Una città - anno I - n. 3 - maggio 1991

Valerio Pacchetti e Tilverio Turroni raccontano DA FUORI HO CAPITO QUANTE COSE AVEVO IMPARATO IN FABBRICA cm11i1111dalla pri111a ...Una nollc litigai con uno e gli detti un pugno ... te l'ho detto. son ~empre stato una tigna ... In fabbrica c·cra un capo che era il mio nemico acerrimo. mi f1.:cerapporto e fui Iice111.iato.Ma un altro delegato. Ru~celli. bloccò tutta la fabbrica perchè era succes~o ancora che due litigassero. ma era la prima volta ~he uno poi veniva licen1.iato. E il licenziamento fu trasformato in una sospensione. Ogni 6 secondi un pezzo da • • vern1c1are del sindacato. Il controllo lo faccvano i cronot..:cnici. eh..:in rcalt~1crano dei guardiani che spiavano da dietro le colonne e facevano i rapporti. i più attivi si ritrovarono lì e poi furono licenziati Quando potevo. cominciavo 5 minuti prima per mettermi un po· avanti altrimenti 11011 cc la facevo proprio. Una volta passò·il conte Cicogna. era ancora lui il padrone. lo lavoravo in una fasedove non ce la faceva nessuno. Ce la facevo io. perchè ero giovane e stringevo i denti al massimo. Si fermò e mi chiese come andava. "Va che è una schifezza!" "Come sarebbe a dire?" "Che è uno schifo! Stia qui 5 minuti a vedere come devo lavorare". Prima che passasseroi 5 minuti mi disse ·' Ha ragione. ha tra~ferito da un reparto all'altro finchè ~0110 finito alla ~malteria. dove c'era anche Valerio. 011 ho cono~ciuto 1·inferno, macredochcsiacosì. I posti ~0110 brutti non solo per il tipo di lavoro. ma anche per il tipo di rapporti che puoi avere. Gli operai di quel reparto ~embravano altra gente. non avevano niente a che fare con quelli della catena. In ~malteria il sindacato 11011 aveva fatto breccia e non si riusciva a lottare insieme. Dopo un anno fui tra~f"critodi nuovo alla catena, poi in un piccolo reparto dove lìnalmcnte stavodavvero bene. Ma si vede che lì stavo troppo bene, perchè un giorno. a mezzogiorno meno unminuto, arriva il capo e mi vede appoggiato al mio bancone col pezzo lì davanti. Mi chiede se non avevo ancora imparato che si smontava amezzogiorno. Non faccio in tempo a rispondere che suona la sirena. Il giorno dopo fui trasferito al reparto lamiere. al le presse. Cos·era ; .. c·0 dubbio: a volte abbiamo difc:,o po:-.i1.ioni di singoli operai che non era giu~to clifenclcre. ma dopo anni di prepotenze :-.ubitc ci sembrava giu:-.toc~scrc comunque dalla parte degli operai e contro il padrone. Ci furono gro:-.se conquiste che cambiarono i I lavoro e la vita degli operai: il controllo sui ritmi. la riduzio11..: del 1·orario, i I pagamento al I 00% della malattia. La fabbrica era diventata un'altra cosa. ci si andava quasi volentieri ... Volerio. Ed era un'altra cosa anche fuori dalla fabbrica. "La classe operaia deve dirigere tu1to'· non erasolo uno slogan. io ci credevo. C'era una punta di narcisismo, forse anche più cli una punta... ma allora ci sentivamo importanti. avevamo un ruolo. ci invitavano dappertutto e ci interessavamo di tutto. Fra il ·72 e il ·74 quanta vigilanza abbiamo fatto? Con le manifestazioni contro le stragi e per impedire che le insabbiassero, e poi le l • ,. ·.'