi ha fatti lavorare in uno stesso gruppo? Fabio. Io sono di famiglia di sinistra e fondamentalmenteho un rifiutoper l'autorità. Già questo implica una certa difficoltà a stare dentro gruppi istituzionalizzati,come possonoessere i partitie le loro federazionigiovanilicome implica anche un rifiuto della chiesa istituzionalizzatae della strutturamilitare.Per me la politica è fa11ada personefra loro affini che si ritrovano e decidono fra loro le cose da fare. Trovarsi fra persone affini su un problema, al di là delle differenzeche possonoesserci fra loro su altre cose. diventa una specie di trans-politica. una trasversalità che permelle di agire sulle questioni concrete. Piero. La mia famiglia è borghese. politicamentedi centro, e non mi ha mai molto influenzato. Forse mi ha un po' influenzato mio fratello che, negli anni sessanta, ha avuto qualcheesperienzacon la Giovane Italia. A quindici anni sono andato al Liceo Classico, dove c'erano i figli della borghesia ravennate, fra cui la figlia di Gardini che era della FGCI. lo sono entrato nel Fronte della Gioventù: questa era una scelta '·an1i1u110c''o: n i professori che mi tiravano in faccia i volantini. la gente che gli dava fuocoe me li tirava sui piedi. Però ti sentivi "contro''; penso che la mia adesione al Fronte sia stata motivata da questo. Ma dentro al Fronte ci siamo scontraticon una mentalità 011usa.Nella scuola abbiamo conosciuto l'antifascismo viscerale, poi andavamo in sede e conoscevamo ranticomunismo viscerale. ma non ci stava bene nessuna delle due cose. Quindi, per i cazzi nostri. abbiamo cominciato a ricercare. Ragazzi di sedici. diciassette anni. senza nessuno che ci insegnasseche cosacercare. Di questo gruppo una metà è stata cacciatadal Fronte. l'altra metà è rimasta.ma poi si è persa. La parteche è statacacciataha poi fallo l'c. pcricnza di "Ideogramma.,, formato da gente con esperienze simili alla nostra. Anche gente più vecchia di noi. che magari aveva militato in Terza Po. izioneo gruppi simili. Dopo la repressione dei primi anni ottanta si erano ritrovati per fare qualcosa insieme. Noi siamo arrivati nel 1985. quando "Ideogramma'' aveva già due o tre anni di vita. Siamo rimasti circa tre anni in quel gruppo.dove peròc'erano dei retaggitradizionalistimolto radicati. sopra11u11p0er questo non ci siamo trovatineanche lì. Anche il fallo che ci fossero personedi 1rcn1acinquc-1rcn1asei anni, per noi che ne avevamo sedici- diciasse11e,già rappresentavauna formadi autorità. per cui siamo usciti cd abbiamo dato vita a "Tendenze". Parallelamente a tulio questo a Ravenna, sempre come "Ideogramma·•, facevamo cose come cineforum sulr AmericaL11ina,una bauaglia per la chiusura del traffico nel centro cui si è poi affiancata anche la Lista Verde. Dopo la scissione da "Ideogramma" e l'iniziodi ''Tendenze'' abbiamo potuto fare quello che ci sentivamo dentro più liberamente. Da una parte l'antifascismo dall'altra l'anticomunismo, pcrchè questo non vi andava bene? Piero. Probabilmente non l'avevo dentro come schematismo, e poi era una imposizione. era una questione più indietrodi quello che sentivo.Pensodi non volere, anche per carattere. scartare le cose a priori, non mi piaccionogli atteggiamenti imposti o totalmente estremi. E poi non c'era, in questa contrapposizione,il gu- -stodi "andare contro"; gusto che e' è stato poi con "Ideogramma''. Fabio. E poi, al di là di quello che possiamo dire noi. ci sono i partiti istituzionalizzati che, legati alla loro immagine, alla loro tradizione,ai bisogni elellorali, devono rendere chiaro a tutti il "noi siamo differenti da loro". mentre invece delle persone che non sono completamente dentro alle istituzioni hanno la possibilità di rendersi conto che mantenerecerti steccatidiventa artificiosocome è, ad esempio, nel caso della questione ambientale. il mondialismo cancella I colori del mondo In ''Tendenze" si coglie una avversione radicale alla mondializzazione, al cosmopolitismo, al ''villaggio globa1e", visti come simboli di omogeneizzazione e di distruzione delle diversità e specificità ... Piero. E' uno dei problemiprincipaliche vogliamo trattare: vogliamo mettere in guardia dal pericolo della omologazioneplanetaria.Sono processiche non so quanto siano reversibili e portano ad un livellamentodi tulle le culture, le lingue. le tradizionipopolari. di tutte le diversitàche è giusto che esistano per "dare colore" al mondo. Con l'imposizione planetaria del liberalismoeconomicoe del capitalismocome sistema. si va verso un insieme di consumatori che vivono in un presente eterno. senza più radici. senza proge11io futuro. senza specificità. Da questo mododi vederederiva la nost.ra difesa delle etnie (che è stata criticata forse perchè ritenuta eccessiva) e delle lolle di liberazione nazionale che si riallacciano ad un