.,, '. , qui~tc fossero acquisite per sempr<.:.Invece piano piano il padrone ~i riprende tutto se tu non hai la forza di difenderti. All'attacco del padrone c'è poi da aggiungere la crisi ciel sindacato, dal quale mi ~ono allontanato lentamente, perchè condividevo sempre meno la sua politica. Sono andato via senza salutare Da allora. nel bene e nel male. ho fatto l'attivista sindacale fino a quando non mi sono licenziato, nel I 980. La vita è fatta così: quello sciopero di tutta la fabbrica per farmi riassumere è stato una svolta. Lì ho capito il senso della solidarietà fra i lavoratori, anche al di là della politica. Mi sono accorto di quante cose ho imparato in fabbrica adesso che faccio lo spazzino. Alla Becchi c'era da sputare il sangue, specialmente prima del '68. Alla smalteria dovevo verniciare un pezzo ogni 6 secondi per ouo ore. Al gabineuo ci potevi andare euno ti sostituiva. Quando me ne sono anelato c·era la cassa integrazione ed ero terrorizzato di vivere co ì. senza la certezza del posto di lavoro. E poi in fabbrica per me non c'era più niente. Dal '78 all''80 la fabbrica era morta. per me c'era solo la catena di montaggio. Cambiare lavoro è stata una scelta di vita, volevo farmi una famiglia e volevo avere del tempo da dedicare a un figlio. lo la famiglia non l'ho mai avuta ed avere un lìglio. stare con lui. è sempre stato i I mio sogno. Però dopo otto mesi che facevo lo spazzino chiesi ai compagni della Becchi di domandare se mi riassumevano. perchè il nuovo ambiente era per me insopportabile. politicamente e sindacalmente la differenza era abissale. non c'era il rapporto umano cui ero abituato e anche come lavoro c'era da vergognarsi: uno un po' sveglio in tre ore finiva il suo I l . ~ . ~, notti. quante notti abbiamo passatoa vigilare le sedi del partito, quella del sindacato. il Comune. a volte anche edifici pubblici? Adesso vogliono farci passare per deficienti, per visionari. Abbiamo sognato. I tentativi di colpo di stato. gli ah tentati, niente. non è successoniente! Ecco, qui divento un po' nostalgico, rimpiango un po· la forza che avevamo allora e che ci faceva scendere in piazza, perchè oggi passa tutto. sene vedono di tulli i colori e nessuno si muove. E io lo so che anche allora non era tutto bello. Lo so che c·è della gente che ci ha ·'marciato" all'interno del nostro movimento, che alla lìne noi tornavamo astringere i bulloni ed altri facevano la loro carriera ... E capisco anche che non si possa vivere sempre in trincea, sempre lì a ricordare tutte le cose che non vanno, però a tullo c'è un limite! Ma ormai oggi c'è la smania di rinnegare tullo, di piangersi addosso. Col patto federativo le cose sonoandatesemprepeggio. gli operai non contavano più niente. Per fare un'ora cli sciopero ci volevanoducgiorni cli incontri fra i sindacati. Era una co111rattazionecontinua, non con il padrone, ma con i sindacati. Fino al giorno in cui non partecipai ad uno sciopero, e così si guastarono anche i rapporti personali. Il fatto è che quello sciopero non aveva più senso, le decisioni erano già state prese, solo che '·non poteva essererevocato''. Allora, per coerenza con me stesso. non partecipai. Fu la prima volta nella mia vita e non fu facile: i compagni me ne dissero di tutti i colori. mi insultarono e uno disse persino che solo i fascisti facevano certe cose. Insomma fu dura, anche perchè non stelli lì solo a prendere su.. va bè, lasciamo perdere. In questa situazione mi fu proposto il prepensionamento. Rifiutai, perchècon due figli ancora giovani avevo bisogno di lavorare. Ma giorno dopo giorno la fabbrica cominciò adandarmi stretta. Dico la verità: la fatica del lavoro era i I meno, i I peggio era i I cl ima con i vecchi compagni e con il sindacato. Senza la solidarietà dei tempi passati, quel muoversi insieme anche se poi non si era sempre d'accordo, non ce la facevo più. Ci pensai su tulla una nolle e presi la decisione di accettare il prepensionamento. Ma prima di stareacasadovetti mandar giù un· altra delusione, di quelle che fanno male. C'era una decisione a livello sindacale che uno che doveva andare in pensione da lì a diciollo mesi non scioperasse. lo decisi che l'ultimo mese di lavoro volevo passarlo tullo in fabbrica. Solo l'ultimo mese, fra l'altro non mi ricordo se l'avevo mai fallo un mese tullo intero. Neanche a farlo apposta ci fu uno sciopero. che non feci. Un delegato del Consiglio ebbe da ridire e mise perlìno in dubbio che io sarei davvero andato in pensione. Non gli bastò la mia parola. In om1na. dopo più di vent'anni passati a !ollare lì dentro. e tu Valerio puoi dirlo se ho dato o no il mio contributo, mi sono sentito trallare da bugiardo e da crumiro. Va bè. ho ingoiato anche questo rospo e sono andato in ,, . I I A i giro ... Tilverio. Io invece sono andato in fabbrica che avevo più . I -- ,., • anni di Valerio. Prima ho lavo- ragione'' e chiamò i capi chie- successo?Era successoche un paio di giorni prima un operaio ci aveva rimesso una mano in quel lavoro ed io avevo pubblicamente detto che se mi avesrato alle dipendenze di piccoli dendo come mai i ritmi erano padroni o commercianti. Era- così alti. I capi dissero che si no gli anni '50 e bisognava trauava di una fase sperimenstare tutti a testa bassa, ade- tale e. fra una chiacchiera e guarsi anche ai soprusi. lo non I· altra. se ne andarono tulli sero trasferito lì mi sarei liccnce la facevo e mi licenziavo insieme ... Ribellarsi era diflì- ziato! E loro ci hanno provato. allora ci sentivamo importanti, ci invitavano dappertutto, ci interessavamo di tutto spesso, questo però non ha cile. A dicembre cominciò una impedi(o che mi fregassero lo serie di trasferimenti in un rcstesso, ad esempio nei contri- parto. Tuui gli operai un po' buti. Con uno ho lavorato per auivi si ritrovarono lì e poi quallro anni e mi son ritrovato furono licenziati. A quel temsolo tre mesi di marche. A 33 po io facevo molto straordinaanni. con già due lìgli, sono rio e mi ricordo che c'era un stato assunto alla Becchi. Se compagno che mi diceva che ricordo il primo giorno? Come non era quello il modo di risolsi fa a dimenticarlo' on ho vere i problemi. ma io avevo pianto perchè mi vergognavo e due lì gli da mantenere e non ho stretto i denti tullo il giorno. capivo niente di problemi sinMi sembrava un incubo. Mi dacali. Quando però si seppe E' sempre stata una ballaglia. accompagnarono subito alla dei licenziamenti smisi di fare Per noi le soddisfazioni sono catena di montaggio. Era il lo straordinario e cominciai a arrivate solo con l'autunno 1962 ed era una delle prime in fare il diavolo a quallro. Da caldo. nel '68-'69, con la elcltalia. Vedevo tutta ·sta gente allora mi sono sempre occupa- zione elci delegati di fabbrica, in lìla che lavorava a testa LO dei problemi della fabbrica. gli scioperi compatti, la gente bassa. Qualcuno lo conosce- Sono ~lato clcuo nella com- in piazza. Anche in fabbrica il vo, ma ci fu ~olo il tempo di missione interna, anche senon clima cambiò. Finalmente non dire "ciao". Ad un certo punto dovevo essereclcllo, perché il ~tavamo più a testa bassa,anzi, ,uona la sirena e tulli se ne sindacato aveva previsto di avoltc1·a1zavamofintroppo ... vanno. '·Cosa c'è?" faccio io. eleggere un altro. Anche lì ci Eravamo noi a controllare i ··cosac·è?! E' mezzogiorno!" sono i problemi di equilibri di capi e non si perdonava niente: Non avevo più il concetto del sigle, di correnti. di compo- se a qualcuno mancavano i tempo. Ecco,qucllo fu il primo nenti. E in falli la volta dopo il guanti da lavoro, o se in un giorno. Poi andò sempre peg- sindacato è stato più allento e reparto era mcs~ain pericolo la gio. I "ritmi'' della catena era- io non !