discorso culturale. Lolle come quelle irlandese. corsa. basca. in cui oltre all'azionemilitaree politicac'è anche una azioneculturale, c'è la linguabasca.corsao gaelica: . i formano dei sindacati di professori che insegnano solo la lingua tradizionale. Sono forme di resistenzache possono essere vistecome conscrva1rici da qualcuno. ma che, a nostro avviso. sono molto importanti pcrchè vanno contro questa tendenza all'omologazione. Vanno contro a quello che sembraessere il destinodei ciuadini dell'occidente: finire sollo la cappa americanain tut1i i sensi. essere considerati solo dei semplici consumatori. Insomma crediamodi scorgere ancora dei focolai di resistenza. qualcunocui ispirarsie che ci può dare delle "dritte''. Per ''Tendenze'' il compitopiù importanteè aprire lamentalità inquesto senso. Se da una parte le ideologie e le religioni (marxismo, liberalismo, cristianesimo) tendono alla mondializzazione non c'è dall'altra parte il rischio di una specie di ''tribalismo"; di società con forte identità, ma proprio per questo società sempre pronte alla guerra? Piero. Il nostronon è un localismo fine a sè stesso o un voler rifiutare la modernità in nome della tradizione,come fannocoloroche si collocanoa destra. Noi vediamo la tradizione non solo come retaggio culturale, linguistico ecc, ma anche come modello con cui affrontarela modernità.Quindi mantenimentodi punti di riferimento tradizionali, ma tradizionali perchè umani, perchè posti in una ollica di equilibrio fra uomo, natura e società. Questi per noi sono canoni validi, principiminimie originari per riusciread affrontare ed assumere anche le forme della modernità. nel percorso dell'umanità, una ricerca di equilibrio A partire da questo presupposto, ad esempio, io sono anche a favore dell'ingegneria genetica o dei computers,cose che, da molti che difendono le culture native, vengono viste come mostruosità.I computers cd anche la societàtecnologica, sono frutto delr intellig~nza umana e pensiamo che, sottò un certo profilo. possanoaiutare l'umanità nel suo percorso. Se però questi strumenti vengono intesi come fini a se stessi e perdono il contatto con l"uomo,vanno in una direzione che non è favorevole, è anzi contro, all'uomo stesso. La nostra è una ricerca di equilibrio. Non so dire quale dovrebbeessere il modellopoliticodi questa ricerca.Come ipotesi si potrebbe pensare ad organismo federalisovranazionali,dove vi siano regioni definite in base a criteri culturali, linguisticiecc, magaricon legamidi reciproca solidarietà.Anche l'unificazione europea potrebbe dare un colpo di grazia alla minoranze etniche e alle culture europee. Con una unificazionestru11ura1asul commercio,sullamoneta unica, sugli scambi economici ci sarà anche l'imposizione di una lingua unica, che sarà l'inglese. e chi non saprà l'inglese entro poco tempo sarà tagliato fuori. Da un altro punto di vista, però, l'unione europea potrebbe dare maggiore spazio alle realtà locali. Per esempio Parigi potrebbe diventare solo la capitale della Borgogna e il paese basco francese, la Corsica o la Bretagna potrebbero perveniread una loro indipendenza. Così Romapotrebbediventare solo la capitale del Lazio cd il centralismopotrebbe alleggerirsi. E le Leghe come le considerate? Piero. Come un fenomenotransitorio, magari interessanteda qualche punto di vista. Le Leghe originarie, che si battevano per i dialetti e cose simili e che conoscevamo tramite la rivista "Etnie" di Milano, rischiavano di rimanerea livellodi folclore; col cambiamento che hanno avuto ora sono un movimento di protesta che, secondo me, sarà fagocitato in tre o quattro anni dal sistema dei partiti, come è successo coi verdi. Certo le Leghe portano avanti istanze antiburocratiche ed anticentraliste interessanti, di protesta, ma non so quanto queste istanze siano sentite a livello di base. Per me l'affermazione della Lega Lombarda può essere dovuta al fallo che, quando il Napoli ha vinto lo scudetto, in Lombardia hanno votato anti-Maradona, forse è stato un voto anti-sequestri o cose simili. I dirigenti della Lega sono stati senz'altro bravi a captare queste pulsioni della gente. A livello culturale, i'n ogni caso, le Leghe sono veramentemediocri.Noi poi, come concezione di fondo, siamo contro lo Statoe chi porta critiche allo stato per migliorarlo non è che ci interessigran che. Fabio. Comunque il problema è anche quello dei rapporti nord-sud e dell'immigrazione. Al di là che sia un fenomeno transitorio o meno, l'immigrazioneè un disastroe guardando a quello che è successo negli Stati Uniti o in Francia non se ne viene fuori. Difficilmentesi controlla il fenomeno e se non si controlla si fallisce. I grandi ideali di Kennedy, di Lyndon Tutta la scelta chevuoi Vialedell'Appennino1,63 - Forlì

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