>OOO ~Latorieletto. Ri- ~alutc o se i ritmi venivano no mas~acranti pcrchè non cordo chef u una bella dclu,io- aumentati ~cn,.a accordi cra- B f tJ oro reeda1rlG1 h c5in B ida\rf CO) pronti a \Cioperare. on lo invece non bullo via niente. so che abbiamo fatto degli errori masoancheche tantagente ha dato della pelle in buona fede. Non rinnego e non rimpiango. magari certe cose non le rifarei, però quando vivi una realtà che ti opprime ... tirare via un cacciavite ... non è bello, oggi che ho 43 anni lo dico: non è bello .. però allora .. a volte faceva bene, serviva.Ti/verio: Di cose che non andavano ce n'erano anche allora, hai voglia. Intanto molti pensavano che le con- • . . ' . , GAIA Appuntamentotuttii lunedì11wtti1d1a0lle I I alle I 1,30 sulleJrequen-;d.ei ARIARADIO( 105 MH::,p)erparlare insiemedi a/imenw:ionenaturale. Per anni abbiamovisto cortei di tute blu. E non solo per i loro contratti.Ognirivendicazionesindacaleo politicadovevafarei conti con laclasseoperaia,dovevaevolevaottenernelasolidarietà.Ogni lotta, per esserequalificante,dovevaessere nell'interessedella classeoperaia.Fu cosi per gli studenti e per gli impiegati. Per i magistratie per i giornalisti.Peri disoccupatie per i pensionati.Gli operaifuronomessial centrodel mondo:dovevanodirigeretutto. Sembraval'iniziodi qualcosachenonsi sarebbepiùdovutoarrestare...Questoerail mito. E' faciledirlo, oggi.Si diceperfino,oggi, che gli operai non esistono più. Anno scorso si sono rivisti: hanno bloccatoqualchestrada,hannoattraversatoil centro.Cartelli,bidoni, fischietti,qualcunoavràanchepensato:ci risiamo.Poiil contratto dei metalmeccanicèi stato firmato: un bidone,diconoalcuni;di più non si potevastrappare,diconoaltri. In ogni caso, le tute blu sonotornatedovesonostatein tutti questianni, in cui nessunogli hapiù chiestodi dirigeretutto, nessunoli hapiù cercati,nessunoli haaiutatimentrecassaintegrazionel,icenziamentei ristrutturazioni ne sconvolgevanocorpo, ideee sogni. Per parlarne,per capire abbiamoinvitatoalcunioperaidellaZanussiad un incontro.Abbiamo invitatoancheValerioPacchettieTilverioTurroni,exoperaied ex avanguardiedi fabbriche,comesi dicevavent'annifa. Ma son venutisolo loro. Sologli ex.Neèvenutofuori un amarcord privodi retorica,di mitizzazionie di mediazioni.Un quadrovivido eppure lontano.Senz'altrotraspareanchelanostalgia.Maènostalgiaperun periodoin cui c'eranoi sogni, piuttostocheper i sogni in sèstessi: perchè"seunuomononriescepiùa sognareèfinito tutto". M. T. prepensionamento. C è poco da saltare coi soldi. pcrchè prendo meno di un milione ma sono ritornato alla vita! Andare a letto alla serasenzail pensiero cli andare in fabbrica alla mattina .. non sentire più l'odore, il rumore della fabbrica e poi i rapporti umani ormai guastati .. Fra l'altro mi dicono cheadesso è tornato lo stessoclima degli anni sessanta,con la paura del licenziamento e i ritmi che aumentano. E così sonco11Lento di avere chiuso, con la fabbrica e con tulli. Sono andato via senza salutare e pochi son venuti a darmi la mano. E'. venuto un delegato della C.I.S.N.A.L. che ho salutato per educazione e mi è venuto da ridere: andar via dalla Becchi salutato da un fascista. E adesso?Valerio: adesso ognuno si è chiuso nel proprio orticello amangiare il panellone. Perchè? Perchè sono finiti i sogni. E se un uomo non può più sognareè finito tutto. Oggi siamo solo formichine. Non si riesce neppure a fare due chiacchiere, non ci sono più nemmeno i bar dove fare un marafone. Senza valori, senza ideali uno poi si convince che il proprio figlio non deve fare la stessa fine e fa il doppio, il triplo lavoro per comprargli le Timberland, il motore, la macchina .. E poi se lo ritrova drogato e che a trent'anni non fa ancora niente. Lo so che sono rigido e divento un moralista, ma non sopporto di vedere le cose andare a male sempre di più. Però la stessa gente che fa I' ultrademocratica! Tilverio: lo sono stato in casa lìno all'anno scorso. Non mi sono interessato più di niente. Finchè non c'è stata la proposta di Occhello. Mi è piaciuta. ho cominciato a frequentare la sezione di Villanova e sono diventato segretario. Non so cosa diventerà il P.d.S:, mi sembra che di ostacoli ce ne siano tanti e poi vedo che anche fra i compagni che hanno aderito le idee sono molto diverse. Per quanto mi riguarda una cosa è sicura: non starò zitto, dirò tutto quello che penso. Valerio: Anch'io ho aderito al P.d.S. Non sono mai stato un marxista, un comunista ideologico. lo sono un impulsivo e un sentimentale in tulle le cose. Sono stato nel P.C.I. perchè vedevo che era l'unico partito che stava dalla pm·tedi chi lavora. Adesso sto nel PDS per lo stesso motivo, solo che ci sono molti conti ancora da fare. lo ho un ricordo molto brutto: parecchi anni fa venne da me il compagno Giunchedi con un documento sul fallimento del comunismo reale nei paesi dell'Est. Era un documento duro per quei tempi, ma io lo firmai. Vennero fuori storie incredibili. Ci furono tali pressioni che alcuni compagni ritirarono la firma. Oggi, quella stessa gente che ci mise sotto processo me la ritrovo fra i dirigenti del PDS .. Io voglio concedergli la buona fede. Ma come è possibile che le situazioni cambino e loro continuino sempre e comunque a rimanere dirigenti? lo capisco che la gente possa e debba cambiare, perchè seuno è sempre uguale è solo un paracarro. Però, santa miseria, trovarmi davanti uno che oggi mi fa discorsi ultrademocratici e ieri mi aveva messo alla berlina come anticomunista perchè criticavo i paesi dell'est è un pò grossa! Stimo di più uno come Bielli, per anni funzionario del partito e oggi, a più di 40 anni, ha preso su baracca e burattini ed è andato a cercarsi un lavoro. Nonèd'accordocol PDS ed è coerente. Tanto di cappello, anche se non condivido le sueposizioni politiche. D'altra parte, per quanto difficile, mi sa che devo stare lì, perchè Rifondazione Comunista non mi interessa, per me si rifà ad una esperienza storicamente chiusa, mi pare che non siano capaci di fare i conti, nè col passato, nè col presente. Non capiscono che la storia ci ha sconfitti, anzi, ci siamo suicidati. Nell'89 sono andato a Leningrado. Ti giuro che suun ponte ho pianto come un disgraziato dalla vergogna, perchè un bambino è venuto a chiedermi del pane. Un bambino come il mio, con i riccioli biondi, 4-5 anni, solo che era russo e mi chiedeva da mangiare. Allora io capisco che non ci sia Giorgio Armani, non ci sia l'Honda o la Yolvo e mi va bene, però che ci siano i bambini che chiedono da mangiare e 80 metri di coda per due cipolle e una patata dopo 60 anni di comunismo .. E quando sono tornato a casa gliel'ho chiesto: ma cosa mi avete raccontato per 20 anni? Però, finchè Occhetto non ha detto quel che ha detto alla Bolognina, non mi hanno ascoltato molto. Dopo sì, hanno detto che avevo ragione. a cura di M. Tesei. UNA ClffA' 5

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